Nemmeno tre mesi fa, ci siamo salutati con il pensiero dello struggente addio di Leroi e con la consapevolezza che, dopo l’estate, avremmo ripreso tutto da dove l’avevamo lasciato. Sfido chiunque a dire che non ha sentito la mancanza di qualcosa – fosse solo una – che riguarda Hogwarts: poter castare anche solo un Lumos – per i minorenni, varcare la soglia del campo di Quidditch, rivedere compagni sperduti in vacanza o anche solo dall’altra parte della Gran Bretagna. Esiste la Metropolvere, sì, ma non tutti hanno lo stomaco abbastanza forte per poterla reggere. Quindi, chi più chi meno, non sarà stato preso troppo alla sprovvista dalla velocità con cui il primo di Settembre ha fatto capolinea, nuovamente, nelle nostre vite. L’Espresso per Hogwarts sancisce l’inizio di qualcosa di nuovo per tutti i maghi o le streghe: nuova scuola, nuovo anno, nuova casa. Il treno stesso che ci accompagna man mano, mentre lasciamo indietro l’estate con i suoi lavoretti e le sue uscite, rimettendo una divisa che ci pone allo stesso livello di tanti altri che costruiscono il loro futuro ad Hogwarts. Ma quest’anno, quello stesso treno è stato profanato e ci ha fornito un ricordo tutto diverso da ciò che era prima e a cui, ancora adesso, facciamo fatica a credere. Ma la mia intenzione non è quella di inaugurare l’anno con un macabro racconto delle vicende del primo di Settembre: ne siamo tutti a conoscenza e ognuno di noi affronta quanto è successo a modo suo. Ho visto tanti modi di reagire, in questi giorni. Ho visto alcune delle

persone rimaste ferite in quel vagone che hanno deciso di non piangersi addosso e che si sono rialzate. Ho visto altre persone che, anche se toccate dal drammatico risvolto che ha avuto il nostro viaggio in treno, hanno fatto di tutto per evitare che altri potessero accorgersene. Ho visto persone con i nervi a fior di pelle sfoderare la bacchetta anche per un calamaio rovesciato sul tavolo, altre spinte a fare l’impensabile prima che fosse – forse un po’ tragicamente – troppo tardi. La Preside ci ha ricordato che restare uniti è l’unica soluzione, in questi periodi bui, ma riuscire ad esserlo sul serio è sempre più difficile che dirlo a parole. Come si fa a spiegarlo ai ragazzini del primo anno, che hanno varcato la soglia del castello per la prima volta qualche giorno fa e che si ritrovano a dover fare i conti con una minaccia del genere? Non direttamente, certo: la Regina – il professor Weetmore può confermare – invidierebbe un corpo militare come quello che possiamo vantare ai confini di Hogwarts, fra Auror e Cavalieri di Mornay. Ma quanto può mai essere d’aiuto una Pozione Soporifera o il voler accogliere i più piccoli nei nostri dormitori, quando anche i loro genitori si mostrano preoccupati nel saperli lontani da casa? Lo Smistamento è servito a dar loro un punto di riferimento, che fosse in cima ad un’alta torre o in fondo ai più inospitali sotterranei, ma non sarebbe dovuto andare così. Avrebbero meritato anche loro gli applausi di una tavolata entusiasta o i giochetti per venire a conoscenza della parola d’ordine della Sala Comune. Invece altri individui, ignobili maghi, gliel’hanno portato via. Non era questo il benvenuto che Hogwarts aveva preparato per loro, ma quello che – suo malgrado – è stata costretta a mettere in atto. Bentornati, benvenuti.