By Hils | giugno 7, 2015 - 10:23 pm - Posted in Maggio 2071

Dopo un anno fin troppo – sfortunatamente – ricco di saluti, che siano stati rivolti a nostri compagni, in seguito alla decisione di lasciare la scuola, o a professori, allontanati anch’essi da Hogwarts in un modo o nell’altro, è arrivato il momento di spendere qualche parola per i Magandi. La differenza è abissale, in questo caso, però: i Settimini uscenti sono pronti ad intraprendere il cammino che li porterà a formarsi completamente come persone e come maghi, saranno pronti a perseguire i sogni per cui hanno lavorato duramente per questi sette anni ad Hogwarts e noi non vediamo l’ora di gioire con loro dei successi che raggiungeranno. Non posso negare che quest’anno sia ancora più difficile trovare le parole per salutare gli amici che dall’anno prossimo non bazzicheranno più in Redazione. Gwen, Jeremy, Vega e Phil, che mi avete seguita e supportata fin dal mio primo trafiletto su La Voce degli Studenti, è a voi che faccio il più grande in bocca al gramo del mondo.

Sapete come si dice in questi casi… sembra di essere ad un funerale dove si deve per forza parlar bene del morto altrimenti sei una pessima strega e non verrai mai invitata ad alcun strathspey morendo zitella ed abbracciata ad un tronco. O perlomeno questa è la visione che in famiglia mi hanno sempre messo davanti agli occhi per farmi desistere dal commentare certi rigor mortis imbarazzanti. E' carino parlare di morte mentre ve ne state andando, non è vero? Ma tanto tra le bamboline di Vega, il lasso di tempo che Gwen deve attendere prima di poter impaginare i nostri articoli, il moto dei pianeti sotto il turbante di Jeremy e Phil che morto lo è di suo… insomma, non faticherete ad immedesimarvi. Non come me, certo, che faticherò ad abituarmi all'idea che Jeremy provi a coinvolgermi di nuovo in qualche articolo astonomico o altro o che Vega guardi i nuovi arrivati facendo credere intimamente loro che sono appena stati messi sotto qualche sortilegio. In pratica: non avvertite anche voi il regno McReady alle porte?
Merida

Cari fratelli, 
siete ne La Voce da abbastanza da capire che non siamo noi a volervi salutare davvero, ma la tradizione a costringerci a scrivere queste righe in più del solito articolo. Ebbene, ce l'avete fatta a togliervi dai bolidi, eh? Jerjer, ci fu un tempo in cui mi dicesti di aver paura dei tronchi volanti, e ti spiegai che chi di tronco perisce, di tronco ferisce. Cara Vega, sono certo che l'ulcera che mi ha quasi fatto ammazzare ad ottobre avesse le dimensioni di un foro da spillo gigante, chissà come e perché, visto che io ti adoro. Il regno McReady non fiorirà come previsto, perché ci sarà sempre il maestoso reame O'Flynn a razziare i suoi campi e fare strage di donne e bambini. Quindi, Gwen, scrivimi in Times New Notturn carattere 12 pimpli, colore nero d'Ebridi che Phil mi mancherà come l'aria, e – se puoi – inserisci anche un grande cuore nero di quelli carini che si stampano come fossero lettere. Ah, carissima, ovviamente mi mancherai da morire anche tu. 
♥ 
Tommy 

Cari settimini,
Quest'anno è stato il più impegnativo degli ultimi che ricordi ad Hogwarts e voi avete dovuto affrontare quelli che sarebbero dovuti essere mesi all' insegna della spensieratezza e dello studio nella preoccupazione e nell'ansia e ciò è ingiusto. Per questo vi auguro di rivendicare là fuori quello che vi è stato sottratto ed impedito quest'anno. Come si dice in gergo, ai MAGO spaccate e fatevi onore da Scribacchini della Voce
Ivy

E' statisticamente provato che l'attuale ordine delle cose vi vedrà – in certi casi molto presto – noiosamente risucchiati dalla routine e tristemente monotoni ed abitudinari. Prosit.
Cedrick

Un gigaenorme in bocca al gramo ai settimini con cui ho condiviso questi mesi di Redazione!
Phil, la sezione sportiva è già così tristemente vuota ora… chissà, magari aiuterò a mettere una pezza qualche volta.
E.. Vega, te lo giuro, la mia bambolina puoi anche disfarla, adesso, sai?
Mi mancherete.
Lily

Voi ve ne andate. E bravi. Spero proprio che noi della Voce rimarremo sempre una parte di voi, lì, in fondo al centro del vostro sistema cardiovascolare… come una scorrereggia di Yeti che te l'ha appena mollata sotto il naso, per intenderci. Specialmente a te, Phil: senza di te chi le scrive le classifiche lunghe (e noiose) come la barba di Merlino? Mi hanno incastrata questo mese con la Bromula, quelle saranno il secondo passo. E te Vega: chi è che mi farà la ramanzina ogni volta che banchetto faccio merenda sulla nuova fornitura di carta? Jeremy: sei tenero. Gwen: sei la più simpatica di tutti, ora rimango solo con Ivy e Thea a bacchettarmi.
Vaniglia

By vocestudenti | - 12:27 pm - Posted in Maggio 2071

Siate forti, ha detto la preside Wallace, e più d'uno, da Ivy a Merida, in questo numero e non solo, ha fatto del suo meglio per motivarci. Bisogna crederlo per forza che qualcosa andrà bene, che un Lumos strapperà l'oscurità prima o poi, anche se in questo momento l'unico strappo che continuo a vedermi dinanzi agli occhi è quello fatto su una busta, su una pagina di giornale, su un pomello di una radio per alzare il volume e ascoltare meglio cosa sta dicendo.
In questo articolo avrei dovuto parlare "solo" di quello strano attacco al Ministero, strano perchè senza vittime tranne un ferito grave nelle fila dei ministeriali, strano perchè più rileggo i giornali più mi sembra chiaro che qualcuno sta giocando allo kneazle col topo enfatico. Non ha mietuto le tante vittime del San Mungo, questo attacco, eppure ha fatto tremare ulteriormente le fondamenta del Ministero. La fiducia decade, quando non sai chi si cela dietro il volto di una persona che consideri un amico o un collega. Gli occhi ingannano e, a quanto ho sentito, anche chi di occhi ne possiede tre – parlo dei Veggenti o presunti tali – al momento è in confusione. Una serie di diversivi hanno portato a quel che probabilmente era l'obiettivo principale, ovvero l'effrazione nell'Ufficio Misteri. I giornali azzardano l'ipotesi di un furto, che è di certo la più plausibile, ma se questa è un'ipotesi, un fatto invece è quanto è stato ritrovato nel corridoio esterno dell'Ufficio Misteri: la raffigurazione di un ibrido, una donna con artigli e zampe animali al posto dei piedi, una capigliatura alta e arzigogolata e gli occhi riempiti di nero, qualcosa che ricorda quanto apparso al San Mungo e, in più, una frase, apparsa ormai su tutti i giornali: Si inginocchi ogni immeritevole essere che crede di dominare la magia. Si inginocchi e tremi, perchè gli dei antichi rinascono dalle carcasse dell`umana imperfezione.
Se si aggiunge l'ipotesi che la sostanza argentea con cui era scritta si suppone sangue di unicorno, potremmo pensare di aver toccato il fondo dell'orrore. Come potremmo pensare che il peggio fosse già arrivato, con le pretese di indipendenza di Scozia e paesi limitrofi dal Ministero e la chiusura della Gringott da parte dei Goblin. C'è ancora un colpo, invece, da subìre. La notizia è di qualche giorno fa e ammetto di aver impiegato un po' di tempo per trovare la voglia di scriverci, o anche solo per rendermi conto che c'erano persone, qui a scuola, che avevo paura di guardare negli occhi. Risale a venerdì sera, il 5 giugno, la notizia di una serie di rapimenti. Due ministeriali, una commessa di Mielandia, un giornalista sportivo, due studenti d'accademia membri del WWFFB. Sarebbe molto più facile fermarsi a questo, un impersonale dovere di cronaca, un elenco di nomi per cui dispiacersi, così, a distanza. Ma le cose non sono mai facili. Shaymus Rosebud è un ministeriale come tanti, è vero, ma io me lo ricordo quando ci insegnava l'Incantesimo delle Tre Sfere, qui, lo scorso anno, mentre faceva da assistente al professor Harrenhal. Mi ricordo di Adam Wilson e Jackie MacGregor, che giravano fino a due anni fa per questi stessi corridoi o scrivevano per un giornalino di cui ora sembra stupido ricordare la rivalità. Non posso offrire ricordi diretti di Clarence Colton, tranne la conoscenza sui giornali del suo nome e di quello degli Hit Wizard che tanto stanno affrontando insieme al resto delle forze dell'ordine. E poi ho di fronte alcune figurine, perchè pur non consumando tante Coccorane – no, non ho sbagliato a scrivere – ho tanti doppioni sparsi per la redazione. E c'è Cloo Harrington che mi guarda, da una delle figurine, come accoglieva noi studenti che andavamo tranquilli a Mielandia, lo scorso anno. L'altra figurina non ho certo bisogno di guardarla, per ricordare. Me lo ricordo da me, Robert McReady, e non solo per tutte le volte che Philip me lo nominava.
Ingannati da una presenza amica, dicono i giornali, portati via, svaniti in una smaterializzazione congiunta, tutti nell'arco di una manciata di minuti, tra le sette e le sette e mezzo di quel venerdì sera, mentre la pioggia batteva sul selciato stradale facendo da complice inconsapevole. Su chi li abbia presi ci sono pochi dubbi, secondo i testimoni l'incubo disegnato nel corridoio dell'Ufficio Misteri è realtà, e nessuno certo crede che non sia lo stesso incubo apparso dalla casa d'aste Freevoul qualche mese fa. Altrettanto chiaro è che non si tratta di rapimenti eseguiti in cambio di qualcosa. Nessuna richiesta, nessuna rivendicazione. Solo un'altra notizia, di pochi giorni prima, il ritrovamento di un laboratorio clandestino di ibridazione, in Irlanda. E poi ancora un altro, ritrovato appena qualche giorno fa, in una zona dei Grampians massicciamente protetta dalla magia. Magra consolazione dirsi che ora è chiaro quel che stanno facendo, ma quanto è chiaro, poi? Che cosa sono questi ibridi, qual è lo scopo? Perchè il tutto si associa all'allarme dei guardiacaccia circa la scomparsa di alcuni unicorni? Non voglio pensarci oltre, sì proprio io che invece non faccio altro che pensare, ragionare e razionalizzare. Non ci voglio pensare perchè qualunque sia lo scopo non devono farcela, mi rifiuto di crederlo, mi rifiuto di credere che non si troverà una soluzione per la chiusura della Gringott, mi rifiuto di credere che il Ministero crollerà, che il San Mungo non si rialzerà o che Hogwarts sarà schiacciata dal peso di ciò che è stato.

Vega Rushton. Serpeverde proiettata sui MAGO, membro del Club del Libro, spirito sempre più polemico, è fermamente intenzionata a cercare di raddrizzare i suoi coetanei finché avrà respiro, prendendosi di fatto un Caposcuolato che non ha avuto sulla carta. Ha lontane origini dalla Repubblica Dominicana dove tuttora vive la bisnonna, ma la famiglia Rushton sta a Canterbury. Si dice che sappia fabbricare bambole voodoo e che abbia un piccolo demone Stalker di nome Baron. Le piace la Storia della Magia – è fierissima della Welkeltosk – ma l'anno scorso ha scoperto una strana passione per l'osservazione del cielo stellato, meglio se attraverso i vetri delle serre. Si è fatta tatuare la costellazione della Lira, incrociata con una P, all'interno del polso sinistro. In seguito agli eventi di settembre è girata voce che il padre volesse ritirarla da scuola, ma lei non ha voluto saperne.
By vocestudenti | - 12:48 am - Posted in Maggio 2071

Controeditoriale

di Tommy O'Flynn

Mi è capitato di pensare, in questi giorni, a tutte quelle cose che si scrivono e si dicono in giro sui morti e su chi li ha ammazzati. Non ho voglia di parlarne qui, ed è soltanto per questo che non ci saranno Reginald Weetmore né Eugene Thofteen in giro fra queste righe, a ricordarci che razza di buffoni siamo a credere che i cattivi abbiano la faccia da cattivo, e tutta quella roba là. Sappiate solo che anche io accendo un Lumos la sera, prima di andare a letto, e mi basta privarmi del Quidditch per fare ammenda di eventuali commenti un po' antipatici che mi ritrovo a fare.
Ma oltre a questo, vi è mai successo, nella vita, di averne fin oltre la punta della bacchetta di tutto ciò che vi accade attorno? Insomma, vi succederà pure di avere paura che tutto possa andare nel verso sbagliato se non fate qualcosa nell'immediato. Se vi è mai accaduto, di grazia, sapreste dirmi come si decide quale delle scelte sia, alla fine, quella giusta? Io lo leggo, quello che scrivete. Tenere duro, restare, salvare Hogwarts; tutti mi chiedono cosa farò, mi spingono a parlarne, mi domandano cosa ne sarà di me a settembre. Ma dico, avete la palla di vetro? Che ne so cosa farò a settembre, che ne so che si muore con uno zuccotto, che ne so, io? Non ti spiegano questo, a scuola. Ti spiegano come fare le cose e come farle bene, non ti spiegano quali siano scelte giuste e quali siano sbagliate. E magari sarà strano leggere queste parole in un periodo del genere o da uno come me, ma ci siamo anche noi poveri imbecilli, in mezzo alle persone furbe che da grandi saranno qualcuno, anche noi facciamo scelte, anche noi abbiamo la nostra vita da sorci da mandare avanti. Ve lo dico a settembre, cosa ne sarà di me.
Dice bene Hils, quando parla di Lumos divino. Non devo aspettare la divina lettera delle Vespe di Wimbourne che al quinto anno mi ha fatto pensare di avere una Merlino cane di possibilità, che qualcuno mi offra un divino lavoro a vita o che mi vengano a dire che forse – se solo lo volessi – avrei anche io la mia sporca credibilità coi divini M.A.G.O. e la divina Medimagia, e tutte quelle cose che sono lì per quelli bravi e quelli furbi, quelli che nascono e sanno già cosa fare, da che parte stare, e dove Merlino ladro saranno a settembre. Io non lo so, e quindi non so cosa potrei dire di costruttivo per voi se non di scegliere bene, di pensarci meglio, prima di decidere cosa ne sarà di voi là fuori, quando non ci saranno i docenti a salvarci le chiappe e gli elfi domestici a ritrovare i calzini spaiati. Pensate bene anche prima di decidere cosa ne sarà di voi qui dentro. Pensateci su prima di insultare qualcuno, prima di proporre, scartare idee, negare qualcosa, approvare dell'altro, lasciare un posto, votare.
Io non posso promettere nel mio nome di cavaliere, non posso promettere nel mio nome di giocatore di Quidditch e non posso promettere nel mio nome di medimago. Non sono niente di tutto questo e forse non lo sarò mai. Ma posso promettere nel mio nome di irlandese, figlio di Morgana, pezzo di crup, Grifondoro buono a nulla.
Forse il mio nome vi sembrerà più onesto e calzante, e la promessa che ci penserò due volte, prima di lasciare o no il castello, vi sembrerà più solida. 

 

Cambio ai vertici

di Ivy Hevenge

"Nel nome di Hogwarts e di Loreen Wallace, Preside di questo castello, giuro di essere fedele agli insegnamenti dei miei predecessori, di osservarne le leggi e di portare i dettami di scribacchina de La Voce degli Studenti nella mia vita. Giuro di adempiere con disciplina e onore i miei doveri nei confronti dell'intera Redazione e della scuola. Giuro di rendere la mia parola un vincolo infrangibile e di non trasformare in mero cimelio la piuma d'oro che mi è stata donata. Giuro di fare buon uso del mio insegnamento e di non disonorare pergamena, magi-piuma e inchiostro che porto al fianco nella tracolla. Giuro di proteggere la libertà di espressione e di pensiero e tutti coloro che ne fanno uso."
Le suddette affermazioni e promesse riprendono direttamente il giuramento dei neo-cavalieri dell'Ordine di Mornay. Il mio intento non è minimamente quello di denigrare o profanare il profondo significato alla base di ogni sua singola parola – e chi conosce un pizzico della mia storia sa che non mi permetterei mai – ma di farne la mia impronta per il ruolo che mi è stato assegnato e di cui sono onorata. È una promessa, un giuramento, per cui la sua valenza come tale resta invariata, per quanto mi riguarda.
Essere scribacchini è in primis un modo di essere, uno stile di vita, non ci si deve sforzare per esserlo perché fa parte dell'io. Non ci sono, quindi, grosse leggi o dettami da rispettare se non essere se stessi, non lasciarsi trascinare dalle masse o influenzare da chi ci circonda perché l'informazione è oggettività, è incontaminazione, è dover narrare i fatti così come sono, liberi da fronzoli e pregiudizi personali. I lettori sono in diritto di sapere che ciò che leggono è la pura e limpida verità e noi siamo in dovere di mettere a disposizione la nostra piuma per essa e per loro. Non scriviamo per superbia, egocentrismo o vanità, scriviamo per un fine altresì nobile: l'informazione. Badate, informare non implica solo comunicare l'evento ma anche educare, dare un messaggio, lasciar qualcosa nel lettore che non sia noia o ordinaria amministrazione ma consapevolezza, di qualunque forma e tipologia essa sia.
D'altra parte i miei doveri nei vostri confronti implicano un'assoluta dedizione in ciò che sono stata chiamata a fare , è vostro diritto avere un Capo che si concentri affinché tutto qui vada a gonfie vele; è per questo che adesso, nero su bianco, nei miei buoni propositi per il prossimo anno, vi prometto di donarmi totalmente ed incondizionatamente a voi Redazione de La Voce degli Studenti ed a nessun altro…verba volant, scripta manent.
La parola di un Grifondoro è sempre un voto infrangibile, ma avete la mia parola di futuro cavaliere, per cui neanche i cimeli fanno per me. La piuma d'oro è un'arma, è la spada che trafigge l'ignoranza ed il sonno della ragione ed ogni cavaliere ha la propria, no? Io sono fiera di brandirla e vi ringrazio per la concessione.
Il disonore non mi scalfisce né mai lo farà perché sono ignorante in tal senso, ma se si parla di insegnamento potrò indirizzare voi nuovi scribacchini a bussare alla nostra porta, perché aver la possibilità di comunicare tramite piuma e pergamena sarà pure datata ma è proprio perché è tale ed ancora in auge che dobbiamo considerarla unica. Possono spezzarci le bacchette, insinuare infiltrati al castello, terrorizzarci, aizzarci gli uni contro gli altri, farci perdere la speranza ma c'è una cosa che non possono sottrarci: la libertà di pensiero e parola, non fin quando le nostre piume stridono sulle pergamene. Perché noi siamo forti e ci saremo anche il prossimo anno. Perché spero che ci siate anche voi in veste di lettori e, perché no, di nuovi innesti. Apriamo la finestra, c'è bisogno di aria fresca.

By Ivy | giugno 6, 2015 - 1:32 pm - Posted in Maggio 2071

Hogwarts non è solo mattoni e cemento, corridoi e scale, aule e sgabuzzini, quadri ed arazzi, banchi e sedie…Hogwarts è magia,  è impegno e costanza, è speranza e coraggio, è passione e fiducia, è crescita e condivisione ma soprattutto è storia.
Quella storia che tanto vi ci fa sbadigliare, che ci fa assopire sui libri, che ci abbassa la media ma che, pensateci, è il filo conduttore di ogni cosa: il nostro presente, il nostro passato ed il nostro futuro. Non solo, ma è quello in cui dovremmo rifugiarci ed appellare in queste circostanze, la storia.
Hogwarts è nata con un sogno, un obiettivo, ha continuato ad essere portata avanti con un obiettivo e dovrà continuare ad essere così, per sempre.

  • Dopo l'anno 1000 Godric Grifondoro, Cosetta Corvonero, Tosca Tassorosso e Salazar Serpeverde decisero di fondare il castello di Hogwarts, approfittando – per di più – del periodo di rinascita per tutti dopo l`atmosfera cupa dell'alto medioevo. La domanda che ci dovremmo porre è: perché? Il fattore temporale ha giocato un ruolo preponderante, ci si doveva risollevare dal periodo buio dell'alto medioevo e ciò doveva valere anche per i maghi; volevano dare una scossa, dimostrare che i periodi bui passano per tutti, segnare la rinascita per i maghi almeno nel loro piccolo. Il Periodo dell'Oro coinvolgerà tutto e tutti, ma qui parliamo di educazione, il che è diverso.
    Volevano, inoltre, proteggere la popolazione magica da tutti i pericoli che era costretta ad affrontare ogni giorno, per la salvaguardia della specie e per garantire ad essa un futuro. La scuola serviva ad unificare tutti affinché ognuno potesse trovarsi in compagnia di persone simili a lui e potesse essere compreso ed aiutato; serviva per contribuire alla trasmissione della conoscenza magica, per sviluppare i propri poteri ed essere capaci di controllarli, fondare una comunità magica più ampia e far conoscere i maghi tra loro per essere tutti più uniti. Ma non solo…serviva a proteggerli da loro stessi. Quando si è soli e si affronta una cosa così grande come la magia si può perdere il senno, si può inveire contro se stessi e farsi del male, ma quando c'è qualcosa che ti avvolge come il focolare domestico si ha una guida. Il bambino non impara da solo a camminare, ha bisogno di qualcuno che lo guidi, lo indirizzi e gli dica come fare e questo doveva essere Hogwarts. Un sogno, un obiettivo. speranza di un futuro roseo per noi tutti, un futuro dove non ci sarebbero state più persecuzioni e si sarebbe potuti vivere tutti in pace. Speranza
     
  • 2 Maggio 1998, Hogwarts è scenario dello scontro finale della seconda guerra dei maghi. E' da sempre ricordata come "la battaglia di Hogwarts". Perché è questo quello che successe, Hogwarts combattè per se stessa, per la salvezza di tutti i suoi abitanti e per preservare un'istituzione fondata tantissimi anni addietro con un obiettivo, obiettivo che non doveva essere dimenticato.
    Non furono solo docenti ed Auror a combattere quella battaglia, ma soprattutto gli studenti in difesa di ciò che era e sarebbe stato. La forza di volontà è il fuoco che alimenta la nostra magia . Non si sono nascosti, non hanno frignato, non hanno sbraitato contro nessuno, non sono rimasti lì a guardare aspettando che tutto finisse con le mani sulle orecchie. Hanno avuto il coraggio di combattere a testa alta, di sfoderare le bacchette e di fare per Hogwarts quello che lei ha sempre fatto per loro: difenderla. Le perdite ci sono state, i danni anche, ma l'importante è riuscire a rialzarsi. Coraggio
     
  • 2059, una setta di nome Sigillo di Fuoco entra in scena ad Hogwarts e di lì in poi creerà disordini di ogni tipo: uccisioni di studenti e docenti, esplosioni al castello, minacce e rapimenti agli studenti, infiltrati in ogni dove e chi più ne ha più ne metta. Hogwarts non chiude i battenti in quegli anni né i successivi, quando la presenza del Sigillo di Fuoco si fa più preponderante. Si tratta del 2065, fra marzo ed aprile, quando sono ben due i docenti trovati deceduti, una delle quali (Elysia Rousier) avvelenata proprio ad Hogwarts con del cioccolato, stessa sorte spettata ad una Tassorosso sebbene – ringraziando il Cielo – sia solo svenuta. Ancora una volta, anche in questo caso, Hogwarts è rimasta in piedi, non si è piegata dinnanzi a quel susseguirsi drammatico di eventi, non si è arresa…si è fatta forza sulle gambe dei giovani maghi e delle giovani streghe e si è rialzata, per il bene di tutti; non è stata abbandonata da chi è il cuore del castello, la fiducia ha vinto e dato i suoi frutti. Un'enorme tempesta può piegare i rami, ma una quercia non si spezza. Fiducia.

Dalla speranza al coraggio, dal coraggio alla fiducia…E noi che virtù abbiamo adempito?
Possiamo ancora aggiungere un tassello alla nostra storia, quella attuale, per non essere stati solo di passaggio o suppellettili ma protagonisti.
Da tutto ciò si nota che Hogwarts è sempre stata teatro di grandi ambizioni e scommesse, di grandi scontri, di grandi duelli e di grandi maghi. Ma non dimentichiamo cosa fa la vera forza del castello e cosa continua a tenerlo in piedi, a tenerlo vivo…Non sono i mattoni, non è il cemento, non sono i professori, non è la Preside ma siamo noi. E' la magia più incontaminata che ci sia, quella di noi studenti, non ancora influenzata – in bene o in male – da tutto ciò che c'è là fuori, sia quanto concerne il vissuto odierno sia i soggetti che si possono incontrare in ogni dove, né tutto ciò che che segna per sempre e può implicare scelte che non sempre sono le più opportune o che magari non avremmo mai preso in considerazione. Perché la vita è questo, è là fuori, Hogwarts è solo una cloche di vetro che ci protegge dalla realtà e quest'anno abbiamo avuto un assaggio del mondo fuori da queste mura. Il castello è stato come una madre, ha sempre protetto noi maghi, i suoi figli, la nostra storia, il nostro avvenire; ci ha fatto crescere e formare, diventare dei maghi in grado di usare la bacchetta con criterio, di rispettare il prossimo e tutto ciò che ci sta intorno e che la natura ci offre; ci ha sorretto e sostentato nel periodo più difficile della nostra vita, l'adolescenza; ci ha preso per mano e condotto verso quello che sarà il nostro percorso di vita e dovremo ringraziare solo lei per quello che siamo, per la possibilità che ci è stata concessa.
Non pensate che sia il caso, per una volta, di ricambiare noi il favore? Di prendere per mano Hogwarts, tutti insieme, prenderla per mano e sorreggerla, condurla verso il futuro come ha sempre fatto negli anni, di generazione in generazione.
Il motto della nostra scuola è "Draco Dormiens Nunquam Titillandus", ossia "Non solleticare il drago che dorme". Di che drago si parla, secondo voi? Dov'è questa creatura con così tanta potenza? Siamo noi, quel drago. Ognuno di noi costituisce il tassello della creatura da non solleticare e sapete cosa indica il drago nella mitologia celtica? Ha una forza bivalente: aiuta e distrugge. Rappresenta una parte di noi, precisamente i nostri difetti psicologici ma per diventare eroi bisogna vincere le proprie passioni e debolezze: il drago che è in noi. Volete essere dei draghi? La mia amica Vaniglia sì, ne sono sicura, e tutti gli altri? Non restate dormienti, il sonno della ragione genera mostri, disse qualcuno.
Ci tengo anche a ricordarvi l'inno della nostra scuola ed a parafrasare insieme le frasi che ritengo degne di nota:
 

Hogwarts, Hogwarts del nostro cuore,
te ne preghiamo insegnaci bene
giovani, vecchi o del Pleistocene,
la nostra testa tu sola riempi
con tante cose interessanti.
Perché ora è vuota e piena di venti,
di mosche morte e idee deliranti.
Insegnaci dunque quel che è richiesto,
dalla memoria cancella l'oblio
fai del tuo meglio, a noi spetta il resto
finché al cervello daremo l'addio

Declamare a gran voce che un pezzo del nostro cuore appartiene ad Hogwarts e poi abbandonarla nel momento del bisogno è come tradire se stessi e ciò che si è investito, un pezzo del proprio cuore. Pensate davvero che il vostro cuore non sia così prezioso? Avete davvero una così bassa considerazione di esso?
Fai del tuo meglio in questo caso (e non parliamo di didattica) il meglio è stato fatto e non è bastato a noi spetta il resto a noi spetta il resto, non ai professori o alle famiglie o agli Auror o al Ministero o al fato benevolo…a noi spetta il resto, è nostro diritto e dovere perché Hogwarts siamo noi.
Finché al cervello daremo l'addio avete già dato l'addio al vostro cervello? Avete fatto a meno di un pezzo del vostro cuore, ma se fate a meno anche del cervello cosa resta di voi? Il nulla, il vuoto, qualcosa per cui non vale la pena.
Un uomo saggio poco tempo fa mi disse che non è debolezza ascoltarsi…fatelo, ascoltatevi.

Hogwarts è un'istituzione, non è una struttura…siamo noi, è il nostro presente, è il passato di uomini eccezionali che hanno lottato con le unghie e con i denti, è il futuro che dovremmo voler garantire al nostro popolo. Non abbandoniamola, non avviliamoci, non arrendiamoci. Io vi chiedo, tutti insieme, salviamo Hogwarts.


Esserci comporta anche questo, volerci essere significa esserci sempre, qualunque sia il numero di colpi che ci sconquassano l'esistenza.


Preside Loreen Wallace,
30 Aprile 2071
Per non dimenticare.

Ivy Hevenge. Sestina grifondoro, 16 anni. Figlia di un cavaliere di Mornay e di una babbana, vive nella medesima isola magica ed ha tutte le intenzioni di seguire le orme del padre anche se una regola legata al sesso glielo impedisce; per questo tutto quello che fa ha come finalità quella di essere il cavaliere perfetto, perfetto a tal punto da poter abbattere una regola antidiluviana e sessista. Ed è anche convinta di riuscirci! Poveretta…Si batte affinché le femmine siano al pari dei maschi, sia come opportunità che come considerazione, cosa che trapela anche nei suoi articoli; occupa perennemente la prima fila in aula e mira ad eccellere in tutte le materie. La sua "carriera" da scribacchina è iniziata con un'invettiva nei confronti dei partecipanti al Torneo indetto dai Cavalieri di Mornay. Segue 9 corsi, è presidentessa del Probe, presidentessa del Club del Libro e socia del WWFFB scolastico. I due fratelli gemelli Barristan e Lancelot appena approdati ad Hogwarts la faranno impazzire a breve.
By vocestudenti | giugno 4, 2015 - 5:59 pm - Posted in Maggio 2071

E' un giorno di febbraio del 2067. Ho 14 anni. Ho messo per la prima volta piede nella redazione de La Voce, dopo aver presentato all'allora Caporedattrice, Anne Burton, il mio primo articolo e ciò che vedo mi fa… storcere parecchio il naso. Quindi è questa la redazione del giornalino scolastico? Ad essere buoni sembra un'aula in disuso, ad essere cattivi uno sgabuzzino, ed è meglio se non dico cosa sembra ad essere molto cattivi. Eppure sembrano tutti così orgogliosi. Quei due tappi strambi dei Muldoon mi regalano una targhetta, di pergamena stropicciata dipinta, con su scritto il mio nome e la fanno sembrare una cosa mistica. Britney Quills mi squadra dall'alto in basso mentre Steve MacMillan mi mette sotto il naso un vassoio enorme di biscotti. Non so perchè Dorothy Milford è convinta che d'improvviso mi interesserò al colore del suo smalto, come Margareth Lowenn dà per scontato che saremo amiche. Vedo Harriet, là nell'angolo per metà immersa in polvere buiopesto, e Robert che segue il percorso di un boccino d'oro su un disegno, probabilmente gli unici che non mi stanno guardando come il nuovo animale esotico dello zoo della Voce. C'è un sacco di gente, gente che è rimasta per pochissimo tempo dopo la mia entrata – e ammetto di aver pensato che qualcuno sia andato via per non dovermi sopportare – gente che è rimasta fino alla fine della scuola, gente che ci teneva a dirmi che la Voce è una famiglia, che è importante per Hogwarts quello che facciamo, scriviamo, fotografiamo, e gente che non vede l'ora di farmi fare un tour guidato dello sgabuzzino, della durata di circa due minuti, camminando piano.
Qui c'è l'archivio, attenzione a non urtare la pressa, c'è del magiscotch su quell'angolo, e poi… oh! Devi vedere questo!
Mi indicano un baule e io rispondo che ho già visto dei bauli in vita mia, sapete com'è. Poi il baule si apre ed esce una testa, per fortuna attaccata ad un corpo. Be', neanche vedere uscire una o più persone da un baule mi sorprende, sapete com'è. Non so, sarà stato quell'incontro iniziale che avrà convinto la redazione che non mi tocca mai niente. Comunque dal baule esce altra gente e per ultima vedo spuntare la testa di Philip. Lo guardo e la prima cosa che penso è… come fa ad essere così? Come fanno tutti ad essere così? E' uno sgabuzzino! E loro erano rinchiusi in un baule e ci stanno ridendo sopra! Che covo di mentecatti, sul serio. Però ero curiosa, tanto, e avevo pochi secondi per trovare il modo di sapere cosa ci fosse nel baule senza dare a nessuno l'idea che mi importasse davvero. Così mi sono rivolta all'unico coetaneo che avevo là dentro: Philip Noreal. "E' stupido rinchiudersi in un baule." Mi guardano tutti come fossi io la povera scema. "Non è un baule, è IL baule" mi risponde Philip. "Vuoi entrarci?" Mi sono rifiutata di entrare in quel baule, sia quel giorno che in tutti i successivi, per quattro anni.
Ora sono dentro il baule. O meglio, ero nel baule mentre scrivevo queste righe su. Adesso esco fuori, a momenti. C'è Philip in redazione, gli ho chiesto di raggiungermi ma non gli ho detto del baule. Eccolo, l'ho sentito entrare. Adesso esco. "Bada, la trovo ancora una cosa stupida", mi sentirò dire a breve. "Però adesso so perché non è un baule, ma IL baule". Non è qualcosa che si può raccontare. Non è neanche un grande segreto mistico. Non c'è niente da capire o da spiegare. Ci devi entrare. E c'è un solo modo per entrare in questo baule ed è entrare ne La Voce. Solo che invece di entrare, in tanti escono quest'anno. Noi e Gwen ci maghiamo, altri lasciano, perciò la semplice domanda che mi sentirò pronunciare a breve sarà "Phil, quante persone dobbiamo inforchettare prima di lasciare Hogwarts?"

"Meno delle volte che le mie mani sono finite nella pressa e più di quelle in cui una tua bozza ha incontrato l'inchiostro rosso" rispondere è semplice, quando si lascia il testimone a chi verrà dopo di te. E' uno degli ultimi giorni che trascorro in redazione, uno degli ultimi in cui lasciar inciso qualcosa nella parte interna deL baule. E' un rituale attraverso cui tutti devono passare, nessuno escluso. Non ho ancora deciso cosa scrivere, nello specifico. O forse ritardo gli eventi perché in quel momento tutto sarà più concreto di come mi appare adesso. Confido nel potere del Sacro Baule, saprà darmi l'ispirazione giusta anche stavolta, come sempre del resto. Magari senza ritrovarmi briciole di shortbread che testimoniano come anche Thea Taylor sia passata di qui. Ne ho visti molti – di scribacchini – andare e venire da quest'angolo della redazione. Alcuni erano solo curiosi di comprendere perché far parte de La Voce degli Studenti ruoti attorno ad un oggetto, per quanto il suo interno goda di un'estensione magica. Altri cercavano un rifugio perché ancora il Disilludo non era nelle loro corde. E poi gli scettici, come Vega Rushton, la coetanea che la statistica non mi avrebbe mai accostato, sulla carta. 
"Ti ricordi quella volta…" mi sa che ho appena esordito in questo modo e… bleah, come direbbe Merida, non voglio essere ancora una volta colui che attinge ai propri ricordi trasformando un articolo in una valle di ricordi nostalgici, è una redazione di un giornalino scolastico e gli aneddoti si accumulano in qualsiasi ambiente, un Cedrick selvatico potrebbe sibilarmelo contro ancora una volta, anche se per farlo dovrebbe sbirciare anche lui nel baule dove mi sono appena infilato. So per certo che l'ha già fatto, così come ho visto anche Lily Morris qualche giorno fa e non credo stesse cercando qualcuna delle sue lentiggini.
"E quindi adesso sai perché è IL baule".
Osservo le mie mani e le immancabili macchie d'inchiostro sulle dita che si arpionano al baule. Ero un mingherlino tappo Tassorosso su cui nessuno avrebbe scommesso un galeone. Era un ragazzino popolare che si denudava in pubblico o un'introversa Serpeverde che ha sempre creduto poco in se stessa e molto negli altri. Era un'occhialuta, una giocatrice di Quidditch, una che si amava poco o era rotolata giù dalle montagne. Era una strega diversa dai cliché cui siamo abituati e da Settembre in poi guiderà questo giornale, ma neanche Ivy che sa tante cose, sarebbe in grado di spiegare perché la serratura del baule è scheggiata proprio in quel punto o cos'è quell'alone verde vomito da cui tutti cerchiamo di tenerci alla larga.
C'è da tinteggiare le pareti, da riparare quella mensola. C'è da provare a sistemare le scrivanie in un altro modo, che magari otteniamo più spazio. Sento questi propositi da quattro anni e mi rincuora sapere che riecheggeranno tra questi muri per un lasso di tempo anche superiore. IL baule no, però, nessuno si propone mai di cambiarlo, trasfigurarlo, alterarlo in alcun modo. "Cosa c'è neL baule, Vega?"

"Ci sono le parole che non sono ancora state scritte", questo è tutto ciò che dichiaro e lascio a chi verrà dopo. Ci si muove alla cieca, al principio, proprio come nel posto di cui ha parlato Helena in un suo articolo. Tutti sappiamo tenere una piuma in mano, come tutti sanno impugnare una mazza e colpire qualcosa, ma Hilary saprebbe spiegare meglio di me che un conto è tenere una mazza in mano e un altro è essere Battitore. Che ci vuole, dirà qualcuno, se persino O'Flynn ci è riuscito? Ci è riuscito perchè ci ha provato, perciò quello che ci si dovrebbe chiedere è: so solo tenere una piuma in mano o ci voglio provare a diventare uno Scribacchino? Non importa non sapere da dove cominciare, non importa se ti guardano come fossi un povero scemo neanche andassi a dire in giro che c'è un drago a Hogwarts, come fa Vaniglia. Che cosa ci sarà nel baule dal prossimo anno? Chi ci sarà? Non ho mai creduto nella veggenza, anche se quest'anno la cronaca mi ha dato molto da pensare, quindi vi dirò che cosa vedo io. Vedo una Grifondoro che esce dal volantino posticcio immortalato in una fotografia e varca questa soglia. Vedo una Serpeverde che ho dovuto spintonare a suon di Impulsus per convincerla a scendere al Ballo. Vedi gli altri due pezzi di un trio che dovrebbero proprio ricongiungersi al pezzo che ha visto il Baule da poco. Vedo, vedo… ne vedo tanti, che si inventano tante cose per riempire il tempo senza però preoccuparsi di lasciare una traccia di quel tempo. E invece lo sappiamo tutti, che la magia lascia una traccia. E noi la magia l'abbiamo dentro.
Chi c'è nel baule ora, questi ultimi minuti prima di chiudere l'ultimo articolo? Ci siamo noi. Non è un enorme quadro animato, non è una chiacchierata pergamena scandalosa in bacheca, siamo soltanto noi. E poi sarete voi. E se non sarete voi, guardate che lo verrò a sapere e potrei decidere di riprendere il mio vecchio hobby delle bamboline voodoo. Ho una bella collezione di capelli, sapete, a partire da quelli delle ragazze. E adesso, Eoghan, prendiamo in prestito la tua macchina fotografica. Perchè è proprio vero, Catherine, stiamo uscendo da Hogwarts e non c'è Incanto di Adesione Permanente che tenga, ma in fondo il segno l'abbiamo lasciato anche noi e, in un certo senso, sarà quasi come non ce ne fossimo mai andati.

Vega Rushton & Philip Noreal

By Anne Burton | - 12:07 pm - Posted in Maggio 2071

The beginning is the end

Quando ho messo piede per la prima volta all'interno della redazione de La Voce degli Studenti Anne Burton era appena diventata Caporedattrice, Vincent Stars si apprestava a frequentare il suo settimo anno ad Hogwarts e Robert McReady era nella fase giornalistica in cui scriveva di tutto, da strani smottamenti in Francia alle gare di B1. Insomma, la redazione era decisamente diversa da quelle che sono venute dopo, con gli anni. Ho creduto di non farcela, non solo per le minacce decisamente poco velate con cui Gregor Darsel mi ricordava che dovevo tenermi a distanza di sicurezza dalla sua ragazza – Ailie Wisemind – ma anche perché, sapete, si parla di quasi cinque anni fa e se ancora adesso a volte ho paura che i miei articoli non siano all'altezza, figuratevi come potevo prendere le cose durante il mio terzo anno al castello, confrontandomi con mostri sacri, lo ribadisco per l'ennesima volta. E' sempre strano, quando ti affacci su una realtà che esisteva prima del tuo arrivo e che sai bene continuerà nel suo cammino anche una volta che te ne sei andato. Ti rendi conto che per quello stesso giornale scolastico hanno scritto persone che ora sono Auror, Maestri Trasfiguratori, persino giocatori di Quidditch di professione, cavalieri di Mornay o tuoi assistenti durante il periodo scolastico. Ed ora spetta a te non far rimpiangere i loro articoli. Ed ora spetta a te… essere una voce. Quando la Burton era il Boss la sola regola da tenere a mente era non farla imboccinare più del livello basale del suo carattere tutt'altro che semplice. Non era facile, ma con Vincent che – da bravo Vice Caporedattore – ti copriva le spalle, ce la potevi fare, a ben pensarci. Quando Margareth Lowenn ha preso in mano le redini del giornale la redazione si è trasformata in un luogo più ameno, armonioso… e confusionario.  Io, Frederic Stevens e Leo abbiamo iniziato ad approfondire la conoscenza con il sacro baule, in quegli anni. Poi è arrivato Leroi che ci ha reso più gentilmaghi di quel che pensassimo di essere, con il suo fare cavalleresco. E dopo di lui Hilary che in questi giorni ha preferito passare a sua volta il testimone ad un altro cavaliere nell'animo. I componenti dell'attuale redazione li ho visti arrivare tutti, uno per uno e nessuno escluso. Persino GwenJeremy e Vega – che se ne andranno insieme a me – sono arrivati quando già potevo far loro da guida turistica per il breve spazio che ci è concesso da questa redazione, anche se solo per qualche mese trascorso qui prima del loro ingresso. Però in quel lontano 2066 non lo sapevo, come sarebbero andate le cose. Non sapevo neppure che in un inizio – il mio – si poteva intrecciare la fine per qualcun altro. L'ho capito a furia di scrivere articoli di commiato per tutti quei settimini che se ne andavano anno dopo anno. L'ho capito quando ho dovuto firmare il primo compito di quest'anno, che ci andava una stanghetta in più. E allora è vero quel che dicono e sul serio ti passa davanti agli occhi il momento in cui tutto questo è iniziato. Non dovevo scrivere di sport ed inizialmente non l'ho fatto. Il mio primo articolo parlava del sesto anno di Ginny Williams, Ami Tess e Layla Took. Di Christine Berry, Sebastian Waleystock ed Ilary Wilson. Parlavo di Meredith Stevens, Michael Cerfield o l'ex Vice Caporedattore Lawrence Owen. Maghi e streghe che oggi praticano sport professionistici, concludono accademie di prestigio o mi fanno l'occhiolino da pagine pubblicitarie di un quotidiano. E' in questa prospettiva che andarsene lascia un po' meno amaro in bocca.

 

Ho imparato una cosa, in tutti gli anni che ho trascorso in redazione: gli eventi possono mutare, le regole possono essere modificate e ogni partita non sarà mai uguale a nessuna di quelle che ricordi. Ma di una cosa si può comunque essere certi: i Montrose Magpies saranno lì a vincere.
La trattazione di questo articolo non sarà come quella che qualcuno si aspetta, ma anche se – come nello scorso numero – sono stato il primo a ricordare che servono delle fonti di distrazione dallo schifo che talvolta ci circonda, c'è un momento in cui anche uno scribacchino non di professione deve fare un passo indietro, indipendentemente dalla risoluzione o meno delle storie "dei grandi" come ci dicevano quando Elysia Rousier è morta tra queste mura. Concludere il Campionato scolastico di Quidditch anticipatamente è una ferita che dovrebbe toccare tutti perché per me rappresenta il solo campanello d'allarme che indica di quanto è stato sorpassato il livello di guardia. Togliere anticipatamente un motivo di svago ed aggregazione significa che, al di là del rispetto dovuto a chi non c'è più, la sconfitta è globale, nessuno escluso. Quella che segue sarà quindi una trattazione sommaria e – vi assicuro – poco partecipe, di quelli che sono i verdetti del Campionato di Lega Britannico-Irlandese e del FantaQuidditch che vi è strettamente legato.
Quest'anno la storia non è andata molto diversamente da quanto ci siamo abituati a vedere nel corso del tempo. Anzi, a voler essere più precisi, i soli dubbi formulati non hanno mai varcato la soglia di un campo di Quidditch, relegandosi preferibilmente su pagine di quotidiani sportivi da leggere a bolidi fermi ed un'alta dose di speranza. Perché il campo ed il giocato non hanno mai davvero messo in discussione Iordan Mitea e compagnia. Mai. I Magpies li puoi odiare – spesso – o amare alla follia – altrettanto diffusamente – ma non li si può dare per spacciati. Mai. Neanche quando con il mercato estivo si privano di Innerson, Szetela e Teporsky e la stessa Civetta dello Sport li piazza cautamente al sesto posto. Tutti smentiti con una giornata di anticipo rispetto alla chiusura effettiva del Campionato di Lega. E tutti ad inseguire, ad iniziare dai brillanti Pipistrelli cui domandare più di quel che hanno fatto risulterebbe ingrato da parte di chiunque, considerando che situazione si prospettava per i Bats l'anno scorso, a conclusione del Campionato. Tutto sommato apprezzabile è anche il risultato finale ottenuto dai Falcons e dai Cannoni per cui non sarebbe stata comunque un'eresia sperare nel colpaccio. Deludente – a dire poco – è invece la controparte che si è vista a Caerphilly ma anche a Portreee, squadre che si devono accontentare del fondo della classifica in attesa di un mercato estivo che possa in qualche modo dar linfa vitale e qualche nuova prospettiva. Nel discreto numero di squadre finite nel calderone del "senza arte né parte" – come direbbero i Babbani – finiscono invece sia i Kestrels (dati come favoriti per tutta l'estate) sia le Harpies di Elisabeth Dark, rispettivamente terzi e sesti in classifica. 
Come da copione – dopotutto – l'andamento del Campionato di Lega non ha tardato a riflettersi sul concorso indetto dalla Gringott in collaborazione con La Civetta dello Sport, tagliando probabilmente fuori dai giochi Nicole Silverstongue e le sue Tempeste e lanciando invece la "novizia" Aurora Halliwell verso la lotta finale con i pavonici campioni in carica. Fatale – a questo punto appare chiaro – l'ultima FantAsta con cui gli Allenatori hanno avuto a che fare e verso cui, soprattutto, hanno deciso di approcciarsi in modo nettamente differente.
In attesa probabilmente di un passo falso in Campionato  da parte delle Gazze, la cacciatrice professionista Silverstongue, leader indiscussa del FantaQuidditch sino alla fase finale, ha infatti deciso di puntare le sue risorse sulla cercatrice delle Harpies Elisabeth Dark lasciando che a sfruttare l'eccellente conclusione di campionato di Mitea fossero solo i Pride Peacocks dell'accoppiata Burton-McReady. Ed il FantaQuidditch, si sa, in questi casi perdona anche meno del solito. Sorprendente è invece il termine che può descrivere al meglio l'andamento della giovane studentessa Corvonero Halliwell il cui accesso alla seconda parte del concorso è di certo sembrato un miracolo ai più – e forse anche alla secondina – ma che viene premiata da scelte decisamente coraggiose. 
Comunque vada a concludersi il concorso, in definitiva, credo di non fare un torto a nessuno se sostengo che Aurora ha dimostrato come il FantaQuidditch sia un gioco alla portata di chiunque e questo credo sia il risultato più grande e promettente ottenuto ancora una volta dagli organizzatori. Certo, bisognerebbe capire la fine che faranno i galeoni promessi al vincitore, se i Goblin non ritornano sui propri passi continuando a sbarrare l'accesso dei maghi ai propri conti, ma questa – come tante altre – è in fondo una storia che esula dallo sport. E dall'ultimo articolo in fondo a cui apporre la mia firma.
Non so chi si occuperà di questa sezione l'anno prossimo. Non so se avrà paura, se penserà di non essere adeguato o se – in barba a tutti – avrà la sicurezza di chi affronta le cose a viso aperto. Il mio consiglio è sempre lo stesso che mi ha condotto sino alla Sala Trofei qualche anno fa: c'è sempre da imparare. Ma fortunatamente siamo circondati anche da mille opportunità per apprendere.
Hogwarts will always be there to welcome you home.

The end is the beginning

Ho messo da parte tutto quello che – di mio – si è accumulato in redazione, via via che sono passato dal quarto anno e dall'avere un angolo accanto agli esperimenti con la polvere buiopesto di Harriet Mayfair al settimo anno ed un vero e proprio banchetto tutto per me da cui poter immaginare quello che sarà il mio futuro. Ho una piuma che a suo tempo ho fregato a Giselle Lanfrad sperando che mi desse la stessa ispirazione per gli articoli. Conservo come una reliquia il lascito di Sean e Jericho Muldoon perché in fondo la redazione senza protocolli di sicurezza non è la stessa cosa. Ma sto facendo un pensierino sul cercare di trafugare il Sacro Baule che mi ha offerto una seconda casa – e talvolta un validissimo rifugio – ogni volta che ne ho avuto bisogno. Non potrei mai privarmi, del resto, neanche del mio set di ricordi, gelosamente custoditi per anni e vincolati da incantesimo di adesione alla parte inferiore del piano della mia scrivania da Vice. Ho voluto tenere un ricordo per ogni anno che ho passato in questo stanzino proprio per poterci annegare quando infine il sipario cala e quella che è una fine si tramuta in un altro inizio. Sarà l'ultima cosa che porterò via insieme alle sensazioni che ogni lettore riesce a darmi, al di là di una pergamena. Sono stato felice di far parte di un progetto come questo giornalino scolastico. Sono stato lusingato nel sentire commenti positivi su di me e sul modo che ho di raccontare. E tutto sommato mi son fatto piacere anche le critiche – in quest'ultimo anno più che in passato – perché credo di aver iniziato a capire come vanno le cose e come, tutto sommato, anche un giudizio mal espresso possa essere d'aiuto, qualche volta. Quindi sono arrivato alla conclusione che, come ogni Campionato di Lega che si rispetti, non vi è mai una vera e propria fine né un addio, soprattutto in questi casi. Bene o male conosco quasi tutti quelli che si magheranno nei prossimi cinque o sei anni e per quelli che attraverseranno il Lago Nero a settembre, resterà una firma in calce a vecchie copie de La Voce degli Studenti ancora in giro per il castello. A chiunque dovesse avermi accompagnato in questo meraviglioso – sì, lo è – viaggio lungo sette anni va il mio ringraziamento unito alla promessa di rivederci presto fuori di qui. A quelli che arriveranno auguro invece di trovare una famiglia come quella che ho avuto io tra queste pareti intrise di inchiostro e vita. Noreal! Chiudi la porta quando esci. E' la prima frase che probabilmente mi è stata rivolta, qua dentro. Sarà il caso che obbedisca, adesso.

 

Philip Noreal. Tassorosso fino al midollo e nativo di Hartlepool (Durham), frequenta l'ultimo anno. Responsabile della sezione sportiva e Vice Caporedattore del giornale, ha promesso ai lettori di non far mai mancare loro la verità, soprattutto dopo gli avvenimenti di inizio anno scolastico. Sulla divisa, ad altezza del cuore, del filo animato ricama alternativamente una O ed una L proprio in segno di commemorazione. Continua a chiedere consigli al quadro dei magati '68 in Sala Trofei anche se si vocifera che non siano più le dritte sportive ad interessargli, quanto quelle semplici regole di vita che lo rendano un buon mago ed un bravo ragazzo. Non ha mai dichiarato sul serio la sua squadra di Quidditch preferita sino a quest'anno, al contrario del suo interesse per Vega che non è mai stato in grado di nascondere. Adepto del sacro baule, per questo motivo ha imparato a scrivere bene anche al buio.
By vocestudenti | giugno 3, 2015 - 6:37 pm - Posted in Maggio 2071

By Hils | maggio 24, 2015 - 11:52 pm - Posted in Maggio 2071

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By Anne Burton | maggio 22, 2015 - 9:55 am - Posted in Maggio 2071

Hogwarts, svegliati. E' primavera!
Non era questo il risveglio che avevo in mente con l'incipit dell'ultimo articolo che ho scritto, non servirebbe neanche specificarlo, in realtà. Ma un domani questo foglio di pergamena finirà nella pressa insieme a tutti gli altri e per quanto il vuoto assoluto possa rispecchiare lo stato d'animo dell'intera Comunità Magica a seguito dei fatti di cronaca di fine Aprile, una scribacchina deve aver sempre qualcosa da dire, altrimenti non si potrebbe definire tale.
Non voglio però scrivere di quello che è successo. Ci sono valide piume – in questo giornale – che sapranno render meglio tutto ciò che per la sottoscritta è solo un cumulo di adrenalina che è diventata troppa ed ingestibile, quel giorno come anche ora, a distanza di tempo seguendo eventi che mi toccano inevitabilmente da vicino. Mi concentrerò quindi su quello che ho visto in queste settimane, una lenta processione di genitori e/o tutori legali alternata alla mutazione di quelle persone che frequenti ogni giorno, compresa me stessa. Perché sì, signori, tutti fronteggiamo le avversità in modo diverso e talvolta… estremo. E quindi eccomi qui, direttamente dalle Terre di Bleah e vedova – per questa volta – del grinzafichissimo tipo misterioso che ha sempre fatto impennare le statistiche sulla lettura dei miei articoli. Tebaldus non c'è, rassegnatevi. Potete comunque scaricare le vostre proteste su Modhi Halvorsen, reo di aver sostituito un assassino un docente che ha scelto personalmente di andarsene, tra le altre cose. Ma veniamo a noi: le più quotate tipologie di reazione alle sciagure per il 2071 sono risultate:

10 – Formài un lago: Candidata come seria rivale del Lago Nero per il quantitativo di lacrime versate in modo inarrestabile anche a distanza di settimane dagli ultimi avvenimenti di cronaca scolastica, l'esponente tipica della categoria ha gli occhi perennemente lucidi, una scorta di fazzoletti che ha sostituito i libri da infilare nella tracolla ed un fastidioso – ma dico fa-sti-dio-so – tirar su con il naso che fa quasi rimpiangere il fatto che nessuno parli più di quei cerchi comparsi in diversi punti del castello, ormai. Alla lacrima facile non importa, del resto, che vi siano diversi dettagli poco chiari – almeno per noi individui minimal dry –  l'importante è trovare un motivo che possa alimentare e giustificare ancora l'aspetto sfatto, l'attaccamento morboso al cuscino o alla spalla di qualche povero ed ignaro adolescente medio che, credetemi, è il probabile futuro uomo della vostra vita, se vi sta pazientemente accanto anche se non gli date… corda preferendo invece continuare a parlare dei morti. I turbanti di Jeremy pianeti dicono: su Marte non c'è acqua – sareste utili con il vostro piagnisteo – ma fa tanto caldo. Prendetelo in considerazione per le vacanze estive.

9 – The sound of silence: Mangia. Magari lascia intendere di non dormire a sufficienza – ma le pareti del dormitorio a stento contengono il forte russare – ha lo sguardo perso verso un orizzonte indefinito, ma se non altro lascia comprendere al prossimo di non esser stato/a mummificato/a come vittima sacrificale per riportare indietro gli arti persi durante le lezioni di miss Johanna Churchill. Se l'andamento demografico di una simile razza ha evidenziato un calo esponenziale dopo i primi due giorni da quel trenta di aprile, tuttavia, c'è ancora qualche recidivo esponente che vorrebbe istigare il prossimo ad un veloce corso di comprensione di gesti, cenni o movimenti di occhi e mento. In pratica vorrebbe renderci tutti dei piccoli "Bro" e "Sis" che comunicano solo Tosca sa cosa flettendo il sopracciglio di due centimetri piuttosto che tre, una differenza fondamentale, badate bene. Per non soffermarci troppo – poi – sull'estremo pathos che lo star zitti dovrebbe richiamare. Guarda, sono troppo sopraffatta dai miei sentimenti per trovare le parole. No, quella al massimo è dislessia, credetemi. Si è comunque liberato un buco nero lungo la Via Lattea, mandare gufo ore pasti… ma non aspettatevi che ritorni.

8 – Ti diffindo in due: Rassegnatevi: neanche gli spuntini che tenete sotto il baldacchino per gli improvvisi attacchi di fame notturna, possono dirsi al sicuro, nel momento in cui quel tenero Asticello del/della vostro/a compagno/a di dormitorio si trasforma nel più raro esemplare di Basilisco che vorrebbe uccidere chiunque incontri lungo il tragitto necessario per arrivare sino alla Presidenza. Che sia un genitore o uno studente, infatti, l'esperienza insegna che ci si dovrebbe preoccupare sin da quando un cucciolo d'uomo inizia a fare un uso spropositato di concetti come "farsi giustizia" o "rimettere tutto al suo posto". E' in questo preciso istante, infatti, che il topo enfatico inverte il movimento della ruota nel cervello di questi soggetti tramutandoli in cavalieri di Mornay anche se non conoscono neppure la differenza tra un pugnale ed uno stiletto (io sì, grazie Robert e torna presto che ho ancora diverse lezioni da apprendere). Il combattente occasionale, tuttavia, ha almeno il pregio di inventare nuovi e talvolta bei proclami che, se si sorvola sul fatto che la maggior parte delle volte servono più che altro a mostrarsi rebel in&out, possono anche essere riciclati per quando ci sarà da lottare per il voto di Difesa Contro le Arti Oscure a fine anno. Le stelle comunque non escludono che possiate allenarvi con qualche meteorite in collisione con la terra o forse quella è più la Welkentosk che fa jogging la mattina, scusate.

7 – Ho pensato cose che voi umani…: Che voi la vediate o meno, c'è sempre una ragione dietro ogni cosa. Che sia la morte di un docente, la fuga di un altro o il pollo bruciato che vi hanno fatto trovare a pranzo, state sicuri che il ragionamento – o Jerry, il vostro amico immaginario – vi condurrà passo dopo passo verso la verità. Che casualmente in questo caso porta sino alla Presidenza – sommo centro del potere e quindi dell'inganno – ed altrettanto fortuitamente non lascia scampo ad equivoci: siamo stati ingannati, sempre comunque e da chiunque possa essere accostabile al concetto di "potere". Tommy è stato avvelenato dal Ministro della Magia che non poteva competere con cotanta bellezza (sto scherzando, non montarti la testa), le acque del Lago Nero sono diventate rosse per un sottile messaggio da mandare a quegli spocchiosi Goblin e a dire il vero quella che viviamo non è la realtà, ma il sogno… di chi la mattina ha mangiato un Nundu ed ora si domanda se dovrebbe usare una pozione digestiva o è meglio sdraiarsi sotto il Platano Picchiatore aspettando che passi. O che la cospirazione globale decida di farlo fuori una volta per tutte. Sono da sempre una fiera sostenitrice del risveglio intellettuale dei cervelli, oltre che del porsi mille ed una domanda, ma – davvero – vi assicuro che non c'è alcuna Pozione del Guardone mescolata al succo di zucca a colazione. Ed in ogni caso non è così che funziona. Persino i pianeti hanno paura di allinearsi, con voi.

6 – L'epidemia delle doppie punte: "Merida?" "…oh" "Dormi?" "No, stavo cercando di capire cosa provano le creature che vanno in letargo" "Ah. Ma, pensavo, come prendono il controllo di te, questi Sciacalli? Perché sento uno strano borbottio allo stomaco" "Quelli sono i fagioli, tranquilla". Io ve lo devo dire: gli Sciacalli si prenderanno il merito di aver fatto molte più vittime di quelle che effettivamente cadranno sotto i loro aliti pesanti. Il contagio ha già avuto inizio ad Halloween, in fondo, quando il consumo di zuccotti all'interno del castello è sceso vertiginosamente. No, non sto parlando di quelli auto prodotti dai cuochi provetti dell'E.A.T – che sono immangiabili a prescindere – quanto della psicosi che ha creato diversi ipocondriaci convinti non solo di essere costantemente esposti ai tentativi degli Sciacalli di fare adepti (posso spiegar loro che in genere, casomai, vorrebbero dei soggetti intelligenti?) ma anche di aver addosso tutti i sintomi, soprattutto dopo il cruento e veramente triste fatto di cronaca accaduto al San Mungo. I cari e vecchi starnuti che un tempo venivano imputati ad un banalissimo raffreddore, ora sono il preludio alla tomba o quasi. Per non parlare delle doppie punte o dei brufoli. Pare che la nuova frontiera delle Maledizioni senza Perdono vi si inculchi nella testa proprio così. Venere, lungi dal trovarsi nel vostro segno, prima di scappar via ha lasciato un solo consiglio: LASCIATEMI DORMIRE!

5 – Cos'hai fatto venerdi scorso?: Alter ego di colui che urla alla cospirazione, il colpevolista è in fondo un animaletto sociale che ha bisogno di attenzione, cura ed un abbraccio. Magari di quelli belli stretti subito dopo aver sudato per tre ore con gli allenamenti di Quidditch, almeno ci leviamo il problema. L'esemplare si riconosce velocemente non solo perché ha puntato il dito anche contro le armature lungo i corridoi, ma anche – o soprattutto – perché per lui/lei tutti siamo colpevoli di qualcosa, compreso/a se stesso/a. Anzi, il caso più estremo prevede che la colpa sia quasi unicamente sua perché se fosse andato a disturbare il professor Weetmore quel pomeriggio, se avesse scambiato qualche parola in più con Thofteen, se avesse corso più velocemente o si fosse lanciato da subito sul cortile di Trasfigurazione… non sarebbe cambiato niente, ma è difficile farlo comprendere a chi cerca di sopravvivere alle perdite dovendo trovare per forza un colpevole, talvolta senza che quello che appare a tutti come tale lo sia per lui. Gli avi scozzesi, nel mio clan come in altri, dicono che se una goccia è destinata ad arrivare a valle lo farà anche se un cavallo alato la sottrae dal corso d'acqua. Magari ci impiegherà di più, ma se deve andare così, in qualche modo, è così che andrà. Giove e Saturno vi raccomandano comunque di smetterla di prendervela anche con loro.

4 Accalappiatrice di Erumpent a ore tre: Il dolore, si sa, provoca le reazioni più disparate. C'è chi piange. Chi ti manda a fancrup anche solo per aver detto "Buongiorno" e chi – una su un milione ma l'ho trovata io – si convince che il modo migliore per superare un evento traumatico sia quello di… trovarti un compagno. E non sto parlando di qualcuno che ti aiuti con tutta la Trasfigurazione che hai lasciato in arretrato prima che quell'inquietante Rust Thornton facesse la sua comparsa. E neanche di quella specie di iniziativa in cui abbracciare il prossimo, no. Può capitare che qualcuno – il cui nome inizia per H e finisce per tense perché di inquietudine si parla, in fondo – si convinca proprio radicalmente che il modo migliore PER TE di andare avanti sia quello di trovare la tua metà della mela, così TU ti sentirai meno sola e triste anche se il problema è il SUO. Tutto chiaro, no? Sorelle, non allarmatevi, vi sto avvisando per tempo. Se doveste aprire un libro di Storia della Magia con all'interno la foto del fratello di Evan Miller, non date di matto. Se nel bel mezzo di un complicato esercizio di reazioni pozionistiche una vocina squarcia il silenzio per domandarvi che ne pensate dell'improbabile accoppiamento tra la sottoscritta e Iagan voi annuite, date una sonora pacca sulla spalla a costei e dimenticate ogni cosa subito dopo. Prometto di ricambiarvi il favore quando sarà il vostro turno. Il vuoto affettivo lasciato da una dipartita o due va riempito – d'accordissimo – ma perché proprio io ci sono tanti di quei modi, come darsi alla poesia, alle canzoni depresso-melodiche, ai libri di… no, a tutto c'è un limite. Mercurio vi strizza l'occhietto complice, è vero, ma non per sorreggervi e sostenervi in questa vostra campagna umanitaria, davvero. E' più probabile che sia rimasto accecato anche lui dall'ultimo atroce accostamento che avete ipotizzato. Però se nella ricerca salta fuori il nome del professor Wenlock io Mercurio ha detto che si rimangia tutto, lo giuro!

3 – E' morto qualcuno, e quindi?: Li riconoscete subito, gli str…ambi appartenenti a questo genere umano. Sono quelli che se qualcuno gli vomita davanti hanno come sola preoccupazione quella di non sporcarsi le scarpe. O che non si pensi che anche a loro capitano queste brutte cose. Insomma, sto parlando di tutti coloro che se ne fregano di quello che succede attorno continuando ad andare avanti imperterriti lungo la propria via dribblando gli eventuali cadaveri che ostacolano il loro incedere. Qualcuno sostiene che sia anche questo un modo di affrontare un trauma, lo so. Io mi sono invece offerta volontaria per rimarcar loro al meglio il concetto di trauma. Una mazza da Quidditch trasfigurata in pietra dovrebbe esser sufficiente, credo. Ad ogni modo, se con le altre tipologie di reazione che ho provato ad elencare in questo articolo riesco a trovare una chiave di lettura che tutto sommato me le rende comprensibili, in questo caso giuro che non ce la faccio, tanto che al posto di Morrigan non vivo senza Kane Andersson io a quello sgorbietto verde argento di Jared Jabberwock avrei fatto molto di peggio, dopo alcune frasi che gli ho sentito pronunciare. Puoi essere un essere unicellulare che non ha completato alcuno sviluppo, ma comportarti da centro dell'universo non ti rende certo più interessante, anzi. Pure i pianeti ti ci manderebbero… in orbita.

2 – Prima o poi la smetteranno di ammazzare tutti: Non può esserci sfumatura delle reazioni umane che non contempli lui o lei, gli sdrammatizzatori seriali, coloro che assistono alla tragedia, l'assorbono smembrandola pezzo dopo pezzo e ti restituiscono una realtà in cui esiste sempre una morale della favola. Anche quando tu vorresti solo urlare o possedere un'arma di distruzione di massa che cancelli ogni cosa, magari solo la tua memoria dell'evento. Non è detto che per questi soggetti la vita debba essere tinta di rosa pastello e colma di vogliamoci bene, amico. Semplicemente – l'ho capito avendo a che fare con alcuni dei più pericolosi ricercati per tale "delitto" – se qualcosa di veramente brutto è accaduto, probabilmente non c'è modo di porvi rimedio neanche se vai a farti prendere a sberle dal Platano o se provi a smuovere Coraline Thofteen dall'aula di suo zio. La realtà non cambia, tutto qui. E allora sì, servono anche quelli che vorresti strozzare quando fanno una battuta noir che implica la morte. Servono perché la capirai dopo, la loro importanza. Quando sarai impegnato/a ad osservare impaurito/a il colpevolista, chiederti sin dove è disposto a spingersi il combattente o quanto ancora frignerà colei che ha la lacrima facile. Lo capisci dopo, mentre loro – semplicemente – cercano di farsi forza così anche se vorrebbero un Reparo per la realtà, soprattutto quella che neanche l'oroscopo poteva prevedere.

1 – La Merida McReady: Non mi vedi, mi nascondo dietro una piuma. Non mi senti, stranamente nell'ultimo periodo non sono di molte parole anche se vorrei essere altrove, magari con mio cugino. Non puoi annusarmi, perché non profumo come il resto del giornalino scolastico di questo mese. Non c'è tristezza, in quello che scrivo. Non c'è rabbia e neanche quel misto di nostalgia ed interrogativi che potrai trovare non appena volterai pagina e questo nonostante ciò che sto passando, come altri familiari dei rapiti. Non c'è rispetto, certamente una delle valutazioni sarà anche questa e lo credo anch'io. Ma non è il rispetto che cerco, né che intendo dare. Non come lo intende la maggior parte, se non altro. Vorrei… distrarre. Vorrei che leggendo anche solo sbadatamente questo articolo fossi indotto ad alzare il naso dal giornale scolastico e ti guardassi attorno. Quante di queste tipologie riconosci in chi ti circonda? Ma, soprattutto, da quanto non osservi i tuoi compagni di classe, i concasati… gli amici? Non ti viene il dubbio che magari possa arrivare un giorno in cui, semplicemente, può esser troppo tardi? Ivy ha scritto un valorosissimo articolo, dovresti leggerlo più volte. Lily ha cercato di fare di una pagina di giornale un piccolo pensatoio portatile. Io? Io vorrei solo che non perdessi la propensione a guardarti attorno, smettendo di ascoltare sempre e solo i demoni che ti si dibattono dentro. Io vorrei solo che capissi che la vita prosegue e se qualcosa non ti torna – in tutti i sensi – devi solo capire come affrontarla. Non esistono "se" in questi casi.

ps: si avvisano tutti i maniaci membri del WWFFB che per la realizzazione di questo articolo non è stato torturato alcun animale da compagnia, anzi, i carlini del professor Oven mi sono sembrati particolarmente propensi ad inscenare il loro matrimonio. Assistente Medicine, ci faccia un pensierino…

Merida McReady. Scozzese dei monti Am Monadh (Grampians in lingua inglese) e Tassorosso per buona lena e tempra davanti alle difficoltà, frequenta il quinto anno e, come tiene a sottolineare, anche il corso di Cura delle Creature Magiche, Jer compreso. Attivista e fondamentalista in tutto ciò che riguarda la fauna del mondo magico paragona spesso studenti e docenti a creature poco conosciute di cui ha sentito parlare dagli innumerevoli cugini tra cui spicca Robert McReady. Diretta e senza peli sulla lingua, non si fa problemi nell'esprimere ciò che pensa anche quando non può piacere, anzi, soprattutto quando sarebbe preferibile addolcire la pozione prima di somministrarla. L'ironia decisamente scozzese e le descrizioni caricaturali di chi la circonda emergono dai suoi articoli sebbene la sua missione principale – per ammissione – al momento sia quella di allargare lo stanzino della redazione o a far fuori qualcuno dei nuovi arrivati perchè sta provando in ogni modo a convincere Hortense Lanfrad a varcare quella stessa porta.
By cordonbleh | - 12:16 am - Posted in Maggio 2071

Quando si hanno quindici anni, le uniche morti di cui si dovrebbe parlare sono quelle che si trovano nelle pagine dei libri di storia o nei racconti degli eroi, reali o di fantasia che siano. Non di quelle dei propri professori né tantomeno di quella del proprio Capocasa, eppure quest’anno ci ha sfiorato per ben tre volte, da fin troppo vicino e con quel verde che di speranza sa ben poco.

I quindici anni io volevo passarli a farmi venire il mal di pancia per le scorpacciate di api frizzole e cioccorane, non a preoccuparmi che quello che ci fosse nel mio piatto potesse mandarmi su un letto dell’infermeria o peggio. Io volevo passare le notti a restare sveglia a parlare con la mia migliore amica di quanto quel ragazzo fosse carino quando sorride in quella maniera un po’ distratta, non della paura di morire dentro le mura che da anni ci insegnano essere la nostra casa e la nostra famiglia.
Ed ora invece mi ritrovo qua a scrivere di qualcosa che è più grande di me ma da cui non posso e non voglio astenermi, anche se io i quindici anni li volevo ricordare per tutto tranne che per la morte del mio Capocasa.

  “Quando il vento cambia si ha sempre paura e ci si sente destabilizzati” ha scritto il Professor Thofteen su queste pagine, ed il mese scorso il vento è cambiato con una tale rapidità ed irruenza da farmi vacillare come mai mi era successo prima, proprio come la banderuola sul tetto di casa quando arriva la bufera. Se il vento cambia, non ci resta che adeguarci alla sua nuova direzione oppure, perché no, opporci restando fedeli a quella di sempre. C’è chi cerca di capire quale essa sia e fa come ci hanno insegnato da piccoli: inumidisci il polpastrello e capirai da che parte l’aria soffia - diceva sempre Nonno – e ha deciso che è quella la direzione giusta; qualcun altro invece è ancora in balia delle raffiche di vento e stenta a leggere la bussola che ha tra le mani; altri, infine, hanno lo sguardo puntato sull'ago che indica la direzione di sempre.

L’aria è un portentoso mezzo di trasporto: veicola i suoni, gli odori ed anche i messaggi, scritti su pezzetti di pergamena e lasciati svolazzare via lontano da noi, un po’ come quelli che mi sono arrivati quando ho chiesto un aiuto per ricordare il nostro Professore. Sapete qual è il bello dei messaggi anonimi? Che così è pressoché impossibile puntare un dito accusatorio contro i loro mittenti. E lo sapete quanto sia difficile difendere coloro e quello in cui si crede, ché “non è semplice guardare a nord, quando la bacchetta vi indica il sud”?

  "Quando ero al terzo anno, una volta sono passato nell'ufficio di Weetmore dopo le lezioni per chiedere delucidazioni sul Feravèrto. Ho trovato il professore in piena pausa tè ma non sembrava scocciato per l'interruzione. Anzi, mi ha invitato ad unirmi e mi ha offerto un ottimo earl grey. Ha fatto pure portare su dalla cucina alcuni dolcetti e poi siamo stati a parlare dell'utilizzo dell'incantesimo. La cosa che mi ha colpito è che non mi è sembrata una chiacchierata con un professore, per via dei toni colloquiali. Anche se il suo modo di parlare era sempre farcito di frasi e aneddoti antiquati (tipo "non vedevo una lezione di questo tipo da quando la professoressa McGranitt, sì proprio lei, pace alla sua anima, trasfigurò in babbuini tutti gli studenti del suo corso, e in banane il coro di Hogwarts. Cantarono Dio Salvi La Regina per un mese, dopo quella volta") era bellissimo sentirlo parlare! E aveva sempre qualche gesto premuroso con cui incoraggiarmi… Mi manca molto."

  "Potrei raccontarti di quando ci accompagnò al Complemorte di Harold Heckett e Pix definì il suo naso "a pinna di squalo", o di qualcosa di ben più recente, della festa… ma farebbe troppo male. Vorrei condividere un altro tipo di ricordo. Volevo trasfigurare un oggetto in animale, ma non in uno qualsiasi, in un jobberkoll. Ovviamente sarebbe stato impossibile, avrei ottenuto un semplice uccello e, al livello in cui ero, piuttosto malmesso. «La pratica fa il mago», queste le parole che mi disse il Professor Reginald Weetmore. Ti confesso che credo sia uno degli insegnamenti più preziosi che io abbia ricevuto, fino ad ora, in questa Scuola. Non si tratta di ambire a delle E oppure a dei punti in clessidra, che alla fine dell'anno verrà svuotata. Esercitarsi per migliorare se stessi, le proprie abilità e riuscire in quell'incanto che sembrava così insormontabile, questo è il vero arricchimento e soddisfazione. Ma comunque, i punti Intuito-Arguzia-Maestria del Professore rimarranno un altro dei miei ricordi."

  “Ci sono tanti ricordi del professor Weetmore che potrei condividere, tutti per lo più legati alle sue lezioni impeccabili di Trasfigurazione. Ma quello che alla fine ho scelto di raccontarti riguarda più che altro quello che mi ha insegnato riguardo la "magia" più in generale, e di ciò che è in grado di fare. E' un ricordo sempre legato ad una lezione, sia chiaro, ma era una di quelle lezioni un po’ strane, in cui lui apparentemente non era in aula con noi, e in meno di un fulmen siamo finiti in un'illusione, una di quelle che ti confondono, ti destabilizzano, che ci mostrava uno scenario tremendamente simile a quello di… poche settimane fa. Il cortile di trasfigurazione distrutto, così come tante altri parti del castello, perché le difese di Hogwarts erano deboli come non mai. Ma poi, con un "pop" sono comparse tante persone, e ognuna di queste si è affiancata ad uno noi. Nonostante non le conoscessimo beh, era una sensazione strana. Ci sembrava di poterci fidare di loro. Io mi sono ritrovata accanto un maghetto poco più piccolo di me, tremendamente vivace. Per farla breve, noi con queste persone avevamo il compito di provare a ricostruire ciò che era stato distrutto. Solo a fine lezione abbiamo capito chi fossero. Weetmore, non si sa come, era riuscito a dare un volto alle nostre bacchette, alla nostra magia. Il mio cedro, il ciliegio, l'acero, con le loro rispettive anime, erano a fianco a noi, per aiutarci e insegnarci persino nuovi incantesimi. E beh, mi piace ricordarlo così, il professor Weetmore. Con la sua imprevedibilità, con le sue parole che avevano sempre un significato più profondo di ciò che voleva far sembrare. Tra gli appunti poi ho trovato anche questa frase, pronunciata giusto a fine lezione: "Perché anche in tempi oscuri, un mago o una strega non saranno mai soli, signori”. Beh mi piace pensare che se fosse qui, ce lo ripeterebbe anche ora fino alla nausea, signori.” 

 “Il professore era una persona magnifica! Io l'ho potuto conoscere solo in questo anno e mezzo al castello ma mi rimarrà sempre nel cuore. Metteva sempre i bisogni degli studenti e della sua casa al primo posto, come quando Dupret ha tolto quei 50 punti a un Grifondoro, non ricordo chi… Il professor Weetmore non ci ha messo molto ad andare contro un collega per difendere un SUO alunno. Era un figlio di Godric e l'ha sempre dimostrato nonché uno dei professori più buoni, uno tra i più disponibili anche solo per una chiacchierata e ha sempre dimostrato a tutti quanto tenesse al suo lavoro e apprezzasse l'impegno dei suoi studenti. Lui sarà sempre parte di Hogwarts e lo stesso castello lo sa, noi lo sappiamo e vivrà in noi e negli insegnamenti che ci ha dato.”

 “Senti se gli altri hanno bisogno che qualcuno gli ricordi che il professor Weetmore non era una mostro, son solo degli idioti del gramo. Che vuoi un racconto strappalacrime su quanto fosse una brava persona? È inutile! Tutti in questi anni abbiamo avuto modo di vederlo quanto fosse un grand’uomo, quanto si è sempre mostrato gentile con noi. La nostra sicurezza è sempre stata al primo posto e abbiamo visto cosa ci ha guadagnato… pochi grazie e l’etichetta di “mostro”. Chiunque lo ritenga un traditore, un mostro e che adesso che non c’è più sente di poter dormire col Protego abbassato, può andarsene a fangramo.”

  “Non posso riportare un ricordo preciso del professor Weetmore, perché la verità è che non ne ho: non ho vissuto momenti particolari con lui, occasioni degne di essere trascritte, proprio perché la presenza di Reginald Weetmore rendeva piacevole e speciale anche la più comune e noiosa delle giornate. Un uomo i cui principi morali erano antichi e saldi, come le mura di questo castello, docente competente e pieno di risorse, capace di coniugare il suo immenso bagaglio culturale con un savoir-faire che faceva sentire ogni suo studente apprezzato, stimolato, ma soprattutto a casa. Tra le sue innumerevoli qualità, ce n'è una che più di tutte mi ha spinto in questi sette anni a sceglierlo come guida ed esempio: la sua umanità. Mortale, umano, come tutti noi. Una persona imperfetta che nella sua vita ha commesso sbagli ed errori di giudizio, sempre tuttavia indirizzati verso quello che il suo cuore e la sua mente ritenevano "il bene superiore". Indegno e meschino sarebbe sputare sentenze sulla tomba di un uomo che non sarà mai più in grado di difendersi e di rivelarci le motivazioni che si celavano dietro i suoi gesti. Lasciamo quindi che il sospetto e la paura si tramutino in un monito per i giorni a venire, e custodiamo gelosamente nel nostro cuore ciò che di più bello il professor Weetmore ci ha lasciato, affinché possa scaturire da noi come un luminoso Patronus per rischiarare giornate più buie.”

  Vorrei condividere con la Voce alcuni miei ricordi del nostro capocasa, partendo dal presupposto che per me è stato come un padre, fino alla fine. Era un uomo buono, un uomo integro, coraggioso. Un vero figlio di Godric, in altre parole. Sono sempre stato uno dei migliori in trasfigurazione ed è grazie a lui che fin da quando è arrivato ha sempre trasmesso l'amore per quello che faceva. Prendevo delle lezioni speciali di trasfigurazione da lui, oramai lo conoscevo bene e per questo mi RIFIUTO CATEGORICAMENTE di credere che sia passato al lato oscuro.

  “Era estremamente gentile e paziente. Vedeva qualcosa in ognuno di noi. Dubito che qualcuno abbia dimenticato la sua teiera suicida che zompettava per tutta la cattedra o il forte odore di the che riempiva l’aula. Al mio primo anno, quando l’orario me lo permetteva, andavo un po’ prima a lezione per chiedergli degli animali, del perché stessero nelle gabbie, e soprattutto di quella teiera magica. Undici anni, natababbana, piena di domande… be’, è sempre stato disponibile.”

  “«La modifica la deve pretendere, signorina Hevenge. La deve conquistare, la deve portare a termine. Nessun ideale è sbagliato in partenza. Il suo è tanto corretto quanto scomodo, in verità. E necessita non solo di ostinazione, ma di una voce che sappia farsi sentire. Lei deve rafforzare la sua voce, signorina. Non c`è più tempo per nascondersi dietro le mura di un castello e lei lo sa bene, quindi la prego. Si faccia sentire… Pretendere, non reclamare. Sostenere, non arrogare». Condivido con voi il ricordo di questa conversazione e mi farò sentire, per il nostro Capocasa e per l'uomo che era. Saprò lottare per ogni cosa ed ascolterò me stessa, perché non è debolezza ascoltarsi. E ricordate sempre… Pretendere, non reclamare. Sostenere, non arrogare.”

  “L'anno scorso sono andata nel suo ufficio, per fare il colloquio di orientamento e decidere che materie continuare dopo i GUFO. Ho sempre pensato di essere una persona abbastanza decisa e determinata nelle proprie scelte e ammetto di essermi presentata da lui convinta di avere già le idee chiare. Cosa avrei fatto dopo Hogwarts, che materie seguire, che voti prendere. E' stato lui che in un unico incontro mi ha fatto aprire gli occhi e scoprire che in realtà intorno a me avevo tantissime possibilità che non avrei mai preso in considerazione se lui non me le avesse mostrate con la sua solita gentilezza. Da quella volta ho deciso che non avrei mai più fatto l'errore di precludermi tutte le strade possibili che si aprono davanti a me. Quello che è certo è che qualcosa la farò, perché lui aveva fiducia in me, sono stata solo troppo stupida ed orgogliosa per capirlo, a volte. In quell'occasione gli ho fatto una domanda che lo scorso anno mi ha assillata davvero per molto tempo. Non sono mai stata una studentessa modello, le mie uniche E sono nelle mie due materie preferite e continuavo a chiedermi: perché hanno scelto me come prefetto e non Ivy? Lei è intelligente, è determinata, è esattamente quello che Godric Grifondoro si aspetterebbe. Quando l'ho chiesto a Weetmore sai cosa mi ha risposto? «Il giudizio dei professori, per quanto riguarda la mia visione dei doveri di un prefetto, non si basa soltanto su una lista di E in pagella. È anche vero che reputo la signorina Hevenge un ottimo esempio di studentessa. Sarebbe stata una sfida, affidarle la spilla? No di certo. E con questo non dubito delle sue capacità, vi credo fermamente, invece. E sono altrettanto sicuro che la sfida che la spilla porta con sè, può giovare più a lei che non alla signorina Hevenge. Se si scegliessero i giocatori di Quidditch come si sceglie un prefetto, sarei il primo a volere che la signorina Hevenge sfidasse i suoi limiti, e la prenderei in squadra». E quindi, Ivy, se il prossimo anno volessi unirti in squadra saresti la benvenuta.

  “C'era quella lezione, quella… della fiaba, te la ricordi, no? Della storia di Riccioly d'Oro. Ci ha fatti addormentare e siamo finiti nella storia di Riccioly d'Oro, quella con i tre troll, uno Minuscolo, uno Grande e uno Grandissimo; e quello Minuscolo aveva tutte le cose minuscole, quello Grande tutte grandi e quello Grandissimo tutte grandissime… adesso non mi ricordo bene com'era. E Riccoly d'Oro non era una bambina, ma un mezzogigante con i peli – e neanche biondi, hehe. Comunque, lo scopo della lezione era rimettere a posto quei dettagli della fiaba che erano sbagliati, in modo tale che potesse proseguire correttamente fino alla fine. Weetmore continuava a farci tornare indietro, all'inizio della storia, fino a quando non abbiamo capito cosa fare. Solo allora l'aula è tornata come prima, come se non ci fossimo mai mossi da lì. Io ero al primo banco e lo guardavo, perché prima di finire nell'illusione mi aveva sgridata; subito dopo, però, ha detto una cosa che sembrava stesse parlando proprio con me, te lo ricordi? Ha detto che a volte è indispensabile assecondare la favola, e non contrastarla. E quando ci ha dato i compiti ci ha detto "Non deludetemi". Fino alla fine credo di averlo deluso, sai? Continuavo a ripetergli che doveva morire per noi.”

  “Reginald Weetmore era più di un semplice professore. Reginald Weetmore era come un maestro, quasi un nonno. Per me era una guida, sin dal primo anno mi ha sempre aiutato a superare gli esami, a capire cosa vuol dire essere un mago per bene e un vero Grifondoro. Era un appassionato di Trasfigurazione e ce lo dimostrava sempre, perché quando faceva lezione era sempre contento di poter spiegarci le cose. Era un vero lord, e ho sempre voluto diventare come lui da grande, anche se non sono così bravo ed educato. Mi ha sempre ricordato Merlino, il grande mago, non so nemmeno io perché, ma per me sarà sempre come Merlino, buono e magico. Lo ricordo buono, perché con me lo è sempre stato, anche quella volta che per sbaglio uno studente più grande facendo un incantesimo mi ha fatto piombare in aula, Reggy mi disse di stare calmo che non era successo niente. Sapeva sempre cosa dire e cosa fare, ed era il miglior esempio di Grifondoro che si potesse desiderare. L'ultima volta che l'ho visto era felice, gli abbiamo organizzato una festa di compleanno a sorpresa e siamo riusciti a non farci scoprire. Mi era sembrato un modo carino per festeggiare, per fargli capire che noi saremmo stati sempre dalla sua parte, perché non poteva deluderci. Voglio solo dirti le cose belle e ricordare le cose belle, perché è giusto ricordarlo al meglio.” 

  “Durante il secondo anno, al posto di fare lezione, il professor Weetmore ci portò al Complemorte di Harold Hackett. Mi ricordo ancora come faceva la canzone con la quale il Quartetto dei fantasmi ci accolse, «Sir Reginaldo e il secondo anno, poca arguzia e tanto danno», forse perché si è rivelata essere molto profetica. Al terzo anno invitò invece il suo amico attore, il Goblin Gunci, per darci una dimostrazione piuttosto buffa di come si derattizza magicamente un'aula. È grazie a lezioni del genere, grazie alla passione per la sua materia che Weetmore ha sempre dimostrato, e che è riuscito a trasferirmi, che io adesso ho un'ottima media in Trasfigurazione… da rovinare, mio malgrado, tutte le volte che prendo in mano la bacchetta. Non raccontiamoci bugie. E' successo, dispiace, a volte anche i piccoli errori hanno conseguenze dannose. Lo ricorderò sempre come il mio Mr Weetmore.” 

  “Il Professor Weetmore è stato un uomo che non ha mai giudicato nessuno di noi per quello che era. Non ha mai cercato di dirmi cosa è giusto e cosa sbagliato imponendomelo, ma mi ha sempre spinto a ragionare. Quante volte ti è capitato di infilarti in un'aula in un momento in cui non c'era una lezione? Per studiare, magari. Una delle più belle lezioni che ho fatto con lui è stata l'anno scorso, quando ci ha spiegato i demoni Stalker, che sono invisibili, nel caso tu non lo sappia, a meno che chi li ha invocati non voglia farli vedere. Sai cos'è successo alla fine della lezione? Ha fatto apparire decine di Stalker in tutta l'aula, ad ogni angolo, e sorrideva. Hai presente quel suo sorriso, quello saputo di chi ha visto molto? Ebbene, lui aveva visto molto nel corso degli anni, eppure non ha mai giudicato nessuno o ci ha trattati diversamente. Questo era Reginald Weetmore.”

C’è una cosa che si impara nelle prime lezioni di Trasfigurazione e che è il fondamento di tutta la materia: la perfezione molecolare si raggiunge quando l’oggetto di partenza ha acquistato proprietà ed aspetto di ogni singola particella dell’oggetto di arrivo. A diventa, sì, B nell’aspetto interiore ed esteriore ma dopotutto è e rimarrà per sempre A.

  Non importa l’uomo di arrivo che ci ha salutato, io voglio ricordare chi è stato negli anni passati, con quell’impeccabile aplomb che non è stato intaccato neppure quando si è ritrovato davanti un gruppo di ragazzini urlanti che lo hanno investito di urla ed Exco Flagrantis a volontà, con i coriandoli impigliati nella barba candida e stelle filanti a penzolare sul naso non proprio alla francese. Ecco chi voglio ricordare. Ecco il Professore che mi manca.

Lily MorrisNata e vissuta da che ha memoria in compagnia dei cinque corgie (Gin, Sherry, Whiskey, Brandy, Vodka) della nonna appena fuori Birmingham, infesta la torre Grifondoro da ben quattro primo settembre. Tendenzialmente la gente sembra pensare che il Trio di cui fa parte sia un’unica entità inseparabile, e c’è chi dice che condividano un neurone in tre, chi che vivano in perenne simbiosi. La leggenda vuole difatti che possa perdere tutta la linfa vitale e rinsecchirsi se sta più di un’ora lontana dai due suoi migliori amici. Estimatrice degli esponenti in cui i cromosomi X ed Y si sono combinati in maniera piuttosto piacevole alla vista, pare abbia una lista misteriosa su cui di tanto in tanto qualche nome viene spuntato, motivo per cui gira voce che sia entrata in redazione per avere una scusa in più per avvicinare la popolazione maschile degna di nota… non giungono smentite in merito dalla diretta interessata. È possibile che una volta passata a miglior vita si impegni ad infestare uno dei bagni maschili della scuola, imitando Mirtilla Malcontenta.