By Loreen_Wallace | dicembre 11, 2007 - 7:06 pm - Posted in Dicembre 2063

Questa storia non ha età: viene raccontata ai bambini maghi da generazioni… e ai bambini babbani anche se forse un po’ distorta, per ovvi motivi.
Si narra che in un tempo lontano vivesse a Hogwarts un qualcuno che era l’incrocio tra un mago e un gigante. Ancora prima dei nostri genitori, che ai quei tempi conoscevano benissimo la storia e avevano sentito parlare del suo protagonista.
Il suo nome era Klaus e aveva papà lappone e mamma londinese. La mamma era una famosa maga, uscita con ottimi voti da Hogwarts e il papà un gigante alto più di cinque metri che veniva niente meno che dalle montagne nevose della Lapponia. Questo stravagante e particolare maghetto al suo quinto anno a Hogwarts già era alto circa quattro metri e quando camminava i corridoi rimbombavano paurosamente, facendo sussultare di paura studenti e professori. A scuola non è che fosse proprio una cima, ma amava la foresta e gli animali che ci abitavano.
Finito il suo settimo anno a Hogwarts in maniera abbastanza disastrosa (i suoi G.U.F.O al quinto anno non erano brillanti e non parliamo dei M.A.G.O del settimo), chiese al Preside di allora e al Ministero della Magia di potersi stabilire, con la sua mamma, nella capanna che poi dopo anni e anni è diventata di Greenbow.
Viveva lì tranquillo e contento, si occupava delle creature della foresta, che gli erano tutte affezionate, mentre la mamma spesso si offriva volontaria per dare ripetizioni agli studenti di Hogwarts non troppo preparati. Nel registro degli Animagus lei è ancora presente: poteva trasformarsi in una renna maestosa con un palco di corna che faceva invidia a tutte le renne.
Ma perché questo strano animale? Perché il marito abitava nel paese delle renne e lei per stargli vicino, spesso aveva le sembianze di una renna. Quel tipo di giganti non poteva resistere al clima più mite londinese e quindi erano lei e Klaus a spostarsi per andarlo a trovare.
Gli anni passavano e Klaus , ogni tanto, guardava la sua adorata bacchetta, che ora usava molto poco, più che altro per evitare di far danni, consapevole lui stesso della sua scarsa abilità.
Successe tutto quell’anno, a Natale. Klaus si era affezionato oltremodo ad un piccolo maghetto del secondo anno di Hogwarts e non era riuscito a dargli il suo regalo di natale prima che egli partisse. Come fare? Lui aveva una piccola pergamena dove quel simpatico ragazzino gli aveva lasciato il suo indirizzo. Pensa che ti ripensa, un giorno, guardando il camino gli venne l’idea geniale: la Metropolvere. Si guardava intorno in cerca del sacchettino dove vi era la polvere magica; la mamma non c’era, si era smaterializzata per raggiungere suo padre in Lapponia, quindi Klaus doveva fare tutto da solo.
"Trovata" disse tra sé dopo una lunga e faticosa ricerca nella capanna e un sorriso gli si affacciò sul volto paffuto, su cui cresceva una lunga barba. Si avvicinò quindi al camino e, dopo aver usato la polverina, urlò l’indirizzo che aveva scritto sulla pergamena. Il problema fu che lo pronunciò sbagliato e quindi, invece di finire nel camino del maghetto…
Era notte e al numero 84 di Notthing Hill (l’indirizzo che c’era sulla pergamena era Nocturnia Hill a Hogsmade) si sentì un "pof" seguito da un rumore ovattato in mezzo alla cenere del camino spento. Era la notte della vigilia di Natale e davanti a quel camino, per caso, passava un bambino piccolo (avrà avuto un 4 anni massimo) che rimase a bocca aperta nel vedere quell’omaccione barbuto che tra le mani reggeva un sacco di yuta.
"Buon Natale, Babbano. Ma tu che ci fai a casa di James?" furono le parole del nostro Klaus, che non si era proprio accorto dello sbaglio.
"Babbo Natale" pronunciò il bambino con gli occhi sbarrati, storpiando quello che aveva a lui detto Klaus. "Babbo Natale, Babbo Natale" continuava a ripetere con la bocca aperta per lo stupore. "Che porti in quel sacco?"
Klaus continuava a non capire. "Un regalo per James. Ma sai dov’è?" continuava a ripetergli.
E il bambino con un sorrisone, disse "Io sono James. E’ mio il regalo."
E Klaus, intenerito da quel sorriso e da quel bimbetto così simpatico, glielo porse e cercò di inventarsi un qualcosa di plausibile per poter evitare che il bambino si spaventasse e chissà cosa andasse a raccontare.
"Vedi James" – cominciò, sedendosi a terra, col bambino accanto – "Io vengo da un paese lontano lontano, mio papà è della Lapponia dove fa tanto freddo e la mia mamma è la Signora delle Renne. Ogni anno, la notte di Natale, io porto regali ai buoni bambini come te." Si fermò, un po’ pensieroso.  "Ma tu sei stato buono, vero?"
E il bambino: "Sìsì, io tanto buono!"
Così Klaus riprese. "Arrivo sopra i comignoli con una carrozza trainata da renne e metto sotto l’albero di natale dei bambini buoni un regalo." E gli mostrò il pacco destinato all’altro James. "Però i tuoi genitori non possono vedermi." Sperava che il bambino sentendo queste parole non raccontasse nulla ai suoi. "Solo i bambini buoni possono. E ora, torna a dormire, piccolo James. E se il prossimo anno sarai ancora buono, tornerò da te" disse, prima di smaterializzarsi dinanzi agli occhi del bambino.
Ovviamente questi non tenne il segreto per sé: il giorno di Natale raccontò ai suoi genitori, agli amici e a tutti quelli che conosceva, che Babbo Natale era sceso nel suo camino. E alla domanda "ma chi è questo Babbo Natale?" rispondeva sempre allo stesso modo: "un omone grande con una barba lunga, un vestito rosso e un sacco marrone ; viene dalla Lapponia dove fa tanto freddo per portare ai bambini buoni tanti regali!"
E la leggenda si diffuse tra i Babbani, mentre il quotidiano dei maghi di allora pubblicava la notizia che per un errore di pronuncia un mago era giunto con la Metropolvere in un camino Babbano. Ovviamente il Ministero della Magia non ne fu felice, anzi, ma il nostro Klaus spiegò che a vederlo era stato solo un bambino e che lo aveva chiamato Babbo Natale e quindi affermò che, della fantasia di un bambino piccolo non si poteva e non si doveva aver paura.
Ma non è tutto. Ripensando alla storia che aveva inventato col piccolo James, Klaus ebbe un’altra idea magnifica e subito ne parlò con la mamma. Perché non trasferirsi sul serio in Lapponia e iniziare a portare doni ai bambini londinesi ogni anno durante la vigilia di Natale? Fabbricare giocattoli e aggeggini era la cosa in cui Klaus eccelleva e la mamma ne fu davvero contenta.
Così da allora ogni anno i bambini buoni trovano sotto l’albero di natale un pacchetto con scritto "Tanti auguri di buon Natale. Santa, Klaus"
Perché i giocattoli li fabbricava Klaus e la carrozza con le renne la guidava la sua mamma; che, appunto, si chiamava Santa.

 Elheonor Moore
Tassorosso

 

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By Alcy | - 5:48 pm - Posted in Dicembre 2063

Purtroppo ho dovuto abbandonare i libri di cucina e soprattutto rimandare alle vacanze natalizie la riunione con il C.I.P.C.I.O.P., ma si farà, eccome se si farà!
E’ tutta colpa di mia madre, non guardate me! E’ stata lei a dirmi che se voglio ottenere un G.U.F.O. un po’ più di Accettabile è meglio mettersi a studiare. E lei sostiene che io voglio.
Però sono riuscita a ritagliarmi due orette per provare questa ricetta. Le mie compagne di dormitorio dovrebbero saperne qualcosa visto che ho appeso biscotti al miele o al cioccolato a forma di stelline, pupazzi di neve, fiorellini, teste di unicorno, fatine, calzini e alberelli in ogni punto della camera che offriva un appiglio.

Ingredienti:

  • 150g di farina autolievitante
  • 20g di zucchero
  • 35g di burro
  • 110g di miele (o melassa +50g di cacao)
  • 1 uovo
  • Bicarbonato di sodio
  • 2 cucchiaini di cannella in polvere
  • 1 cucchiaino di zenzero in polvere
  • 1 albume
  • zucchero colorato
  • mandorle

Preparazione:

Mettete tutti gli ingredienti necessari per fare l’impasto chiaro (ossia: farina, zucchero, burro, miele, uovo, bicarbonato, zenzero e cannella) all’interno del calderone. Mescolate vigorosamente finché non ottenete un impasto omogeneo.  Trasferite questo impasto su un tavolo di legno cosparso di farina e andate a comporre una palla aiutandovi con le mani. Scagliate sulla palla un giro dell’incanto frigo poi avvolgetela dentro un grembiule pulito e ponetela all’interno di un contenitore chiuso.

Ripetete la stessa operazione con gli ingredienti per l’impasto scuro, ossia gli stessi che avete appena usato, andando però a sostituire al miele i 110g di melassa e aggiungendo il cacao.

Quando entrambe le palle di composto saranno pronte, andate a stenderle sul tavolo aiutandovi con un matterello finché non ottenete una sfoglia alta circa mezzo centimetro.

Aiutandovi con delle formine andate a tagliare dei biscotti. Potete utilizzare gli avanzi dei ritagli per rifare l’impasto e impastarlo nuovamente fino all’esaurimento della pasta. Con l’aiuto della punta di una piuma pulita, create dei buchi nella parte alta di ogni piccolo biscotto.

Lanciate l’incanto scaldo per cuocere i biscotti, dovrebbero bastare due giri. Lasciateli quindi sul tavolo a raffreddare mentre in una tazza sbattete l’albume (e solo quello… niente guscio) . Aiutandovi con un pennello da cucina, andare a distribuire l’albume sopra le parti dei biscotti che volete decorare. Sopra l’albume, disponete lo zucchero colorato o scaglie di mandorle grattugiate, come nella foto qui in alto.

Lasciateli raffreddare per un po’, poi, facendo passare dei nastrini attraverso i buchi che avete creato, potrete usare i biscotti per decorare il vostro albero di Natale.

Buone Feste!!

Alcyone Webber

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By Alcy | dicembre 10, 2007 - 5:29 pm - Posted in Dicembre 2063

Mark Harvarest, il mio nuovo collega, nel suo articolo dello scorso numero ha parlato del fenomeno della "debabbanizzazione dei babbani".
Vi dirò la verità, fino a pochi giorni fa gli ho dato un’occhiata superficiale poiché non ero molto interessata a leggere uno dei soliti saggi ultrarzigogolati del mio collega… ma ieri sera, cercando di svuotare la mente dalla visione di una delle creature che la Wallace ci ha fatto affrontare a lezione, l’ho scelto come metodo anti-insonnia. Ed ha funzionato.
Da quel poco che sono riuscita a capire, pare che i babbani stiano cercando la magia. E’ probabile che nel loro subconscio ne percepiscano l’esistenza, anche se la maggior parte di essi fa di tutto per negarlo.
Ma torniamo al mio, di titolo. Perché se l’articolo di Mark mi ha fatto riflettere è proprio perché ho pensato: "e noi, non stiamo assomigliando sempre di più ai babbani?".
Forse questa domanda ha fatto rabbrividire un paio di voi ma in realtà io ne sono convinta: con il passare degli anni ci stiamo sempre più "babbanizzando". E per certi versi non è un bene.
Non ci credete? Guardatevi attorno qui a scuola!
Quando siamo a lezione siamo obbligati ad indossare l’uniforme scolastica. Ma quando non siamo a lezione, beh… se ne vedono di schifezze babbanate! Ormai la maggior parte dei ragazzi indossa solamente abiti praticamente babbani. Se non fosse per le marche di tali abiti/scarpe o per le scritte che vi si leggono sopra li si scambierebbe per babbani.
Dove sono finite le tanto comode tuniche? Dove sono finiti i pesanti mantelli di lana? Che cos’è questa moda delle "magiconverse"?
Ragazzi, ci stiamo babbanizzando, ci piacciono di più le cose babbane, ma per non essere "presi per i boccini" da quelli che attribuiscono agli oggetti babbani la stessa considerazione di una caccola di Troll, rendiamo queste cose babbane un attimo più magiche.
Ma può una marca, una scritta, una piccola fattura, rendere degli oggetti nati per i babbani adatti al mondo magico?
Se uscissimo per strada nessuno noterebbe la differenza. Sì, è vero, noi siamo obbligati a non farci notare ma a me pare che l’assomigliare ai babbani stia mutando da una fase iniziale di copertura, ad una moda e per finire in un’abitudine. E non solo nel vestire.
Prendiamo per esempio il Quidditch, uno sport puramente magico. Si vola, abbiamo palle magiche, un regolamento ben preciso e il più delle volte rispettato. Ma sarà nella natura umana, sarà un qualcosa che va oltre alla magia e che è intrinseco in quello di animalesco che c’è in noi, ma pure nel Quidditch io noto un tifo, un comportamento che si avvicina sempre di più a quello dei nostri conterranei senza magia che giocano a Calcio (sport babbano… fatevi spiegare da Strawberry che cos’è).
Smettiamola di giocare a fare i babbani! E comportiamoci da maghi! Abbiamo la magia?! Allora usiamola! Altrimenti che ci stiamo a fare in questa scuola?
Impariamo questi cari incantesimi così utili per difenderci da tutte quelle creature malvagie che assillano il mondo.
Siamo nati fortunati: siamo nati con la magia! Impariamo a saper sfruttare questa magia e a valorizzarla, a fare qualcosa di bello e di nuovo con essa.
No! Aspettate! Smettetela di pensare che io abbia qualcosa contro i babbani… anzi! Sono la prima a rispettare il loro mondo, le loro "trovate" per riuscire a combinare ciò che noi riusciamo a fare con il semplice uso della magia.
Ma noi abbiamo la possibilità di fare qualcosa di buono anche per loro con la nostra magia: cerchiamo di unirci, di stare vicini contro queste forze Oscure che continuano a far scrivere di sè i miei colleghi della Cronaca. La lotta fra casate per una coppa delle case o per una coppa di Quidditch ci può stare, ma solo se non degenera in antipatie e astio fra compagni di scuola, coetanei e spesso amici.
Siate orgogliosi della vostra uniforme, delle tuniche da mago che i vostri genitori sfoggiano a casa. Perché non bisogna mai trascurare le tradizioni: sono parte di noi, parte del nostro essere. Conserviamole, e non solo nel nostro cuore.

Isabel Milford

Madama McClan. Pubblicità!

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By Loreen_Wallace | dicembre 8, 2007 - 9:09 am - Posted in Dicembre 2063

Replica ufficiale al direttore dell’Eco del Gufo, Francis Roines.

Di seguito sono riportate le dichiarazioni di un gruppo di giornalisti della Voce, segnati in ordine decrescente di età, in rappresentanza dell’intera redazione, che si associa a quanto sotto detto.

nome immagine

Non sarò certo io a dare il via ad una discussione poco idonea, ma la mia redazione è rimasta piuttosto irritata dal tuo editoriale, così mi è sembrato giusto permettere loro di replicare. Ti ringrazio per i complimenti, anche se – perdonami tanto – dubito siano davvero così sinceri come vorresti far sembrare. Il merito non è solo mio, penso che converrai con me che il lavoro di un Caporedattore non basta a mandare avanti un giornale, senza giornalisti di talento che ti aiutino. E ci tengo a precisare che la mia non era affatto una provocazione. Forse dovresti rileggere tu il mio editoriale, perchè i miei erano consigli spassionati e opinioni personali. Chi sono io per dirti cosa devi fare? Sarebbe inappropiato da parte mia pretendere di dare lezioni di sportività e giornalismo. Sono solo il Caporedattore in uscita della Voce, non certo il Direttore dell’Eco.
Archibald Sinclair

Come non si può rimanere colpiti da un’editoriale come quello del numero di Dicembre dell’Eco? Come, mi chiedo? Ah, Santo Merlino! Mi toccherà cercare il direttore Roines pur di congratularmi con lui! Come per cosa? Ma per la tenacia, il coraggio, la costanza ecc. con cui cerca disperatamente di autoconvicersi fino alla fine che l’Eco sia migliore della Voce. Cioè, che temperamento! Un mago così doveva finire tra i Grifondoro, non tra i Corvonero. No, veramente. Non sto scherzando. Ritrovarsi da solo a difendere il giornale su cui butta il sangue da due anni non è poco! E per favore, non cominciate a citarmi tutti i Corvonero che spendono quei pochi zellini che gli rimangono, dopo aver saccheggiato Mielandia, per il loro giornale. No, perché non fanno testo, loro. Oh per carità, siete liberissimi di dire il vostro pensiero. Siamo tutti liberi, no? Ma per favore, un po’ di obiettività, vi prego. Francis è scusato per le sue parole da tutti noi, perché ovviamente era accecato dalla passione sua profonda fiducia in se stesso e nei suoi collaboratori. E questo non può essere motivo di biasimo, suvvia. E’ da ammirare il modo con cui conduce i suoi giornalisti a spada tratta verso l’ignoranzato. Francis, sei il mio nuovo mito personale!
Meredith Pratt

Per quanto i redattori dell’Eco continuino a darsi delle aria, dichiarando la loro superiorità sulla Voce in ogni numero, tutta questa attenzione da parte loro sembra proprio una dichiarazione di "inferiorità". Forse Roines ci teme più di quanto ammetta. Oppure è innamorato di noi…
Keyra Folks

La verità? Non leggo mai L’Eco: non ho Zellini da spendere per ripulire gli escrementi del mio gufo. Questo numero invece mi è stato prestato per farmi notare la perla presente nell’editoriale di Roines… be’, sì, veramente molto carino da parte sua credere in una certa competizione tra il nostro giornale e il loro, quando i pettegolezzi della Trott e le interviste ai soliti quattro presunti vip non possono neanche lontanamente paragonarsi al calibro de La voce degli studenti.
Credo che non restituirò questo numero, il mio gufo potrebbe trovare divertente mangiarlo o usarlo come carta igienica.
Andrew Rowumber

Signor Direttore, sono profondamente commosso dalle Sue toccanti parole e dai Suoi sicuramente sinceri complimenti. Mi è dispiaciuto molto non ricevere a titolo personale il Suo apprezzamento, ma penso che me ne farò una ragione. La luce dei Suoi profondi pensieri è sufficiente. Sono certo che il Suo giornale sarebbe solo un mucchio di carta straccia senza il Suo contributo. Non so davvero come abbiamo potuto pensare di paragonarci alla Sua redazione. Le siamo grati per la Sua clemenza e soprattutto per il Suo alto spirito sportivo.
Okay, credo di aver terminato tutto ciò che concorda bene con l’aggettivo "Suo". Poche parole per esprimere il concetto: Roines, fai ridere. Ma tanto. Persino un Molliccio morirebbe dalle risate, il che è tutto dire. Di solito del vostro giornale leggo solo gli articoli di una delle poche persone che lì dentro valgono davvero. Ma stavolta ho fatto un’eccezione. Ho ritagliato il tuo editoriale e l’ho incorniciato, piazzandolo sul mio comodino. Così prima di addormentarmi basta guardarlo per farmi due risate. E pensa che per una volta i miei compagni di dormitorio sono stati solidali e hanno proposto di costruire un poster. Oh, giusto che ci sono, ci manderesti una tua foto, così rendiamo il tutto più realistico? Di spalle, però. Ci teniamo a mantenere il pubblico decoro nei Sotterranei. A proposito di dormire, tu continua pure a sognare. E ringrazia che Sinclair ha voluto replicare solo con una lettera. Io ti avrei già spaccato le corna, per grosse che siano.
Con affetto,
Alfred Lewis

Rispondo per una richiesta esplicita di alcuni colleghi.
Onestamente non mi interessa un bolide sgonfio di quello che può scrivere Roines: dell’Eco leggo solo determinati articoli di Cronaca, Cultura e, raramente, Quidditch. L’editoriale non è affar mio. Possono complimentarsi, screditare, commentare in positivo o negativo che sia: non ha la minima importanza, poiché ciò che conta non è il grado di competività fra i giornalisti, bensì i risultati, e solo quelli. Fossero critiche costruttive, le apprezzerei. Ma giudizi campati in aria e inutili prese di posizione non mi interessano.
Holly Haliwell

Forse, come dicono i miei colleghi, sei accecato dal bene che vuoi per il tuo giornale e se questo è più o meno uguale a quello che provo io per i pasticcini di crema alla menta ricoperti di cioccolato fondente, allora posso capire perché hai due prosciutti sugli occhi.
Per cortesia, Roines, non paragonare la nostra Voce con il tuo Eco, proprio non lo capisci che siamo stufi di sentirvi gufare inutilità?
Alcyone Webber

L’Eco? Una gran massa di corn… Ok, seriamente. Tralascio il fatto che io ho solo letto gli articoli di Krystal e Dirk e che prima di ieri non avevo ancora letto l’editoriale di Roines. Tralascio anche il fatto che siete guidati da uno che s’è fatto mordere da un licantropo. Tralascio anche il fatto che la carta del vostro giornale la uso per pulirmi il nobil faccino di Dalis.
Sono d’accordo con tutti i miei colleghi, qualsiasi cosa abbiano scritto.
Ora torno a finire l’articolo, santo Corwin, sono indietrissimo!
Nigel Jarvis

Caro Francio…
Volevo davvero ringraziarti per le belle parole che sei riuscito a buttar giù per l’editoriale di questo mese; sei stato in grado di apprezzare, in poche righe, la vera essenza del Giornale (con la “g” maiuscola) della scuola… è gratificante di tanto in tanto scoprire che qualcuno riesce a capire che non tutta la carta di giornale che gira nella scuola è utile solo per concimare l’orto delle zucche. Anche se ti dirò ( non ti dispiacerà se ci diamo del tu, se ci pensi, molto, ma molto alla lontana siamo “colleghi”) che sono rimasto alquanto sorpreso, non pensavo bastasse uno striminzito editoriale del nostro Direttore per farti inginocchiare e piagnucolare.
M. Lexis

p.s. Ho sentito che il guardiacaccia ha appena finito il concime e da quanto ho sentito in giro è uscito da poco il nuovo numero dell’ Eco, ne sarà contento Greenbow… Tempismo perfetto, bravi corvi.

Non compro mai l’Eco, solitamente ne trovo copie dimenticate ed abbandonate in sala grande o per i corridoi, e ne uso la carta per foderare la lettiera del gatto, ma giusto oggi mi è saltato all’occhio l’editoriale di Roines, che elargiva falsi complimenti e parziali giudizi sul nostro lavoro di giornalisti; e devo dire che la cosa mi ha alquanto infastidito.
Un giudizio affidabile quello del redattore dell’Eco sul nostro caro giornale e sul nostro caporedattore Archibald Sinclair?
Direi proprio di no, visto che il massimo della genialità di Roines è stata imitare un mannaro alla festa di Halloween e farsi mordere; invece di usare un semplice schiantesimo come avrebbe fatto chiunque sano di mente per difendersi. E perché vi chiederete voi si è fatto mordere dal mannaro? Ma ovvio, per dare ai suoi giornalisti qualcosa di diverso dei soliti pettegolezzi da corridoio su cui scrivere; piuttosto che dedicarsi veramente a quello che tutto il resto del mondo chiama “giornalismo” e che comporta ricerche sugli argomenti trattati, dedizione e molto, moltissimo impegno.
Parole al vento quelle dell’editoriale di Roines, o meglio, ululate alla luna piena!

P.s. Rajah ringrazia l’Eco per la scorta di carta che viene gentilmente offerta per sua lettiera.
Hevia McMuss

Mi sembrava di degnarti di troppa considerazione per quel che vali, ma visto che mi sono ritrovata in minoranza… Il tuo giornale non merita neppure di essere accostato al nostro. Non permetterti mai più! E’ la Voce degli Studenti a rappresentare la scuola, punto. Il nostro e il tuo giornale sono due mondi a parte. Qui da noi si danno notizie e si cerca di dare risposte alle domande degli studenti, a quelle di tutti, non solo a quelle dei Corvonero, che per fortuna sono solo un quarto della scuola. L’ultimo smalto della O’Neil non è di nostro interesse. Per fartelo capire meglio: voi siete Streghetta 2000 che si finge impegnata, noi La Gazzeta del Profeta di Hogwarts.
Sunny Sputinc

Illustrissimo ed Egregio Signor Roines, qui in redazione abbiamo ricevuto un Gufo postino, la cui missiva ci attestava la volontà della Cordinatrice Suprema della Confederazione del Wizengamot, Laurana McFurrygan, di volerle dare la facoltà di poter accedere a tale Congregazione Magica, come Stregone Supremo, visto il carisma che lascia emergere dalle sue splendide ed eloquenti parole. Noi tutti le consigliamo vivamente di accettare tale carica, vista la rarissima patente di Imbecillità di cui è dotato, e tutta Hogwarts, la Webber compresa, sa quanto questa sia difficile da conseguire: test di livello evoluto che nemmeno menti geniali come quelle della Norvall o della Oliver potrebbero risolvere. Sappiamo che ciò comporterebbe effetti collaterali da non trascurare, come la probabilie impossibilità della sua testa di non poter più entrare in un cesso, a causa dell’eccessivo rigonfiamento per alterigia e boria, ma credo che per una persona altezzosa e tronfia come lei, ciò sia solamente un po’ di solletico sotto le pelose e licantropesche ascelle che si ritrova.
Calorosi e verdognoli saluti,
Arthea’s fan Mark Harvarest

La Redazione

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By vocestudenti | dicembre 5, 2007 - 9:13 pm - Posted in Dicembre 2063

Cosa mettere nel pacchetto?

Anche quest’anno ormai il Natale è alle porte; e passeggiando per Hogsmeade si possono vedere vetrine addobbate e ricche di bellissimi oggetti pronti per essere comprati, impacchettati e messi sotto l’albero.
Regali per ogni tasca, e di ogni genere, che sembrano richiamare i giovani compratori con il loro luccichio e i loro colori.
Ma voi, studenti di Hogwarts, avete le idee chiare su quali regali fare ai vostri amici e dove comprare il regalo giusto?
Una piccola guida creata per voi, dalla sottoscritta, che si è fatta un giretto a Hogsmeade e ha stilato una lista di regali che potreste trovare utili per i vostri acquisti.
Cominciamo con i regali in tema Quidditch. Sappiamo che molti studenti amano lo sport, e seguono con ardore le partite scolastiche ed il campionato europeo di Quidditch; ma molti tifosi sono in prima persona giocatori di Quidditch, e allora perché non regalare al vostro amico o alla vostra amica qualcosa di utile correlato al suo sport preferito?
Uno degli articoli più gettonati e venduti questo Natale è proprio la comodissima bussola da manico di scopa. Realizzata con un moschettone per essere agganciata al proprio manico, la bussola da Quidditch ha un bel quadrante rotondo, su tonalità azzurre che rendono questo indispensabile oggetto fine ed elegante allo stesso tempo, oltre che veramente molto utile. Disponibile ad un prezzo veramente accessibile, lo potete trovare nell’unico negozio di articoli di Quidditch a Hogsmeade. Sempre in tema Quidditch, ma ovviamente assai più caro, un cofanetto per gli allenamenti personali dei vostri amici. Dotato di una mazza, boccino, pluffa e bolidi, questi ultimi ovviamente incantati affinchè possano rendere veramente realistici gli allenamenti dei vostri amici. Il cofanetto è decorato a mano con i colori delle quattro casate di Hogwarts, ed è stato realizzato per questo Natale particolare. Il negoziante mi ha garantito che è possibile fare personalizzare il cofanetto con un incisione {o eventualmente con un marchio a fuoco} con il nome e cognome del destinatario, oltre che al numero di squadra. Come per il nome, anche il colore del cofanetto può essere personalizzato, il tutto compreso nel prezzo iniziale.
Ma ovviamente per questo Natale non ci sono suggerimenti solo per il Quidditch. Molti infatti vorranno fare regali più “dolci” e profumati ai propri amici. Ed ecco che Mielandia vi propone dei veri affari, se avete amici golosi ed amanti di tutto ciò che è dolce.
Confezioni miste di varie leccornie e di varia grandezza sono acquistabili presso il più famoso negozio di dolcetti di Hogsmeade. Ogni confezione verrà poi abbellita con scatole colorate e sarà possibile aggiungere ai vari acquisti fatti a Mielandia anche altri piccoli regali che verranno inglobati nella confezione regalo.
Scrivenshaft invece propone per questo Natale una serie di articoli veramente di classe, per persone che amano scrivere ancora con il classico pennino su ruvida pergamena. Un bellissimo set composto da una piuma pregiata, con pennino in argento e set di altri sei pennini intercambiabili, calamaio e tagliacarte in argento, il tutto confezionato in modo elegante in un piccolo bauletto dello stesso colore della piuma, foderato di morbida seta di tonalità più scura per contrastare con il regalo stesso. Questi set di piume sono disponibili in vari colori, e il prezzo non è eccessivamente caro. Ma oltre alle piume, quest’anno Scrivenshaft ha voluto allargare il proprio giro d’affari, introducendo nelle proprie vetrine una serie veramente spettacolare di diari. Acquistabili in vari colori e formati, i diari possono essere personalizzati con iniziali o piccoli disegni in oro, che assieme alla copertina finissima daranno un tocco di unicità al vostro regalo. Ovviamente questi diari sono stati magicamente trattati, per impedire ad occhi estranei di leggere i segreti del proprietario del diario; basterà infatti scrivere nella prima pagina il proprio nome per impedire a chiunque altro di avere accesso ai propri pensieri. Disponibile in due diverse versioni, per lui e per lei, questi diari hanno veramente un buon prezzo.
Altro pezzo forte del negozio Scrivenshaft, che si è assicurato l’esclusiva a Hogsmeade per questo Natale, è il cryptex.
Questo strano e particolare oggetto, che fa gola a molti, è purtroppo assai costoso, e quindi non adatto alle tasche di tutti. Il Cryptex consiste in un piccolo rotolo metallico sulla cui superficie esterna sono inseriti degli ingranaggi alfabetici. Se si vuole tenere al sicuro qualche pergamena, o piccoli oggetti, basta inserire il tutto nel Cryptex, e impostare la propria parola di sicurezza.Una volta impostata basterà girare gli ingranaggi in modo del tutto casuale, così da non lasciare alcuna traccia della parola d’ordine. Una volta chiuso infatti, solo chi conosce la parola segreta potrà aprire il contenitore. Ogni tentativo di intaccare l’integrità di questo piccolo scrigno segreto sarà ripagata con alcune fatture, che colpiranno il malcapitato, e lo identificheranno come «spia». Il Cryptex viene venduto assieme ad un elegante e raffinato cofanetto in legno intarsiato, che non servirà ricoprire con carta da regalo, perchè vi farà fare una bellissima figura con i suoi colori e la sua manifattura.
Ma per voi miei cari lettori non mi sono fermata qui, ho proseguito la mia ricerca per garantirvi il maggior numero di idee e notizie possibili.
Avete amici amanti degli scacchi e delle gobbiglie? Ecco cosa ho trovato per voi in un piccolo negozietto vicino a High Street.
Scacchiere di ogni forma e materiale, abbinate ad una pregiata lavorazione, potrebbero risolvere i vostri problemi. Dalla più classica scacchiera magica, a quella più particolare, questo negozietto ai molti sconosciuto vi può offrire veramente quello che state cercando.  I prezzi sono veramente buoni e per le tasche di ognuno, e alcuni esemplari di scacchiera sono così belli, che a chiunque verrebbe voglia di imparare a giocare a scacchi magici. Un reparto del negozio poi è dedicato interamente alle gobbiglie, e a tutto l’occorrente per questo gioco, che anche a Hogwarts è molto apprezzato.
Tra gli articoli più venduti troviamo il porta gobbiglie dalla forma alquanto insolita e originale, e vari set di gobbiglie dai più improbabili colori.
Alcuni panni speciali per la pulizia delle gobbiglie e un sacco di manuali con la storia di questo strano passatempo, e della manutenzione delle stesse.
Infine un piccolo excursus su quei regali che si fanno alle persone con cui si è poco in confidenza, e che non si sa mai bene dove andare a comprare, o su che scelta ricadere. Una piccola carrellata di quei regali, che ognuno di noi almeno una volta nella vita ha ricevuto o fatto.
Palla di vetro con neve magica, raffigurante giocatore di Quidditch.
Disponibile in varie versioni, con il giocatore della squadra del cuore, è un piccolo regalo che può sempre stare bene sul comodino del dormitorio di qualcuno. Con un incanto castato su questa sfera, il tifoso di Quidditch saprà sempre quando la sua squadra ha vinto una partita, perchè la sfera inizierà a brillare e la neve si trasformerà in piccoli e colorati corriandoli di festa.
Regalo poco personale, ma almeno più utile della sfera con neve è l’ombrello stellato, che quando viene aperto produce un allegro luccichio con le sue mille stelle magicamente trattate, illuminando anche allo stesso tempo il percorso di chi lo tiene. Comodo mille volte di più di un ombrello babbano, l’ombrello stellato magico è anche trattato magicamente per poter essere richiuso subito dopo l’uso e rimpicciolito, in modo da essere riponibile in una borsa, o nella tasca della vostra giacca.
Tazza con disegno Quidditch. Regalo poco impegnativo per conoscenti che apprezzano il Quidditch e amano sorseggiare caffè o tè in santa pace. Ha la magica proprietà di mantenere alla temperatura originaria qualsiasi liquido venga versato al suo interno, garantendo sempre un ottimo caffè caldo. Un regalo veramente alla portata di chiunque, che può essere facilmente reperito a Mielandia e in altri piccoli negozietti di Hogsmeade.

 E con questo, miei cari lettori, anche per questo Natale è tutto. Spero di essere riuscita ad eliminare ogni vostro dubbio sui vostri acquisti natalizi, e ricordatevi di non spendere tutti i vostri risparmi per i regali, ma di conservare qualche Galeone per voi, che possono sempre tornare utili. I regali devono essere piccoli pensieri del vostro affetto, e non per questo spese eccessive dei vostri risparmi.

Hevia McMuss
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By Alfred_Lewis | dicembre 4, 2007 - 6:58 pm - Posted in Dicembre 2063

Io l’ho sempre detto che McBry mi odia. Insomma, non è matematicamente possibile che sia lui a beccarmi ogni volta che sgattaiolo fuori dal castello mi perdo nel parco della scuola dopo il Coprifuoco. Quindi, o c’è qualcuno che si diverte con la Polisucco (ma dove li troverebbero i capelli veri di McBry?) o il prof ha assunto una tale adorazione nei miei confronti che mi vuole sempre rinchiuso in dormitorio. Sia come sia, la mia intervista l’avevo già finita. Certo, ricopiarla tra una pausa e l’altra della lucidatura delle coppe in Sala Trofei non è il massimo, ma ormai me ne ne sono fatto una ragione. Se Lachian pulisse più spesso, non ci sarebbe necessità di punire noi poveri studenti un week end sì e l’altro pure per togliere la polvere da quelle stupide coppe. Io penso che lui pensi che io non penso che lui abbia pensato in passato di usare la sua bava come detergente. Ma non divaghiamo.
Il motivo per cui mi trovavo accidentalmente fuori dopo il Coprifuoco è appunto l’intervista di questo mese. Avevo anche un permesso per uscire, ma sfortunatamente il Toponiglio ha pensato bene di rosicchiarselo. E quando ho detto a McBry che il permesso l’aveva mangiato un ibrido a metà tra un topo e un coniglio, non mi ha creduto. Chissà perchè. E si è arrabbiato ancora di più quando gli ho detto che il sorcio al momento lo tiene Elinor. Chissà perchè.
Ora torniamo a noi. La signorina Shannon O’Brien, addetta stampa dei Figli di Caino, ha gentilmente accettato di incontrarmi per la seconda volta e di rispondere finalmente ad alcune domande. A me e solo a me. Così mi sono armato di un fuoco portatile in barattolo e sono rimasto in attesa che arrivasse. No, non ho incendiato per sbaglio gli alberi della Foresta Proibita, perchè il fuoco era incantato come si deve. Non da me, si capisce. Dopo aver scambiato due parole sugli incontri segreti (che non sono segreti, ma autorizzati. Non è colpa mia se quello stupido mezzo sorcio mangiucchia stoffa e fogli invece di semi di zucca), ecco quel che è venuto fuori dalla nostra chiacchierata.

 Me: Può dirmi qualcosa delle sue origini? Dove è nata? Non le chiedo quando, non si chiede l’età ad una signora.

 Questo me l’ha detto lei durante il nostro primo incontro. Ma io non le avevo chiesto l’età, cercavo solo di essere gentile.

 O’Brien: Sono irlandese. An Spidéal è il nome esatto del villaggio, ma forse Galway può risultare più conosciuto. Non c’è molto di più da dire, me ne sono andata quasi subito. Era un posto troppo soffocante…

Me: Carino… Okay, non conosco nessuno dei due, ma se lei mi dice che sono in Irlanda, mi fido. Quindi immagino non sia quello il posto che può chiamare casa. E dopo dove è andata? Subito a Londra o ha girato altri posti? E poi, perchè alla fine ha scelto proprio Londra? Come ci è finita tra i Figli di Caino?

O’Brien: Una domanda alla volta, cucciolo mio. Rischio di perdere qualche domanda. Non vorrei mai non rispondere a qualcosa di importante. Da Spiddal sono andata a Dublino, lavorando a lungo per Deywood sempre come addetta stampa. Questo finché anche la capitale non mi è stata stretta. Il passo seguente è stato Londra. Non avevo un motivo particolare allora per sceglierla. Sono arrivata e mi sono fermata, tutto qua.

Tanto per chiarire, tra i Vampiri dare del "cucciolo mio" è giusto un appellativo amichevole e non sottintende niente di… Be’, ci siamo capiti.

Me: E Deywood sarebbe… Cioè sì, un altro Vampiro, ovviamente. Ecco, si è fermata. A Londra si è fermata, si sarà trovata bene. Ma come è entrata nel Clan di Londra? Immagino che servano dei requisiti. Ah, tanto per curiosità, prendete anche umani al Bloodworth?

O’Brien: E bravo il mio cucciolo. Deywood era il capo Clan a Dublino, prima di O’Patterson. Sei sveglio, ragazzo, cosa rara tra i maghi. Londra è decisamente più interessante di Dublino. Più occasioni. Più persone. Più cose da fare. Più situazioni interessanti. Sì, posso dire di essermi trovata bene. Come sono entrata nel clan? Buster me lo ha ricordato proprio poco tempo fa. Diciamo… di prepotenza. Non ho lasciato molta scelta a Lonergan. Non assumiamo umani, ma questo potrebbe essere un problema facilmente risolvibile.

La signorina O’Brien è stata così gentile da offrirsi di risolvere il problema dell’impossibilità per gli umani di essere assunti al locale notturno. Però, ecco, mi sono visto costretto a rifiutare, perché non credo che i canini a punta e la carnagione pallida mi darebbero un aspetto migliore, per così dire. Ma ovviamente lei scherzava, certo. Insomma, è probabile che scherzasse. Credo. Comunque ho rifiutato, ecco.

Me: E- era solo una curiosità… cioè, sarebbe interessante ma non è davvero quello che pensavo di… e poi dovrei chiedere ad Elinor… ecco, ecco… a lei non piacerebbe.

Se permettete, il seguente scambio di battute è una faccenda privata. Quindi torniamo ai fatti che potete sapere tutti.

Me: Mmh, di prepotenza. A proposito del signor Lonergan. Io non mi diletto di pettegolezzi, però una curiosità ce l’ho. E’ vero quello che si dice in giro di voi? Che, sì insomma state… Com’è che si dice da voi?

O’Brien: Di prepotenza, esatto. Mi sono presentata da lui e gli ho detto che volevo essere assunta. Peccato che lui abbia risposto di no. Mi ci è voluto un po’ per fargli cambiare idea. Non avrebbe senso negarlo dopo che Buster stesso non ha fatto nulla per nasconderlo. Sono la sua compagna, le nostre fotografie sono apparse più volte su quel vostro giornalaccio… la Gazzetta del Profeta.

La Gazzetta del Profeta è ormai tristemente nota per il suo alto numero di premi a chi spara Pluffate più grosse, questo dobbiamo ammetterlo. Pare che tale premi siano aumentati da quando la McDermott è stata miracolosamente assunta. Come spesso accade, a volte le testate minori, come il Wizarding Post e l’Enchated Express, sono molto molto più serie e meglio informate. Ma in questo caso la notizia era così evidente che per una volta il Profeta ci ha preso.

Me: Il signor Lonergan è un mito, sa il fatto suo. Non è una brutta cosa, penso. E vi sposate?

O’Brien: Ecco il coraggio che mi aspettavo da te… iniziavo a temere di essermi sbagliata sul tuo conto. Ma raramente commetto errori nel giudicare le persone, lo sento a naso.

No, non mi ha detto che ho coraggio perché le ho chiesto se si sposano. Ancora faccende private, non intendo certo spiattellarle qui.

O’Brien: Riferirò al tuo mito che ha un ammiratore in più qui al Castello. Di sicuro gli farà piacere. Magari la prossima volta che mi vorrai incontrare me lo porto dietro. Che ne dici? Ti piace come idea? Se venivi a trovarmi al locale quest’estate, come ti avevo detto, te lo avrei presentato. Adesso potrebbe essere difficile portarlo fuori.

Me: Davvero? Lo porta qui? Lo posso incontrare di nuovo? A-ah be’… io volevo venire ma… non ce l’ho fatta, ecco e… compio diciassette anni tra poco, insomma… come… Non sarei mai riuscito ad entrare, no? Perchè difficile portarlo fuori? E’ occupato con i suoi spettacoli? Cioè… Non che io li abbia mai visti, ho solo sentito dire e quindi pensavo… F- forse è meglio passare alla prossima domanda.

L’intervista risale all’inizio del mese, quindi io ORA ho diciassette anni. Ma naturalmente non sarei mai potuto entrare prima nel loro locale, giusto? Minimo diciassette anni o niente. Okay, quest’estate ho fatto un giro da quelle parti. Solo nei dintorni, non dentro, sia chiaro.

O’Brien: Ragazzo, non crederai che conceda interviste con una tale facilità? Men che meno poi a giornali magici, che tentano ogni giorno di scaricarci la colpa di qualche strana aggressione. Hai del potenziale, devo ammetterlo. Ecco perché ho accettato di incontrarti. Perché non ho messo limiti alle tue domande. Puoi farti strada… e questo un domani potrebbe tornarmi utile.

Vi giuro sul parrucchino di McBry che non ho inventato assolutamente niente, lei ha detto davvero queste cose. Ma tanto non mi credereste comunque, perché avete gli occhi foderati di bacon. Non so perché perdo tempo a cercare di convincervi.

O’Brien: E’ molto occupato con i suoi spettacoli. Gli ho sempre detto che un capo Clan dovrebbe preoccuparsi più di altre cose, ma convincerlo a non attirare l’attenzione generale sembra impossibile.

Me: Immagino di non poter dire niente al riguardo, ecco. Ma magari lui sa quello che fa.

Non so di preciso quanto sia divertente questa cosa che ho detto, ma ha riso tanto che quasi non riusciva a parlare.

O’Brien: Lui… sa… quello… che fa… Cucciolo mio, promettimi di scrivere una cosa sul tuo articolo. Buster Lonergan non è infallibile, ammetto però che non demorde mai. Forse proprio per questo gli è riuscito di legarmi a lui.

Ogni promessa è debito. Lei lo dice, io lo scrivo. Però ha glissato alla mia domanda sul matrimonio. E non credo che abbia distolto lo sguardo per ammirare la catapecchia puzzolente di Greenbow. Se lì al Bloodworth leggete questa intervista, sappiate che voglio l’esclusiva.

Me: Le prometto che questa è l’ultima. Lei forse non l’avrà letto, ma… Ho scritto un articolo sugli attacchi mannari di qualche settimana fa. Magari è solo una mia ipotesi, ma lei mi può dire se sono vere le voci? Alcuni dei vostri Vampiri sono davvero scesi a Charing Cross per aiutare i maghi?

O’Brien: I sacchi di pulci hanno alzato troppo la testa negli ultimi tempi. Iniziano ad essere un problema veramente serio.

Perfetto, lo prendo per un sì. Non ve l’ho sempre detto io che i Vampiri non sono dei poco di buono? Eh? Eh?

O’Brien: Si è fatto tardi. Non credo che la vostra Vicepreside sarebbe contenta di saperti fuori dal castello a quest’ora tarda.

Oh, be’. Già, alla signorina O’Brien non avevo accennato del permesso. Ma io ce l’avevo, lo giuro sulla testa della madre di Parker.

Me: Farò del mio meglio. Posso mandarle una copia della Voce? Mi promette che la farà leggere al signor Lonergan? Devo tornare, prima che McBry mi veda e mi rimetta in punizione in Sala Trofei.

Le ultime parole famose. Mi domando se dovrei darmi alla Divinazione.

O’Brien: Sì, mandami una copia. Ma non ti posso assicurare che lui la legga. Mi paga per farlo al suo posto. E’ proprio il caso che tu vada, cucciolo mio. E porta i miei saluti alla tua graziosa dittatrice.
 
E così si è conclusa la nostra conversazione. Al mio ritorno ho trovato ad aspettarmi sulla soglia McBry, stavolta in compagnia di Powell. Ma guarda tu se si deve chiamare il Capo Casa per una fesseria del genere. Ho cercato di spiegare che il giornalismo ha le sue regole, ma non c’è stato verso di convincerli. Per fortuna in quel momento è passato Gerard l’Eretico, ha visto il mio fuoco in barattolo e si è messo ad urlare come se stesse per morire. Non che sia possibile, dato che è già un fantasma, ma in generale è un tipo piuttosto impressionabile. Così McBry si è fermato nella Sala d’Ingresso per tentare di calmarlo e Powell mi ha preso per un orecchio e mi ha riportato in dormitorio.
E non c’è niente da ridere.

Alfred Lewis

 

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