Questa storia non ha età: viene raccontata ai bambini maghi da generazioni… e ai bambini babbani anche se forse un po’ distorta, per ovvi motivi.
Si narra che in un tempo lontano vivesse a Hogwarts un qualcuno che era l’incrocio tra un mago e un gigante. Ancora prima dei nostri genitori, che ai quei tempi conoscevano benissimo la storia e avevano sentito parlare del suo protagonista.
Il suo nome era Klaus e aveva papà lappone e mamma londinese. La mamma era una famosa maga, uscita con ottimi voti da Hogwarts e il papà un gigante alto più di cinque metri che veniva niente meno che dalle montagne nevose della Lapponia. Questo stravagante e particolare maghetto al suo quinto anno a Hogwarts già era alto circa quattro metri e quando camminava i corridoi rimbombavano paurosamente, facendo sussultare di paura studenti e professori. A scuola non è che fosse proprio una cima, ma amava la foresta e gli animali che ci abitavano.
Finito il suo settimo anno a Hogwarts in maniera abbastanza disastrosa (i suoi G.U.F.O al quinto anno non erano brillanti e non parliamo dei M.A.G.O del settimo), chiese al Preside di allora e al Ministero della Magia di potersi stabilire, con la sua mamma, nella capanna che poi dopo anni e anni è diventata di Greenbow.
Viveva lì tranquillo e contento, si occupava delle creature della foresta, che gli erano tutte affezionate, mentre la mamma spesso si offriva volontaria per dare ripetizioni agli studenti di Hogwarts non troppo preparati. Nel registro degli Animagus lei è ancora presente: poteva trasformarsi in una renna maestosa con un palco di corna che faceva invidia a tutte le renne.
Ma perché questo strano animale? Perché il marito abitava nel paese delle renne e lei per stargli vicino, spesso aveva le sembianze di una renna. Quel tipo di giganti non poteva resistere al clima più mite londinese e quindi erano lei e Klaus a spostarsi per andarlo a trovare.
Gli anni passavano e Klaus , ogni tanto, guardava la sua adorata bacchetta, che ora usava molto poco, più che altro per evitare di far danni, consapevole lui stesso della sua scarsa abilità.
Successe tutto quell’anno, a Natale. Klaus si era affezionato oltremodo ad un piccolo maghetto del secondo anno di Hogwarts e non era riuscito a dargli il suo regalo di natale prima che egli partisse. Come fare? Lui aveva una piccola pergamena dove quel simpatico ragazzino gli aveva lasciato il suo indirizzo. Pensa che ti ripensa, un giorno, guardando il camino gli venne l’idea geniale: la Metropolvere. Si guardava intorno in cerca del sacchettino dove vi era la polvere magica; la mamma non c’era, si era smaterializzata per raggiungere suo padre in Lapponia, quindi Klaus doveva fare tutto da solo.
"Trovata" disse tra sé dopo una lunga e faticosa ricerca nella capanna e un sorriso gli si affacciò sul volto paffuto, su cui cresceva una lunga barba. Si avvicinò quindi al camino e, dopo aver usato la polverina, urlò l’indirizzo che aveva scritto sulla pergamena. Il problema fu che lo pronunciò sbagliato e quindi, invece di finire nel camino del maghetto…
Era notte e al numero 84 di Notthing Hill (l’indirizzo che c’era sulla pergamena era Nocturnia Hill a Hogsmade) si sentì un "pof" seguito da un rumore ovattato in mezzo alla cenere del camino spento. Era la notte della vigilia di Natale e davanti a quel camino, per caso, passava un bambino piccolo (avrà avuto un 4 anni massimo) che rimase a bocca aperta nel vedere quell’omaccione barbuto che tra le mani reggeva un sacco di yuta.
"Buon Natale, Babbano. Ma tu che ci fai a casa di James?" furono le parole del nostro Klaus, che non si era proprio accorto dello sbaglio.
"Babbo Natale" pronunciò il bambino con gli occhi sbarrati, storpiando quello che aveva a lui detto Klaus. "Babbo Natale, Babbo Natale" continuava a ripetere con la bocca aperta per lo stupore. "Che porti in quel sacco?"
Klaus continuava a non capire. "Un regalo per James. Ma sai dov’è?" continuava a ripetergli.
E il bambino con un sorrisone, disse "Io sono James. E’ mio il regalo."
E Klaus, intenerito da quel sorriso e da quel bimbetto così simpatico, glielo porse e cercò di inventarsi un qualcosa di plausibile per poter evitare che il bambino si spaventasse e chissà cosa andasse a raccontare.
"Vedi James" – cominciò, sedendosi a terra, col bambino accanto – "Io vengo da un paese lontano lontano, mio papà è della Lapponia dove fa tanto freddo e la mia mamma è la Signora delle Renne. Ogni anno, la notte di Natale, io porto regali ai buoni bambini come te." Si fermò, un po’ pensieroso. "Ma tu sei stato buono, vero?"
E il bambino: "Sìsì, io tanto buono!"
Così Klaus riprese. "Arrivo sopra i comignoli con una carrozza trainata da renne e metto sotto l’albero di natale dei bambini buoni un regalo." E gli mostrò il pacco destinato all’altro James. "Però i tuoi genitori non possono vedermi." Sperava che il bambino sentendo queste parole non raccontasse nulla ai suoi. "Solo i bambini buoni possono. E ora, torna a dormire, piccolo James. E se il prossimo anno sarai ancora buono, tornerò da te" disse, prima di smaterializzarsi dinanzi agli occhi del bambino.
Ovviamente questi non tenne il segreto per sé: il giorno di Natale raccontò ai suoi genitori, agli amici e a tutti quelli che conosceva, che Babbo Natale era sceso nel suo camino. E alla domanda "ma chi è questo Babbo Natale?" rispondeva sempre allo stesso modo: "un omone grande con una barba lunga, un vestito rosso e un sacco marrone ; viene dalla Lapponia dove fa tanto freddo per portare ai bambini buoni tanti regali!"
E la leggenda si diffuse tra i Babbani, mentre il quotidiano dei maghi di allora pubblicava la notizia che per un errore di pronuncia un mago era giunto con la Metropolvere in un camino Babbano. Ovviamente il Ministero della Magia non ne fu felice, anzi, ma il nostro Klaus spiegò che a vederlo era stato solo un bambino e che lo aveva chiamato Babbo Natale e quindi affermò che, della fantasia di un bambino piccolo non si poteva e non si doveva aver paura.
Ma non è tutto. Ripensando alla storia che aveva inventato col piccolo James, Klaus ebbe un’altra idea magnifica e subito ne parlò con la mamma. Perché non trasferirsi sul serio in Lapponia e iniziare a portare doni ai bambini londinesi ogni anno durante la vigilia di Natale? Fabbricare giocattoli e aggeggini era la cosa in cui Klaus eccelleva e la mamma ne fu davvero contenta.
Così da allora ogni anno i bambini buoni trovano sotto l’albero di natale un pacchetto con scritto "Tanti auguri di buon Natale. Santa, Klaus"
Perché i giocattoli li fabbricava Klaus e la carrozza con le renne la guidava la sua mamma; che, appunto, si chiamava Santa.
Elheonor Moore
Tassorosso