Non ce la posso fare. Così ho malauguratamente detto a mia nonna Úna l'ultima volta che mi ha messo davanti agli occhi il suo piatto prediletto, la minestra di trifoglio. Non so che incantesimi non verbali abbia scagliato da sotto il tavolo per convincermi del contrario, fatto sta che dopo cinque minuti il piatto era completamente vuoto. Svuotato. Più pulito dei trofei dopo che sono stati lucidati da sfortunati terzini messi in punizione. Sì, più vuoto della clessidra di Tassorosso, il che è tutto dire. Non era buona, per niente, anzi era proprio amarissima. Ho assaggiato cose più schifose solo a Pozioni, quando Warren ci fa ingoiare i nostri stessi preparati. Ma per mia nonna è d'obbligo per la nipote di un'irlandese doc assaggiare per lo meno una volta nella vita questa minestra dagli effetti così benefici per l'organismo.
Il trifoglio dei prati irlandesi è uno dei simboli più noti di quella verde nazione, per svariate ragioni. Innanzi tutto se si pensa al trifoglio lo si collega alla fortuna della sua variante a quattro foglie. Inoltre divinatori dell'antichità associavano alle sue foglie rivolte verso l'alto l'arrivo del maltempo. E ancora, secondo molti spiritisti il trifoglio ha anche la proprietà di allontanare spiriti maligni. Infine è da sempre studiato da Guaritori, Pozionisti ed Erbologi per le sue proprietà curative, note da tempi immemori.
Ecco quindi spiegato il perché, anche se è così amara e disgustosa, vi propongo questa ricetta. 

Ingredienti per 5 belle porzioni di minestra

  • Mezzo kg di trifoglio
  • 250 g di piselli
  • Una cipolla bianca
  • Una decina di foglie di salvia
  • Tre spicchi di aglio
  • Olio
  • Sale
  • Acqua calda

Preparazione

Raccogliete il trifoglio rigorosamente all'alba e solamente se ricoperto di un sottile strato di rugiada. Andate a raccoglierlo in compagnia di un contenitore pieno per metà di acqua, per poter immergervi il trifoglio non appena raccolto evitando così che diventi subito secco ed appassito. Raccolto all'incirca mezzo prato, tornate a casa e risciacquate il tutto con cura. Suddividete in due il trifoglio, mettendo da una parte tutti gli steli e dall'altra tutte le morbide foglioline. Sbucciate e tagliate a rondelle la cipolla bianca, e mettetela a soffriggere sul fondo del vostro calderone da cucina con un filo di olio d'oliva. Non appena l'olio si sarà scaldato a sufficienza e la cipolla avrà raggiunto un colore dorato, unite l'aglio, anch'esso sbucciato e tagliato finemente. Lasciate insaporire per un paio di minuti, mescolando attentamente, per evitare che il soffritto si attacchi al fondo del calderone, poi unite le foglie di salvia tagliate a strisce sottili. Abbassate il fuoco e mentre il soffritto si impregna dell'aroma dell'aglio e della salvia, occupatevi degli steli del trifoglio. Tradizione vuole che gli steli vadano tagliati in tre parti e buttati dentro il calderone appena tagliati. Una volta finiti gli steli aggiungete un pizzico di sale, lasciate insaporire e versate all'interno del calderone due litri e mezzo di acqua calda (scaldata a parte). Quando l'acqua comincia a bollire, versate i piselli precedentemente sgranati e le foglioline del trifoglio e fate bollire per venti minuti. Spegnete quindi il fuoco, versate la minestra nei piatti e accompagnatela con dei crostini caldi che aiuteranno gli sventurati commensali ad attutire nel palato l'amaro sapore del trifoglio.

E va bene, lo ammetto. Mi sono fatta dare questa ricetta solo per fare uno scherzo a mia sorella Isabelle a cui quasi è venuto un colpo quando se l'è vista recapitare nella sede del Wizarding Post il giorno di San Patrizio. E visto che lo scherzo è venuto così bene e fra pochi giorni è il primo d'aprile, ho pensato di condividerla con voi.
Comunque a parte il sapore amaro, i nostri nonni credono seriamente nelle proprietà del trifoglio. Però mi chiedo… se questa minestra, a detta della nonna: "porta bene e ti aiuterà ad essere brava in Divinazione ed in Erbologia, dai retta a chi ne sa più di te". Quanta ne dovrei mangiare per tirare su quella S in Erbologia?

Dorothy Milford