Quando al Winzengamot viene presentata una tredicenne come responsabile di tredici morti, i giudici non possono che restare esterrefatti e sconvolti di fronte allo sguardo di pervinca che li osserva in un volto chiaro, circondato da una massa di boccoli scuri, perfettamente raccolti da un nastro azzurro. Abito bianco, sinonimo d’innocenza. I capi d’accusa e tutti i nomi delle vittime sono pronunciati alla volta di Erika Thompson, nella speranza che smentisca la sua dichiarazione che la vede dichiaratamente colpevole. Vengono ricercate le cause di una Maledizione Imperius, qualcosa che possa giustificare quello che la ragazzina presenta come "un gioco".
Le viene chiesto, in sede di processo, di raccontare come realmente si sono svolti i fatti. 
La pregano di ricordare se qualcuno l’avesse per caso convinta o indirizzata su quella via. Smentisce la ragazzina, con un sorriso angelico che non svanisce quando le viene chiesto dove siano i suoi genitori. Non si scompone mentre ammette l’ultimo omicidio, il primo in ordine cronologico.
Ritrovati all’indomani del processo, svoltosi il 16 maggio 2008, nella residenza di campagna nei dintorni di Glasgow, i coniugi Thompson sono avvolti in abiti contadini, intenti a bere un tè raffermo in tazze ormai occupate dalla ragnatele. L’avanzato stato di decomposizione  è tale da farli apparire come scheletri. La squadra di Auror rifiuta di appurare la data di morte e i Guaritori del San Mungo mantengono riservata l’informazione. Il primo della serie di omicidi che porta il marchio del "Paese dei balocchi".
Le indagini iniziano nel settembre del 2007 quando Marion Clavier viene ritrovata morta nel fosso di villa Thompson, avvolta in abito di tulle bianco che la fa apparire una delicata sposina. Al collo un collier di perle magicamente ristretto fino al soffocamento da una semplice Reducio. L’abitazione deserta viene perlustrata dopo un mandato di perquisizione ministeriale che non rivela nessi con la vicenda. Vengono cercati contatti con la famiglia attraverso la residenza principale, ma l’unica presenza nella dimora risulta essere la figlia della coppia di maghi, decisamente troppo piccola per dare una testimonianza attendibile.
Due mesi dopo un ragazzino, il figlio Babbano dei Draven, la famiglia che doveva attendere ai lavori di manutenzione della villa, è ritrovato nella rimessa degli attrezzi con indosso un completo da vero gentleman con tanto di bastone: è questa volta il papillon ad essere vittima dell’incanto omicida. Un’analisi rivelerà anche un’altra, ovvia, presenza di incantesimo: il Vestis, reso permanente da un incanto basilare. Nuovamente si ricercano contatti con la famiglia Thompson, impossibili se non tramite missiva.
Nel novembre dello stesso anno avviene quella che sembra essere una svolta nelle indagini: la piccola Thompson organizza la propria festa di compleanno alla villa con un gruppo di undici compagne. Il giorno seguente le bambine sono trovate morte nella soffitta del palazzo dove è ricostruito un teatrino per marionette. Ognuna indossa una maschera diversa e i fili che hanno la pretesa di muoverle sono ciò che concede loro l’immobilità assoluta.
Lo sguardo si volge inequivocabilmente verso l’unica superstite: la piccola Erika. Non mostra segni di turbamento per i decessi che le vengono mostrati e ammette di non aver sentito strani movimenti durante la notte, sostenendo che, come le compagne, era andata a coricarsi presto. L’ assurdo pensiero che possa essere stata la bambina a commettere la strage non sfiora nemmeno il più incallito dei detective, sebbene le prove sul suo conto siano quasi schiaccianti.
La fuga della successiva vittima svelerà i segreti della ragazzina: disegnato e calato nei panni di un orsetto di peluche, è un ragazzo di diciotto anni, appena diplomato a Hogwarts. A differenza delle vittime precedenti, ha la capacità di Smaterializzarsi e sopratutto la prontezza di riflessi che gli permette di ribellarsi alla presunta Babbana: si tratta in realtà infatti di una strega. Tolta dalla scuola per "motivi di salute", la piccola aveva ricevuto un’istruzione domestica che aveva ben presto messo in luce la sua palese abilità come incantatrice. Dalla testimonianza risulta che la ragazzina convincesse le vittime a giocare con lei, tramutandole nei balocchi che le erano vietati dalle mire paterne, rivolte a far di lei una potente fattucchiera.
Secondo la perizia psichiatrica, è stata rivelata la piena coscienza dell’azione nel momento della sua attuazione: in nome del gioco e dello svago, la ragazzina condannava se stessa ad una reclusione ad Azkaban sotto stretta sorveglianza. Un caso unico nel suo genere che ha portato negli anni successivi svariate polemiche sia sull’istruzione privata delle arti magiche, sia su maggiori controlli di restrizione della magia presso i minori.

 

Marlene McGregor