Solitamente noi maghi siamo soliti celare la nostra esistenza ai Babbani, attenendoci allo Statuto di Segretezza della Confederazione Internazionale dei Maghi. Diverse persone hanno provato a rendere nota la nostra esistenza, e tra queste possiamo citare Carlotta Pinkstone, un’attivista arrestata diverse volte per deliberato uso della magia in luoghi pubblici. Potremmo ora dire che in parte ci è riuscita, dato che diversi studenti hanno dei genitori Babbani, a volte anche tutti e due. E perciò, il Ministero della Magia ha deciso di sfruttare questa occasione per dare il via ad un progetto unico nella storia dell’umanità, e mi riferisco sia ai maghi che ai Babbani.
La mattina del 23 maggio una squadra di Auror preleva dei genitori di alcuni ex-studenti di Hogwarts, preventivamente avvisati tramite posta babbana (a quanto pare il Ministero si sa adattare). In totale, i Babbani prelevati sono sette, provenienti da altrettante famiglie. Sono studiosi di una speciale branca della scienza chiamata "genetica", che riguarda lo studio dei geni (unità ereditaria fondamentale degli organismi viventi, che dirigono lo sviluppo fisico e il comportamento di un essere vivente). Il progetto del Ministero consiste nel trovare cosa rende noi maghi così diversi da loro, cercando appunto tali differenze nella struttura genetica di maghi e Babbani. Nonostante la presunta segretezza del progetto nelle sue prime fasi, sono arrivati dei gufi di reclamo al Ministero, poiché si teme che con tale esperimento i Babbani possano creare artificialmente i maghi, e combinare l’impensabile. Perciò – oserei dire in via informale – i sette genetisti Babbani hanno dovuto firmare una sorta di contratto che impedisce loro di utilizzare le conoscenze apprese per fini che vanno oltre la pura e semplice ricerca scientifica. Dopo i preparativi iniziali, ovvero l’allestimento del laboratorio, il trasporto delle attrezzature necessarie, e la predisposizione di un gruppo di Auror messi a sorvegliare, la mattina del 24 maggio i sette genetisti entrano per la prima sessione di esperimenti.
«Ci siamo limitati prelevare il sangue a dei volontari e analizzarlo, ognuno di noi separatamente. Un’analisi semplice e sommaria, e da ciò che posso vedere adesso non noto alcuna differenza» commenta il più anziano dei genetisti, Philip Wellington. Le analisi portate a termine nei giorni seguenti non danno alla luce alcun risultato, e inizia a crearsi un clima di nervosismo. Nascono le prime tensioni tra gli scienziati e gli Auror messi lì a sorvegliare: i primi, frustrati dalla nullità dei risultati ottenuti «sono decisamente acidi e supponenti», citando testualmente un membro del Ministero che preferisce rimanere anonimo, mentre i secondi iniziano a credere di star perdendo il loro tempo lì a sorvegliare i Babbani, tutto questo finché dopo la pausa pranzo del 28 maggio, due scienziati, Olivier Edwards e Martin Bateson, spariscono. Le ricerche partono immediatamente, e subito si pensa a coloro che tentavano di ostacolare il progetto "Scienza e Magia", e nel pieno fervore delle perlustrazioni trovano una lettera sul davanzale della finestra del laboratorio, che reca scritte le seguenti parole «LI HO PRESI». Ciò fa ovviamente pensare ad un rapimento, che farebbe escludere – per ora – l’ipotesi di omicidio. Nel frattempo, i cinque Babbani rimanenti hanno sospeso tutti i loro esperimenti, e sono sorvegliati ventiquattro ore su ventiquattro in un posto non rivelato dalle autorità per ovvie ragioni. Ma chi ha lasciato la lettera? Che sia solo una falsa pista? Che in realtà i Babbani siano usati a loro volta come cavie da qualche pazzoide, in un raccapricciante esempio di legge del contrappasso?
Si aspettano nuovi sviluppi sulla vicenda, dato che il Ministero preferisce filtrare la fuoriuscita di informazioni per proteggere coloro che non sono stati rapiti e per non far in modo che gli spostamenti degli Auror in ricerca dei due scienziati vengano scoperti dal rapitore.
Clovis O’Gilead
Secondo la perizia psichiatrica, è stata rivelata la piena coscienza dell’azione nel momento della sua attuazione: in nome del gioco e dello svago, la ragazzina condannava se stessa ad una reclusione ad Azkaban sotto stretta sorveglianza. Un caso unico nel suo genere che ha portato negli anni successivi svariate polemiche sia sull’istruzione privata delle arti magiche, sia su maggiori controlli di restrizione della magia presso i minori.
Marlene McGregor
1. La signorina C. Von Derster starnutisce ripetutamente e in maniera teatrale all’interno del suo calderone, sostenendo che la pozione da me scelta per l’esercitazione sia un miscuglio di peli di centauro e particelle della sorella gemella, entrambe cose a cui dice di essere allergica. Sento che sarà la prossima volontaria al momento dell’assaggio del preparato.
Queency Fleetwood
Alfred: Questa tizia qui ha buone possibilità di arrivare viva intorno al quarto anno, o mutilata al quinto, dipende dalle occasioni.
Michael: Io invece dico che schiatta prima della fine di quest’anno, se continua a sfidare il Porro. Scommettiamo, capo?
Alfred: Mmh, non lo so… Cinquanta falci che il Porro la mantiene in vita fino al terzo finché non trova altre cavie.
Michael: Altre cavie? Ma se il castello è pieno! Cos’è, ora che sei il suo provapozioni preferito credi di essere insostituibile?
Alfred: Non sono il suo provapozioni preferito, semmai sono il primo che individua grazie alle orec… altezza.
Michael: No no… è proprio grazie alle orecchie che ti individua subito! Potresti anche chiederle una pozione per rimpicciolirle un po’, capo…
Alfred: Io non rimpicciolisco nessuna delle mie appendici, chiaro?
Michael: Cos’è, hai paura che sbagli… appendice? (sghignazza)
2. La signorina L. Perry viene invitata ad uscire dalla classe in quanto, esercitandosi per un rituale divinatorio, ha rischiato di incendiare prima i capelli della signorina A. Burton e poi la mia coda.
Lysander
Michael: Ehi, qui l’unico che può fare esperimenti incendiari sui parrucchini sono io!
Alfred: Stai suggerendo che la Burton porti il parrucchino anche lei?
Michael: Certo che no, capo! Ma la coda del centauro secondo me è un parrucchino…
Alfred: Cioè una coda posticcia? No diciamo finta, non credo tu sappia che vuol dire posticcia.
Michael: Pistache? Capo, ma perché parli sempre così difficile! Frequentare una cornacchia ti ha reso spocchioso quanto loro!
Alfred: Mic, non sono io che so più parole, sei tu che ne sai di meno, mi sa…
Michael: Ma meno di chi, capo? Ma soprattutto meno cosa?
3. Il signor V. Stars è stato visto assumere un atteggiamento indecoroso nel corridoio di Incantesimi, poichè correva dietro due sacchi di iuta con i piedi che somigliavano straordinariamente ai signorini Muldoon, brandendo un mestolo da cucina e gridando che il cioccolato dei suoi Starsini non doveva essere spacciato per pasticche di Polvere Peruviana Buiopesto e conseguentemente lanciato nei corridoi.
Anassibya Graveyard
Alfred: Questo spiegherebbe perché i muri dei Sotterranei trasudano cioccolato. O comunque io spero che sia cioccolato.
Michael: Se era cioccolato la Webber avrebbe già fatto piazza pulita…
Alfred: Allora sarà fango, mi sa che è saltata un’altra tubatura. Vai a prendere qualche mantello altrui, così tappiamo il buco.
Michael: Se è una tubatura non è detto sia fango. Mando i Muldoon a trovare per caso un tappabuco, seh.
Alfred: Ah. Già. In tal caso sì manda loro a trovare qualcuno.
Michael: Ma io intendevo un oggetto… non una persona! In quel caso ci possiamo infilare direttamente Sean e Jericho.
Alfred: Dovremmo pietrificarli per farli stare fermi. Mmh, non sembra male l’idea…
Michael: Sei tu quello al settimo, ci riusciresti se ti impegnassi una volta tanto!
4. La signorina M. McGregor giustifica l’assenza di ieri alla lezione di Rune con «Ha ceduto una diga nel Rio delle Amazzoni». Alla mia richiesta di spiegazioni, ha precisato che quella notizia le aveva dato lo spunto per un articolo che doveva scrivere prima di essere strozzata da un non meglio identificato capo.
Keelin Keynes
Michael: Capo, io ho capito quale non meglio identificato capo! Capo, io ho capito quale non meglio identificato capo! Capo, io ho capito quale non meglio identificato capo!
Alfred: (gli molla una manata sulla nuca) Ti si è inceppato il disco?
Michael: No, volevo solo che ti fosse chiaro il concetto. Anche se con le orecchie che ti ritrovi non dovresti aver difficoltà a sentire!
Alfred: Almeno io sento e capisco, non come qualcuno che ha fissato il camino per mezz’ora credendo che gli stesse parlando!
Michael: Tu senti ma non è detto capisca sempre, te lo ripete sempre anche la Austen. E comunque ti ho detto che quel camino parlava! L’ho sentito! Giuro!
Alfred: Ti secca così tanto piantarla di origliare le nostre conversazioni? Pensa a parlare col tuo amato camino!
Michael: Io non origlio! Semmai ascolto per caso.
5. I signor M. Parker e S. Medicine rimaranno dopo la lezione a sistemare i banchi spostati per l’esercitazione, in quanto sono certa che le loro conversazioni a mezza voce circa il numero di fratture riportate durante l’ultima partita di Quidditch non siano argomento della lezione odierna.
Lysithea Carmichael
Alfred: Certo che avete la zucca per aria, non ve lo ricordate proprio mai che la Carmichael quasi quasi sente attraverso i muri?
Michael: Non è colpa mia! Stavo solo raccogliendo informazioni utili per le nostre scomess… per la nostra redazione sportiva, ecco.
Alfred: E parlate del numero di fratture? No, dico io, si inizia sempre dalle cadute dalla scopa!
Michael: Ma il numero di fratture potrebbe incidere sulla forma fisica e quindi le cadute alla partita successiva! Devo spiegarti sempre tutto io?
Alfred: A me interessa il momento, caduta dalla scopa, frattura e finisce lì il giro della scommessa. Sono io a spiegarti tutto!
Michael: Solo perché le tue scommesse riguardano il momento questo non significa che invece le mie… cioè intendevo… oh, credo mi stiano chiamando…
Alfred: Già, le mandragole nella serra 3 ti stanno proprio chiamando, non farle aspettare, da bravo.
6. Particolarmente distratto durante la lezione di oggi, il signor M. Harvarest ha accidentalmente messo la testa in un preparato di concime naturale dove riposavano dei semi di Giglio Giaciglio. Quando ha poi scosso la testa, i semi si sono sparsi nella serre e mi sono ritrovato a far lezione ad una classe interamente addormentata.
Etan Keaton
Michael: Ah, perché queste cose non capitano mai alle lezioni che frequento io?
Alfred: Probabilmente accadono, ma tu dormi già di tuo senza bisogno dei fiori sonnolenti lì.
Michael: Io non dormo a tutte le lezioni, a quasi… no be’, in effetti son tutte. Hai ragione.
Alfred: Ed ecco perché a volte ti trovano nella classe del quarto. Anche quando è vuota.
Michael: Non è colpa mia se ho dei compagni di classe che non mi svegliano quando è ora di andare. Non c’è più rispetto per gli onesti lavoratori che riposano.
Alfred: Già, l’ha detto anche il portiere Tassorosso all’ultima partita.
Michael: Davvero? Io sospettavo una cosa del genere ma che l’avesse detto seriamente…
7. Un terrorizzato Bodo mi dice di segnalare che il signor A. Lewis gli ha afferrato una gamba sotto il banco, durante la lezione. Il ragazzo si è giustificato dicendo che aveva sbagliato soggetto, la signorina E. Austen accanto a lui ha confermato.
Manish Sabu
Michael: Capo, non immaginavo ti piacessero così tanto gli elfi. (sghignazza)
Alfred: Da morire, guarda. Vorrei proprio sapere che ci faceva quell’elfo accanto alla mia gamba, tra l’altro.
Michael: Io mi chiedo cosa ci faceva la tua mano sotto al banco, invece. La Austen adesso tiene i libri di scuola sulle ginocchia? Eh? Eh? Eh?
Alfred: Avevo un prurito al ginocchio. E poi le mani sono mie, potrò pur decidere dove metterle, non mi devo mica giustificare. E… e… ha iniziato lei, ecco.
Michael: Secondo me le tue mani sono dotate di vita propria. Decidono da sole che elfi agguantare! (ride ancora più forte)
Alfred: Ah be’, almeno agguantano qualcosa, le mie.
Michael: Certo, certo… prima o poi mi aspetto che anche le tue orecchie decidano di fare qualcosa per conto loro! Magari puoi davvero volare senza scopa come ti ripete l’Orchessa!
8. Ho sorpreso il signor A. Rowumber che si aggirava fuori dagli orari di lezione nel corridoio dei Sotterranei che porta alla mia aula, cercando di mimetizzarsi dietro un arazzo e dicendo qualcosa che riguardava zellini maledicenti. Maledicenti, credo, sì.
Wulfrich Warren
Alfred: Ma non è che lui ha detto qualcosa tipo "frollini saltellanti" e Warren ha capito un’altra cosa?
Michael: Frollini saltellanti? Dove sono? Dove sono? Ho giusto fame…
Alfred: Se vai da Eugene ne trovi a tonnellate, ma devi rincorrerlo per tre piani e poi braccarlo per tutto il parco.
Michael: Quello mi schiatta dopo tre gradini, altro che tre piani. Eugene! (urla) Dove sei, ciambellone?
Alfred: Se si tratta di corsa al dolce, vedi che è più veloce. Comunque… dove sei, ciambellone? (chiama a sua volta)
Michael: Ehi, il grassone ciambellone l’ho adocchiato prima io! Frena quei piedi, capo! (si incastra nella porta)
Alfred: Ma porc… (rimane incastrato pure lui)
Michael: Capo, non approfittare della situazione per allungare le mani! Non sono l’elfo di Sabu, IO! (ridacchia)
Alfred: Se per qualche masochistico motivo dovessi scegliere tra l’elfo di Sabu e te, sceglierei l’elfo, e ora trattieni il fiato o non usciamo di qui neanche domani!
Alfred Lewis & Michael Parker
E questa, per quanto mi riguarda, è stata l’ultima di una serie di documentazioni che attestano i livelli che abbiamo raggiunto a scuola. In questi mesi sono arrivato a sospettare che certi insegnanti facessero in modo di farmi trovare i loro registri, che li dimenticassero sbadatamente aperti mentre io ero vicino alla cattedra (e qui Sabu e Warren erano dei campioni) o che li perdessero di vista per pochi, fatali minuti. Non ho capito, però, se l’abbiano fatto perché speravano che, una volta pubblicate qui le note, qualcuno ne uscisse colpito nell’orgoglio e quindi la piantasse di fare e dire certe bolidate o soltanto perché quello che facciamo noi studenti ogni giorno è per loro motivo di ilarità. Io propendo più per la semplice spiegazione: li facciamo ridere. E arrivo ad una conclusione elementare: se fossi al loro posto, riderei anch’io.
A chiusura, vi lascio una perla (e sì, sono sempre ironico) che è caduta dalla tasca di O’Gilead qualche giorno fa, quando si è malauguratamente trovato a penzolare a testa in giù da una delle torce sul muro esterno del castello. L’aveva usata per scribacchiarci su la minuta di un articolo, senza notare che la pergamena risaliva allo scorso anno ed era la brutta copia di un vecchio compito di Incantesimi. Dopo averla letta, non c’è davvero niente che potrei aggiungere, se non: meglio buttarla sul ridere!
Diario Incantesimi di Appello
Giorno 1
Tent. 1: Tento di appellare una cioccorana a circa mezzo metro da me. Oscilla un po’ sul posto ma non si muove ulteriormente.
Tent. 2: Tento di appellare la stessa cioccorana, che prende a girare velocemente sul posto. Al che, frustrato, la mangio. Non sarà più appellata, pare ovvio.
Tent. 3: Ho finito le cioccorane, dannazione! Ho tentato con un calzino, ma si è alzato in verticale molto velocemente, per poi ricadermi in faccia. Ho notato soltanto dopo che era di Emmeth, strano che non fosse un collant.
Tent. 4: Avevo una mezza idea di appellare un libro, ma temevo mi finisse in faccia. Ho provato con una boccetta d’inchiostro vuota. È arrivata poco oltre la metà del tragitto, poi ha deviato verso il basso preferendo un rapporto più intimo col pavimento. Inizio a dubitare delle mie capacità.Giorno 2
Tent. 1: Okay, adesso sono più riposato, provo di nuovo. Il sassolino che ho appellato mi è schizzato di fianco, prendendomi di striscio l’orecchio. Credo che abbia colpito un primino poco dietro di me, ma poco importa. Devo dedurne che ho calibrato male la potenza.
Tent. 2: Altro sassolino, altro risultato. Infatti non si è mosso.
Tent. 3: Questa è bella! Ho appellato la piuma d’oca di McSeed poco prima che la prendesse per scrivere! Comunque no, non è andato bene. Ha volteggiato in aria per un po’, e poi Mark mi ha picchiato. Non appellerò più le sue piume.
Tent. 4: Ho provato ad appellare un guanto. Però non so perché mi è partito un libro dritto sulla testa. Oltre che sbagliare mira, sono anche un pericolo pubblico quando appello le cose. Accidenti.
Tent. 5: Nascondendomi dietro il mio cuscino (dopo l’ultimo tentativo ho paura di farmi male), ho appellato una sciarpa. Che bei movimenti che ha fatto mentre volteggiava in aria per qualche secondo senza alcuna meta!Giorno 3
Tent. 1: Adesso devo farcela. Almeno rispetto al giorno 1, nel secondo ho fatto dei progressi. Il tentativo di appellare una pallina di gomma (mia, tipicamente babbana: fa "gniii-gniii" se la si schiaccia!) è andato a buon fine! Cioè, l’andatura dell’oggetto era un po’ insicura, ma alla fine è arrivato!
Tent. 2: Galvanizzato dalla fantastica prestazione della pallina babbana, ci ho riprovato. Per un momento a metà tragitto stava per ricadere, ma s’è rialzata. Forse era un calo di concentrazione. Comunque è tornata in mano mia.
Tent. 3: Provo ad aumentare la distanza tra me e la pallina ma purtroppo, quando appellata, rallenta sempre di più, fino a cadere ad un metro da me.
Tent. 4: Decido di riprovare il tentativo numero 3, concentrandomi di più. Dopo qualche incertezza, la pallina riesce a staccarsi dalla mensola fino ad arrivare sulla mia mano, tuttavia con un’ andatura un po’ "a balzi".Giorno 4
Tent. 1: Decido di strafare: un bicchiere pieno per metà d’acqua! Voglio provare a non farla versare. Parto con una distanza ravvicinata, e tranne per qualche goccia alla fine, l’acqua non è caduta e il bicchiere è rimasto dritto, fino al suo arrivo.
Tent. 2: Aumento di due metri la distanza: stesso risultato.
Tent. 3: Aumento di altri due metri, ma il bicchiere si rovescia quasi da subito. Devo concentrarmi di più. Ah, mi deriderei da solo, leggendo le mie imprese dei primi due giorni!
Tent. 4: Stessa distanza del terzo tentativo, si rovescia solo un po’ d’acqua, ma il bicchiere è arrivato.
Tent. 5: Riuscito! Non s’è rovesciata l’acqua!
Tent. 6: Appello il bicchiere, mi giro, distratto da una voce, e poi il bicchiere non c’è più. Niente da fare, l’ho cercato, ma proprio non sono riuscito a trovarlo.Giorno 5
Tent 1: Provo con un cappello, che arriva velocemente verso di me, con andatura pulita. Manco la presa per lo stupore, devo rifarlo di nuovo! Decido tuttavia di abbellirlo con due piume.
Tent 2: Rimetto il cappello a posto e mi allontano ancora di più. Lo appello e arriva un po’ più lentamente, ma con la stessa andatura pulita di prima. Saranno le piume, penso. Lo prendo e ci gioco un po’, ma non credo che importi. E poi le piume erano proprio un tocco di classe.
Tent 3: Tento di appellare un oggetto in movimento: lancio in aria la fantastica pallina babbana che fa "gni-gni" quando la schiacci, e poi l’appello. M’è arrivata in fronte. E ha fatto anche un "gni", ma aveva un tono molto deluso, se è possibile interpetare.
Tent 4: Demoralizzato dallo "gni" molto deluso della mia adorata pallina, decido (a malincuore) di riprovare. Incredibile come il suono emesso da una pallina possa cambiare la giornata di una persona, accidenti. Comunque, l’ho lanciata, l’ho appellata, l’ho mancata, è uscita dalla finestra del dormitorio (che non ho chiuso, che genio che sono) e non l’ho più vista. Mi dispiace, è stata molto valorosa.
Tent 5: Chiudo la finestra e decido di appellare un oggetto pesante. Lego insieme tre libri con le stringe delle scarpe di Becket, e li appello. L’andatura è un po’ appesantita, ma riesco a dirigerli verso di me. Niente male.
Tent 6: Riprovo con i libri, concentrandomi di più. Sono andati con più sicurezza, bene. Adesso Becket mi odia, rivuole le sue stringhe e ha il mio mantello in ostaggio.Clovis O’Gilead, IV anno, Corvonero.
La signora Dell è una vedova sessantasettenne che vive al primo piano di un graziosa palazzina, con le persiane verdi e i muri bianchi, in High Street; madre di un’unica figlia, si dice tanto lieta che la sua Fanny abbia sposato uno Spezzaincantesimi della Gringott e che l’abbia resa nonna di due adorabili bambini, peccato vederli tanto poco, il lavoro del genero disgraziatamente non consente loro di fermarsi mai a lungo nello stesso posto!
Eppure, la signora Dell non ha mai troppo tempo da dedicare ai pensieri malinconici: oltre al circolo degli Incantesimi Rimestanti (e ci tiene a sottolineare che il 23 giugno viene organizzato l’annuale concorso di arti culinarie, chi vuole iscriversi deve semplicemente partecipare alla riunione del 20 giugno), ad aspettarla a casa ci sono i suoi diciotto elfi domestici. Che, forse per la prima volta al mondo, non si occupano di pulizie o di compiti domestici, ma si lasciano servire dal buon cuore dell’anziana donna. «Che Merlino t’abbia in gloria, ragazzina!» ci tiene a precisare lei, non appena scende in strada per accogliermi e mentre saliamo le scale trova il modo di sbirciare sul mio blocco degli appunti. «Non è proprio così, sulla carta io sono la padrona di questi elfi domestici: per natura, queste povere creature hanno bisogno di un padrone, senza probabilmente si lascerebbero andare, quindi formalmente non sono mai stati liberati, semplicemente mi sono stati ceduti dalle vecchie famiglie di cui si occupavano». Il perché questi diciotto elfi domestici siano stati ceduti alla signora Dell, in effetti, è immediatamente comprensibile non appena varco la soglia del piccolo e ingombro, ma estremamente lindo e curato, appartamento: vecchi, in qualche caso malati, sembrano generalmente incapaci di provvedere a loro stessi, figurarsi alle esigenze di un’intera casa! Alcuni siedono in salotto, sulla moquette, e sembrano intenti ad ascoltare Radio Strega; altri sono abbastanza in forze da piegarsi barcollando in un inchino, non appena entro in casa, e tornare a ritagliare stelle di carta al tavolo di cucina; qualcuno, invece, è così debilitato che si limita a guardarmi dalle sbarre del lettino da bambola in cui riposa, proprio sotto la porta-finestra della sala. «Per loro è difficile alzarsi, sai» dice tristemente la signora Dell, indicando questi ultimi con un cenno della mano. «Ogni mattina li sposto qui, almeno possono parlare con gli altri, salutare me quando entro ed esco, ma specialmente guardare cosa succede fuori. Quando verrà davvero caldo, vediamo se riusciremo ad uscire tutti sulla terrazza: l’anno scorso abbiamo fatto un picnic tutto di fragole, c’erano anche i miei nipotini ed è stato bellissimo vedere elfi e bambini sporcarsi di succo, anche se poi il bucato è venuto pulito solo per magia!».
In effetti i diciotto elfi domestici sono ospiti della casa al numero ventidue di High Street solo da un anno e mezzo, anche se agli occhi dell’osservatore esterno sembrano essere lì da sempre. La prima, Hailey, è arrivata (come spesso accade) per caso: fuori dal negozio di alimentari della signora Corrigan, dove la signora Dell ogni giorno va a fare la spesa, una coppia di maghi stavano berciando contro l’anziana elfa, rea di aver fatto cadere ancora il sacchetto con la spesa, ed esasperati stavano per liberarla con un laccio da scarpe. «Non so perché mi sono intromessa, di solito sono una donna tanto discreta ed occuparsi degli affari altrui ho sempre pensato non andasse bene» ricorda oggi lei, parlando con me e allo stesso tempo controllando le stelle di carta, intanto che taglia le carote per il pranzo. «Però Hailey mi sembrava tanto vecchia e stanca, mi ricordava tanto mio marito all’inizio della sua malattia, che non ho potuto trattenermi. Ho detto loro di non farlo, io un elfo domestico non l’ho mai avuto prima e quindi non me ne intento, ma immagino si debba mostrare un po’ di gratitudine per queste creature, almeno solo perché ti sono sempre state fedeli. Loro mi guardavano come se fossi pazza e ricordo vagamente di essermi vergognata, anche se probabilmente avrebbero avuto loro da vergognarsi, ma siccome i pazzi si assecondano me l’hanno messa in collo e detto che era mia, che ci pensassi io. Bah, io non sapevo cosa pensare, ma l’ho portata a casa e le ho dato da mangiare, era così denutrita…!»
Il gesto della signora Dell ben presto diventa famoso per tutta Hogsmeade: un paio di giorni dopo, non si capisce bene se per scherzo o per sincera preoccupazione, iniziano a bussare alla sua porta molte famiglie, tutte con un vecchio, inutile elfo domestico – o, nel caso di Billy, Molly e Zolly, con tre. Lei, prima perché occuparsi di un solo elfo domestico è la stessa cosa che occuparsi di due elfi domestici, e poi perché non c’è due senza tre, e il quarto vien da sé, accoglie tutti; non ha la minima idea di cosa fare con loro, ma si dice che non deve essere tanto diverso da quando faceva l’infermiera al povero Antony, suo marito, e fiduciosa inizia a sistemarli prima nelle scatole da scarpe, poi nei lettini da bambola che trova nel vicino negozio di giocattoli. «Occuparmi di loro mi piace, mi fa sentire utile, mi sembra di non sprecare le mie giornate» dice al riguardo. «In un certo senso, mi aiuta a ricordare mio marito: quanto si sarebbe divertito con loro! Certo, è molto triste vedere alcuni non riuscire ad alzarsi quasi più dal loro letto. E mi addolora profondamente sapere che questa specie – mi sono iscritta ad associazioni che combattono per l’emancipazione e i diritti degli elfi domestici – è stata rovinata a tal punto che considera giusto obbedire ad un padrone: perfino gli elfi più malati stanno a letto, a riposarsi, perché sono stata io ad ordinarlo loro. Ma cosa fare, dopotutto? Ordinare formalmente le cose a loro, che sono vecchi e stanchi, è probabilmente il solo modo per aiutarli: se li liberassi se ne andrebbero, cercando un altro padrone e probabilmente lasciandosi morire, nel probabile caso in cui la ricerca non dia alcun esito».
Eppure, malgrado questo neo che non incontra il favore delle sopracitate associazioni, la vita in High Street continua serenamente: la signora Dell si prende cura della sua bizzarra famiglia, avendo cura di non fare annoiare chi deve rimanere a lungo sdraiato o seduto e tenendo occupato chi può ancora rendersi utile. Per esempio, in cucina alcuni elfi domestici tagliano stelle di carta: «Felix taglia stelle di carta per tanto gentile signora Dell! A Felix piace tagliare stelle di carta e Felix è contento che sue stelle di carta padrona metterà in circolo degli Incantesimi Rimestanti, per decorare sala concorso di cucina!» dice uno di loro, porgendo alla sua padrona una manciata di cartoncino tagliata con un po’ di fantasia a stella: questa annuisce con il capo, ringrazia molto gentilmente, dà un bacio a Felix sulla testa, ma prima di andare a portare la merenda al gruppo che ascolta la radio ha bisogno di voltarsi verso la finestra.
Forse è il riflesso del vetro, però mi sembra che abbia gli occhi lucidi.
Charlotte Midlee
Cooomunque. Per questo ultimo articolo dell’anno abbiamo pensato di fare un favore ai settimini in uscita, perché a noi piace aiutare la gente e in effetti restiamo piuttosto sorpresi nel notare quanta ingratitudine c’è in giro. Abbiamo quindi raccolto una serie di annunci di lavoro, perché papà dice che in giro ci sono troppi maghi buoni a nulla e che dovrebbero andare tutti a lavorare invece di vendere pozioni porta a porta, e allora noi troviamo un lavoro ai futuri adulti di Hogwarts, così ve ne potete andare a lavorare e non andate a vendere pozioni a papà. Siamo partiti ovviamente da Hogsmeade e, girellando qua e là, abbiamo trovato qualche annuncio interessante.
Madama Piediburro cerca un paio di banconisti educati, da assumere a tempo; tempo che dipende da quanto rapidamente si alza il loro tasso plicemico, ha detto lei. O forse era glicemico, non abbiamo capito, ma il punto è che devono essere due tizi abbastanza coraggiosi da servire i clienti e assistere a sbaciucchiamenti continui (puah!). Se volete altre informazioni andateci voi a chiederle, noi siamo scappati via urlando e per riprenderci abbiamo mangiato tre gelati al limone, a testa, ogni due ore, per due giorni. La Testa di Porco, invece, cerca un secondo buttafuori perché il primo andrà presto in maternità. Si tratta del ciclope Derek (quello che ha sostituito Craig, il mezzogigante) e il proprietario del locale non ci ha saputo spiegare come ha fatto a restare incinto. Solo le donne restano incinta, no? O anche i ciclopi maschi? E in questo caso Lorelyn Bleizors è una donna o un ciclope? La nostra mamma è una donna, è sicuro perché, andando per esclusione, ha due occhi e quindi non è un ciclope. Ma se un ciclope resta incinto, è sempre la cicogna a portargli il bambino? E la cicogna quanti occhi avrebbe? In ogni modo, questo lavoro qui l’abbiamo scovato per Rygar Connelly, che non è un ciclope e crediamo neanche una donna, ma come buttafuori va benissimo, ve lo assicuriamo noi!
Noi, invece, abbiamo già trovato sul Profeta l’annuncio giusto per un lavoro estivo e abbiamo già scritto per proporci. Alla Gringott cercano nuove persone per dare da mangiare ai loro draghi di guardia e ci hanno risposto che possiamo iniziare quando vogliamo, ma che servirà il permesso scritto della mamma. Noi ce lo siamo fatti firmare dal nostro nuovo nonno adottivo, il professor Warren, anche se forse abbiamo sostituito la parola draghi con puffole, ma sicuramente andrà benone anche così!
Buona estate e veniteci a trovare alla Gringott, mi raccomando!
KESTRELS SPACCANO!
Sean & Jericho Muldoon
Quando si parla di personalità di un certo calibro, non è sempre semplice distinguere le leggende metropolitane dalla realtà. Non si può neanche usare il criterio dell’improbabile perché in questo nostro mondo il concetto di improbabile è piuttosto relativo. Perciò, ho lasciato perdere qualunque ricerca di plausibilità e ho messo da parte le biografie non autorizzate, contattando invece direttamente l’interessato e i giornalisti con cui ho lavorato la scorsa estate. Più difficile è stato contattare le ex mogli, attualmente due, ma solo perché non avevo soldi per pagare un Negromante, in quanto le gentili signore sono passate a miglior vita.
Nereus Dalloway (discendente del Dalloway scrittore che trovate in Cultura), a dispetto di quel che pensavo, non ha ancora centoventi anni, anche se la sua redazione gli augura di arrivarci. Non so se quelli che ho contattato l’hanno detto per non rischiare il licenziamento o perché lo sperano sinceramente, ma al vedere quanto in effetti è competente questo mago posso ipotizzare la seconda. Più banalmente, Dalloway ha ottantotto anni, ed è direttore di Trasfigurazione Oggi (il cui logo è qui accanto) da circa quindici. Un mandato bello lungo, ma lì funziona così, perché come dicevo in uno scorso articolo hanno un Consiglio di Redazione molto tradizionalista che non ha voglia di scomodarsi a votare un direttore ogni lustro e in più vuole raggiungere l’unanimità di voto. Per di più, l’età base per poter essere eletti direttori è sui sessanta/settant’anni, un po’ come per la partecipazione al Wizengamot. E di stregoni che arrivano a quell’età e hanno la forza di iniziare un nuovo incarico non ce ne sono tanti.
Non mi ha sorpreso più di tanto scoprire negli archivi di Hogwarts che Dalloway è stato un Serpeverde, ha avuto undici richiami ufficiali per aver fatto esperimenti di Trasfigurazione non autorizzati nei Sotterranei e una targa per servigi resi alla scuola quando uno dei suoi esperimenti, un Ibrido di scimmia con le branchie, ha salvato dall’annegamento una ragazzina caduta nel lago. Fuori da Hogwarts, è stato apprendista per due anni a Trasfigurazione Oggi, come inviato estero. Nel frattempo ha proseguito gli studi di Trasfigurazione presso un Animagus di nascita inglese, che però si spostava continuamente da una zona all’altra del mondo. Essendo un giaguaro, l’Animagus poteva spostarsi in fretta, mentre Dalloway era costretto a viaggiare spesso tramite Passaporta per le lunghe distanze, cosa che pare avergli incrinato un po’ l’udito. A ventuno anni ha incontrato la sua prima moglie, Retia Vasilij, nell’isola greca di Ithaca.
Andata via questa (in senso letterale) dopo circa vent’anni di matrimonio, Dalloway è tornato in Inghilterra dove è stato addetto alla sicurezza delle camere blindate della Gringott (qui ha imparato il Goblinese, lingua che parla correntemente). Dopo aver sposato la sua seconda moglie, Daphne Corbey, a quarantacinque anni, ha partecipato a dodici tornei annuali di Trasfigurazione, piazzandosi nelle prime tre posizioni in otto di essi, ha fatto da giudice ai tornei di Duello organizzati da Incantesimi Ispirati e ha smascherato un falso Veggente, dimostrando che usava la Trasfigurazione per modificarsi i lineamenti del viso in presunte trance. Uscita di scena anche la seconda moglie, si è trasferito in Australia dove è rimasto per quattro anni, prima di tornare definitivamente a Londra all’età di sessantuno anni ed essere assunto a Trasfigurazione Oggi. A sessantacinque anni ha sposato la sua attuale moglie, Ursula O’Grady. Dalle prime due ha avuto cinque figli, tre dalla prima, due dalla seconda. Essendo la O’Grady sua coetanea, sarà difficile vedere altri pargoli ed è probabilmente per questo che i due, circa quattro anni fa, hanno adottato due gemelli di pochi anni. Adozione a distanza, e non poteva essere altrimenti perché si tratta di due piccoli Maridi che non possono per ovvie ragioni allontanarsi dal lago dove vivono.
Le dicerie che hanno circondato Dalloway negli anni sono tante. A partire dalle più "innocue", come i suoi arrivi in redazione a bordo di una macchina volante, con cui avrebbe sfondato puntualmente la finestra per diverse mattine di fila, finché non ha imparato dov’era il freno; fino ad arrivare a voci più velenose, che lo vorrebbero artefice della dipartita delle prime mogli e interessato a svolgere esperimenti sui due Maridi adottati. Ora, sinceramente, questo mago dall’apparenza tranquilla non sembra uno stinco di santo neanche a me, ma da qui a considerarlo un pazzo psicopatico che fa secche le mogli e viviseziona i figli adottivi il passo mi sembra piuttosto esagerato. Ritengo più probabile che le più oscure di queste dicerie siano dovute ad una buona dose di invidia. Quando non si riesce ad arrivare al livello di qualcuno, si può decidere di mettersi il cuore in pace o di tentare di umiliarlo e colpirlo in tutte le maniere possibili, anche attraverso le persone a lui vicine. Oppure, molto più semplicemente, lo si addita come il Cattivo e fine della storia. Troppo facile, non è vero?
So che apprezza la schiettezza e probabilmente sarò io stesso a spedirgli questo articolo. Gli ho inviato un gufo con un biglietto per avvertirlo che avrei scritto di lui e per chiedergli come andavano le cose in redazione.
Adrian, che piacere risentirti! Vedi, abbiamo avuto qualche piccolo problema qualche settimana fa, a dire il vero, perché invece del solito elfo domestico un abbonato ha mandato la sua fenice a ritirare la sua copia di giornale. La fenice aveva un aspetto terribile e, ahimè, ha preso fuoco proprio mentre planava nel deposito di stampa. Gli Incantesimi Idranti hanno rovinato la permanente della signora Twinkle – sai quanto ci tenga ai capelli… o era una parrucca? – che presa dal panico ha fatto scattare gli Incantesimi Gnaulanti che hanno richiamato due Auror di pattuglia. Una vera seccatura. Gli Auror, non l’incendio, quello è stato spento nel giro di mezz’ora. Avevo parcheggiato la macchina fuori dall’ufficio e volevano multarmi per centoventi galeoni. Certo, era a trenta metri d’altezza sospesa in aria, ma non c’era nessun segnale di divieto.
Per quanto mi riguarda, Dalloway si è dimostrato uno dei pochi maghi di un certo spessore ad interessarsi alla sorte dei giovani apprendisti nella sua redazione, e non certo perché voleva farseli amici per poi fare esperimenti col loro fegato. Almeno, il mio fegato è ancora al suo posto, insieme a milza, intestino e compagnia bella. Dalloway è, come su detto, un mago che sa il fatto suo e probabilmente conosce più lui della Trasfigurazione di quattro insegnanti messi insieme. Non se ne sta sul suo trono dorato, pur potendoselo permettere, ma gira continuamente nel salone della redazione, parla con i giornalisti, controlla le bozze di stampa, ti chiede persino se le uova della colazione portata dagli elfi domestici erano ben cotte (questo perché una volta aveva chiesto delle uova più fresche possibile e un elfo gli ha portato direttamente la gallina). Ha solo una pecca evidente, oltre all’udito sempre più scarso: non azzecca un nome che sia uno. Per tutto il tempo che ho passato a Trasfigurazione Oggi, io sono stato Arold, Alan, Adam, Alex, Aiden e una serie di altri nomi che non ricordo. Insomma, l’iniziale se la ricordava, era il resto che non gli veniva. Il penultimo giorno ha pronunciato il nome Alfred, ma per chiamare un amico Goblin che era passato a trovarlo. Inutile dire che quel Goblin non si chiamava Alfred.
Alfred Lewis
Miei carissimi lettori, che dire? L’estate è ormai alle porte e soprattutto le vacanze. Ma, purtroppo, c’è sempre l’altra faccia della medaglia da controllare. E se da un lato c’è la gioia per la fine delle lezioni (almeno per l’estate o, per quei fortunati come il capo, per sempre!), dall’altro ci sono gli esami ad incombere!
Eh, so già cosa vi starete chiedendo: «Ma non c’è un modo per divinare le risposte esatte?». Purtroppo, miei cari amici, la Natura risponde a tutte le nostre domande, tranne a quelle dei test!
Ma non scoraggiamoci. Piuttosto passiamo all’argomento principale di questa rubrica: la Divinazione!
Come ormai avrete capito, l’ultimo elemento che ci resta da trattare è la Terra.
L’arte divinatoria che usa i segni lasciatici dalla Terra per interpretare il futuro viene chiamata Geomanzia; termine che deriva dal greco Geo (terra) e Manteia (divinazione). Quest’arte, come quella dell’Aeromanzia, ci permettere di dare una risposta a qualsiasi domanda generale vorremmo porci.
Ma passiamo subito al rito divinatorio legato a questo elemento.
Il rito che vi vado a spiegare è semplicissimo, avrete solo bisogno di trovare un luogo all’aperto, isolato e soprattutto tranquillo, nel quale poterlo praticare.
Trovate un appezzamento di terra sul quale ci sia poca erba, cercate di appianare il terreno e di coprire eventuali buche. Prendete un rametto sottile e senza foglie, il quale vi servirà a forare il terreno; quindi, chiudete gli occhi, pensate intensamente alla domanda da porre allo Spirito della Terra e, in uno stato di completa tranquillità, fate nel terreno quattro file orizzontali di fori. I fori devono essere fatti velocemente, senza contarli; il numero deve essere fatto in maniera del tutto casuale. Ora, unite i fori a due a due, lasciando liberi gli ultimi due o l’ultimo; ricapitolando, i fori finali dovranno essere due o uno. Utilizzando i fori rimasti formerete una figura Geomantica, che vi servirà per rispondere al vostro quesito.
Quelle che vi elencherò di seguito sono le 16 combinazioni possibili e i loro significati.
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Ricchezza, guadagni. | Violenza, guerra. | Gioia, piacere, salute. | Progresso, miglioramento. | Sofferenza, dolore. | Successo massimo. | Unione sentimentale. | Inizio di qualcosa, partenza. |
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Perdite, miseria. | Quiete, calma, pace. | Attività, lavoro. | Regresso, peggioramento. | Passività, riposo. | Successo casuale o breve. | Isolamento, solitudine. | Conclusione di qualcosa, arrivo. |
Amici, spero di non avervi confuso con tutti questi puntini, ma un po’ di pazienza e capirete il meccanismo! C’è riuscito Clovis, ci riuscirete tutti…
Ma passiamo alle vostre lettere, che come sempre sono giunte copiose sulla mia scrivania.
Carissima Lucy, leggo sempre la tua rubrica e la trovo molto interessante. Sono molto appassionata di Divinazione e le E in pagella lo dimostrano! Ti volevo chiedere se sarà possibile divinare i segni del sole quest’estate.
Con affetto,Grifa’49
Mia carissima Grifa’49, sono contenta che ti piaccia la mia rubrica. Per quanto riguarda i segni del sole… be’ ci sarebbero svariati modi di divinarli. Ad esempio potresti cercare di divinare le ombre da esso proiettate che incontri sulla tua strada oppure potresti interpretare i segni rossi che lascerà sulla tua pelle se non userai la protezione adatta!
Gente, purtroppo siamo arrivati alla fine del nostro appuntamento.
Spero che durante quest’ anno la mia rubrica vi abbia fatto compagnia, e che quindi decidiate di promuoverla al prossimo anno!
Adesso non mi resta che augurare buone vacanze a tutti voi, ed un "In bocca al Gramo" a tutti quelli dell’ultimo anno!
Che Merlino vi aiuti…
Lucy Perry
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