Controeditoriale

di Tommy O'Flynn

Mi è capitato di pensare, in questi giorni, a tutte quelle cose che si scrivono e si dicono in giro sui morti e su chi li ha ammazzati. Non ho voglia di parlarne qui, ed è soltanto per questo che non ci saranno Reginald Weetmore né Eugene Thofteen in giro fra queste righe, a ricordarci che razza di buffoni siamo a credere che i cattivi abbiano la faccia da cattivo, e tutta quella roba là. Sappiate solo che anche io accendo un Lumos la sera, prima di andare a letto, e mi basta privarmi del Quidditch per fare ammenda di eventuali commenti un po' antipatici che mi ritrovo a fare.
Ma oltre a questo, vi è mai successo, nella vita, di averne fin oltre la punta della bacchetta di tutto ciò che vi accade attorno? Insomma, vi succederà pure di avere paura che tutto possa andare nel verso sbagliato se non fate qualcosa nell'immediato. Se vi è mai accaduto, di grazia, sapreste dirmi come si decide quale delle scelte sia, alla fine, quella giusta? Io lo leggo, quello che scrivete. Tenere duro, restare, salvare Hogwarts; tutti mi chiedono cosa farò, mi spingono a parlarne, mi domandano cosa ne sarà di me a settembre. Ma dico, avete la palla di vetro? Che ne so cosa farò a settembre, che ne so che si muore con uno zuccotto, che ne so, io? Non ti spiegano questo, a scuola. Ti spiegano come fare le cose e come farle bene, non ti spiegano quali siano scelte giuste e quali siano sbagliate. E magari sarà strano leggere queste parole in un periodo del genere o da uno come me, ma ci siamo anche noi poveri imbecilli, in mezzo alle persone furbe che da grandi saranno qualcuno, anche noi facciamo scelte, anche noi abbiamo la nostra vita da sorci da mandare avanti. Ve lo dico a settembre, cosa ne sarà di me.
Dice bene Hils, quando parla di Lumos divino. Non devo aspettare la divina lettera delle Vespe di Wimbourne che al quinto anno mi ha fatto pensare di avere una Merlino cane di possibilità, che qualcuno mi offra un divino lavoro a vita o che mi vengano a dire che forse – se solo lo volessi – avrei anche io la mia sporca credibilità coi divini M.A.G.O. e la divina Medimagia, e tutte quelle cose che sono lì per quelli bravi e quelli furbi, quelli che nascono e sanno già cosa fare, da che parte stare, e dove Merlino ladro saranno a settembre. Io non lo so, e quindi non so cosa potrei dire di costruttivo per voi se non di scegliere bene, di pensarci meglio, prima di decidere cosa ne sarà di voi là fuori, quando non ci saranno i docenti a salvarci le chiappe e gli elfi domestici a ritrovare i calzini spaiati. Pensate bene anche prima di decidere cosa ne sarà di voi qui dentro. Pensateci su prima di insultare qualcuno, prima di proporre, scartare idee, negare qualcosa, approvare dell'altro, lasciare un posto, votare.
Io non posso promettere nel mio nome di cavaliere, non posso promettere nel mio nome di giocatore di Quidditch e non posso promettere nel mio nome di medimago. Non sono niente di tutto questo e forse non lo sarò mai. Ma posso promettere nel mio nome di irlandese, figlio di Morgana, pezzo di crup, Grifondoro buono a nulla.
Forse il mio nome vi sembrerà più onesto e calzante, e la promessa che ci penserò due volte, prima di lasciare o no il castello, vi sembrerà più solida. 

 

Cambio ai vertici

di Ivy Hevenge

"Nel nome di Hogwarts e di Loreen Wallace, Preside di questo castello, giuro di essere fedele agli insegnamenti dei miei predecessori, di osservarne le leggi e di portare i dettami di scribacchina de La Voce degli Studenti nella mia vita. Giuro di adempiere con disciplina e onore i miei doveri nei confronti dell'intera Redazione e della scuola. Giuro di rendere la mia parola un vincolo infrangibile e di non trasformare in mero cimelio la piuma d'oro che mi è stata donata. Giuro di fare buon uso del mio insegnamento e di non disonorare pergamena, magi-piuma e inchiostro che porto al fianco nella tracolla. Giuro di proteggere la libertà di espressione e di pensiero e tutti coloro che ne fanno uso."
Le suddette affermazioni e promesse riprendono direttamente il giuramento dei neo-cavalieri dell'Ordine di Mornay. Il mio intento non è minimamente quello di denigrare o profanare il profondo significato alla base di ogni sua singola parola – e chi conosce un pizzico della mia storia sa che non mi permetterei mai – ma di farne la mia impronta per il ruolo che mi è stato assegnato e di cui sono onorata. È una promessa, un giuramento, per cui la sua valenza come tale resta invariata, per quanto mi riguarda.
Essere scribacchini è in primis un modo di essere, uno stile di vita, non ci si deve sforzare per esserlo perché fa parte dell'io. Non ci sono, quindi, grosse leggi o dettami da rispettare se non essere se stessi, non lasciarsi trascinare dalle masse o influenzare da chi ci circonda perché l'informazione è oggettività, è incontaminazione, è dover narrare i fatti così come sono, liberi da fronzoli e pregiudizi personali. I lettori sono in diritto di sapere che ciò che leggono è la pura e limpida verità e noi siamo in dovere di mettere a disposizione la nostra piuma per essa e per loro. Non scriviamo per superbia, egocentrismo o vanità, scriviamo per un fine altresì nobile: l'informazione. Badate, informare non implica solo comunicare l'evento ma anche educare, dare un messaggio, lasciar qualcosa nel lettore che non sia noia o ordinaria amministrazione ma consapevolezza, di qualunque forma e tipologia essa sia.
D'altra parte i miei doveri nei vostri confronti implicano un'assoluta dedizione in ciò che sono stata chiamata a fare , è vostro diritto avere un Capo che si concentri affinché tutto qui vada a gonfie vele; è per questo che adesso, nero su bianco, nei miei buoni propositi per il prossimo anno, vi prometto di donarmi totalmente ed incondizionatamente a voi Redazione de La Voce degli Studenti ed a nessun altro…verba volant, scripta manent.
La parola di un Grifondoro è sempre un voto infrangibile, ma avete la mia parola di futuro cavaliere, per cui neanche i cimeli fanno per me. La piuma d'oro è un'arma, è la spada che trafigge l'ignoranza ed il sonno della ragione ed ogni cavaliere ha la propria, no? Io sono fiera di brandirla e vi ringrazio per la concessione.
Il disonore non mi scalfisce né mai lo farà perché sono ignorante in tal senso, ma se si parla di insegnamento potrò indirizzare voi nuovi scribacchini a bussare alla nostra porta, perché aver la possibilità di comunicare tramite piuma e pergamena sarà pure datata ma è proprio perché è tale ed ancora in auge che dobbiamo considerarla unica. Possono spezzarci le bacchette, insinuare infiltrati al castello, terrorizzarci, aizzarci gli uni contro gli altri, farci perdere la speranza ma c'è una cosa che non possono sottrarci: la libertà di pensiero e parola, non fin quando le nostre piume stridono sulle pergamene. Perché noi siamo forti e ci saremo anche il prossimo anno. Perché spero che ci siate anche voi in veste di lettori e, perché no, di nuovi innesti. Apriamo la finestra, c'è bisogno di aria fresca.