Controeditoriale

di Kane Lindstrom

Forse dovrei fermare la piuma ed accartocciare il foglio prima ancora di cominciare, e risparmiare così a tutti un po’ di acido gastrico gratuito. Perché mai hanno messo una polemica guerrafondaia come me a scrivere un controeditoriale? Perché mi ci sono messa? Non ricordo neanche più, tipo… Poi però ho riletto la bozza di Merida, e mi sono tornati alla mente, uno per uno, tutti i motivi e i sentimenti che mi hanno portata a rintanarmi in cima a questo albero per scribacchiare. Detto tra noi, ormai in tutta Hogwarts non si trova un posto decente dove sedersi e pensare, tipo…
Come la nostra Caporedattrice, così anche io ricordo fin troppo bene la festa di Halloween di due anni fa: ricordare è un eufemismo, considerando che i ricordi di solito non ti infestano pure i sogni di notte… ma sorvoliamo. Ed è proprio per quella sera di due anni fa, ma anche per quel primo Settembre quando le lacrime non furono causate dalla classica nostalgia di casa, per quegli uomini che avrebbero potuto essere bravi docenti, ma noi non potremo mai saperlo, per gli attacchi di claustrofobia che la reclusione dell’anno passato ci ha causato… è per tutto questo che i nomi, cara Merida, importano. Eccome se importano.
È facile dire “è stata colpa dei cattivi, abbasso i cattivi”, quando poi non sai nemmeno chi sono questi famigerati cattivi; lì per lì, quando la tragedia accade e i colpevoli vengono scoperti, è tutto chiaro, certo… ma basta poco perché la gente si dimentichi, cambi opinione, generalizzi, e poi finisca per additare altri che magari non avevano nulla a che vedere con i fatti accaduti. Il dito va puntato, i nomi vanno urlati, stampati a caratteri giganti sulle testate dei giornali, ripetuti come una filastrocca finché non si imprimono nella tua testa e assieme ad essi le parole, i fatti, le ideologie che quei nomi portano con sé. Il rancore non c´entra… o se qualcuno vuole provarlo, lo faccia pure, ma lo scopo non è quello: il fine di memorizzare nomi e fatti è prepararsi a riconoscere il Male quando questo arriva, conoscerlo, e poi combatterlo. Perché in fondo, la Preside Welkentosk ha ragione almeno su una cosa (prof, questa cosa gliela riconoscerò all'infinito, mi ringrazi!): i cattivi hanno pochissima fantasia e seguono lo stesso schema, magari ad anni alterni, ma sempre lì a ripetersi.
Ecco quindi perché non basta sperare o desiderare che certe cose non accadano più; volere un mondo in cui tutti sono cucciolosi come Puffole e i cattivoni in qualche modo si mandano al Gramo da soli è inconcludente ed abbastanza ingenuo.
Su una cosa devo concordare con Merida, comunque: Hogwarts non ospita un branco di Mandragole mosce e frignanti. Oh, di quelle ce ne sono comunque a mazzi, ve lo assicuro… ma se l’aria scozzese ha attecchito e funziona almeno in parte come quel famoso “gene in più”, posso dire con una mezza certezza che la lotta ad oltranza è diventata l’hobby preferito di molti, e spero di molti più di quanto le mie magre aspettative ora contemplino. Per una generazione pronta a lottare, a difendersi e a non farsi più imbambolare come teste di Bubotuberi, serve dunque un bersaglio ben definito, un fantoccio da Incendiare con una bella X rossa sulla testa. Serve sapere contro chi combattere. Ricordate la lista che vi avevo proposto a settembre? Magari sarebbe ora di scriverne anche un’altra, con un sacco di nomi…

Vita da Commerciante

di Bastian Wilkinson

Ciao! Io sono Bastian. Bastian Wilkinson, se qualcuno non lo ricordasse. A dire il vero, non so perché qualcuno dovrebbe ricordarlo: non ero proprio il tipo popolare quando frequentavo Hogwarts. Niente squadre sportive per me, o grinzafichissimi club scolastici: mi bastavano l'Erbologia e le Pozioni per sentirmi a mio agio, come mai una pluffa o una piuma hanno fatto. Nonostante questo, però, sono stato ben contento di rispondere di sì a Merida e Charlie, quando mi hanno chiesto di scrivere questo trafiletto. Non è per farmi pubblicità, ve l'assicuro, ma magari servirà anche per dare una speranza in più a chi non si sente ancora realizzato.
A me è servito un po' di tempo per far pratica ed ambientarmi nel mondo del commercio di erbe, ingredienti ed unguenti, prima di aprire la mia attività. Anni di gavetta alla Farmacia Cromwell mi hanno permesso di prendere dimestichezza con la vendita e le relazioni con i fornitori, cosa non facile se ripenso a com'ero chiuso e timido i primi tempi. Devo confessarlo, mi è stato anche di grande aiuto frequentare quando possibile lo Shrat. Girare fra i vari banchetti e contrattare per le merci più disparate mi ha solo convinto che la strada che avevo intrapreso era quella giusta, perché mi divertivo sul serio. E non credo che ci sia cosa migliore che divertirsi mentre si fa un lavoro che si ama.
Mosso dall'entusiasmo, ho anche passato del tempo ad imparare il Trollese per scambiare due chiacchiere cordiali con le guardie, ma questa è una storia che vi racconterò un'altra volta, magari.
Dopo quasi quattro anni come commesso avevo bisogno di qualcosa che fosse realmente mio – tralasciando per un momento la mia presenza nella rosa dei White Wings, anche se è stato l'aver preso il diploma alla Tulange a darmi la spinta finale e l'appoggio di Sarah è stato fondamentale.
Così è nata la Green Earth, in una stradina di Hogsmeade, che nasconde un orticello sul retro. Per il mio lavoro, la qualità degli ingredienti è la mia preoccupazione principale per questo mi occupo io stesso della loro produzione, quando posso garantirla in tutta sicurezza. Ma questa è solo una parte della mia professione, per quanto sia la più importante e divertente, secondo il mio modesto parere.
Poi ci sono le vendite e i consigli ai clienti – non per forza in questo ordine – che ti mettono addosso una grossa responsabilità. Hai il dovere morale di aiutare quei maghi e quelle streghe a sentirsi meglio, a trovare quello che cercano. Anche se la loro non fosse una questione di vitale importanza, sono venuti da te a chiedere aiuto e suggerimenti e il minimo che tu possa fare è scavare in profondità nelle tue conoscenze e studi da nerd erbologico per tirar fuori qualcosa di utile.
Vi racconto la mia esperienza perché è un qualcosa che ho maturato con il tempo, ma credo che per tutti gli altri commercianti valga lo stesso pensiero: che si vendano erbe, stoffe o gabbie per civette la cosa fondamentale è metterci il cuore. Quando mettete passione in quello che fate, quando vi brillano gli occhi a parlare di quella piantina che sta crescendo rigogliosa nel vaso dietro casa, quando strofinare i polpastrelli sull'abito che avete appena confezionato vi fa venire i brividi… be', vuol dire che amate quello che fate. Ed amare il vostro lavoro è la chiave per farlo bene e soddisfare voi stessi e i vostri affezionati clienti.