Silly Love Songs
Domani è S. Valentino. Auguri ai fabbricanti di gadget a forma di cuore, ai gestori di Mielandia, ai camerieri di Madama Piediburro costretti a vestirsi come Cupido – specialmente a loro. Ma, quando l'intera redazione leggerà queste righe, di me non sarà rimasto altro che polvere. Confido infatti di dissolvermi in tante piccole molecole e ricomparire magicamente di mercoledì mattina, onde evitare lo schifo che sta per abbattersi sopra le nostre teste. Il diabete, la carie, persino la trollinfluenza sono vicine – l'astinenza sarà l'unica salvezza, come direbbe Vassil Peev. O forse era Bittersweet. Boh. Questo comunque non significa che io abbia intrapreso una personale crociata nei confronti dell'amore o dei sentimenti in generale – per quanto… beh, dài! facciamoci qualche domanda! – mi è solo difficile concepire come il giorno dedicato a un santo babbano, dal nome ambiguo e morto a sassate sia stato elevato a celebrazione degli innamorati. Si chiamano Galeoni e sono quelli che fanno girare il mondo. Ma non è questo il punto. E' vero che potrei spendere rotoli e rotoli di pergamena in merito, e questa è pur sempre una rubrica di cultura, tuttavia trovo che Anne prima di me sia stata già abbastanza esaustiva all'interno del suo Editoriale. Un amico conoscente compagno di Casa una volta mi ha detto che quando si sente triste preferisce ascoltare le sue Maginchiglie piuttosto che diffindarsi i polpastrelli. Ha una certa logica. Poi ha aggiunto che, per come le si ascolti, un po' tutte le canzoni parlano d'amore. Ook, forse. Quindi non sarebbe meglio limitarsi a canticchiare un motivetto piuttosto che disegnare di proprio pugno il volto dell'amato e suicidarsi socialmente di fronte a tutta la bacheca? – Lawrence, questa è per te. Ragazzi stanchi di S. Boccino, stringiamo la bacchetta e i denti, resistiamo, prima o poi questo scempio passerà. Fantasticare sulle note di una canzone un po' melensa resta lecitissimo – riempirle di fiori il dormitorio e dispensare caramelle a forma di Puffola Pigmea, no. Quello è imbarazzante.
La Voce degli Studenti consiglia:
She Blinded Me With Arithmancy - Kneazle 3/5
Classicone degli anni quaranta, eh vabè. Permettetemi di essere scontata, ma neanche troppo, visto che se ai tempi dell'uscita ha fatto balzare l'artista in cima a tutte le classifiche, oggi la canzone viene ricordata ed acclamata veramente da pochissime persone – delle quali l'80% è sulla soglia dei temibili -anta. Rinfreschiamoci la memoria: lui è Terence Dobby ma si fa chiamare Kneazle, gioca con la propria voce, fa smorfie, suona la stregastiera e lo si riconosce dal paio di pelose orecchie a punta, finte, che indossa durante ogni concerto. Un giorno accade che le melodie di Dobby varcano la soglia di Hogwarts e decine e decine di ragazzini emarginati smettono di scaccolarsi con la bacchetta e trovano nella figura di Terence, a sua volta outsider, una specie di riscatto per quelli che sì, non hanno paura di ammettere che gli piace l'Aritmanzia se nessuno gli sta sparando uno schiantesimo in fronte. E' la rivincita dei nerd, ma anche la nascita di figure mitologiche come quelle nella canzone che vi ho proposto – l'assistente carina, di tale materia, che grazie ai numeri fa girare la testa del professore. La fauna maschile di disadattati attenderà probabilmente con ansia che McLies decida di sopperire a questa grave perdita; intanto, non ci resta che rispolverare questa hit del passato un po' synth pop, un po' ironica e soprattutto colorata.
Hei, Ja Elsker Tebja (trad. Ciao, ti amo. Io no) – Moja på Tvoja 4/5
Non occorre un genio per capire che si tratta di un complesso nordico che affronta tematiche nordiche e ci delizia in norreno o vattelapesca, quindi non aspettatevi di accostare la Maginchiglia all'orecchio e afferrare subito il senso della canzone, che probabilmente è… profondissima, se si guarda alla schiettezza del titolo. Sono abbastanza sicura che si pronunci Majà po Tvajà, anche se non ho mai fatto tanto la sofisticata; e poi Moja po Toja suona decisamente meglio. Di sicuro a questi tre ragazzi di Murmansk piace complicarsi, e complicarci, la vita coi loro testi in" russenorsk" (non è russo, non è norvegese, bensì – surprise! – una commistione di entrambe le lingue). Consiglio spassionato: al posto di sbattere la testa a tempo su un dizionario fate come me, estraniatevi. Via la razionalità, chiudete gl'occhi e concentratevi sul suono. Noterete il barocchismo, laboriosi collage eclettici, un grinzoso ma gradevole rock psichedelico. Adesso non vi spaventate, intendevo dire che si tratta di buona musica.
Quel Mazzolin di Giunchiglie – Celestina Warbeck 2/5
In realtà non sono sicura che possa definirsi una love song in piena regola, ma di sicuro è silly. Ah, e poi l'altro giorno stavo passando di fianco alle serre ed ho incontrato il primo anno di ritorno da Erbologia, ed erano così, you know, insudiciati dalla testa ai piedi, e qualcuno di loro stava intonando questa canzone, altri fischiettavano, ed allora, you know, sembravano tanti piccoli boscaioli carini – avrei voluto silenciarli. Però questo ci dimostra la supremazia di Celestina che a secoli anni ed anni di distanza continua a incantarci con le sue note, oltre ad aver avuto la fortuna sfacciata di vedersi dedicare una canzone dai Bubotuberi. Quel Mazzolin di Giunchiglie non è nulla di innovativo, in ogni caso. Sul carino, un po' assordante per le Giunchiglie Strombazzanti fatte davvero suonare in chiusura, ma niente di che. E poi, diciamocelo, per quanto i dialetti possano sembrare affascinanti, il gaelico stretto sta davvero male in musica.
Shhh Ghhh Eek. Well, Anyway - Créatures Magiques Pour Débutants 2/5
Sia chiaro che non sto cercando di accattivarmi le simpatie degli ospiti stranieri con quelli che potrebbero sembrare omaggi alla loro cultura – anche perchè i CMPD sono i primi a provenire da Tolosa ma cantare in Inglese. Quanto alla sottoscritta, li ascoltavo persino da molto prima che il gruppo esistesse venisse riproposto il Torneo Tremaghi, però questo non vi deve interessare. Creature Magiche Per Principianti – un nome, un programma degno di FitzRoy: fiati, cinguettii, scrosci d'acqua, pur trascendendo la soglia del new age con un sapiente amalgama di pop eccentrico. E' apprezzabile l'aver alternato versi di creature a parole o intere frasi tratte ad esempio dal Marino e Goblinese, anche se a mio avviso si tratta di un tipo di musica sperimentale che, alla lunga, rischia di stancare. E si capisce, testi e titoli sono spesso e volentieri onomatopeici: non percepite già il rumore delle onde che si infrangono? il gorgoglio col quale si ritirano? il dolce e per nulla fastidioso canto dei gabbiani? – io veramente ci leggo un gufo con la sinusite ed il cognome di Torgny se hai bisogno di un favore e devi chiamarla da lontano, ma saranno punti di vista.
Werewolf, Where Wolf - Apalapuchia 3/5
Lei ama lui e lui ama lei, ma lui è un licantropo e finge di non amarla, allora lei ne trova un altro, e lui capisce che non gli interessa un bolide se ormai alterna il desiderio di baciarla a quello si sbranarla, è amore!, quindi corre corre corre per la steppa siberiana e lei gli viene incontro, allora si redime, vuole fuggire ancora, finché lei non lo richiama dicendogli hey, sweetie, the only thing to do is jump over the moon. Fine. Questa è la summa della terza traccia dell'omonimo album del 2065. E' stupidissima, è banalissima, ho contato più la la la dei miei capelli, ma funziona. Non so se sia merito / colpa di quel cupissimo giro di chitarra con cui si apre il singolo, del buon nome degli Apalapuchia nell'ambito del brit-pop che gli perdona ogni cosa o che addirittura queste storie capitino davvero, nella realtà, e siamo portati ad avere empatia col testo. E' una ballata abbastanza strana, anche perchè, ricordiamo, nasce dallo stesso quintetto che agli esordi aveva ammesso d'aver iniziato a suonare semplicemente per "far ballare le streghe". Ed ora a farle anche piangere, chissà. Domanderò ai Grifondoro, mi sembrano ferrati in materia.
Freya Airanhart