Come tutti voi certamente saprete quest'estate si è svolta la massima celebrazione di quella brutale attività sportiva che – ben lungi dal temprare mente e corpo ma semplicemente celebrando capacità fisiche che solo pochi privilegiati possono vantare – infiamma ad ogni modo i cuori di molti fra i membri meno istruiti ed educati della nostra Comunità Magica: la Coppa del Mondo di Quidditch. Questo Torneo raduna folle acclamanti di maghi da tutto il mondo. Essi invece che discutere e lavorare per il bene ed il futuro del popolo magico o per la preservazione della cultura che ci viene tramandata dal passato preferiscono passare il loro tempo in attività molto meno edificanti. Tipo a prendere il sole in attesa di accalcarsi come branchi di scimmie sudate sulle gradinate di enormi sprechi di fondi pubblici. Pagano addirittura cifre da capogiro per ammirare quattordici sprechi di capacità magiche a cavallo di un manico di scopa che si divertono a rincorrere palle di diversi colori o tirarsi addosso sfere di cuoio e metallo con il solo scopo di fracassarsi le ossa.
Se pensate che già questo sia da considerare deplorevole allora preparatevi a ben di peggio! Se invece già state considerando di farvi forti della possibilità di accartocciare questo articolo per buttarlo via e rifuggire dalle vostre responsabilità perché avete fatto parte di quella folla, prestatemi ancora un po' di attenzione: non è del Quidditch in se che voglio parlare, né di quanto la Coppa del Mondo sia un'occasione sprecata; non voglio neanche lamentarmi perché un tale raduno di maghi sarebbe impossibile da raccogliere per una cosa come il Museo del Faraoni del Cairo o il Festival del Teatro magico, no! Desidero scagliarmi contro l'ondata di patriottismo che la vittoria riportata dalla "nostra" – le virgolette sono doverose perché io non sento alcun senso di appartenenza a quella compagine – squadra ha suscitato in gran parte del popolino. Un tripudio di bandiere con la gloriosa Croce di San Giorgio si sono affacciate alle case dei maghi ed hanno letteralmente invaso Diagon Alley. I bagordi nei numerosi pub che si affacciano sulla strada principale erano strapieni di gente che sembrava avesse appena avuto notizia di un parto plurigemellare da quanta era la gioia.
Io ovviamente ero disgustata da tutto ciò e pur considerate che non sono affatto ultrapatriottica come quel piccolo lord di James Blueberry o come il venerabile professor Weetmore. La cosa mi ha fatto invece pensare a come sia incredibile il fatto che una vittoria non nostra possa renderci così fieri. Davvero basta appropriarci di un titolo così futile come quello di Campioni del Mondo – di cosa poi? di uno sport che non porta certo frutti – ottenuto tra l'altro senza il minimo sforzo da parte nostra, per scatenare in tutti noi una tale euforia? La cosa mi ha decisamente allucinato. Tanta esplosione di vitalità per il Quidditch e poi lasciamo liberamente che il lavoro di tantissime brave persone, per le quali davvero dovremmo essere orgogliosi, vada del tutto dimenticato. Quindi questo è un appello per chiunque si sia sentito più inglese dopo questa vittoria, per chiunque abbia dipinto la faccia di rosso e bianco magari senza sapere recitare l'incipit della Magna Charta o senza aver mai sentito uno stralcio del discorso del 4 giugno 1940 in corrispondenza di una delle guerre più orribili che il mondo magico e babbano abbiano mai affrontato, con quale coraggio vantate una vittoria non vostra, per un paese del quale non sapete neanche un minimo di fondamenti?