Quando si hanno quindici anni, le uniche morti di cui si dovrebbe parlare sono quelle che si trovano nelle pagine dei libri di storia o nei racconti degli eroi, reali o di fantasia che siano. Non di quelle dei propri professori né tantomeno di quella del proprio Capocasa, eppure quest’anno ci ha sfiorato per ben tre volte, da fin troppo vicino e con quel verde che di speranza sa ben poco.

I quindici anni io volevo passarli a farmi venire il mal di pancia per le scorpacciate di api frizzole e cioccorane, non a preoccuparmi che quello che ci fosse nel mio piatto potesse mandarmi su un letto dell’infermeria o peggio. Io volevo passare le notti a restare sveglia a parlare con la mia migliore amica di quanto quel ragazzo fosse carino quando sorride in quella maniera un po’ distratta, non della paura di morire dentro le mura che da anni ci insegnano essere la nostra casa e la nostra famiglia.
Ed ora invece mi ritrovo qua a scrivere di qualcosa che è più grande di me ma da cui non posso e non voglio astenermi, anche se io i quindici anni li volevo ricordare per tutto tranne che per la morte del mio Capocasa.

  “Quando il vento cambia si ha sempre paura e ci si sente destabilizzati” ha scritto il Professor Thofteen su queste pagine, ed il mese scorso il vento è cambiato con una tale rapidità ed irruenza da farmi vacillare come mai mi era successo prima, proprio come la banderuola sul tetto di casa quando arriva la bufera. Se il vento cambia, non ci resta che adeguarci alla sua nuova direzione oppure, perché no, opporci restando fedeli a quella di sempre. C’è chi cerca di capire quale essa sia e fa come ci hanno insegnato da piccoli: inumidisci il polpastrello e capirai da che parte l’aria soffia - diceva sempre Nonno – e ha deciso che è quella la direzione giusta; qualcun altro invece è ancora in balia delle raffiche di vento e stenta a leggere la bussola che ha tra le mani; altri, infine, hanno lo sguardo puntato sull'ago che indica la direzione di sempre.

L’aria è un portentoso mezzo di trasporto: veicola i suoni, gli odori ed anche i messaggi, scritti su pezzetti di pergamena e lasciati svolazzare via lontano da noi, un po’ come quelli che mi sono arrivati quando ho chiesto un aiuto per ricordare il nostro Professore. Sapete qual è il bello dei messaggi anonimi? Che così è pressoché impossibile puntare un dito accusatorio contro i loro mittenti. E lo sapete quanto sia difficile difendere coloro e quello in cui si crede, ché “non è semplice guardare a nord, quando la bacchetta vi indica il sud”?

  "Quando ero al terzo anno, una volta sono passato nell'ufficio di Weetmore dopo le lezioni per chiedere delucidazioni sul Feravèrto. Ho trovato il professore in piena pausa tè ma non sembrava scocciato per l'interruzione. Anzi, mi ha invitato ad unirmi e mi ha offerto un ottimo earl grey. Ha fatto pure portare su dalla cucina alcuni dolcetti e poi siamo stati a parlare dell'utilizzo dell'incantesimo. La cosa che mi ha colpito è che non mi è sembrata una chiacchierata con un professore, per via dei toni colloquiali. Anche se il suo modo di parlare era sempre farcito di frasi e aneddoti antiquati (tipo "non vedevo una lezione di questo tipo da quando la professoressa McGranitt, sì proprio lei, pace alla sua anima, trasfigurò in babbuini tutti gli studenti del suo corso, e in banane il coro di Hogwarts. Cantarono Dio Salvi La Regina per un mese, dopo quella volta") era bellissimo sentirlo parlare! E aveva sempre qualche gesto premuroso con cui incoraggiarmi… Mi manca molto."

  "Potrei raccontarti di quando ci accompagnò al Complemorte di Harold Heckett e Pix definì il suo naso "a pinna di squalo", o di qualcosa di ben più recente, della festa… ma farebbe troppo male. Vorrei condividere un altro tipo di ricordo. Volevo trasfigurare un oggetto in animale, ma non in uno qualsiasi, in un jobberkoll. Ovviamente sarebbe stato impossibile, avrei ottenuto un semplice uccello e, al livello in cui ero, piuttosto malmesso. «La pratica fa il mago», queste le parole che mi disse il Professor Reginald Weetmore. Ti confesso che credo sia uno degli insegnamenti più preziosi che io abbia ricevuto, fino ad ora, in questa Scuola. Non si tratta di ambire a delle E oppure a dei punti in clessidra, che alla fine dell'anno verrà svuotata. Esercitarsi per migliorare se stessi, le proprie abilità e riuscire in quell'incanto che sembrava così insormontabile, questo è il vero arricchimento e soddisfazione. Ma comunque, i punti Intuito-Arguzia-Maestria del Professore rimarranno un altro dei miei ricordi."

  “Ci sono tanti ricordi del professor Weetmore che potrei condividere, tutti per lo più legati alle sue lezioni impeccabili di Trasfigurazione. Ma quello che alla fine ho scelto di raccontarti riguarda più che altro quello che mi ha insegnato riguardo la "magia" più in generale, e di ciò che è in grado di fare. E' un ricordo sempre legato ad una lezione, sia chiaro, ma era una di quelle lezioni un po’ strane, in cui lui apparentemente non era in aula con noi, e in meno di un fulmen siamo finiti in un'illusione, una di quelle che ti confondono, ti destabilizzano, che ci mostrava uno scenario tremendamente simile a quello di… poche settimane fa. Il cortile di trasfigurazione distrutto, così come tante altri parti del castello, perché le difese di Hogwarts erano deboli come non mai. Ma poi, con un "pop" sono comparse tante persone, e ognuna di queste si è affiancata ad uno noi. Nonostante non le conoscessimo beh, era una sensazione strana. Ci sembrava di poterci fidare di loro. Io mi sono ritrovata accanto un maghetto poco più piccolo di me, tremendamente vivace. Per farla breve, noi con queste persone avevamo il compito di provare a ricostruire ciò che era stato distrutto. Solo a fine lezione abbiamo capito chi fossero. Weetmore, non si sa come, era riuscito a dare un volto alle nostre bacchette, alla nostra magia. Il mio cedro, il ciliegio, l'acero, con le loro rispettive anime, erano a fianco a noi, per aiutarci e insegnarci persino nuovi incantesimi. E beh, mi piace ricordarlo così, il professor Weetmore. Con la sua imprevedibilità, con le sue parole che avevano sempre un significato più profondo di ciò che voleva far sembrare. Tra gli appunti poi ho trovato anche questa frase, pronunciata giusto a fine lezione: "Perché anche in tempi oscuri, un mago o una strega non saranno mai soli, signori”. Beh mi piace pensare che se fosse qui, ce lo ripeterebbe anche ora fino alla nausea, signori.” 

 “Il professore era una persona magnifica! Io l'ho potuto conoscere solo in questo anno e mezzo al castello ma mi rimarrà sempre nel cuore. Metteva sempre i bisogni degli studenti e della sua casa al primo posto, come quando Dupret ha tolto quei 50 punti a un Grifondoro, non ricordo chi… Il professor Weetmore non ci ha messo molto ad andare contro un collega per difendere un SUO alunno. Era un figlio di Godric e l'ha sempre dimostrato nonché uno dei professori più buoni, uno tra i più disponibili anche solo per una chiacchierata e ha sempre dimostrato a tutti quanto tenesse al suo lavoro e apprezzasse l'impegno dei suoi studenti. Lui sarà sempre parte di Hogwarts e lo stesso castello lo sa, noi lo sappiamo e vivrà in noi e negli insegnamenti che ci ha dato.”

 “Senti se gli altri hanno bisogno che qualcuno gli ricordi che il professor Weetmore non era una mostro, son solo degli idioti del gramo. Che vuoi un racconto strappalacrime su quanto fosse una brava persona? È inutile! Tutti in questi anni abbiamo avuto modo di vederlo quanto fosse un grand’uomo, quanto si è sempre mostrato gentile con noi. La nostra sicurezza è sempre stata al primo posto e abbiamo visto cosa ci ha guadagnato… pochi grazie e l’etichetta di “mostro”. Chiunque lo ritenga un traditore, un mostro e che adesso che non c’è più sente di poter dormire col Protego abbassato, può andarsene a fangramo.”

  “Non posso riportare un ricordo preciso del professor Weetmore, perché la verità è che non ne ho: non ho vissuto momenti particolari con lui, occasioni degne di essere trascritte, proprio perché la presenza di Reginald Weetmore rendeva piacevole e speciale anche la più comune e noiosa delle giornate. Un uomo i cui principi morali erano antichi e saldi, come le mura di questo castello, docente competente e pieno di risorse, capace di coniugare il suo immenso bagaglio culturale con un savoir-faire che faceva sentire ogni suo studente apprezzato, stimolato, ma soprattutto a casa. Tra le sue innumerevoli qualità, ce n'è una che più di tutte mi ha spinto in questi sette anni a sceglierlo come guida ed esempio: la sua umanità. Mortale, umano, come tutti noi. Una persona imperfetta che nella sua vita ha commesso sbagli ed errori di giudizio, sempre tuttavia indirizzati verso quello che il suo cuore e la sua mente ritenevano "il bene superiore". Indegno e meschino sarebbe sputare sentenze sulla tomba di un uomo che non sarà mai più in grado di difendersi e di rivelarci le motivazioni che si celavano dietro i suoi gesti. Lasciamo quindi che il sospetto e la paura si tramutino in un monito per i giorni a venire, e custodiamo gelosamente nel nostro cuore ciò che di più bello il professor Weetmore ci ha lasciato, affinché possa scaturire da noi come un luminoso Patronus per rischiarare giornate più buie.”

  Vorrei condividere con la Voce alcuni miei ricordi del nostro capocasa, partendo dal presupposto che per me è stato come un padre, fino alla fine. Era un uomo buono, un uomo integro, coraggioso. Un vero figlio di Godric, in altre parole. Sono sempre stato uno dei migliori in trasfigurazione ed è grazie a lui che fin da quando è arrivato ha sempre trasmesso l'amore per quello che faceva. Prendevo delle lezioni speciali di trasfigurazione da lui, oramai lo conoscevo bene e per questo mi RIFIUTO CATEGORICAMENTE di credere che sia passato al lato oscuro.

  “Era estremamente gentile e paziente. Vedeva qualcosa in ognuno di noi. Dubito che qualcuno abbia dimenticato la sua teiera suicida che zompettava per tutta la cattedra o il forte odore di the che riempiva l’aula. Al mio primo anno, quando l’orario me lo permetteva, andavo un po’ prima a lezione per chiedergli degli animali, del perché stessero nelle gabbie, e soprattutto di quella teiera magica. Undici anni, natababbana, piena di domande… be’, è sempre stato disponibile.”

  “«La modifica la deve pretendere, signorina Hevenge. La deve conquistare, la deve portare a termine. Nessun ideale è sbagliato in partenza. Il suo è tanto corretto quanto scomodo, in verità. E necessita non solo di ostinazione, ma di una voce che sappia farsi sentire. Lei deve rafforzare la sua voce, signorina. Non c`è più tempo per nascondersi dietro le mura di un castello e lei lo sa bene, quindi la prego. Si faccia sentire… Pretendere, non reclamare. Sostenere, non arrogare». Condivido con voi il ricordo di questa conversazione e mi farò sentire, per il nostro Capocasa e per l'uomo che era. Saprò lottare per ogni cosa ed ascolterò me stessa, perché non è debolezza ascoltarsi. E ricordate sempre… Pretendere, non reclamare. Sostenere, non arrogare.”

  “L'anno scorso sono andata nel suo ufficio, per fare il colloquio di orientamento e decidere che materie continuare dopo i GUFO. Ho sempre pensato di essere una persona abbastanza decisa e determinata nelle proprie scelte e ammetto di essermi presentata da lui convinta di avere già le idee chiare. Cosa avrei fatto dopo Hogwarts, che materie seguire, che voti prendere. E' stato lui che in un unico incontro mi ha fatto aprire gli occhi e scoprire che in realtà intorno a me avevo tantissime possibilità che non avrei mai preso in considerazione se lui non me le avesse mostrate con la sua solita gentilezza. Da quella volta ho deciso che non avrei mai più fatto l'errore di precludermi tutte le strade possibili che si aprono davanti a me. Quello che è certo è che qualcosa la farò, perché lui aveva fiducia in me, sono stata solo troppo stupida ed orgogliosa per capirlo, a volte. In quell'occasione gli ho fatto una domanda che lo scorso anno mi ha assillata davvero per molto tempo. Non sono mai stata una studentessa modello, le mie uniche E sono nelle mie due materie preferite e continuavo a chiedermi: perché hanno scelto me come prefetto e non Ivy? Lei è intelligente, è determinata, è esattamente quello che Godric Grifondoro si aspetterebbe. Quando l'ho chiesto a Weetmore sai cosa mi ha risposto? «Il giudizio dei professori, per quanto riguarda la mia visione dei doveri di un prefetto, non si basa soltanto su una lista di E in pagella. È anche vero che reputo la signorina Hevenge un ottimo esempio di studentessa. Sarebbe stata una sfida, affidarle la spilla? No di certo. E con questo non dubito delle sue capacità, vi credo fermamente, invece. E sono altrettanto sicuro che la sfida che la spilla porta con sè, può giovare più a lei che non alla signorina Hevenge. Se si scegliessero i giocatori di Quidditch come si sceglie un prefetto, sarei il primo a volere che la signorina Hevenge sfidasse i suoi limiti, e la prenderei in squadra». E quindi, Ivy, se il prossimo anno volessi unirti in squadra saresti la benvenuta.

  “C'era quella lezione, quella… della fiaba, te la ricordi, no? Della storia di Riccioly d'Oro. Ci ha fatti addormentare e siamo finiti nella storia di Riccioly d'Oro, quella con i tre troll, uno Minuscolo, uno Grande e uno Grandissimo; e quello Minuscolo aveva tutte le cose minuscole, quello Grande tutte grandi e quello Grandissimo tutte grandissime… adesso non mi ricordo bene com'era. E Riccoly d'Oro non era una bambina, ma un mezzogigante con i peli – e neanche biondi, hehe. Comunque, lo scopo della lezione era rimettere a posto quei dettagli della fiaba che erano sbagliati, in modo tale che potesse proseguire correttamente fino alla fine. Weetmore continuava a farci tornare indietro, all'inizio della storia, fino a quando non abbiamo capito cosa fare. Solo allora l'aula è tornata come prima, come se non ci fossimo mai mossi da lì. Io ero al primo banco e lo guardavo, perché prima di finire nell'illusione mi aveva sgridata; subito dopo, però, ha detto una cosa che sembrava stesse parlando proprio con me, te lo ricordi? Ha detto che a volte è indispensabile assecondare la favola, e non contrastarla. E quando ci ha dato i compiti ci ha detto "Non deludetemi". Fino alla fine credo di averlo deluso, sai? Continuavo a ripetergli che doveva morire per noi.”

  “Reginald Weetmore era più di un semplice professore. Reginald Weetmore era come un maestro, quasi un nonno. Per me era una guida, sin dal primo anno mi ha sempre aiutato a superare gli esami, a capire cosa vuol dire essere un mago per bene e un vero Grifondoro. Era un appassionato di Trasfigurazione e ce lo dimostrava sempre, perché quando faceva lezione era sempre contento di poter spiegarci le cose. Era un vero lord, e ho sempre voluto diventare come lui da grande, anche se non sono così bravo ed educato. Mi ha sempre ricordato Merlino, il grande mago, non so nemmeno io perché, ma per me sarà sempre come Merlino, buono e magico. Lo ricordo buono, perché con me lo è sempre stato, anche quella volta che per sbaglio uno studente più grande facendo un incantesimo mi ha fatto piombare in aula, Reggy mi disse di stare calmo che non era successo niente. Sapeva sempre cosa dire e cosa fare, ed era il miglior esempio di Grifondoro che si potesse desiderare. L'ultima volta che l'ho visto era felice, gli abbiamo organizzato una festa di compleanno a sorpresa e siamo riusciti a non farci scoprire. Mi era sembrato un modo carino per festeggiare, per fargli capire che noi saremmo stati sempre dalla sua parte, perché non poteva deluderci. Voglio solo dirti le cose belle e ricordare le cose belle, perché è giusto ricordarlo al meglio.” 

  “Durante il secondo anno, al posto di fare lezione, il professor Weetmore ci portò al Complemorte di Harold Hackett. Mi ricordo ancora come faceva la canzone con la quale il Quartetto dei fantasmi ci accolse, «Sir Reginaldo e il secondo anno, poca arguzia e tanto danno», forse perché si è rivelata essere molto profetica. Al terzo anno invitò invece il suo amico attore, il Goblin Gunci, per darci una dimostrazione piuttosto buffa di come si derattizza magicamente un'aula. È grazie a lezioni del genere, grazie alla passione per la sua materia che Weetmore ha sempre dimostrato, e che è riuscito a trasferirmi, che io adesso ho un'ottima media in Trasfigurazione… da rovinare, mio malgrado, tutte le volte che prendo in mano la bacchetta. Non raccontiamoci bugie. E' successo, dispiace, a volte anche i piccoli errori hanno conseguenze dannose. Lo ricorderò sempre come il mio Mr Weetmore.” 

  “Il Professor Weetmore è stato un uomo che non ha mai giudicato nessuno di noi per quello che era. Non ha mai cercato di dirmi cosa è giusto e cosa sbagliato imponendomelo, ma mi ha sempre spinto a ragionare. Quante volte ti è capitato di infilarti in un'aula in un momento in cui non c'era una lezione? Per studiare, magari. Una delle più belle lezioni che ho fatto con lui è stata l'anno scorso, quando ci ha spiegato i demoni Stalker, che sono invisibili, nel caso tu non lo sappia, a meno che chi li ha invocati non voglia farli vedere. Sai cos'è successo alla fine della lezione? Ha fatto apparire decine di Stalker in tutta l'aula, ad ogni angolo, e sorrideva. Hai presente quel suo sorriso, quello saputo di chi ha visto molto? Ebbene, lui aveva visto molto nel corso degli anni, eppure non ha mai giudicato nessuno o ci ha trattati diversamente. Questo era Reginald Weetmore.”

C’è una cosa che si impara nelle prime lezioni di Trasfigurazione e che è il fondamento di tutta la materia: la perfezione molecolare si raggiunge quando l’oggetto di partenza ha acquistato proprietà ed aspetto di ogni singola particella dell’oggetto di arrivo. A diventa, sì, B nell’aspetto interiore ed esteriore ma dopotutto è e rimarrà per sempre A.

  Non importa l’uomo di arrivo che ci ha salutato, io voglio ricordare chi è stato negli anni passati, con quell’impeccabile aplomb che non è stato intaccato neppure quando si è ritrovato davanti un gruppo di ragazzini urlanti che lo hanno investito di urla ed Exco Flagrantis a volontà, con i coriandoli impigliati nella barba candida e stelle filanti a penzolare sul naso non proprio alla francese. Ecco chi voglio ricordare. Ecco il Professore che mi manca.

Lily MorrisNata e vissuta da che ha memoria in compagnia dei cinque corgie (Gin, Sherry, Whiskey, Brandy, Vodka) della nonna appena fuori Birmingham, infesta la torre Grifondoro da ben quattro primo settembre. Tendenzialmente la gente sembra pensare che il Trio di cui fa parte sia un’unica entità inseparabile, e c’è chi dice che condividano un neurone in tre, chi che vivano in perenne simbiosi. La leggenda vuole difatti che possa perdere tutta la linfa vitale e rinsecchirsi se sta più di un’ora lontana dai due suoi migliori amici. Estimatrice degli esponenti in cui i cromosomi X ed Y si sono combinati in maniera piuttosto piacevole alla vista, pare abbia una lista misteriosa su cui di tanto in tanto qualche nome viene spuntato, motivo per cui gira voce che sia entrata in redazione per avere una scusa in più per avvicinare la popolazione maschile degna di nota… non giungono smentite in merito dalla diretta interessata. È possibile che una volta passata a miglior vita si impegni ad infestare uno dei bagni maschili della scuola, imitando Mirtilla Malcontenta.