By vocestudenti | marzo 8, 2008 - 11:40 am - Posted in Marzo 2064

 Hogwarts tra paura e vendetta

Gli avvenimenti di questi ultimi giorni hanno profondamente scosso il mondo magico e soprattutto la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Grazie ai racconti dei sopravvissuti e agli articoli delle testate giornalistiche siamo riusciti più o meno a farci un’idea di cos’abbiano provato e cosa provino tuttora i presenti all’attacco. Ma quali sentimenti avvolgono il resto della scuola? Quali sensazioni si possono leggere negli sguardi spenti di chi c’è di fronte? È quello che abbiamo cercato di capire chiedendo, e chiedendoci, quale emozione l’accaduto abbia tirato fuori. Sono passati appena pochi giorni e gli animi di studenti e professori sono ancora scossi, talmente scossi da investire il castello con un’aura di paura e desiderio di vendetta insieme. La collinetta ove la O’Connor teneva le sue lezioni è popolata di gruppetti di studenti che si fermano lì con un fiore in mano o col capo chino, lasciando scorrere quelle lacrime che, durante le lezioni o mentre studiano, devono per forza di cose trattenere. Un viavai di gente affolla il corridoio che conduce all’infermeria: i volti preoccupati accolti dal dolce sorriso delle infermiere, un alone di sofferenza in quella camerata ove riposano i superstiti feriti che non hanno voglia di parlare, poiché il tutto brucia ancora troppo. Capita d’ascoltare gruppi di ragazzini del primo anno che ricordano la sera dell’accaduto: la paura si legge ancora nei loro occhi. Da alcune frasi rubate riusciamo a ricostruire la situazione nella quale si sono trovati quella notte: bloccati dai Prefetti nei dormitori, sentivano i boati delle esplosioni, inermi e terrorizzati e soprattutto ignari di ciò che stava succedendo. Ma i ragazzi più grandi non sono da meno, e le reazioni all’accaduto lo possono provare! Nelle Sale Comuni capita di vedere chi ancora piange la perdita di una delle professoresse più dolci del castello, chi elabora ipotetici piani d’attacco nell’eventualità di un nuovo assalto, ma c’è anche chi promette vendetta, chi ha paura, chi vuole tornare a casa e chi è pronto a scendere in campo.

Tutto ciò ha trascinato la scuola nel caos: le lezioni non vengono più seguite con lo stesso interesse, il castello è deserto, ogni singolo rumore strano mette sull’attenti gli abitanti di Hogwarts. Si è diffusa tra gli studenti la fobìa degli elfi domestici: pronunciare la parola elfo, soprattutto tra i primini, scatena un fuggifuggi generale e il panico si dipinge sopra i loro volti. Ma non è solo il terrore a far da padrone in questi giorni di quiete dopo la tempesta. Sapore di vendetta si assaggia nei piatti degli studenti in Sala Grande: desiderio di rivalsa di chi ha perso i propri affetti, sguardi crucciati ma determinati a non lasciare i colpevoli impuniti. Avvicinandosi alle aule in cui si tengono le lezioni, dagli studenti più grandi si colgono frammenti di discorsi, di sussurri, di parole che fanno capire che Hogwarts non si è arresa agli eventi ma vuole combattere, così come ha combattuto quella tragica sera. Facendo un giro tra i corridoi del castello sentiamo i commenti dei ritratti alle pareti, che scuotono il capo, piangono o discutono tra loro, a riprova del fatto che nulla qui è morto. I presidi dipinti sui quadri della presidenza distrutta hanno trovato rifugio nei quadri della scalinata e mostrano la loro indignazione, oltre alla paura per tutto quello che è accaduto. E nelle Sale Comuni? Che avviene nelle Sale Comuni? L’entusiasmo dei ragazzini più piccoli sembra essersi spento, improvvisamente c’è un silenzio di tomba. Sono schivi, corrono veloci da un’aula all’altra senza dire una parola. Loro sono tra quelli che più stanno patendo in questi giorni, poiché sono i più indifesi: sanno che non avrebbero potuto far nulla e sanno altresì che, in una situazione del genere, i primi a perire sarebbero proprio stati loro. E allora li vedi percorrere il giardino guardinghi alla ricerca di uno studente più grande cui affiancarsi e che dia loro sicurezza. Il pensiero che i famigliari all’esterno possano essere vittime di qualche nuovo attacco fa aumentare la tensione fra i ragazzi; come il Sigillo di Fuoco sia riuscito ad entrare nel castello è una cosa che si chiedono in molti. Tutto quello che è accaduto negli ultimi giorni ha fatto scattare il campanellino d’allarme in tutti noi. La tensione e lo sgomento hanno preso il posto delle risate e degli scherzi; una maturità improvvisa si nota sul volto di tanti. C’è una sola cosa da dire: il mondo sta cambiando e noi siamo pronti a reagire.

Elheonor Moore & Mya Owen
 

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By vocestudenti | marzo 5, 2008 - 2:00 pm - Posted in Marzo 2064

Attacco alla presidenza

 

Castello di Hogwarts – Attacco alla Presidenza
Venerdì 29 febbraio 2064 sarà una notte che pochi potranno scordare, una notte in cui si è scoperto che nemmeno la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è così sicura come si pensava. Attacchi improvvisi hanno messo la scuola sotto assedio, portando caos, scompiglio e morte. Uno di questi attacchi, non meno pericoloso degli altri tre, si è concluso con l’esplosione della presidenza, con danni ingenti alla parte del castello colpita e agli studenti che fino all’ultimo hanno lottato per impedire tutto questo.

Un elfo domestico, un certo Fonzie, è comparso intorno alle 21.30 nel corridoio che precede il grande Gargoyle di pietra che fa da guardiano alla presidenza, intimando ai presenti di allontanarsi per una manutenzione straordinaria. Non ha tenuto conto, però, degli studenti che, ignorando quell’ordine, sono rimasti nel corridoio. A questo punto i fatti si sono susseguiti rapidamente, molto rapidamente. La creatura, difatti, aveva con sé un giubbotto arancione, che solo dopo si è rivelato essere il nascondiglio perfetto per una bomba; questa, ticchettante, è stata posta tra le braccia del Gargoyle di pietra. Gli altri hanno quindi pensato di agire, sconvolti dalla visione della bomba e da quello che subito dopo è accaduto. L’elfo, con l’intento di proteggere l’ordigno ed impedire agli studenti di salvare la presidenza, si è infatti sdoppiato due volte, facendo comparire due copie di sé nel corridoio: copie parlanti e in carne ed ossa, perfettamente identiche all’originale, che continuava a farneticare di dover portare a termine il compito che gli era stato assegnato. I tre elfi hanno poi attaccato i tre studenti presenti, cercando di metterli fuori combattimento. Lampi, imprecazioni e incanti si sono susseguiti veloci, mentre il tempo passava e la bomba continuava a ticchettare. Syd Mayson, Serpeverde, è riuscito a Schiantare uno degli elfi, mentre Ambrosia Adams salvava lui e la sottoscritta da un tornado magico, evocato da due di loro. Il terzo elfo ha seguito le sorti del primo, Schiantato da me senza alcuna pietà, mentre nuovamente la bacchetta della Adams si sollevava per mettere fuori gioco l’ultimo elfo rimasto. Purtroppo, essendo lei ancora debole dopo il primo attacco subìto, e l’elfo determinato a non farsi ostacolare nel suo intento, si è Smaterializzato all’improvviso, proprio mentre cercavo di gelare la bomba per impedirle di esplodere, Materializzandosi dinanzi ad essa per farle da scudo e ritrovandosi così coperto di ghiaccio.
Nemmeno il tempo di vederlo cadere a terra, che un’esplosione ci ha colpiti. L’onda d’urto ci ha travolto assieme ai pezzi di pietra del Gargoyle, mentre le pareti tremavano per la deflagrazione e uno squarcio si apriva nel muro. Parte dell’ingresso della presidenza è crollato, il soffitto non ha retto e in un istante ci siamo ritrovati sotto le macerie. Ringraziamo che una sacca d’aria ci abbia permesso di sopravvivere: Mayson privo di conoscenza, la Adams gravemente ferita -è arrivata a perdere i sensi per via del dolore- e la sottoscritta che fa in tempo solo a vedere il professor Spellman spostare magicamente le macerie e venire in nostro soccorso. E mentre anche gli ultimi istanti si sfocano nella mente dei tre, solo una pergamena lenta scivola verso il docente, con un chiaro messaggio per tutti noi: «Per questa volta perdete la Presidenza… Se intralciate ancora i nostri piani perderete tutto il castello. L’Ordine del Sigillo di Fuoco!»

 

Hevia McMuss

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By Alfred_Lewis | marzo 4, 2008 - 6:39 pm - Posted in Marzo 2064

Sentire propri compagni d’anno e di casata che irrompono nel dormitorio, urlando che la scuola è sotto attacco, è di per sé un fatto capace di far saltare il cuore all’altezza della gola. Se a questo si aggiungono voci confuse su un numero imprecisato di studenti fuori dalle Sale Comuni, il quadro è davvero completo. È questo ciò che è successo la sera dell’ormai noto 29 febbraio. E possiamo confermarvi che, come è avvenuto dai Tassorosso e dai Serpeverde, la scena si è sicuramente ripetuta negli altri due dormitori. Nella prima ora il panico è stato a stento trattenuto, tanto che molti studenti in gruppo hanno lasciato le Sale Comuni per riversarsi nei corridoi, in cerca di compagni che mancavano all’appello. Noi non vi diremo se abbiamo fatto altrettanto, non vogliamo mica beccarci una punizione. Ma la paura, il terrore di venire a sapere che qualcuno che conoscevamo era là fuori… non è qualcosa che si può esprimere bene a parole.
nome immagineVi rimandiamo agli altri articoli di questa edizione speciale, qui ci occupiamo di ciò che è avvenuto oltre le mura, in un posto ben conosciuto a tutti coloro che amano fare i bulli intorno al Platano Picchiatore. Ovviamente per la maggior parte i Grifondoro. L’avete presente quel grosso albero pieno di rami pronti a spiaccicarti al suolo? È proprio ai suoi piedi che è avvenuto uno degli scontri con nientemeno che un elfo domestico. Una femmina, secondo la ricostruzione. E pure piuttosto isterica come tutte le ragazze, d’altra parte. Mentre la Drybottle sistemava la gamba rotta di Rowumber, lui ci ha raccontato un po’ cosa era successo. Era scosso, continuava a ripetere che c’era sangue dappertutto e che la terra si era messa a tremare, sbloccando l’incantesimo che teneva calmi i rami del Platano. È così che lui e un’altra ragazzina del Serpeverde, Bianca McTroy, sono finiti in Infermeria. Ha anche aggiunto, dopo una serie di Incantesimi Calmanti, che l’elfo stava trascinando il corpo inerte del professor Zakoten verso l’albero e che da lì è iniziato il tutto. Zakoten, se ricordate, ci ha fatto lezione di Duello lo scorso anno. Non era certo un pezzo di pane, anzi possiamo proprio dire che era un figlio di Merlino, ma in fondo a nessuno si potrebbe augurare di essere quasi aperto in due da ferite multiple. Goldie si è fatta sfuggire che è stato trasportato di gran carriera al S. Mungo. C’è da sperare che si riprenda, così almeno potrà dire agli Auror come ha fatto a farsi stordire dall’elfa e magari anche come ha fatto l’elfa ad entrare nella nostra scuola e rapirlo senza essere vista da anima viva o anche morta.
Scommettiamo che vi state chiedendo perché il mostriciattolo abbia infierito tanto su di lui.
Secondo Mattew Typhoon, che ha scambiato due chiacchiere con noi mentre la Drybottle gli sistemava la scapola squarciata (in realtà parlava e gridava, ma qualcosa si è capito), l’elfa continuava ad aprire ferite sul petto e sulle gambe del docente, in cerca di qualcosa. E infatti, nel caos del momento, tra l’elfa pazza che provocava terremoti e faceva spuntare rocce affilate dal terreno, il Platano che si rimetteva in movimento e gli studenti accorsi che cercavano di stordirla, pare che un involto ricoperto di sangue sia caduto da una delle tasche del docente. Il "fortunato" a recuperarlo è stato Livon Vanerie, uno del Corvonero. Uno dei presenti a cui è andata peggio, data la durata della sua degenza in Infermeria. Chi poteva aspettarsi che a recuperare un innocuo oggetto da terra si potesse finire con le gambe fuori uso e un braccio trafitto dalla roccia? Insomma, il bollettino dei feriti non è stato da poco. Si è aggiunta anche Elizabeth Wonders con alcune ustioni sul volto. Anche lei ci è parsa molto scossa, non ha voluto rivivere nell’immediato l’attacco subìto. E in base a quello che ci hanno raccontato gli altri, possiamo capirla. La stessa elfa a cui lei aveva tentato di dar fuoco per riuscire a bloccare la sua vena omicida le si è gettata addosso, in preda alle fiamme. Ci hanno pensato le sassate dello stesso Typhoon ad allontanarla quel tanto che bastava per evitare che appiccasse fuoco a tutti quanti. Ma a finirla è stato un Anatema che Uccide. E su questo gli studenti testimoni non avevano alcun dubbio. Un attimo, un lampo di luce verde e l’elfa annerita del fuoco si è afflosciata a terra senza vita. Un azzardo, questo è vero, perché poteva prendere la persona sbagliata. Ma andatelo a dire a Zakoten e alla sua commozione cerebrale. Pare infatti che la maledizione sia stata il suo ultimo sforzo prima di perdere del tutto i sensi. Un’ultima dichiarazione è stata quella di un altro elfo domestico, stavolta uno alle dipendenze della scuola, ovvero Gildy. Quando gli abbiamo chiesto come mai si fosse trovato da quelle parti poco prima della morte dell’elfa, lui ha risposto semplicemente "Gildy protegge i ragazzi". Abbiamo concordato quindi che la sua presenza lì non era un caso. Gli attacchi all’interno del castello, che hanno visto la morte della professoressa O’Connor e la distruzione della Presidenza, sono avvenuti in contemporanea. Per fortuna qualcuno a scuola ha avuto modo di accorgersi anche dei lampi di luce nel parco. È stato così che i feriti sono stati portati di corsa in Infermeria.
Il resoconto è stato in generale un po’ confuso, anche se abbiamo cercato di tirar fuori più informazioni compiute possibili. D’altra parte, è comprensibile una simile confusione. Se bisogna ammettere che questo gruppo di studenti ha violato il Coprifuoco come tanti altri, noi compresi, c’è anche da dire che ha probabilmente recuperato qualcosa di importante e impedito a quell’elfa di compiere altre azioni degne della serata, come ad esempio uccidere il docente bulgaro. È infatti nostra opinione che il Platano non sia stato scelto a caso. Forse era un posto come un altro per trovare con calma l’oggetto in possesso del mago e poi… be’, liberarsi di lui.
Non sappiamo che sarebbe successo se l’elfo avesse trovato la via libera. E se consumato l’omicidio fosse tornato al castello per dare man forte ai suoi compari? Probabilmente il bollettino medico sarebbe aumentato ulteriormente. Non solo quello dei feriti ma, cosa non facile a dirsi, quello dei caduti.

Archibald Sinclair & Alfred Lewis

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By vocestudenti | - 5:21 pm - Posted in Marzo 2064

Questa mattina, passeggiando per le vie di Hogsmeade, mi sono imbattuta in un qualcosa di molto particolare dinanzi alla vetrina di MondoMago. Ho notato subito che c’era qualcosa di insolito, di strano, di triste e mi sono avvicinata.
A decorazione della vetrina, un drappo nero; le scope, che si sono sempre pavoneggiate in tutto il loro splendore, erano tutte in riga, leggermente inclinate in avanti, come una fila di persone a capo chino. Sono rimasta lì a guardare per un po’ questo spettacolo inconsueto e poi mi sono decisa ad entrare.
nome immagineLì mi ha accolto una commessa, attempata e molto gentile. Mi ha chiesto di cosa avessi bisogno, squadrandomi dalla testa ai piedi, per poi indicare con lo sguardo lo stand dei mantelli poco lontano dall’ingresso. Al mio cenno di diniego, mi ha invitato ad accomodarmi presso il bancone e a dirle infine che genere di articolo mi servisse. Un altro cenno da parte mia, accompagnato dalla domanda fatidica che mi aveva spinto ad entrare, e cioè come mai la vetrina avesse quello strano drappo nero e le scope fossero disposte in quel modo particolare, che incuteva timore, tristezza e deferenza allo stesso tempo. Non ho visto un sorriso sul volto di quella donna tanto gentile, e la sua risposta mi ha messo in imbarazzo, poiché mi era del tutto sfuggito che il motivo potesse essere quello. Preferisco riportare le parole esatte che mi sono state rivolte, poiché di più appropriate non ne esistono.
“La morte della Professoressa O’Connor ha toccato tutti noi profondamente. Ogni anno veniva da noi per rifornire i bauli della scuola di scope nuove e non solo… Anche durante l’anno si interessava alla manutenzione e alla cura delle scope, e noi di MondoMago siamo sempre stati più che felici di ottemperare alle sue richieste”.
Allora ho capito il perché del drappo nero e di quella fila di scope leggermente inclinate in avanti.

Ho ringraziato la commessa e mi sono avviata verso l’uscita, indugiando ancora davanti a quella vetrina. Non sono riuscita a chiederle altro, quel simbolo aveva in sé tutte le spiegazioni che io cercavo. Mi sono tornate in mente le lezioni di volo, e l’accento particolare di quella strana professoressa. Guardando le scope in vetrina, immersa in questi pensieri, ho notato una particolarità: piccole lucine si irradiavano dal manico di ciascuna scopa, e a seguirle con lo sguardo, si ricongiungevano nella parte alta della vetrina ove campeggiava il drappo nero, a formare proprio l’immagine del suo volto, come simbolo di amicizia e soprattutto rispetto. Come avevo fatto a non vederlo prima?
È stata la commessa a dare risposta a questa domanda, che io in verità non avevo espresso: mi osservava dalla porta a vetri dell’ingresso, ed è uscita quando ha visto il mio stupore nell’individuare quello che prima mi era sfuggito.
“Solo chi porta dentro di sé un ricordo vivo di lei può vederla negli oggetti che più amava”.
L’ho vista sorridere e ho notato una piccola lacrima rigarle il volto. Non sono riuscita a proferire parola, ho salutato con un cenno del capo quella gentile signora e mi sono allontanata.

 

Elheonor Moore

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By vocestudenti | marzo 1, 2008 - 1:57 pm - Posted in Marzo 2064
Fattura con intenti razzisti ai danni di una Maganò di Manchester

 
“È una vergogna! Una vergogna! Non dovrebbero succedere ancora queste cose!” è stato il commento più gettonato della stampa e delle radio magiche in merito alla vergognosa – è proprio il caso di dirlo – vicenda che ha avuto come scenario la cittadina magica di Manchester.
Erano da poco passate le otto di mattina di un venerdì come tanti altri, un nuvoloso e plumbeo venerdì tipicamente inglese. Le vie principali del quartiere stavano iniziando a popolarsi di maghi e streghe tutti intenti ad andare al lavoro, mentre molti negozi di articoli magici cominciavano ad accogliere i clienti più mattutini.
Prudence Philipps Scott (53 anni) era in ritardo, invece. La saracinesca del suo negozio di cappelli e guanti era ancora abbassata alle otto, ma d’altronde gli affari le andavano così bene che, per una volta, poteva anche concedersi il lusso di aprire i battenti in ritardo. E poi non le mancava che sistemarsi il nuovo cappellino da Strega alla moda, anche se, in effetti, non era propriamente una ‘testa di Strega’ quella su cui avrebbe sistemato il copricapo.
La signora Scott aveva sospettato di essere una Maganò ancora prima del compimento dell’undicesimo anno di vita. Certo, non sarà stato facile trascorrere un’infanzia circondata da fratelli maggiori con già spiccate doti magiche dall’età di cinque o sei anni. Le rassicurazioni dei genitori, entrambi dipendenti del Ministero della Magia, avevano infuso una certa dose di speranza nella vivace Prudence. Ma il suo undicesimo compleanno era trascorso tacito, senza che un gufo bussasse alla finestra di casa Philipps. Una Maganò, ecco quello che era. La delusione iniziale e il rifiuto, piuttosto ‘normale’ a quell’età, per la sua vera natura, con il passare degli anni era però venuto meno: il sentirsi del tutto accettata dalla propria famiglia e dai propri amici le aveva permesso di crescere serenamente e non rimuginare troppo. Il suo spiccato senso dell’umorismo e la sua natura vivace avevano fatto il resto, tanto che fino a poco tempo fa, passati gli –anta, si sentiva realizzata e appagata. Un marito devoto, giornalista di Trasfigurazione Oggi, e un negozietto amato dalle signore alla moda della Manchester magica riuscivano a riempire – anche troppo, a volte – quel vuoto che l’assenza di Magia aveva lasciato nella sua vita. Il signor Patrick Scott aveva appena salutato la moglie con un bacio, come tutte le mattine, e si era Smaterializzato per andare al lavoro. La radio era sintonizzata su Radio Strega Network e Barbara Gyles annunciava l’argomento del suo programma mattutino, ‘Ferma gli Ippogrifi!’, quando Prudence Scott ha alzato gli occhi sullo specchio per finire di sistemare il suo buffo cappellino. Ed è bastato un solo sguardo a quel viso brutalmente trasfigurato e interamente coperto di frasi ingiuriose contro i Magonò per far vacillare tutte quelle certezze messe insieme in anni di sacrifici e affronti.
nome immagine“Non capisco! Non capisco! Non ho mai fatto male a nessuno! Perché me? Perché sono una Maganò? È PERCHÉ SONO UNA MAGANÒ?!” è stata la risposta rilasciata da una Prudence Scott sconvolta e in lacrime, subito dopo il ricovero al San Mungo, alle penne ancora interdette della Gazzetta del Profeta. Il referto dei Guaritori lascia però non pochi dubbi sulla natura dei suoi aggressori: la signora Scott ha infatti subìto una parziale trasfigurazione del viso, che ha assunto una fisionomia suina, e ogni centimetro di pelle, compresa la superficie della lingua, è ora ricoperto di frasi offensive e imprecazioni contro i Magonò. La fattura scagliata contro la signora Scott non è quindi da principianti, e questo ha messo a tacere molto presto la voce che voleva come responsabili dell’accaduto un gruppetto di ragazzacci in cerca di forti emozioni. C’è da dire, inoltre, che nessun Mago o Strega tra gli 11 e i 17 anni poteva essere a Manchester quel giorno, trovandosi a Hogwarts o in un’altra scuola magica. E di certo non si può pensare che qualche bambinetto ancora senza bacchetta possa avere agito così soltanto per fare un meschino scherzetto a una donna amata e rispettata – almeno in apparenza – da tutti. Non sono state riscontrate tracce di Magia Oscura nella fattura, quindi è da non considerare l’allarme lanciato da Il Cavillo, l’indomani mattina, che intitolava la sua prima pagina “Magonò sotto attacco del Sigillo! Fuggite finché potete!”. Questo ha procurato non pochi grattacapi agli Auror e allo stesso Ministero della Magia, che ha prontamente smentito la notizia.
Eppure si continua a cercare un colpevole, o almeno un possibile motivo che potrebbe aver spinto un qualsiasi Mago o Strega con una certa istruzione magica a inveire con così tanta cattiveria contro un’onesta Maganò. Il Wizarding Post ha raccolto alcune testimonianze, pochi giorni dopo l’accaduto. “La signora Scott era una così brava persona. Non capisco davvero chi possa volerle così male! Beh, tranne quel Phawkes, certo… d’altronde è colpa della signora Scott se il negozio di accessori magici di Arthur è fallito” ha spifferato un’anziana strega che ha preferito rimanere anonima. L’Arthur Phawkes incriminato è un burbero misantropo di 65 anni che, in effetti, aveva chiuso per fallimento il proprio negozietto di cappelli in seguito al grande successo riportato da quello della signora Scott con il suo totale rinnovo. “Io non ci credo! Non può essere stato Phawkes! Sì, è vero, ha minacciato Prudence più di una volta…” ha dichiarato la vicina di casa del mago. Lui, dal canto suo, non si è lasciato avvicinare da anima viva, rinchiudendosi nella sua abitazione e rendendola inaccessibile ai giornalisti che, infiammati da quelle sincere seppur avventate testimonianze, avevano cominciato a prenderla d’assalto. Tuttavia, quella clausura forzata non poteva durare molto: secondo il Profeta della Sera, il signor Phawkes è stato raggiunto sabato sera dagli Auror incaricati di far luce su questa vicenda, che l’hanno costretto a seguirli al Ministero.
La Società per il Supporto dei Magonò, fondata da Idris Oakby alla fine degli anni ‘60 del secolo scorso, si è detta indignata e ha manifestato pieno appoggio e solidarietà a Prudence Scott. Dal canto suo la Maganò, dopo quell’iniziale dichiarazione, ha preferito non rispondere più alle domande dei giornalisti, permettendo soltanto agli Auror e ad altri dipendenti del Ministero di farle visita, senza contare gli amici e i parenti che cercano di starle vicini più che possono in questo triste momento. È arrivata voce, inoltre, che il Ministro della Magia in persona, Malachia McFlurry, sia andato a trovarla all’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche domenica sera.
Dal canto mio, non posso che essere ancora incredula e sconvolta per questo episodio di razzismo avvenuto nella civilizzata e quieta Manchester, che ha inevitabilmente riacceso l’opinione pubblica in merito alla questione dei Magonò e del loro vero – o presunto, a questo punto – inserimento nella Comunità Magica inglese. Sono davvero così universalmente accettati come il Ministero si affanna a sostenere da una decina di anni a questa parte? Il dubbio, adesso, ritorna.

 Isabel Milford

 

 

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