Siamo quasi a fine anno, solo un ultimo numero ci separa dalle vacanze estive, ma gli animi sono diversi dagli altri anni. Diversi come non lo sono stati da molto tempo. Abbiamo salutato un altro professore, recentemente, uno di quelli che hanno lasciato un vuoto non indifferente nei cuori degli studenti di oggi e di ieri. Poco importano le supposizioni che ognuno può avere, perché sono i fatti che hanno parlato per tutti questi anni. Basti guardare Falconer, il suo assistente, per avere un assaggio del vuoto che ha lasciato un mago, un insegnante ed una forte personalità come Reginald Weetmore. Non posso dirvi io a cosa credere, a chi dare il beneficio del dubbio, ma siamo arrivati ad un punto in cui un po’ tutti devono decidere da che parte stare ed agire di conseguenza. Questo editoriale l’avevo immaginato in maniera diversa, a dire la verità,

ma di tutte le cose che avrei voluto dire, nessuna riesce a farsi strada fino alla piuma. Le parole che ho scambiato di recente con il mio Vice continuano a ronzarmi nella testa, come se avessi bisogno di farle venire alla luce per potermi concentrare su altre questioni, più o meno importanti a seconda del gusto di ognuno. Quest’anno è stato impegnativo sotto ogni punto di vista, per tutti. Io ho avuto la possibilità di far sentire la mia Voce ogni mese, grazie a chi ha creduto in me fin dal principio, ma è arrivato il momento per me di lasciare il posto a qualcuno che, ne sono sicura, ha altrettante cose da dire. Ho davvero apprezzato il ruolo che ho ricoperto da settembre, rendendo – spero – onore a Leroi prima di me, ma non credo che una lista di ringraziamenti rispecchi il mio modo di salutare. Per quanto questo possa essere il mio ultimo editoriale nella storia de La Voce degli Studenti, tutti nella nostra redazione sanno cosa mi leghi ad ognuno di loro, senza che ci sia bisogno di vederlo scritto sulla prima pagina del giornale, soprattutto quando quello che succede all’interno del castello è capace di far passare ogni cosa in secondo piano, quando non si ha nemmeno la certezza di dove potremmo stare da qui ad un mese. Non ho consigli da dare, non ho belle parole da elargire al prossimo, ho solo la speranza che tutto possa trovare il modo di migliorare e che tutti possano dare il loro contributo nella maniera che sentono più vicina. Ma niente cambia se ci fermiamo ad aspettare il Lumos divino: se siete rimasti, vuol dire che avete qualcuno per cui continuare a lottare, che venga sbandierato o meno. Qualcuno o qualcosa, quel qualcuno o quel qualcosa che non vi ha permesso di mollare fino a questo momento e che, sono sicura, tutti abbiamo.