By Anne Burton | maggio 30, 2017 - 5:08 pm - Posted in Maggio-Giugno 2073

Il Kneazle timido fa il Topo Enfatico coraggioso. Questa è la frase con cui – un anno fa – ho concluso il Controeditoriale che annunciava al mondo la sventura di avermi come nuova Caporedattrice del giornale che avete per le mani. All'epoca ho chiesto il favore, qualora qualcuno arrivasse a comprendere il significato di tale detto, di poter capire a mia volta, ma nonostante sia passato un intero anno, non ho ricevuto né alcuna illuminazione dall'alto, né – tantomeno – una spiegazione che potesse soddisfarmi. Quando l'altra sera, nella strenua ricerca di ispirazione per l'editoriale, sono inciampata proprio su quell'articolo, ho pensato di vederci un signo divino, uno di quelli che non puoi ignorare o silenciare, se capite cosa intendo.
Ad indicarmi la corretta via d'interpretazione di un simile proverbio, tuttavia, è stata una delle persone che meno avrei pensato di dover citare – ed in qualche modo ringraziare – non solo perché la sua presenza attorno ad O'Flynn ogni volta che cercavo di parlarci seriamente era ai livelli di un Bundimun che ti guasta il salotto buono, ma anche perché – come tutti quelli che lasciano la Scuola – pensavo sinceramente fosse svanito nell'abbraccio dell'oblio. Si, come forse avete già intuito, sto parlando di Ian O'John, novello Lowul della Comunità Magica che cerca di derubare sul posto di lavoro ancor prima di essere effettivamente assunto. Un Genio con le Rune al rovescio – direte voi – l'emblema dei tempi che corriamo, direi io, ed il perché ci riconduce esattamente alla spiegazione di quel proverbio lì: il problema del caos originato dall’assenza di chi comanda. O, volendo parafrasare il detto stesso, dopo un’attenta e ripetuta osservazione dell’ambiente circostante, il Topo Enfatico, sicuro dell’assenza del Kneazle, si lascia prendere dall’euforia, chiama i suoi compagni e, tutti insieme, si danno alla pazza gioia, scorrazzando da un angolo all’altro della casa; sicuramente si affretteranno a fare riserva di alimenti ma, a fine giornata, non potranno resistere a un altro po’ di divertimento e balleranno fino a notte fonda, ignari del pericolo. Il Kneazle, infatti, torna sempre a casa, e se piomba nel bel mezzo della festa, dei Topi Enfatici si fa un sol boccone.
Traendo spunto dalla vera storia di Spezzaincantesimi O'John e mister Hype, dunque, non è tanto pensare che l'irlandese possa aver sbattuto la capoccia sull'ultimo gradino della Gringott perdendo quell'alito di senno che gli restava, ciò che mi preoccupa, quanto cosa realmente possa averlo  spinto a tentare un'impresa catastrofica come questa. Una scommessa con quell'altra testa bacata del suo amico O'Flynn? Voler dimostrare che un vero e motivato Spezzaincantesimi deve letteralmente farsi spaccare qualche osso, prima di potersi definire tale? Cercare un motivo fantasioso per abbandonare la carriera non avendo il coraggio di ammettere con il parentame che la sua strada inizia e finisce con un calderone di monete donate dai Lepricani, da bravo cultore di San Patrizio?
Probabilmente non lo sapremo mai, alimentando in questo modo la favola romantica che lo vorrebbe – rido – in cerca di una propria dote per non sfigurare dinnanzi al gruzzoletto che Katniss Grey sta mettendo da parte, ma resta il fatto che, se O'John è potuto arrivare sino alle viscere della Gringott, da qualche parte c'è una falla. E no, non mi riferisco al sistema di sicurezza dei Goblin che già ci sopportano come una Gomma Bollente che ti si attacca alla scarpa, quanto più a cercare di capire cosa non va nella Comunità Magica se uno sbarbatello pensa di derubare la Banca dei Maghi, due giovani vite sono spezzate nell'indifferenza generale e gli Auror si schiantano a vicenda.
Eh già, è un'altra bella storia anche questa, di quelle da raccontare le sere di Halloween quando hai finito gli aneddoti sui Mannari che camminano per i corridoi di Scuola o quelli che ti paralizzano peggio della sostanza che ci ha bloccati tutti, di recente. Questa storia, però, ha il piccolo particolare di non essere poi così tanto inventata o ingigantita, né di aver come protagonisti i soliti Giganti, Troll o altri mostri simili.
E no, sembra proprio che in quella casa di Braintree sia andato in scena un regolamento di conti – o qualcosa che gli andava molto molto vicino – non solo tra due che dovrebbero essere dallo stesso lato della barricata, ma – il che è più preoccupante – tra due che fanno parte delle Forze dell'Ordine Magico. Ora, non so voi, ma io la storia degli incidenti non me la bevo più da un pezzo, anche se tutte le volte che ho provato a parlarne con Jayden ha sempre sostenuto di dover studiare Cura dei Babbani pur di non affrontare il discorso.
Ci deve essere per forza qualcosa che non va, andiamo! La Comunità Magica non può essere impazzita di colpo – e no, non lo è, credetemi – né voglio credere che ci siamo bevuti tutti il cervello pensando che sia ammissibile derubare la Gringott o fare del male agli studenti che dovresti istruire ed allevare – in qualche modo – o smettere di guardare le spalle ai propri compagni. Chi è il Kneazle della nostra storia, dunque? E, cosa ancora più inquietante: sta già rientrando a casa per trovarci tutti riuniti ed abbatterci?

Merida McReady. Scozzese dei monti Am Monadh (Grampians in lingua inglese) e Tassorosso per buona lena e tempra davanti alle difficoltà, frequenta il settimo anno e, come tiene a sottolineare, anche tutti i corsi extra che possono affinare la sua "non grazia" da sindacalista. Attivista e fondamentalista in tutto ciò che riguarda la fauna del mondo magico, paragona spesso studenti e docenti a Creature poco conosciute di cui ha sentito parlare dagli innumerevoli cugini tra cui spicca Robert McReady. Diretta e senza peli sulla lingua, non si fa problemi nell'esprimere ciò che pensa anche quando non può piacere, anzi, soprattutto quando sarebbe preferibile addolcire la pozione prima di somministrarla o quando, da Caporedattrice, dovrebbe dare il buon esempio. "Gli scozzesi non danno proprio niente" la sua eterna giustificazione in merito. L'ironia decisamente scozzese e le descrizioni caricaturali di chi la circonda emergono dai suoi articoli sebbene la sua missione annuale – per ammissione – sia quella di riuscire a farsi una fotografia con Laury e Darsel sebbene tanta grinzaficaggine sia difficile da contenere in un unico scatto. Fiera sostenitrice dell'abbandono delle Terre di Bleah, ogni occasione è buona per sottolineare come il Ministro della Magia abbia i mesi contati. Per l'esattezza sino a Luglio del 2073.
By Allen Hollowdale | - 1:26 pm - Posted in Maggio-Giugno 2073

Sembra che anche quest'anno la nostra amata Casa abbia vissuto l'ennesima avventura. Non una sola in realtà, ma delle altre si è già parlato abbondantemente mentre quella di cui parlo è relativamente nuova. Ma lascerò ai miei colleghi scribacchini il raccontarvi di professoresse senza scrupoli che coltivano germogli succhia-emozioni, così come non è compito mio versare parole per il nostro bel giardino completamente appassito. No, io voglio parlarvi di una vicenda parallela e non meno importante di tutte queste. Voglio parlarvi di quell'ululato che di sicuro gran parte di voi ha sentito non appena il Fumo ha interrotto la sua stretta. È risuonato chiaro e raccapricciante nella tromba delle scale, risalendo dal basso con vibrazioni minacciose che sembravano voler dire non è tutto finito. E dire che eravamo ancora intenti a preoccuparci di essere fuori pericolo, di essere interi e non avvelenati. C'erano dei feriti da portare in infermeria, come il Prefetto Lewis, e quindi non ho potuto personalmente scendere appresso alla coraggiosa Preside Welkentosk per assistere all'ennesimo avvenimento fuori dal normale di questa lunga serie. Un Mannaro a piede… anzi a zampa libera dentro Hogwarts.
E per quanto l'idea di ritrovarselo davanti terrorizzi un po' tutti, ammetto che c'era una parte di me che avrebbe voluto sbirciare la scena, non tanto per masochismo quanto per spirito di conoscenza. Non ho potuto farlo, anche perché ho preferito seguire e aiutare Evan Miller, ma poi sono tornato sulla vicenda e ho indagato, fino ad arrivare ad una persona: Alexandre O'John. Un altro Prefetto, sì!
No, non è lui il Mannaro (sebbene abbia rischiato di diventarlo), bensì la vittima, come tanti saprete già. Ma anziché sprecare altre parole che non sarebbero altro che frutto della mia immaginazione, cedo a lui il compito di raccontarvi come sono andate le cose.
"Stavo controllando velocemente i corridoi come sempre dopo cena, prima di andare a recuperare quelli dei primi anni per portarli in Sala Comune ed il fumo mi ha bloccato, com'è successo anche a novembre, quand'erano spariti degli studenti. Non so dire se (il Mannaro) fosse rimasto bloccato, non era con me in quel momento. È apparso all'improvviso."
Immaginatevi: voltate l'angolo del corridoio e… una figura bestiale alta almeno due metri vi osserva con gli occhi da predatore. Le narici si allargano, annusano il vostro odore, e le zampe si tendono e sapete che un istante dopo sarete catturati. Ma come mi rammenta anche Alexandre, non è colpa loro, dei Mannari. Questo va ricordato perché, nonostante i Mannari siano catalogati come Creature Oscure, sotto questa maledizione c'è una persona come me, come voi e come il professor Fitzpatrick, sul quale qualche sospetto è ricaduto. Ma andiamo avanti.
Alexandre non è solo, nel momento dello spiacevole incontro. C'è Medea Galbraith con lui e c'è anche quella che ho capito essere Rebekha Grimes. Sono in vantaggio numerico quindi e, nonostante l'idea sia quella di scappare e darsela a gambe, non possono semplicemente voltare le spalle alla Creatura.
"La cosa più brutta è stato il rendermi conto che nulla potevamo contro di lui. Abbiamo tentato di fermarlo, sai, schiantesimi ed Incarceramus, cose così ma non è servito a niente". Quindi immaginatevi ancora questa possente Creatura che flette le zampe e balza verso di voi come un bolide infuriato. Non solo è fisicamente più forte e veloce, non solo possiede artigli e zanne che oltre a lacerare rischiano pure di maledirvi, ma è anche "duro" nell'incassare magia! Di sicuro l'incubo di tante persone. Mi sorprende che non ci siano più Mollicci a trasformarsi in Mannari. Ma continuiamo col nostro racconto. Alexandre è proprio la vittima di quella rincorsa. Viene atterrato dal Mannaro e ferito alla spalla. Sembra spacciato.
"L'incoscienza di Medea e l'intervento del professor Laury e della Welkentosk sono stati in grado di fermarlo". Insomma, due interventi decisamente tempestivi da parte di due adulti che di sicuro sanno meglio di noi studenti come affrontare un'emergenza del genere. Emergenza che poteva finire in tragedia e che invece s'è conclusa così, con un Mannaro stordito (che poi nessuno sa cosa gli sia successo subito dopo) e con uno studente in infermeria, più scioccato che in pericolo, grazie a Merlino.
Ma alcune considerazioni mi sembrano doverose, visto l'accaduto. Non mi sento di dare colpe al sistema di sicurezza scolastico: nessuno si aspetta che una pazza psicopatica sparga un fumo bloccante per fare i suoi comodi proprio in una notte di luna piena. Insomma, se l'è andato proprio a cercare, il momento propizio. Né vorrei entrare nei dettagli sul perché fosse stata assunta, in fondo insegnava alla Clouny e se non sono ottime referenze queste… No, quello che mi preme approfondire è proprio la questione Mannaro, o meglio, chi si nasconde dietro di essa, e non parlo solo di nome e cognome. Alexandre pensa al professor Fitzpatrick, ma si sa che ai Mannari è permesso studiare ad Hogwarts, seppure le loro identità restino segrete. Quindi chissà chi c'era dietro quel lupo di due metri.
"Dovremmo cercare di capirli anche perché.. insomma, io ho capito che non è stata la sua coscienza a fargli fare quel che ha fatto, è stato il suo istinto. Quindi se devo essere sincero non ce l'ho con lui, perché non è che avesse nemmeno troppa scelta una volta che s'è visto arrivare degli incantesimi addosso. Quel che mi sento di dire al riguardo, almeno per la loro e nostra sicurezza è che non li si rinchiuda dentro quattro mura. È come mettere un Jarvey in un pollaio. Se non ha altro da cacciare, fa strage se ne ha la possibilità, quindi non ha fatto nulla di diverso da un qualsiasi altri animale cacciatore". 
Sebbene mi ritrovi d'accordo con gran parte della linea di pensiero del Prefetto, vorrei sottolineare che no, non è come un qualsiasi animale cacciatore perché viene considerato Creatura Oscura, e questo vuol dire che la sua natura lo spinge a danneggiare anche da sazio. Ma ha assolutamente ragione Alexandre a dire che è logico tenerlo lontano dal castello in cui ci sono centinaia di studenti. Da quanto ho capito a posteriori, quel Fumo ci ha tenuti bloccati per qualche ora, possibile quindi che il povero Mannaro non avesse avuto il tempo di tirarsi fuori dal cosidetto pollaio. La colpa, ancora una volta, va tutta alla Merlmemblose, ma c'è un ultimo appello che vorrei rivolgere invece alla Scuola e ai suoi professori.
"Vorrei che c'insegnassero un modo per proteggere noi e loro che, come ho già detto, non hanno colpe. Per fermarli senza far loro del male. Questo vorrei dalle lezioni di Difesa contro le Arti Oscure, un modo efficace per evitare che quel che è accaduto si ripeta, chiunque esso sia, in modo da evitare troppi danni collaterali da entrambe le parti."
Quindi una maggiore consapevolezza, una sensibilizzazione disillusa di cosa siano queste Creature e quali siano davvero le loro potenzialità e quali i loro limiti, i loro crucci, visto che ci conviviamo! E infine, cosa fare di davvero efficace per evitare serie conseguenze ad entrambe le parti. Scommetto che ognuno, dopo questo episodio, vorrebbe saperlo.

Allen Hollowdale. Un Corvonero nella concorrenza. Mosca bianca, non solo per aver scelto la Voce di cui è vice o perché la deve sempre pensare diversamente dagli altri, ma anche più semplicemente perché è albino e quindi è proprio tecnicamente bianco. Ha l'hobby di fissare la gente in maniera insistente e inquietante, oltre che quello di stare sempre sui libri. Infatti si impegna al suo massimo per esser categorizzato secchione di prim'ordine e rune-nerd e porta sempre con sé qualche quaderno pieno di scritte e scarabocchi che solo lui sa interpretare. Pungente e creativo, lo potrete trovare in posti poco frequentati e improbabili, circondato da incantesimi ed esperimenti, sempre intento a leggere e imparare, tanto che molti si chiedono se non viva in un mondo tutto suo. Qualcuno giura di aver scorto una luce di pura malvagità nei suoi occhi, quando si appresta a battere i bolidi contro i poveri cercatori avversari.
By vocestudenti | - 10:47 am - Posted in Maggio-Giugno 2073

 

Controeditoriale

di Charlie Marmaduke

Ho appena finito di fare un origami incantato. Sapete, quelli che pieghi un pezzo di carta, poi lo pieghi ancora, poi ancora, tiri di qua e di là, gli dai un colpetto con la bacchetta e un Chartànimus anima tutto. Credo che sia il ventesimo che faccio nel giro di un paio d'ore, li ho fatti in fretta, sempre più in fretta per essere sicuro di non avere neanche un millisecondo per distrarmi e quindi essere in buon allenamento per scrivere questo controeditoriale. Ho già scritto un programma di allenamento simile per l'estate, così quando a settembre ci sarà il mio primo editoriale avrò imparato a non distrarmi. Se volete ve lo sintetizzo qui, allora lunedì fissare per due ore un Billywig che batte le ali su un cesp… no okay, forse ripetere qui l'allenamento per non distrarmi mi fa distrarre. Insomma questo per dire che… wow. Mi hanno votato capo de La Voce, l'hanno fatto davvero! E' stato già sconvolgente l'anno scorso quando ho avuto due voti come vice, ma adesso… adesso… Non è che è un pesce d'aprile con molto ritardo così non posso sospettare che è uno scherzo, vero? Per tutti gli Asticelli su di giri, non è uno scherzo! E visto che ho capito che non è uno scherzo, prometto che farò qualcosa per quella storia dell'affinché nulla si perda. Perché, ormai lo sapete, io perdo un po' tutto, perché mi distraggo e viaggio sempre un po' da qualche altra parte. I grandi lo chiamano disturbo dell'attenzione, però è carino come me l'hanno ribattezzato qui, Radigorda Ubriaca.
Ma la sapete un'altra cosa? Per compensare questo genere di stranezze serve trovare qualcosa che la mia testa segua volentieri. La scuola non ci riesce, anche se non per questo voglio meno bene al mio Capocasa Fitzpatrick, ma tutte quelle cose per cui concentrati, focalizza, ecco non fanno troppo per me. Ma un giorno durante una lezione sulla scrittura automatica a Divinazione mi sono accorto che, distraendomi distraendomi, avevo iniziato ad abbozzare un articolo per La Voce del mese successivo. Quindi nella distrazione La Voce attirava la mia attenzione, capite? Questo che ho non è qualcosa da cui si guarisce, ma se sei così fortunato da trovare il tuo punto di attenzione, allora devi tenertelo stretto. Così ho iniziato a scrivere di cronaca e mi sono accorto che, facendolo, nulla si perdeva. Sono ancora tanto distratto e lo so, pure un po' imbranato, però adesso che ho capito non ho più così paura del peso che mi calerà addosso a settembre. Cioè sì, quando fai diciassette anni e iniziano a parlarti di responsabilità, di strappare dei M.A.G.O. decenti perché là fuori devi darti da fare, un po' di paura mi viene, però c'è anche quel pizzicorino al naso di quando impugni la tua prima bacchetta e per sbaglio fai un Incantesimo Scarabocchio sul registro di Ollivander. Be' sì, tecnicamente hai fatto un disastro ma sai che un po' alla volta con tanto impegno riuscirai a rifarlo bene quell'incantesimo, no?
La Voce è stato il mio incantesimo fatto bene, quello con cui ho scoperto che impegnandomi ce la potevo fare. E non parlo di finire sulla parete dei Caporedattori, ma proprio di trovare il mio incanto Quattropunti e sapere, soprattutto, che quando anch'io uscirò da Scuola qualcun altro continuerà a segnare l'orizzonte del giornale scolastico. Perché qui non si tratta di sostituzione, non mi piace questa parola, dà l'idea di qualcosa che si mette al posto di e un po' cancella quello che c'è stato prima. No, invece successione suona meglio, perché vuol dire che su un orizzonte ideale noi e chi ci ha preceduto siamo comunque tutti insieme e chi verrà dopo avrà un pezzetto di noi, perché una volta impresso su stampa, non c'è distrazione che tenga. Le pagine si accartocciano e le foto ingialliscono, il loro incanto di animazione rallenta, ma La Voce non ci lascia. Anzi, spero che là fuori Merida e Allen potranno mostrare la loro copia de La Voce e dire "siamo usciti oggi!", come se non se ne fossero mai andati.
E a proposito, sono così contento di tenere con me un pezzetto di Merida il prossimo anno. Cioè, detta così suona male, non intendo un'unghia dei piedi o una ciocca di capelli, ma la ruvidezza di quello sguardo che ti lancia quando ti fai sfuggire un "ma non lo so mica se so scrivere di cronaca", per esempio. Il modo in cui ti fa sentire parte di qualcosa anche se il resto del mondo ha ormai deciso che sei un imbranato che a malapena guarderà il depliant di un'Accademia.
Ora, neanche io lo so come si scrive un primo editoriale. Di parole ne ho tante, ne ho pure troppe, ma come metterle in fila? Come farle suonare bene? Ho sempre avuto in mente quest'immagine che le parole degli editoriali rintocchino, in qualche modo, come il nostro orologio qui a Scuola, ma creando un suono pulito e senza echi. Spero che anche i miei avranno un suono, anche se non sarà un rintocco, magari solo un chiacchiericcio di sottofondo che però ti costringe a tendere l'orecchio e cercare di ascoltare quanto viene detto. Anche perché, fatevelo dire da uno che di chiacchiere se ne intende, in una classe silenziosa una sola vocina che chiacchiera si sente. Magari non si distinguono le parole, non si afferra bene il tono, ma che il silenzio non sia totale si sente eccome. Immaginate quindi cosa possono fare due, tre, quattro voci che chiacchierano, immaginate quanto silenzio possono disperdere. Immaginate che alla mia voce si unisca quella di Jayden, di Jacquelyn e poi ancora Seanna, Michael e Tim e Tom volete che non si sentano? Immaginate che alle nostre se ne aggiungano di nuove, forti dei rintocchi che ci ha lasciato chi ci ha preceduto. Forse ancora non basterà, ma per noi vale tanto.
E' passato il tempo del Silencio perché chiacchieravo a vanvera, giuro che adesso mi metto all'opera.

 
 

 

 

Vita da Auror

di Patrick Ionis

Sebbene molte copie girino sulle nostre scrivanie, non sono un lettore assiduo del vostro giornalino e ricevere la richiesta di scrivere per questa rubrica mi ha colto un po’ come uno Snaso su un mucchio di galeoni. Davanti ad un Goblin della Gringott. Nonostante il titolo della rubrica parli da sé, ho messo da parte i fascicoli e mi sono documentato per capire che cosa un Auror dovrebbe scrivere in una sezione di questo tipo – almeno un minimo di preparazione per fare bella figura con voi ragazzi. Si suppone che, dopo una breve introduzione su chi io sia, dovrei descrivere quanto avventurosa sia la vita di tutti i giorni in questa sezione del Ministero, del tragitto che mi ha portato ad essere un membro effettivo di questo Dipartimento – rimarcando quanto dura sia l’Accademia ma, in fin dei conti, gratificante – e, infine, ricordare agli studenti del settimo anno che ci saranno i test preliminari quest’estate, giusto per completare il quadro con una pubblicità nemmeno troppo velata per l’Accademia Shacklebolt, invitandovi ad iscrivervi e tentare su questa strada per avere una brillante carriera. Ma non sono uno Auror-Scout e dopo il numero in cui Merida scriveva di noi – quello, sì, l’ho letto con più attenzione – sarebbe come svolgere un compito per mirare all’Accettabile così tutti contenti senza uno zellino di danno: io avrei concluso con un resoconto esauriente di questi sei anni e più di lavoro e voi sareste liberi di saltare – magari dopo le prime righe – al prossimo articolo. No, lo vedo come un insulto all’intelligenza di tutti, per cui farò lo yankee sovversivo.
Preferisco raccontarvi di come la lettera di Merida sia stata il più inaspettato fulmine a ciel sereno che avremmo mai potuto ricevere. Una lettera ben più incisiva delle mille e più portare dallo stormo di gufi che ci ha investito qualche mese fa in ufficio – chiedete al professor Spooner, sarà contento di parlarvene. Poche righe in cui ha scoperchiato il vaso di Pandora e, per Deliverance Dane, portato di nuovo alla luce una incontrovertibile verità: I civili non sanno quel che accade.
Inaccettabile, assurdo, ingiusto.
Ma, per quanto difficile possa sembrare, è un aspetto che il più delle volte passa in secondo piano nella mente di un Auror. È un lavoro che porta ad escludersi dal normale concetto di vita che la stragrande maggioranza della popolazione vive tutti i giorni. Mano a mano che cresci nelle Forze dell’Ordine Magico si aggiungono filtri nella tua visione della realtà: gli amici e parenti diventano punti sensibili, un qualsiasi esponente della popolazione magica assume il ruolo di possibile vittima, carnefice o innocente fino a prova contraria ed i giornali… i giornali diventano la principale via per la fuga di notizie sui casi ancora aperti, i giornalisti succhiasangue ben peggiori di un Vampiro impazzito, le alte cariche Demoni Stalker che controllano ogni tuo passo.
È una perdita del contatto con la realtà quasi del tutto totalizzante, il cervello inizia automaticamente a pensare in un determinato modo, si valuta la situazione, ci si muove quanto più possibile per ridurre il rischio e, infine, si fa tutto il possibile per rendere al minimo il danno restante. Per questo i giornalisti delle testate nazionali ricevono meno che niente per i loro articoli, il nostro Dipartimento non parla se non al concludersi delle vicende. Per questo anche le persone più vicine a noi, civili a cui affideremmo anche la nostra vita, subiscono lo stesso trattamento di silenzio, di frasi spezzate e vaghe, di sguardi colpevoli per non poter spiegare meglio cosa ci preoccupa fino al punto da rovinarci il sonno.
Ben inteso, non sto dicendo che questo è il modus operandi giusto. Sono americano e per quanto il mio Paese abbia avuto diverse pecche nella sua storia – magica e babbana soprattutto – in proposito, sono fiero sostenitore della libera diffusione di idee e libertà di stampa. Il vero problema è come queste verità precluse ai civili sono composte. Se da una parte il tenere all’oscuro la popolazione è sbagliato dall’altro la diffusione di notizie frammentarie ed incerte, come riusciamo a raccoglierle nel corso delle indagini, è potenzialmente più pericoloso. Il più delle volte persino noi non abbiamo il quadro completo del caso, il famoso brancolare nel buio che tanto spesso si legge degli articoli come giustificazione ai nostri “no comment”, per questo è impossibile dare una corretta informazione. Del resto la libera informazione è giusta fintanto che non viene inquinata dall’incertezza, così che non diventi mezzo per far dilagare il panico. Una massa in protesta che ha nel proprio cuore sentimenti di paura genera disordini, tumulti, accresce da sola paura ed incertezze che la animano, mettendo a rischio tutta la Comunità restante. Ed è l’ultima cosa che chi decide di essere un tutore dell’ordine pubblico vuole.
Sì, Merida. La corretta informazione unirebbe le Forze dell’Ordine e la popolazione in una solida collaborazione verso chi attenta alla tranquillità della Comunità, se fossimo in un mondo perfetto. Per quanto insopportabile possa essere sentirselo dire stiamo lavorando quanto più possibile per risolvere le situazioni critiche attuali – inutile indorare la pillola con l’idea che siete bambini – e che no, non può esser detto di più di quello che il CapoAuror ha scritto nella sua lettera di risposta.
Mia cara Merida, chiederti di dormire sogni tranquilli e senza timore alcuno sarebbe da pazzi incoscienti, sono anni che la Comunità Magica inglese non vive tempi sereni, così come non li viveva nel ‘66, quando ho preso la decisione di diventare una Recluta Auror. Un professore, nel mio primo anno accademico ricordava costantemente il motto di un eroe della seconda guerra magica: vigilanza costante. Ed è un invito che faccio a chiunque abbia avuto il coraggio di arrivare sino a questo punto.
Seppur con poche notizie a vostra disposizione mi sento di voler ricordare che chi viene definito civile qui, nel Mondo Magico, è inteso con una concezione del tutto diversa rispetto al mondo babbano, in cui sono cresciuto, prima di entrare ad Ilvermorny. La bacchetta è e rimane un’arma – per quanto credo che non sia ancora passata di moda del suo utilizzo alternativo come fermacapelli – e voi tutti “bambini”, come hai voluto definirvi, avete intrapreso un percorso per diventare maghi e streghe del tutto formati negli incanti difensivi ed offensivi, supportati dalle spiegazioni di maghi e steghe capaci nell’infondere conoscenze magiche adatte alla vostra età, instillando in voi il giudizio di quando è necessario usarle.
È frustrante, lo so, ma sono certo di parlare a nome di tutti i miei colleghi nel dire che, per quanto ci siano questioni segretate al momento, noi Auror siamo al servizio della Comunità e per quanto i più possano pensare che vediamo i civili come un intralcio al nostro operato, non è così. Non sarà un mondo perfetto, ma per un bene comune come la pace la collaborazione tra tutte le parti in causa può esistere. E può far ottenere i risultati sperati