1. La signorina C. Von Derster starnutisce ripetutamente e in maniera teatrale all’interno del suo calderone, sostenendo che la pozione da me scelta per l’esercitazione sia un miscuglio di peli di centauro e particelle della sorella gemella, entrambe cose a cui dice di essere allergica. Sento che sarà la prossima volontaria al momento dell’assaggio del preparato.

 Queency Fleetwood

Alfred: Questa tizia qui ha buone possibilità di arrivare viva intorno al quarto anno, o mutilata al quinto, dipende dalle occasioni.
Michael: Io invece dico che schiatta prima della fine di quest’anno, se continua a sfidare il Porro. Scommettiamo, capo?
Alfred: Mmh, non lo so… Cinquanta falci che il Porro la mantiene in vita fino al terzo finché non trova altre cavie.
Michael: Altre cavie? Ma se il castello è pieno! Cos’è, ora che sei il suo provapozioni preferito credi di essere insostituibile?
Alfred: Non sono il suo provapozioni preferito, semmai sono il primo che individua grazie alle orec… altezza.
Michael: No no… è proprio grazie alle orecchie che ti individua subito! Potresti anche chiederle una pozione per rimpicciolirle un po’, capo…
Alfred: Io non rimpicciolisco nessuna delle mie appendici, chiaro?
Michael: Cos’è, hai paura che sbagli… appendice? (sghignazza)

2. La signorina L. Perry viene invitata ad uscire dalla classe in quanto, esercitandosi per un rituale divinatorio, ha rischiato di incendiare prima i capelli della signorina A. Burton e poi la mia coda.

 Lysander

Michael: Ehi, qui l’unico che può fare esperimenti incendiari sui parrucchini sono io!
Alfred: Stai suggerendo che la Burton porti il parrucchino anche lei?
Michael: Certo che no, capo! Ma la coda del centauro secondo me è un parrucchino…
Alfred: Cioè una coda posticcia? No diciamo finta, non credo tu sappia che vuol dire posticcia.
Michael: Pistache? Capo, ma perché parli sempre così difficile! Frequentare una cornacchia ti ha reso spocchioso quanto loro!
Alfred: Mic, non sono io che so più parole, sei tu che ne sai di meno, mi sa…
Michael: Ma meno di chi, capo? Ma soprattutto meno cosa?

3. Il signor V. Stars è stato visto assumere un atteggiamento indecoroso nel corridoio di Incantesimi, poichè correva dietro due sacchi di iuta con i piedi che somigliavano straordinariamente ai signorini Muldoon, brandendo un mestolo da cucina e gridando che il cioccolato dei suoi Starsini non doveva essere spacciato per pasticche di Polvere Peruviana Buiopesto e conseguentemente lanciato nei corridoi.

Anassibya Graveyard

Alfred: Questo spiegherebbe perché i muri dei Sotterranei trasudano cioccolato. O comunque io spero che sia cioccolato.
Michael: Se era cioccolato la Webber avrebbe già fatto piazza pulita…
Alfred: Allora sarà fango, mi sa che è saltata un’altra tubatura. Vai a prendere qualche mantello altrui, così tappiamo il buco.
Michael: Se è una tubatura non è detto sia fango. Mando i Muldoon a trovare per caso un tappabuco, seh.
Alfred: Ah. Già. In tal caso sì manda loro a trovare qualcuno.
Michael: Ma io intendevo un oggetto… non una persona! In quel caso ci possiamo infilare direttamente Sean e Jericho.
Alfred: Dovremmo pietrificarli per farli stare fermi. Mmh, non sembra male l’idea…
Michael: Sei tu quello al settimo, ci riusciresti se ti impegnassi una volta tanto!

4. La signorina M. McGregor giustifica l’assenza di ieri alla lezione di Rune con «Ha ceduto una diga nel Rio delle Amazzoni». Alla mia richiesta di spiegazioni, ha precisato che quella notizia le aveva dato lo spunto per un articolo che doveva scrivere prima di essere strozzata da un non meglio identificato capo.

Keelin Keynes

Michael: Capo, io ho capito quale non meglio identificato capo! Capo, io ho capito quale non meglio identificato capo! Capo, io ho capito quale non meglio identificato capo!
Alfred: (gli molla una manata sulla nuca) Ti si è inceppato il disco?
Michael: No, volevo solo che ti fosse chiaro il concetto. Anche se con le orecchie che ti ritrovi non dovresti aver difficoltà a sentire!
Alfred: Almeno io sento e capisco, non come qualcuno che ha fissato il camino per mezz’ora credendo che gli stesse parlando!
Michael: Tu senti ma non è detto capisca sempre, te lo ripete sempre anche la Austen. E comunque ti ho detto che quel camino parlava! L’ho sentito! Giuro!
Alfred: Ti secca così tanto piantarla di origliare le nostre conversazioni? Pensa a parlare col tuo amato camino!
Michael: Io non origlio! Semmai ascolto per caso.

5. I signor M. Parker e S. Medicine rimaranno dopo la lezione a sistemare i banchi spostati per l’esercitazione, in quanto sono certa che le loro conversazioni a mezza voce circa il numero di fratture riportate durante l’ultima partita di Quidditch non siano argomento della lezione odierna.

 Lysithea Carmichael

Alfred: Certo che avete la zucca per aria, non ve lo ricordate proprio mai che la Carmichael quasi quasi sente attraverso i muri?
Michael: Non è colpa mia! Stavo solo raccogliendo informazioni utili per le nostre scomess… per la nostra redazione sportiva, ecco.
Alfred: E parlate del numero di fratture? No, dico io, si inizia sempre dalle cadute dalla scopa!
Michael: Ma il numero di fratture potrebbe incidere sulla forma fisica e quindi le cadute alla partita successiva! Devo spiegarti sempre tutto io?
Alfred: A me interessa il momento, caduta dalla scopa, frattura e finisce lì il giro della scommessa. Sono io a spiegarti tutto!
Michael: Solo perché le tue scommesse riguardano il momento questo non significa che invece le mie… cioè intendevo… oh, credo mi stiano chiamando…
Alfred: Già, le mandragole nella serra 3 ti stanno proprio chiamando, non farle aspettare, da bravo.

6. Particolarmente distratto durante la lezione di oggi, il signor M. Harvarest ha accidentalmente messo la testa in un preparato di concime naturale dove riposavano dei semi di Giglio Giaciglio. Quando ha poi scosso la testa, i semi si sono sparsi nella serre e mi sono ritrovato a far lezione ad una classe interamente addormentata.

Etan Keaton

Michael: Ah, perché queste cose non capitano mai alle lezioni che frequento io?
Alfred: Probabilmente accadono, ma tu dormi già di tuo senza bisogno dei fiori sonnolenti lì.
Michael: Io non dormo a tutte le lezioni, a quasi… no be’, in effetti son tutte. Hai ragione.
Alfred: Ed ecco perché a volte ti trovano nella classe del quarto. Anche quando è vuota.
Michael: Non è colpa mia se ho dei compagni di classe che non mi svegliano quando è ora di andare. Non c’è più rispetto per gli onesti lavoratori che riposano.
Alfred: Già, l’ha detto anche il portiere Tassorosso all’ultima partita.
Michael: Davvero? Io sospettavo una cosa del genere ma che l’avesse detto seriamente…

7. Un terrorizzato Bodo mi dice di segnalare che il signor A. Lewis gli ha afferrato una gamba sotto il banco, durante la lezione. Il ragazzo si è giustificato dicendo che aveva sbagliato soggetto, la signorina E. Austen accanto a lui ha confermato.

 Manish Sabu

Michael: Capo, non immaginavo ti piacessero così tanto gli elfi. (sghignazza)
Alfred: Da morire, guarda. Vorrei proprio sapere che ci faceva quell’elfo accanto alla mia gamba, tra l’altro.
Michael: Io mi chiedo cosa ci faceva la tua mano sotto al banco, invece. La Austen adesso tiene i libri di scuola sulle ginocchia? Eh? Eh? Eh?
Alfred: Avevo un prurito al ginocchio. E poi le mani sono mie, potrò pur decidere dove metterle, non mi devo mica giustificare. E… e… ha iniziato lei, ecco.
Michael: Secondo me le tue mani sono dotate di vita propria. Decidono da sole che elfi agguantare! (ride ancora più forte)
Alfred: Ah be’, almeno agguantano qualcosa, le mie.
Michael: Certo, certo… prima o poi mi aspetto che anche le tue orecchie decidano di fare qualcosa per conto loro! Magari puoi davvero volare senza scopa come ti ripete l’Orchessa!

8. Ho sorpreso il signor A. Rowumber che si aggirava fuori dagli orari di lezione nel corridoio dei Sotterranei che porta alla mia aula, cercando di mimetizzarsi dietro un arazzo e dicendo qualcosa che riguardava zellini maledicenti. Maledicenti, credo, sì.

 Wulfrich Warren

Alfred: Ma non è che lui ha detto qualcosa tipo "frollini saltellanti" e Warren ha capito un’altra cosa?
Michael: Frollini saltellanti? Dove sono? Dove sono? Ho giusto fame…
Alfred: Se vai da Eugene ne trovi a tonnellate, ma devi rincorrerlo per tre piani e poi braccarlo per tutto il parco.
Michael: Quello mi schiatta dopo tre gradini, altro che tre piani. Eugene! (urla) Dove sei, ciambellone?
Alfred: Se si tratta di corsa al dolce, vedi che è più veloce. Comunque… dove sei, ciambellone? (chiama a sua volta)
Michael: Ehi, il grassone ciambellone l’ho adocchiato prima io! Frena quei piedi, capo! (si incastra nella porta)
Alfred: Ma porc… (rimane incastrato pure lui)
Michael: Capo, non approfittare della situazione per allungare le mani! Non sono l’elfo di Sabu, IO! (ridacchia)
Alfred: Se per qualche masochistico motivo dovessi scegliere tra l’elfo di Sabu e te, sceglierei l’elfo, e ora trattieni il fiato o non usciamo di qui neanche domani!

 Alfred Lewis & Michael Parker

E questa, per quanto mi riguarda, è stata l’ultima di una serie di documentazioni che attestano i livelli che abbiamo raggiunto a scuola.  In questi mesi sono arrivato a sospettare che certi insegnanti facessero in modo di farmi trovare i loro registri, che li dimenticassero sbadatamente aperti mentre io ero vicino alla cattedra (e qui Sabu e Warren erano dei campioni) o che li perdessero di vista per pochi, fatali minuti. Non ho capito, però, se l’abbiano fatto perché speravano che, una volta pubblicate qui le note, qualcuno ne uscisse colpito nell’orgoglio e quindi la piantasse di fare e dire certe bolidate o soltanto perché quello che facciamo noi studenti ogni giorno è per loro motivo di ilarità. Io propendo più per la semplice spiegazione: li facciamo ridere. E arrivo ad una conclusione elementare: se fossi al loro posto, riderei anch’io.

A chiusura, vi lascio una perla (e sì, sono sempre ironico) che è caduta dalla tasca di O’Gilead qualche giorno fa, quando si è malauguratamente trovato a penzolare a testa in giù da una delle torce sul muro esterno del castello. L’aveva usata per scribacchiarci su la minuta di un articolo, senza notare che la pergamena risaliva allo scorso anno ed era la brutta copia di un vecchio compito di Incantesimi. Dopo averla letta, non c’è davvero niente che potrei aggiungere, se non: meglio buttarla sul ridere!

Diario Incantesimi di Appello

Giorno 1
Tent. 1: Tento di appellare una cioccorana a circa mezzo metro da me. Oscilla un po’ sul posto ma non si muove ulteriormente.
Tent. 2: Tento di appellare la stessa cioccorana, che prende a girare velocemente sul posto. Al che, frustrato, la mangio. Non sarà più appellata, pare ovvio.
Tent. 3: Ho finito le cioccorane, dannazione! Ho tentato con un calzino, ma si è alzato in verticale molto velocemente, per poi ricadermi in faccia. Ho notato soltanto dopo che era di Emmeth, strano che non fosse un collant.
Tent. 4: Avevo una mezza idea di appellare un libro, ma temevo mi finisse in faccia. Ho provato con una boccetta d’inchiostro vuota. È arrivata poco oltre la metà del tragitto, poi ha deviato verso il basso preferendo un rapporto più intimo col pavimento. Inizio a dubitare delle mie capacità.

Giorno 2
Tent. 1: Okay, adesso sono più riposato, provo di nuovo. Il sassolino che ho appellato mi è schizzato di fianco, prendendomi di striscio l’orecchio. Credo che abbia colpito un primino poco dietro di me, ma poco importa. Devo dedurne che ho calibrato male la potenza.
Tent. 2: Altro sassolino, altro risultato. Infatti non si è mosso.
Tent. 3: Questa è bella! Ho appellato la piuma d’oca di McSeed poco prima che la prendesse per scrivere! Comunque no, non è andato bene. Ha volteggiato in aria per un po’, e poi Mark mi ha picchiato. Non appellerò più le sue piume.
Tent. 4: Ho provato ad appellare un guanto. Però non so perché mi è partito un libro dritto sulla testa. Oltre che sbagliare mira, sono anche un pericolo pubblico quando appello le cose. Accidenti.
Tent. 5: Nascondendomi dietro il mio cuscino (dopo l’ultimo tentativo ho paura di farmi male), ho appellato una sciarpa. Che bei movimenti che ha fatto mentre volteggiava in aria per qualche secondo senza alcuna meta!

Giorno 3
Tent. 1: Adesso devo farcela. Almeno rispetto al giorno 1, nel secondo ho fatto dei progressi. Il tentativo di appellare una pallina di gomma (mia, tipicamente babbana: fa "gniii-gniii" se la si schiaccia!) è andato a buon fine! Cioè, l’andatura dell’oggetto era un po’ insicura, ma alla fine è arrivato!
Tent. 2: Galvanizzato dalla fantastica prestazione della pallina babbana, ci ho riprovato. Per un momento a metà tragitto stava per ricadere, ma s’è rialzata. Forse era un calo di concentrazione. Comunque è tornata in mano mia.
Tent. 3: Provo ad aumentare la distanza tra me e la pallina ma purtroppo, quando appellata, rallenta sempre di più, fino a cadere ad un metro da me.
Tent. 4: Decido di riprovare il tentativo numero 3, concentrandomi di più. Dopo qualche incertezza, la pallina riesce a staccarsi dalla mensola fino ad arrivare sulla mia mano, tuttavia con un’ andatura un po’ "a balzi".

Giorno 4
Tent. 1: Decido di strafare: un bicchiere pieno per metà d’acqua! Voglio provare a non farla versare. Parto con una distanza ravvicinata, e tranne per qualche goccia alla fine, l’acqua non è caduta e il bicchiere è rimasto dritto, fino al suo arrivo.
Tent. 2: Aumento di due metri la distanza: stesso risultato.
Tent. 3: Aumento di altri due metri, ma il bicchiere si rovescia quasi da subito. Devo concentrarmi di più. Ah, mi deriderei da solo, leggendo le mie imprese dei primi due giorni!
Tent. 4: Stessa distanza del terzo tentativo, si rovescia solo un po’ d’acqua, ma il bicchiere è arrivato.
Tent. 5: Riuscito! Non s’è rovesciata l’acqua!
Tent. 6: Appello il bicchiere, mi giro, distratto da una voce, e poi il bicchiere non c’è più. Niente da fare, l’ho cercato, ma proprio non sono riuscito a trovarlo.

Giorno 5
Tent 1: Provo con un cappello, che arriva velocemente verso di me, con andatura pulita. Manco la presa per lo stupore, devo rifarlo di nuovo! Decido tuttavia di abbellirlo con due piume.
Tent 2: Rimetto il cappello a posto e mi allontano ancora di più. Lo appello e arriva un po’ più lentamente, ma con la stessa andatura pulita di prima. Saranno le piume, penso. Lo prendo e ci gioco un po’, ma non credo che importi. E poi le piume erano proprio un tocco di classe.
Tent 3: Tento di appellare un oggetto in movimento: lancio in aria la fantastica pallina babbana che fa "gni-gni" quando la schiacci, e poi l’appello. M’è arrivata in fronte. E ha fatto anche un "gni", ma aveva un tono molto deluso, se è possibile interpetare.
Tent 4: Demoralizzato dallo "gni" molto deluso della mia adorata pallina, decido (a malincuore) di riprovare. Incredibile come il suono emesso da una pallina possa cambiare la giornata di una persona, accidenti. Comunque, l’ho lanciata, l’ho appellata, l’ho mancata, è uscita dalla finestra del dormitorio (che non ho chiuso, che genio che sono) e non l’ho più vista. Mi dispiace, è stata molto valorosa.
Tent 5: Chiudo la finestra e decido di appellare un oggetto pesante. Lego insieme tre libri con le stringe delle scarpe di Becket, e li appello. L’andatura è un po’ appesantita, ma riesco a dirigerli verso di me. Niente male.
Tent 6: Riprovo con i libri, concentrandomi di più. Sono andati con più sicurezza, bene. Adesso Becket mi odia, rivuole le sue stringhe e ha il mio mantello in ostaggio.

Clovis O’Gilead, IV anno, Corvonero.