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Il Paiolo

Cronaca

 

Editoriale

di Harriet Mayfair

All'atto pratico, aver compiuto sedici anni invece di averne festeggiati quattordici, è del tutto irrilevante agli occhi della giustizia magica; ed è del tutto irrilevante pure per la sottoscritta, perché vi pone in una sottocategoria che ho felicemente abbandonato ormai da diverso tempo, ovvero quella delle persone facilmente rinTracciabili. Negli ultimi sei anni non credo di aver mai concepito sul serio l'utilità di questa restrizione magica, che impedisce ai maghi e alle streghe minorenni di poter praticare la magia al di fuori di scuola, ma immagino si volesse evitare di ottenere un ragazzino entusiasta che, durante le vacanze, si divertisse a ghettizzare babbani a colpi di un pericoloso (per il Codice Internazionale della Segretezza Magica, s'intende) Incantesimo di Levitazione. Quello che sto cercando di dire è che non passa molta differenza fra uno studente del secondo anno e uno del quinto, entrambi immersi nella loro ignoranza del mondo circostante, mentre esiste un piccolo ma sostanziale divario tra un minorenne e un neo-diciassettenne, quale sono io, pure se tutti vi diranno sempre il contrario. Anzitutto si presume (ciao, Kevin Mordey) che il secondo stia per ultimare i propri studi a Hogwarts, il che è spesso un pensiero disarmante quanto un Expelliarmus. Poi ci sono quegli individui per cui dovrei fare un discorso a parte, ovvero coloro che sono stati ammessi a Hogwarts soltanto a dodici anni e che non di rado ne fanno pure motivo di vanto, anche se a dirla tutta non vedo cosa ci sia di così straordinario nel terminare la scuola alla stessa età dei babbani; ma il tempo mi è nemico e la carta costa, perciò da qui in avanti estenderò il mio discorso a tutti i magandi e a prescindere dalla loro età, sesso, provenienza e trollaggine.
Non mi aspetto che la maggior parte di voi capisca il concetto che ho appena espresso, perché presumo che La Voce venga principalmente letta da ragazzi che stanno ancora studiando o facendo finta di farlo, e certe consapevolezze ti assalgono solo mentre stai per esalare il canto del Jobberknoll. Provo a spiegarmi meglio: quando cominci il primo anno di fatto sei Nessuno, ma l’unica cosa che vorresti è diventare Qualcuno; trascorri tutti e sei gli anni che seguono a coltivare, più o meno segretamente, l’ambizione di affermarti, non importa se come sportivo, giornalista o incantatore, convinto che al di sopra di quel traguardo non vi sia nient’altro. Così quando risulti passato (anche per miracolo) al settimo anno, uno dei tuoi primi pensieri è: wow, ce l’ho fatta. Sono in cima alla piramide, posso fare di tutto. Ma non è così, perché più s’avvicina il giorno di abbandonare il castello e più ti rendi conto che ci sono ancora molti gradini da scalare (e a questi, no, non piace cambiare); che se i tuoi concasati più giovani hanno finalmente imparato a vederti come un esempio, fuori di qui sarai nuovamente Nessuno, e per chissà quanto. La fregatura è che questa nuova mentalità in alcuni casi ti fa realizzare quanto siano sciocchi i problemi dei tuoi compagni più piccoli, ma non ti permette ancora di accedere all'universo degli adulti-adulti. Per dire, il mio passaggio alla maggiore età lo definirei molto evocativo e didascalico, nel senso che due settimane dopo ero già col mio simpatico, pure se un po' largo, anellino di manifattura Goblin al dito (se non provenite da una famiglia di maghi, fatevela spiegare) ma rischiavo di perdere ben altro, nelle profondità di una radura collocata a sua volta in sedere ai Licantropi. La cosa divertente è che l'essere padrona di me stessa non ha comunque impedito – o meglio… avrebbe dovuto secondo la legge. Io l'avevo detto che volevo restare in prognosi riservata, ma a quanto pare abbiamo un caso di malasanità. Capito, Medicine? – a mia madre di marciare per i corridoi del San Mungo stile Erinni per mettersi a urlare al mio capezzale che "potevo morire". Tralasciando questa ovvietà, vi ho raccontato questo episodio non per vantarmi dei miei genitori ancora in vita che, addirittura, si preoccupano per me e mi sostengono nelle mie scelte non-suicide (anche se… ma sì, facciamo che lo sto facendo. Alla faccia vostra, Potters), ma per ribadire il fatto che, a dispetto della vostra età biologica, qualcuno continuerà sempre ad infartare e poi ad arrabbiarsi se siete andati a raccogliere i girasoli più lontani. Quindi, conviene davvero compierli, i diciassette anni? Non sarebbe più pratico risvegliarsi una mattina, averne già… chessò, venti, e aver quanto meno acquistato credibilità come adulti? (Non pensate neanche per un momento di rispondere "sì", che alcuni di voi, la credibilità, non ce l'avranno neppure a cent'anni).
Parlare di dipartita penso fosse doveroso, a questo punto dell'anno scolastico, ma intendevo farlo in termini ben diversi da quello che ci si aspetta dall'editoriale di un giornalino – poiché alla fine è tale, un giornalino, anche se lo capirete solo tra diverso tempo. Può essere che da qualche parte vi sia un Vice Caporedattore effettivo che si stia facendo grasse risate, nel leggere i nostri o gli articoli della controparte corvonero (signor correttore di bozze, l'uso della minuscola è volutissimo), anche se sono certa che tenga da parte una copia della carta straccina per i suoi momenti più tristi.
Per me Hogwarts sta terminando, e non potrebbe esserci sollievo maggiore. E' vero, sto abbandonando una certezza per trascorrere del tempo in un limbo, a preparare tazze di tè per l'intero ufficio, ma almeno sarà un luogo meno isolante e limitante della cupola dorata che circonda il castello. Gli articoli intrisi di nostalgia, quelli in cui "Hogwarts never ends", come nelle canzoni, preferisco lasciarli a qualcun altro; anche perché… Hogwarts non finisce mai? Seriously? Andate a dirlo alla Kole, e vi scambierà per il suo peggiore Molliccio.

Hogwarts

Sport

vignetta

Accademie

La classe del quinto anno sarà felice di sapere che per il momento non ci saranno altre modifiche nell'assetto dei posti ai banchi. Anche se Philip continua a farmi sembrare un'Arpia nei suoi articoli, ritengo che un'esposizione troppo prolungata a Calypso possa danneggiarlo troppo. E comunque è stato carino gentile da parte sua smetterla di mandarmi intermediari – Ian, grazie per la comprensione – e farsi avanti. Nel senso, per il posto in classe. Insomma, in questa ritrovata vicinanza di banco abbiamo deciso di esorcizzare il terrore dei G.U.F.O. scrivendo qualcosa di utile per i settimini uscenti, dopo (e se) che saranno sopravvissuti sopravvissuti al "trattamento" dei Muldoon. Dai su, Vega, puoi ammettere finalmente che non potevi continuare a star lontana dal mio super fascino…  [continua...]

La Redazione

Caporedattore: Margareth Lowenn. 
Vice Caporedattore: Harriet Mayfair.
Articolisti: J. Claythorne, H. Darcy, E. Donegal, A. Fair, L. Gordon, I. Hevenge, G. Hywel, G. Lanfrad, M. Lowenn, H. Mayfair, M. McReady, D. Milford, S. & J. Muldoon, P. Noreal, P. Pawn, B. Quills, V. Rushton, S. Sonn, S. White. 
Inviati Speciali: Rachel Polland, Robert McReady.
Fotografia: Harriet Mayfair, Eoghan Donegal.
Vignette: Leroi Gordon. 
Impaginazione: Gwendolyn Hywel.