IIl libro dei ricordi, questa volta, ha deciso di aprirsi su una pagina "strana", a suo modo.
Due anni fa, alla festa di Halloween che nessuno dei presenti riesce ancora a dimenticare, ricordo di aver provato un groviglio inestricabile di senso di impotenza mescolato a rabbia, nel vedere uno studente di questa Scuola di Magia steso a terra, senza che nessuno potesse far nulla.
Oggi, a distanza di due anni e poco più, quel senso di apnea si è fatto di nuovo largo – in me come credo in molti altri di voi – nutrendosi dell'incertezza e della paura che deriva da ciò che sta succedendo là fuori e, quindi, anche qua dentro. In questi giorni, ognuno secondo il ruolo che ricopre, in molti stanno provando a definire quello che è stato. Nostalgici di uno dei periodi più bui degli ultimi decenni. Estimatori di un Ministro della Magia morto e sepolto. Restauratori di un sistema di guidarci e stare al mondo che ha contemplato leggi razziali, chiusura verso il Mondo dei Non Maghi e divisioni di sangue che dovrebbero far accapponare la pelle al sol pensiero.
A me non interessa dare un nome a quello che è successo. Non mi interessa neppure sapere se esiste una storia che, proposta nel miglior modo possibile, possa indurmi a comprendere e, magari, giustificare certe cose, anche se solo con un briciolo di neurone. Non mi importa conoscere l'identità di chi ha distrutto i negozi

di Hogsmeade o Diagon Alley, nello specifico, voglio solo che tutto questo finisca ancor prima che possa prendere piede per davvero. Voglio che non ci sia paura di trovare una figurina delle cioccorane o veder chiusi i cancelli di Hogwarts perché l'unico fine settimana fuori di qui che ci è stato concesso deve essere revocato per qualche ragione. Mia nonna mi ha sempre detto che la Landa dei Vorrei è un po' come la Terra di Bleah: non esiste. Non si può pensare di desiderare qualcosa ed ottenerlo seduta stante, non importa se sia giusto, equo o a vantaggio dei più. Non è quello che cerco, tuttavia, né sono così illusa da credere che basti sussurrare il regalo voluto alla Piantina Arcobaleno sulla finestra, come facevo da piccola, perché quel che auspico diventi realtà. Non ci sono cugini con le orecchie oblunghe pronti a non deluderti, quando si cresce.
Ma sono scozzese.
E dalle mie parti avere una tempra scozzese significa nascere con un gene in più, quello della lotta ad oltranza. La storia, sui Grampians, non inizia con il più classico dei c'era una volta ma con un dannazione! disse la strega scacciando a schiantesimi i ladri di cavalli alati. E no – tranquilli – questo non vuole essere l'ennesimo proclama a favore della Scozia o di chi ha avuto la fortuna di nascervi, perché se c'è una cosa che ho imparato, quella notte di due anni fa come quelle che sono arrivate dopo, è che la Storia insegna e non siamo una generazione di vermicoli smidollati il cui unico scopo è mangiare, respirare e accoppiarci. Non lo siamo. L'impotenza e l'apnea, con il tempo e crescendo, si sono trasfigurate nella capacità di farci ancora sorprendere – grazie a Tosca almeno questo non cambierà mai – ma facendo della nostra incredulità il Flagramus con cui pungere di rimando perché, vedi, chiunque tu sia – là fuori – che minacci, fai scoppiare o attenti a ciò che noi abbiamo scelto di essere, non ci fai paura.
Non ce ne fai da un pezzo.