Anno nuovo, calendario nuovo. Per quanto la battuta sia più vecchia di Artemius Bones tanto che mi sarei anche potuta sforzare di più per essere originale e tante altre care cose, l'immancabile appuntamento di gennaio è arrivato puntuale anche stavolta, con le singolari trovate che chi si occupa delle fotografie e della grafica del giornale – ciao, Charlie – ha pensato per l'occasione, coinvolgendo la sottoscritta e tutto il resto della redazione. 
E stavolta, visto che noi scribacchini siamo sempre sul pezzo – come si dice in gergo – abbiamo pensato proprio di rifarci ad un pezzo fondamentale del castello, per l'appunto e come in parte ho già anticipato nell'editoriale in prima pagina. Cosa significa, questo, in parole povere? Che tra maledizioni – vere o presunte – che attanagliano Hogwarts, quadri che vengono assassinati nonostante tecnicamente si tratti di semplici oggetti animati (seppur con procedimenti più complessi) e generale senso di diffidenza che attanaglia un po' tutti, anche il calendario 2073 de La Voce degli Studenti ha deciso di sposare l'ambientazione pittorica delle tantissime tele disseminate per la nostra Scuola. Ma. Ma ovviamente non sarebbe un quadro esclusivo deL giornale scolastico se non vi fosse un particolare che lo rende unico, a modo suo. 
La nostra particolarità annuale è stata infatti quella di usare come soggetti dei nostri dipinti alcuni tra gli studenti che o sono fedelmente abbonati al nostro giornale o hanno comunque mostrato di conoscere, apprezzare (o stroncare, perché no) La Voce; in questo modo abbiamo pensato di premiare  l'affetto e l'attenzione che tutti voi ci dimostrate ad ogni nuovo numero. La precisa volontà di fare una sorpresa anche ai diretti interessati ci ha però orientato verso la massima segretezza, ragion per cui ci auguriamo che nessuno dei soggetti prescelti se ne abbia a male, ritrovando la sua faccia che lo fissa da una pagina di calendario. Se però volete lanciare qualche budino di zucca potete usare il resto della redazione come bersagli mobili. Avete la mia benedizione anche se non si tratta di tronchi…

La copertina che abbiamo pensato per questo calendario, prende in prestito due dipinti babbani largamente conosciuti anche all'interno della nostra Comunità Magica (si, probabilmente anche da chi si proclama ostile ad ogni aspetto filobabbano dell'esistenza umana).  Si tratta, come qualcuno di voi avrà già detto a voce alta, dell'Urlo e della Gioconda che altro non è che un soggetto femminile il cui sorriso viene definito – all'unanimità e citando diversi testi – come sfuggente, ironico e sensuale. In pratica, dunque, si tratta… della descrizione de La Voce degli Studenti, compreso l'urlo che accompagna ogni nuovo numero quando, per non si sa bene quale miracolo, nessuna mano resta incastrata nella pressa o  il conteggio degli articoli è quello preventivato in origine, senza che qualcuno tranne me cerchi di infilarne di nuovi all'ultimo minuto.  Scherzi a parte, visto che l'intento che ci siamo prefissati con questa iniziativa è quello di rendere omaggio ai quadri di Hogwarts con le mille ed una personalità che si ritrovano, abbiamo pensato di giocare sin dalla copertina del calendario di quest'anno. Che poi, tanto per esser chiari, quella sappiamo tutti che in genere viene osservata più o meno per… tre secondi e mezzo, prima che inizi lo sfogliare convulso alla ricerca di se stessi, della posa migliore o di questo o quel soggetto che renderà il nostro anno un perenne luglio. O perlomeno questo è il mese che me medesima ha scelto per quest'anno, volendo omaggiare… beh, lo scoprirete nei commenti, sempre che non siate ancora incollati alla copia del calendario che avete deciso di acquistare.

GENNAIO: L'ETEREA LAVANDERINA: Impalpabile su tela. Nove mirtilli di distanza dall'ingresso della Sala Comune Grifondoro. Al secolo nota come Alaysha Heulberg, la fumosa – e non per esser stata sul lato poco conosciuto delle serre – discendente di Godric omaggia la propria casata già dal colore di quella sorta di copricapo indossato per nascondere la ben nota puzza di molti esponenti della sua casata o è stato messo su esclusivamente per illudere ancora una volta il prossimo sul fatto che i pensieri della quintina siano in questa dimensione di spazio e tempo e non dispersi nella confondente esistenza di chi ti guarda ma non ti sta osservando realmente.
Si narra infatti che la fanciulla in questione, durante le notti di Luna Nuova, si aggiri per la Torre Est  con in mano una ciotola e qualche ramoscello di Footleaf per perseguire il dichiarato intento di lenire la stanchezza e lo sfinimento degli studenti più bisognosi. Per svolgere tale compito, del resto, l'Eterea Lavanderina è disposta non solo a sfruttare al meglio le proprietà del Footleaf – che di certo tutti voi conoscete – ma tende anche a ricorrere direttamente a quello che in linguaggio tecnico viene comunemente definito come… gavettone. Il tutto ovviamente senza venir meno a quella pennellata di assenteismo che fa della Heulberg la candidata ideale per chi ha intenzione di copiare i compiti o salvarsi le regali chiappe durante gli esami G.U.F.O. visto che nessun esaminatore penserebbe mai che, sotto quel candore conferito dalla carnagione, sia presente uno stato meno catatonico di quello che coglie il professor O'Reilly durante le lezioni, talvolta.
Fonti vicine alla Sala Comune Grifondoro, tuttavia, affermano senza alcun ragionevole dubbio che l'espressione del reale soggetto del quadro che noi stessi abbiamo usato come ispirazione per il mese di gennaio, abbia effettivamente quel qualcosa che rimanda alla studentessa rosso-dorata e non solo per quell'aria mezzo addolorata da "dannazione! Lancelot Hevenge ne ha puntato un'altra e anche stavolta non sono io".
Proprio a conferma di tali teorie, infatti, sembra che la ciotola in questione non contenga in realtà acqua, come si è sempre creduto, ma il sudore versato dall'ultimo/a incauto/a studente/ssa che ha pensato di domandare la personale storia del ritratto al suo occupante ed ora vaga ancora negli infiniti meandri nascosti da un drappo rosso allerta.

FEBBRAIO: IL MENESTRELLO CODARDO: Anche quest'anno abbiamo deciso di smentirci alla grande, in quella che è la più banale associazione che molti fanno tra rappresentante del mese di febbraio e quella tendenza a piazzare un gran pezzo di Erumpent come soggetto… si, direi che abbiamo decisamente evitato di cadere nel più classico dei cliché, considerando il soggetto in questione. Sir Domhnall MacGillivray dei miei stivali, infatti, è di certo uno degli ultimi esponenti cui si potrebbe attribuire la tendenza ad un fare mieloso o, volendo vedere il lato commerciale della questione, l'elevato numero di dolci consumati. A meno che, ovviamente, non si parli rispettivamente dei Montrose Magpies o delle Tutti i Gusti +1 che, da ciò che mi è stato riferito, sono le uniche leccornie ammesse a corte. Come il migliore dei giullari menestrelli di palazzo ed in omaggio al vero dipinto del terzo piano che abbiamo preso come ispirazione, infatti, si narra che il suonatore usi la sua musica – o qualsiasi termine si voglia usare per descrivere quei suoni disarticolati emessi dal Serpeverde – per convincere il prossimo a fare qualcosa al suo posto o, ancora più probabile, per radunare a sé il suo personale esercito di convinti sostenitori della nobile arte del raccattapluffaggio. Ovvero il modo prediletto di dire di chi si mette a parte dell'ambiente Quidditch quando non ha la stoffa e la tempra necessarie per praticare tale sport per davvero. 
Non temete, ad ogni modo, solidali dello strimpellio, perché da quel che serpeggia per i corridoi, pare che vi sia una lunga e complicata storia scozzese – non sarebbe una bella storia, altrimenti – secondo cui ad ogni alba lo strimpellatore pizzichi le corde del suo strumento per permettere ad una soave melodia di guidare gli studenti al di fuori dei sogni che li hanno accompagnati per tutta la notte. Si dice anche che queste note siano talmente dolci da allontanare gli incubi e forse forse anche l'eventuale presenza di un Imo appollaiato sulla testiera del baldacchino. Come dite? La sola musica che avete sentito è quella del russare dei vostri compagni di dormitorio e l'unico risveglio dolce che ricordate risale a quella volta in cui avete scambiato un crup che vi mordicchiava i piedi con un massaggio svedese? Tranquilli. Anch'io. Poi se non avete colto il sarcasmo ve lo spiego in separata sede.

MARZO: LA STREGA NELLA CORNICE: No, non ridete. E non provate neanche a scervellarvi alla ricerca di un significato ben preciso per il titolo del quadro di marzo perché in realtà quello non è altro che il nome che il reale dipinto mi ha fornito, quando gliel'ho chiesto. "Una strega nella cornice", mi ha detto infatti,  lasciandomi anche abbastanza spiazzata – come potete immaginare – perché in effetti non ci sarebbe niente da obiettare, ad una simile…classificazione di sorta.
E questo è del resto un po' quello che succede con la secondina Corvonero Faunya Florent, idolo della coppia del male (al secolo Tim e Tom), studentessa dalla media discreta – di quelle che tutti i comuni mortali si sognano la notte, ma che nei dintorni della Torre Ovest potrebbero anche sfigurare – qualche recente visita in infermeria e, da ultimo, testimonial involontaria per il calendario de La Voce degli Studenti. In pratica? Una che effettivamente sembra stare alla finestra – o lungo i corridoi del sesto piano come capita al quadro originale – ad osservare quello che succede, facendosi avvicinare dalle vicende nei soli modi drastici che si conoscono alla sua età: o tutto o niente. O completamente al sicuro o nell'occhio del ciclone, come direbbero i Non Maghi. Con quell'accenno di sorriso che Charlie ha saputo rappresentare al meglio nella sua piccola opera d'arte, dopotutto, la secondina sembra decisamente render giustizia a quell'aria bonariamente minacciosa di chi cerca di farti accostare maggiormente al quadro che la tiene prigioniera promettendoti che non ti succederà niente quando in realtà è un po' come quando mia madre, da piccola, mi assicurava che non mi avrebbe indirizzato contro il battipanni animato: non ci credo neanche se lo vedo con i miei occhi.
Se vi è mai capitato di soffermarvi in prossimità del quadro in questione, poi, avrete di certo capito cosa intendo, ad iniziare da quella tecnica pittorica con cui è stato eseguito e che, soprattutto la notte, sembra permettere al soggetto del dipinto di afferrare la cornice come se volesse scavalcarla andandosene in giro per il castello a spaventare tutti coloro che infrangono il coprifuoco. O perlomeno sino a quando non incontra qualcuno dalla spiccata inclinazione modaiola che le faccia notare quanto risultino ridicoli gli abiti che indossa. Circa.

APRILE: SIR COLIN IL NAVIGANTE: Ad aprile ogni scherzo vale. O perlomeno questo è ciò che si deve scrivere tassativamente ogni anno – da copione non scritto – come gli auguri di buon anno o il "come va" quando incontri qualcuno dopo tempo. Si, anche quando in realtà vorresti dirgli di andar dritto a fan…fantastico mese, quello di aprile, già. E come scherzo tra gli scherzi noi scribacchini non potevamo certo tirarci indietro dinnanzi alla prospettiva di poter avere come soggetto qualcuno che ha un carattere d'altri tempi – da cavaliere leale e coraggioso ma, perlomeno a detta sua, non scavezzacollo – insieme ad un cognome…come dire, discutibile? Al di là della probabile discendenza, ovviamente.
Visto dunque che Cavalier Burrobirra non sarebbe un titolo appetibile neanche per un romanzo di Agatha Wickham – che tra un omicidio e un altro ha avuto un'impennata di vendite che non sto qui a raccontarvi – il quartino Grifondoro Colin Butterbeer mi scuserà se – come il quadro nel corridoio dell'aula di Incantesimi da cui abbiamo preso ispirazione – gli attribuisco il nome di sir, fosse anche solo perché ogni figlio di Godric che in nome della conoscenza, degli amici o della cecità non riconosciuta, va incontro alla morte armato di mappa ed Incantesimo Quattro Punti per esser certo di non sbagliarsi, ha perlomeno diritto ad una lapide che lo dipinga un po' come l'esatto contrario di quello che mette in evidenza l'istinto di rosso-dorato doc. Ovvero Di Origine Catastrofica.
Parallelamente al quadro di cui ha preso le sembianze, si dice comunque che anche Sir Colin si diverta a porre ai passanti degli strani – e talvolta impensabili – quesiti, conditi magari da qualche nota ironica che vivacizza la conversazione e che comprende solo lui rende omaggio all'acume non esclusivamente bronzo-blu; le ultime domande di cui si ha notizia, ad esempio, sembra si siano incentrate su questioni filosofiche al pari del mistero della vita o di quello che ci aspetta dopo la morte. Che poi nel caso in questione suonassero più simili a: Quo Vadis? Carpe Diem? In vino veritas? è un altro discorso. Guarda, Colin, anche se non so bene dove stai andando e nonostante io non sia un'amante dei secondi a base di pesce, sono almeno in grado di rispondere all'ultima domanda esistenziale: nel vino ci sarà anche la verità, ma non lo mischierei con la Burrobirra, ecco…

MAGGIO: LA SECONDINA AFFRANTA: Sputo su tela, cornice massiccia per contenere l'eccesso di tinte vivide e curiose. Ad onor del vero, lo devo ammettere prima di ogni altra cosa: nel momento in cui – grazie alla realizzazione di questo calendario  - mi sono soffermata maggiormente ad osservare i quadri disseminati per il castello, oltre alla paura che me ne schiattasse uno davanti agli occhi ho avuto anche un'altra fulminazione, di quelle che vengono poche volte nella vita: il quadro del secondo piano – quello vicino allo stanzino delle scop…all'Ufficio di Prefetti e Caposcuola – non poteva che essere la perfetta ispirazione per includere  Eleanor McLeod nel nostro progetto. 
Sarà che facendo parte del disgraziato secondo anno ed essendo stata smistata anche lei a Tassorosso ho una maggiore conoscenza dei miei Billywig dei miei concasati o sarà per quell'espressione che la Dama Sconcertata ha ogni volta che qualcuno incontra il suo sguardo, non cambia il fatto che quella stessa sensazione di invadenza – senza usare mezzi termini – accomuni entrambe, per una ragione o per un'altra. Del resto, stando alle antiche storie del castello che si tramandano di generazione in generazione, è ormai quasi del tutto accertato che l'espressione del quadro non è altro che la naturale conseguenza di chi non ha più nulla da domandare all'universo e si ritrova quindi spaesato e triste, in un mondo in cui tutti hanno risposto ai suoi interrogativi. O hanno direttamente cercato di sopprimere nel sonno la curiosità dimostrata. 
Lo so lo so, anch'io come voi faccio fatica a credere che – da qui all'infinito ed oltre – esista un piano della realtà in cui Eleanor possa esaurire la sua scorta di domande o il brio che mette in ogni suo gesto o parola o ancora la carica di irruenza che la contraddistingue, ma se ci pensate bene è esattamente questo che rende l'opera ancora più particolare e preziosa agli occhi di chi osserva, no? O almeno questo è ciò che mi tocca farvi credere visto che Charlie è stato irremovibile sulla scelta perché dice che quest'accoppiamento tra quadro e studente prescelto gli ricorda una delle espressioni migliori di Socky, il suo calzino preferito. E, voi mi capirete altrettanto bene, immagino non serva che aggiunga altro in merito alla questione, vero?

GIUGNO: L'ACCOLITO ERUDITO: Ho già detto che in famiglia siamo tutti molto sarcastici, vero? Beh, io lo sono anche più dei millecinquecentoventisette cugini che mi ritrovo, ovviamente, fosse anche solo per il gioco di parole che ho messo su per dare un titolo al quadro che abbiamo scelto per accostarlo a Oengus MacTavish, signorino di belle speranze e tanta sfortuna. In pratica l'erede designato di Sebastian Waleystock, se continua di questo passo.
Perché, come di certo avrete compreso, il mezzo termine "dito" presente nel titolo è scritto in corsivo per una sola ragione, la stessa che ha a che fare con una buia notte in Sala Comune, una volta caduta tra capo e collo ed un ricovero in infermeria da quest'anno denominata più correttamente altra sede per svolgere le lezioni, visto il numero di ospiti. Circa, Non è un caso, dunque, che il titolo alternativo di tale opera d'arte sia in realtà quello di Mister Marciotto, sarà che – come la Creatura in questione – sembra accendere una lanterna per costringere ad abbandonare la retta via non tanto le incaute vittime quanto le sciagure che, celermente, si gettano ai suoi piedi chiedendo di essere adottate. Non ci credete? Vedrò dunque di portare alla vostra attenzione alcune vicende, le stesse che con tutta probabilità, sono vergate anche sul grosso tomo in possesso del vero dipinto, lassù al quarto piano.
Senza entrare nel merito o citare ancora una volta quel non si sa cosa che tempo fa ha contribuito a far diventare MacTavish e Brave Doherty due soggetti da evitare come il Vaiolo di Drago per la leggera tendenza a dover indossare guanti per tutto il giorno pur di non pietrificare il prossimo (cosa che, lasciatemelo dire, i due fanno già ogni volta che apron bocca), come prima cosa mi vengono in mente… i vestiti che se ne vanno a passeggio per il castello. Ah si, mi è giunta voce che si sia trattato in realtà di uno scherzo di quelli che fanno spanciare dalle risate… almeno sino a quando non ti rendi conto che stai ridendo da solo per una battuta che hai fatto tu stesso. Classico. Ma – ehi – dai, in fondo il terzino ha anche delle qualità che lo rendono perfetto per rappresentare uno studioso di quelli che sarebbero tanto piaciuti a Cosetta, per la tenacia con cui si portano i libri anche in bagno. Ah, dite che quelle sono altre letture?

LUGLIO: L'INDOVINA UBRIACA: Lo so. Ho detto che lo so. No, davvero, vi vedo quindi smettetela e posate la copia del calendario de La Voce che avete per le mani. Va bene, ma non dite che non vi ho avvisato su quanto possiate essere scontati, a volte. Isobel Carrot è proprio bella. Ecco, l'ho detto. E si, certo, magari è più una di quelle bellezze che ti guarda dall'alto del suo essere completamente distante, ma tra i quadri – e non solo – è opinione comune che non se ne renda ben conto neppure lei, di quanto è gnoc…gnoma. E allora, direte voi, perché bolide si è deciso di associarla al ben noto dipinto della Divinatrice Sibillina, unico quadro ammesso nei pressi dell'aula di Divinazione? Beh, l'associazione è tanto semplice quanto banale, a dire il vero, anche se tenderei a sottolinearvi come vi sia una sostanziale differenza anche nel titolo, per quanto riguarda la Caposcuola di Hogwarts.
Lo vedete anche voi – no? – quel perenne sguardo da scommetto che vuoi finire in punizione con cui la Corvonero vi osserva da lontano, nell'infinitesima ipotesi che siate venuti meno alla cinquantaquattresima postilla del secondo capoverso dell'articolo cinque di un regolamento che conoscono solo in due: lei e Jackson Parker. E se, grazie a Tosca, quest'anno ci siamo liberati del Moralizzatore, lo stesso non si può dire della Carrot il cui potere divinatorio si è ovviamente ingrandito nel momento in cui si è deciso che in questa Scuola debbano esserci solo due Caposcuola di cui uno è…Gareth. E ho detto tutto. Se l'influsso divinatorio di qualcuno che non segue neanche Divinazione – shhh, dettagli – si è accresciuto per così poco, però, lo stesso è successo con quel grado di stordimento che la bronzo blu pare avere ultimamente, non solo perché Connor Olsen si è finalmente levato dai bolidi magato e quindi la settimina è legittimamente autorizzata a soffrire di sindrome dell'abbandono come un crup, ma anche perché – per l'appunto – talvolta sembra che la mia coetanea abbia intrapreso un percorso di formazione che, una volta concluso, la porterà ad essere esattamente come Jobb, ovvero quel Jobberknoll che sta con lei probabilmente da una vita precedente e che, in rispetto delle caratteristiche di tale Creatura Magica, non parla e ti osserva e basta. Is, io te lo dico da amica: al corso di orientamento hanno detto che dobbiamo fare il possibile per trovarci un lavoro, una volta fuori di qui. Job, non Jobb.

AGOSTO: LA TESSITRICE INCONSCIA: Medea Galbraith quinto anno, Grifondoro. Dorothea la sarta, quinto piano, fronte vetrate. Il primo che scova cinque differenze tra la studentessa in questione ed il dipinto che il mio fido aiutante ha trovato tra tutti quelli che vociferano al castello, vince un peluche a grandezza naturale largamente ispirato e tendenzialmente affine all'ego di Aurora Halliwell, sempre che trovi una stanza abbastanza ampia da contenerlo tutto e chiudere persino la porta così che noi comuni mortali possiamo finire di morderci la lingua per non schiantare la Corvonero ogni volta che apre bocca. Diciamoci la verità: la quintina rosso-dorata sino a questo momento della sua carriera scolastica ha decisamente dimostrato di non avere la pazienza per lavori certosini come quello che il dipinto originale continua a portare avanti senza sosta, giorno e notte. Ma non solo, (fortunatamente) Medea ha un'iperattività intrinseca per la quale .- prima di riuscire anche solo ad affilare un ago – trafiggerebbe metà di quelli che la circondano, nel tentativo di tenere a bada la propria irruenza. 
L'unico modo per vedere la Galbraith ferma ed intenta a condurre un'attività tutto sommato riflessiva è dunque quello di inchiodarla in un quadro che rappresenti il suo esatto opposto, malgrado la stoffa colorata che ha in grembo, la stessa che tradisce sin dalla prima occhiata, l'inclinazione della Grifondoro ad una socialità e tenerezza che – accidenti a lei – mi impedisce di tirar fuori le mie solite battute pungenti. Insomma, guardatela: che potrei dirle se non che ha i piedi storti perché tanto nel dipinto non si vedono e quindi nessuno mi può smentire? Anche se si, certo, una cosa in effetti posso trovarla senza fatica alcuna, nel suggerire alla ragazzina di prendere maggior ispirazione dal quadro che le abbiamo assegnato e questo aspetto riguarda ciò che l'anno scorso l'ha portata a trascorrere qualche mese lontana dal castello, in un esilio forzato causato da quel simpaticissimo menestrello di Maol O'Neill. Il consiglio, dunque, suonerebbe più o meno come un invito a darsi alla sartoria ogni volta che dovesse saltarle in testa di mandare a fancrup qualcuno. A meno che non si tratti della redazione dell'Ecco il Corvo. In quel caso il filo è meglio usarlo per legar loro le dita e/o tappar loro il becco, con pieno sostegno da parte mia, ovviamente.

 SETTEMBRE: IL DIVERSAMENTE CARNIVORO: Ammissione di colpa: non ho avuto idea di chi fosse tale Sebastian Sutton almeno sino a quando non ho avuto la disgraziata idea di domandare ai non gemelli della redazione. Caro terzino dei miei muffin, dunque, ti ringrazio ENORMEMENTE per avermi fatto trascorrere un intero pomeriggio a sentir parlare di te in ogni salsa, al punto da esser quasi convinta di conoscere anche il colore delle tue mutande preferite, ormai. A tutti coloro che, invece, stanno già pensando come ho fatto ad ignorare la presenza di uno studente che è arrivato ormai al terzo anno, vorrei fare il più classico dei test: quanti di voi ricordano alla perfezione l'aspetto della strega dei dolci che ci accoglie sull'Hogwarts Express o conoscono la sua storia? In pochi, presumo, perché – come nel caso di questo dipinto e del soggetto in questione – la nostra attenzione è attirata… da altro. Che nel caso del verde-argento chiaramente si traduce in… in… un ammasso di carne, ossa e muso lungo. Letteralmente.
E' prevalentemente per una questione di solidarietà e volontariato e ci mancava un soggetto per il mese di settembre sanità pubblica (in tutti i sensi che riuscite a leggere in un simile accostamento di termini), dunque, che abbiamo pensato di promuovere una parentesi culinaria all'interno della propaganda per il calendario del 2073. Sebastian, piccolo cucciolo di serpe che prima o poi inizierà a comunicare anche con gli esseri umani che vivono al di fuori dei sotterranei, volevo dirti che mangiare è importante non solo per mettere un po' di carne attorno a quello scheletrino che ti ritrovi, ma anche per – sai – quando avrai circa meno quasi l'età in cui le femmine acquisteranno ai tuoi occhi l'aspetto di un budino di zucca bello calorico, sarà esattamente quello che le suddette bipedi femminili guarderanno. E lo so – fidati – lo so che la tua è solo una tattica perché sei convinto che le Creature Oscure  quelli secchi secchi come te non se li filano di striscio, ma – oltre ad essere una tremenda bolidata grande quasi quanto lo stupore di Bradlaw davanti ad un Manufatto Magico – i due scassabolidi che ho qui in redazione mi hanno avvisato di come hai…ehm… la tendenza a trovare la morte simpatica, al punto da volerla includere nel tuo futuro lavorativo. Ecco, oserei dire che siamo proprio alla frutta. Letteralmente.

OTTOBRE: IL GUARDONE DISCRETO:  Avete presente quella sensazione che – le esponenti del gentil sesso mi comprenderanno al volo – vi coglie talvolta quando passate lungo il corridoio del sesto piano che porta all'aula di Aritmanzia e vi fa quasi credere che ci sia qualcuno disilluso che si diverte ad osservarvi? Ecco, c'è un quadro, da quelle parti, la cui cornice è quasi sempre vuota, da che ne ho memoria. Solo uno sconfinato e pacifico paesaggio che ti costringe quasi ad osservarlo anche quando sei in ritardo per la lezione. Solo acqua, un promettente orizzonte e… vacanze. O perlomeno questo è ciò che viene in mente a me, sarà che son nata lassù in montagna ed affacciandomi alla finestra ho sempre visto solo cime degli alberi e rocce. 
Però. Però ultimamente mi sono soffermata a pensare che è quantomeno strano che ad Hogwarts vi sia un quadro che non ha al suo interno alcun soggetto umano – voglio dire: persino Thomas Willington può esser considerato tale, in fondo – e allora son giunta alla conclusione che magari in quel dipinto c'è davvero qualcuno che ha trovato il modo di disilludersi per osservarci meglio o, ancora più probabile, si nasconde nell'esatta posizione in cui Charlie ha piazzato Xerxes Bailey, Serpeverde del terzo anno meglio noto come soggetto biespressivo. Nel senso che i guaritori del San Mungo non sono ancora arrivati a comprendere se oltre al broncio ed alla fronte corrugata, esisterà mai la possibilità che Bailey mostri altre espressioni facciali. 
Ed in effetti chi meglio di uno studente con due occhi diversi, il mento quasi perennemente sotto effetto di un Impedimenta e l'aria di chi non ha ancora deciso se gli vai a genio o ti butterebbe dalla Torre di Astronomia, può rappresentare il guardone che non ti fa notare di esserlo? Chi potrebbe passare inosservato – al di là di quell'ammasso di capelli rossicci, certo – mentre in realtà sta solo prendendo nota mentalmente di qualsiasi cosa possa venirgli in mente? Rifletteteci un attimo: quanti, tra voi, ricordano di aver visto Bailey in prima linea, quando succede qualcosa? Quanti – nonostante la sua tenera età – l'hanno sentito destinare qualche pubblico apprezzamento che non fosse rivolto all'altra metà del suo cielo, ovvero Yulian Knight o Joshua Appleby? Ecco, come volevasi dimostrare: nessuno, anche perché son sola, in redazione. Cornice vuota, per l'appunto.

NOVEMBRE: BURN IT ALL: Quando Charlie mi ha fatto il nome di Abigail Smith confesso di aver fatto più o meno la stessa faccia di quando il professor Fitzpatrick vorrebbe che mi ricordassi tutti quei dati astronomici che la mia testa si rifiuta di assorbire come una spugna. E' bastato però che il sestino aggiungesse un semplice "dai, quella che è sparita insieme al gemello Hevenge!" per permettere alla mia memoria in vacanza da una vita, di ricollegare un nome ad un volto. Ed un volto ad una tendenza suicida, al pari di Mactavish. Ed una tendenza suicida a… ci siamo capiti, giusto? Che si tratti di una sparizione momentanea, di arricchire il numero di Fantasmi della Scuola, di parlare Maride o di frantumare i boccini le ossa al prossimo, infatti, la disgraziata – è il caso di dirlo – terzina verde-argento è sempre nell'occhio dell'Orbis, per così dire.
Ma non temete: tutto questo non ha di certo piegato il solito fare della ragazzina in questione, facendola magari rintanare sotto il baldacchino o richiedere l'intervento di un esorcista (che, a differenza di quel che pensa qualcuno, non è un motivatore occulto) che la salvi da questa tendenza a voler essere la musa di Sutton per il suo futuro lavoro con la morte. No, l'impavida – ma si, via, concediamole un aggettivo del genere anche se non è il primo che mi è venuto in mente – discendente di Salazar continua a mostrarsi sin troppo… come si dice permalosa senza urtare la sensibilità altrui? Oltre che probabilmente più che convinta, per logica conseguenza, di essere la reincarnazione della mitologica Pietra Filosofale e quindi destinata ad un futuro più lungo anche di quello di Nicolas Flamel, ci scommetto.
Il quadro che abbiamo scelto, alla luce di tutto ciò, non può che esser quello di colei che, sprezzante del pericolo – come l'originale che potete ammirare lungo le scale che conducono alla Torre di Astronomia – mette la mano sull'Incendio e ti guarda pure in modo innocente, mentre è intenta a compiere un gesto del genere. Non so, immagino si aspetti magari che tu le faccia anche i complimenti perché si sta sincerando di un fatto essenziale – e per niente ovvio – come comprendere se la fiamma è davvero bruciante come dicono. Troll! Che altro vuoi sentirti dire se non che faresti meglio ad andartene in giro con un Protego ben sigillato addosso?

DICEMBRE: SLYTHERIN PARTY: E visto che gli studenti di Serpeverde hanno deciso di rendersi abbastanza appetibili per la realizzazione di questo calendario con la presenza di ben sei soggetti spalmati su dodici mesi, non potevano non chiudere in bellezza nello sfruttare il mese di dicembre per la rievocazione di quello che è sempre stato IL ballo annuale, con tanto di quadro che normalmente occupa una cornice nel corridoio che conduce all'aula ventisei. Ma l'occasione – e l'immagine dell'unica strega coperta da maschera – eran sin troppo invitanti, per non coinvolgere anche Eliza McColloughNick Watson  e lo spettro di quel che si ricorderà di loro una volta che avranno lasciato la Scuola di Magia e Stregoneria, nel giro di valzer che ci porterà alla fine dell'anno. Che poi, com'è ovvio, il quadro in fondo si commenta da solo anche senza che io ci aggiunga del mio, nonostante mi sia richiesto per par condicio con il resto dei soggetti che figurano nel calendario ed al di là del piccolissimo dettaglio che, almeno in un caso, si tratta un mio coetaneo su cui – per non so quale regola non scritta che tutti sembrano dare per assodata ed universale – dovrei dunque riuscire a scrivere interi volumi di Storia della Magia. 
E lo so bene, è difficile pensare al settimino verde-argento come a qualcuno che possa avere il tatto giusto per dedicarsi alla danza o anche solo a far volteggiare una fanciulla sulla pista da ballo, ma se osservate meglio l'espressione di Nick vi renderete conto di come, a ben vedere, lo sguardo sia più simile a quello di chi si sta chiedendo dov'è il buffet. O, se vi piacciono maggiormente le versioni romanzate in cui deve esserci per forza una nota romantica, di chi si domanda perché Eliza si sia presentata al ballo in compagnia di un'altra dama. Lungi da me sottintendere che pur di non essere invitate da Watson le dame arrivano a far coppia tra di loro, ovviamente. E lungi anche da me sostenere che – in onore all'ultima tendenza Serpeverde – anche la Prefetto faccia ormai parte del folto gruppo di studentesse verde-argento identificabili con le tre "P": permalose, paurose e… per carità di Salazar lasciatemi da sola vi odio tutti sono asociale. Il tutto rigorosamente proferito in un'unica battuta e, se i polmoni vi assistono, senza riprender fiato, che fa più scena.

Sapete, è strano commentare il primo calendario de La Voce degli Studenti da Caporedattrice conscia che il prossimo anno sarà qualcun altro a prendere il mio posto, sempre che vi sia ancora un giornale su cui scrivere, ovviamente. Non è il modo migliore per concludere un articolo che illustra l'inserto che qualcuno di voi avrà pur deciso di comprare, me ne rendo conto, ma la boccaccia che mi ritrovo non mi permette di far finta di nulla o di nascondere la verità sotto il baldacchino, come fa qualcuno. Gli scribacchini scarseggiano, forse perché le diavolerie babbane in materia di divulgazione delle informazioni hanno un po' invaso anche Hogwarts, forse perché – semplicemente – sta tramontando il tempo in cui far sentire la propria voce ha avuto un senso, oltre ad essere una vera e propria opportunità. Non lo so, com'è che stanno andando le cose e non sono di certo brava in Divinazione per potermi sbilanciare sul futuro. Dalla mia ho solo la sensazione che si prova quando incroci qualcuno che sta leggendo quello che tu stessa hai scritto, ma purtroppo non è stato ancora inventato nulla di davvero efficace che possa trasmettere le sensazioni che provi. Neanche la Runa Bianca può tanto, semplicemente perché – traendo forza dal caos – ti investe in pieno lasciandoti come una larva, più o meno. Resta però il fatto che un vero e proprio augurio, come ultimo commento al nostro calendario, non ce l'ho. E non ho neanche la fantasia di sforzarmi, a questo giro.

MerCha. Ovvero, senza che qualcuno inizi subito a pensar male, Merida&Charlie, amici – sempre sooolo amici – riconoscibili nella folla della Sala Comune Tassorosso come Charlie Chiacchierone e Merida Lanciatronchi; di tanto in tanto si fondono – ma forse senza toccarsi, giuriamo – in un essere improbabile, un terzo gaelico, un terzo scribacchino, un terzo smettila Charlie, come recita la formula magica che costella i loro articoli in comune. Apparentemente opposti come il giorno e la notte, lo yin e lo yang o l'Eco e l'informazione, in realtà sembrano – ai posteri l'ardua sentenza – sopportarsi anche più del dovuto. Forse. Almeno i giorni dispari delle settimane pari. Mich permettendo.