Marzo 2067

L'editoriale

di Anne Burton

Da che comunità magica è comunità magica e, quindi, da che Hogwarts è Hogwarts una delle costanti che accomuna tutti è che ciascuno se la suona e se la canta a seconda di come gli fa comodo. A qualcuno questa sembrerà una grande ovvietà (si chiamano Serpeverde), certi storceranno il naso dicendo di non aver bisogno di scorciatoie di questo genere, dicasi Corvonero, altri ancora protesteranno affermando che è lungi dal loro modo di essere e comportarsi (vi lascio immaginare a chi mi riferisca in questo caso). Infine c'è chi dovrà leggere un paio di volte per apprendere appieno il concetto che voglio esprimere. Di certo, però, ogni singolo bipede al di sotto dei diciannove anni indicato, erroneamente o meno, come studente, farà scattare il catalizzatore solo a sentir nominare quella soave parolina magica: duello. Parliamoci chiaro, che il  Torneo sia stato rispolverato o meno,  l'arrivo della primavera avrebbe comunque messo in moto l'istinto suicida di marmocchi alle prime armi, convinti che un Impulsus concederà loro le chiavi del Ministero della Magia o l'egocentrismo maschile del dimostrare che oltre il Quidditch c'è di più… e non è il roastbeef degli elfi. Il potere della parola, ecco il punto. Basta dire duello e non servono nè giudici nè pedane, così come basta chiedere dei resoconti e state sicuri che su due partecipanti verranno fuori almeno il doppio di versioni diverse, ne avete dei chiari esempi ad ogni incontro in Sala Grande. Seth Lucky dirà che Gregor è stato molto bravo sottolineando la differenza di età, ma non per cercare giustificazioni, non sia mai. Vinnica Heyannir dirà di aver visto la sua vittoria in anticipo mentre chi la ascolta (sempre che esista qualcuno) starà pensando ciò che sentite anche voi nella vostra testa: hai avuto cu… ore, diamo alle cose il loro nome. L'ho detto, basta anche solo una parola e tutti credono di essere onnipotenti… l'avrete notato anche voi, no? Chi partecipa al Torneo di duello non fa che esercitarsi o studiare tattiche peggio degli schemini che la Olsen si porta dietro per cercare di capire perchè non tocca pluffa in partita mentre chi non ha avuto modo di prendere parte al grande evento o è stato eliminato si spreca in convenevoli pacifisti o si trincera dietro il più classico dei "dovevo spazzolare il puffskein mannaro che ho ricevuto per Natale". Vi assicuro però che il peggio del peggio lo si vede quando si incontra qualche marmocchio. Ditemi voi quale studente ai primi anni dotato, non dico di un cervello, ma almeno di un abbozzo informe di materia grigia può pensare (badate bene al termine) di fare il gradasso e lo sfrontato con uno studente degli anni alti che non sia Gregor Darsel e forse neanche con lui. Sul serio, rischiano costantemente di soffiarmi il posto in infermeria con una leggerezza tale che penso vadano saltellando anche ad una lezione della Graveyard. Ecco perché ho deciso di adottare un rimedio drastico: mi sono armata, come potete vedere. Si tratta di sferette mollicce che si attaccano sulla fronte del malcapitato, marchiandolo per almeno due ore. Per ora mi limito a scritte carine come "cervello di Billywig", "nano di Troll" o "giornalista dell'Eco", ma con la varietà che c'è in giro credo che il mio arsenale si allargherà presto.

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Caporedattore: Anne Burton.
Vicecapo: Vincent Stars.
Articolisti: F. Airanhart, P. Bromley, A. Burton, D.Dacbon, G. Darsel, J. Davidson, M. Lowenn, S.MacMillan, D. Milford, R. McReady, D. Medicine, S. & J. Muldoon, P. Noreal, L. Owen, L. Perry, B. Quills, V. Rushton, V. Stars, F. Stevens, M.Welsh, A. Wisemind, L. Wright.
Impaginazione: Glory Landers, Adrian Barker.
Fotografia: Lucas Barrett, Harriet Mayfair.
Vignette: Devon Laury.