Ogni febbraio, quando arriva il momento di presentare alla Caporedattrice l'argomento che pensiamo di affrontare, sento i pollici che prudono ancora prima che – immancabili – si manifestino davanti ai miei occhi, in ordine sparso: il/la romantico/a convinto, l'accoppiatore seriale – che tutto sa dell'amore ma non della difesa degli amici, vi ricorda qualcuno? – la strega con l'ultimo modello di Nimbus al posto della spina dorsale e l'anticonsumista. Ognuno ha il suo ruolo cui tener fede, non lo metto in dubbio, ma spero che almeno non vogliano l'onore delle armi per l'originalità. No. No. E ancora no. Sarete originali quando vi renderete conto che criticate San Valentino, ma siete i primi a volerci scrivere su. Sarete originali quando non farete i conti in tasca ai commercianti che – sorpresa sorpresa! – campano anche di queste scadenze annuali. E, infine, sarete originali quando gli occhi a cuoricino ed il colore rosso ammmmoreh vi sconvolgeranno le viscere anche il giorno dei morti, data decisamente vicina per chi ha avuto la NON brillante idea di mandarmi una di quelle cartoline sponsorizzate dalla squadra di Quidditch Grifondoro.
Perché una simile premessa, però, visto il titolo che ho scelto? Lecito chiederselo. E visto che – non ci crederete mai – persino il cervello di Dimitri Leroy ogni tanto dà cenni di vita, è ovvio che io sia quella che si distingue e brilla per originalità e fiuto della notizia. Per rendervela più semplice? Ho rubato senza mezzi termini un'interessante missiva giunta in redazione in una laconica domenica di inizio mese e recante l'enigmatica firma che avrete già notato su alcune pergamene comparse anche sulla bacheca qui a scuola: il faro. 
Ora, al di là della banale ed immediata constatazione di come ad Hogwarts non ci siano né mare né gabbiani – sebbene si raggiungano quantitativi equiparabili di bava ogni volta che il professor Wenlock passa per il corridoio – il contenuto di questa lettera, al pari dei messaggi lasciati in bacheca, devo ammettere che ha attirato la mia attenzione sin da subito, forse perché in questo mare – per restare in tema – di sole, cuore e amore, offre uno spaccato ed uno spunto di riflessione che solo una scozzese concreta come i Grampians può cogliere.
Vediamo quindi il contenuto di questa lettera che, per dovere di cronaca, sono propensa a frammentare in modo da "tradurla" via via per quelli che hanno perso il Lumos della ragione nell'ultimo periodo, un po' come Ivy Hevenge che è stata di certo contagiata da qualche forma di Morbo di Veela al punto da sponsorizzare libri d'amore davanti alla Biblioteca. Di questo passo non mi fate nominare voi sapete chi starà già scrivendo un nuovo ed avvincente mattone romanzo dall'eloquente titolo: "L'amore ai tempi di Mornay". Vomito Brividi.

Sopravviviamo a tutto

Beh, insomma. E' vero che ci siamo abituati ad annuire in modo fintamente ingenuo davanti a tutte le lanterne cadute nel 2070 per una focosa forma di ribellione ai vincoli che le hanno sostenute per decenni; è vero che lasciamo facilmente credere che – scherzi? – quella di Halloween è stata una burla ben riuscita, basta con queste allusioni a veleni diversi da quelli prodotti da Calypso VonSchuster ogni volta che apre bocca. Ma non so quanto potremmo ancora sopravvivere, ad esempio, a fidanzate – a ben… sedici anni? – isteriche o rapporti più complessi del matrimonio dei miei nonni che dura da settanta e passa anni e, soprattutto, non so se sopravviveremo alla centralità che tutti questi argomenti a quanto pare devono avere. Ad esempio, evitatemi lo spettacolo penoso di qualche emulatrice della McFarland, GRA-ZIE. 

Loro dicono di non c'entrare nulla. Prendono le distanze da quelle dichiarazioni ma non fanno altrettanto con i Galeoni, senza porsi il problema della loro provenienza. Quelli sono Galeoni sporchi, dico io, e allora non ha più senso proteggere gli Unicorni per evitare che si sparga il loro sangue, quando altro sangue macchia le mani di chi ha permesso le spedizioni, le ricerche, le attrezzature, tutto. Loro dicono di battersi in nome di qualcosa di importante, di un'Utopia, ma intanto cavalcano l'onda del successo e diventano attori, modelli, persone che se la credono solo perché hanno imparato ad aprire un vasetto di lozione. E intanto gli Ippogrifi vengono sventrati, le ragazze normali rapite, e dietro sembrerebbero esserci sempre loro, i burattinai dalle mani colme di Galeoni insanguinati.

Prima di sentire anche l'altro Sonorus – come dice il noto proverbio – non posso però esimermi dall'attestare la mia stima per chi si cela dietro questa lettera ed iniziativa in genere, visto che si tratta di una voce fuori dal coro che non si fa problemi nel puntare il dito contro un'associazione spesso nominata – anche dalle pagine di questo giornale – solo per il positivo che porta con sé, un po' come se di punto in bianco qualcuno additasse Helena Ross come spacciatrice di erbagatta dietro le serre, insomma. O almeno questa è stata la reazione scandalizzata della maggior parte di studenti di questa scuola. Non ho mai nascosto di amare la schiettezza che si cela dietro velate metafore, né i giochi di parole che – per quello che mi riguarda – devono essere alla base di un buon giornalino scolastico, ma non è solo questo, ciò che trapela dal j'accuse che è arrivato in redazione e successivamente anche in bacheca, come avrete notato e sempre che non foste impegnati ad iscrivervi a corsi di cucina – cervello alla griglia, paté di buonsenso e magia flambé, proprio – o diventare filatelici al contrario, iniziando con la collezione di cartoline inneggianti l'amore ai tempi di PlayWizard e PlayWitch.
Utopia. Tutto nasce e gira intorno alla linea di prodotti di bellezza lanciata e sponsorizzata dal W.W.F.F.B. su cui è stato posto il – per me lecito – dubbio dopo i recenti fatti di cronaca che hanno accostato una delle più grandi benefattrici dell'associazione niente meno che al Giglio Nero. Le repliche al volantino che ho cercato di riprodurre qui accanto non sono tardate ad arrivare, certo, sebbene – lasciatemelo dire – alcune, per non dire la maggior parte, non hanno di certo dato una risposta al dubbio espresso da questo tentativo di boicottaggio della linea di bellezza. Candidata al premio mondiale per la frase più inutile appuntata su pergamena – per la serie "ho mangiato puffagioli e l'aria doveva pur sfogare da qualche parte" – la prima risposta che ho notato è stata questa: "Avrebbe lo stesso senso di un boicottaggio all'Hogwarts Express perché ha offerto un passaggio agli sciacalli, questo settembre…". O condannare il San Mungo perché ha reso possibile la nascita di tanti Troll come l'autore di questo messaggio, il paragone sarebbe altrettanto calzante, in un mondo al rovescio in cui tutto deve esser passabile, purché l'immagine resti quella immacolata di un povero unicorno portato in salvo in braccio facendo contemporaneamente il segno di vittoria ed ammiccando alle macchine fotografiche. SVEGLIA! L'intento di boycott non è quello di screditare una linea cosmetica perché una mattina chi sta dietro questa iniziativa si è svegliato ribelle e ha pensato di prendersela con – wow – qualcosa di tendenza. Non è neanche una protesta che nasconde in realtà l'invito a smetterla di sparaflasharvi i pochi neuroni che vi restano con una polaroid che andrà a comporre il muro del pianto… pardon, delle meraviglie dell'associazione. 
Vi stupirò: l'intento di questo fantomatico Faro è più morale di quello che viene mostrato al momento dal W.W.F.F.B. dopo tutte le campagne di cui si è fatto testimonial in questi anni. Perché – ehi – se nessuno si dissocia MATERIALMENTE da quanto dichiarato dalla stessa Iseult Bloodworth sulla sua vicinanza – chiamiamola in questo modo – al Giglio Nero, significa che, fancrup gli ideali, quel che conta per l'associazione in questione è solo avere soldi, punto. Non importa da dove arrivano o come son stati guadagnati. E non importa neppure se, mentre chi usa Utopia rende la propria pelle liscia e vellutata, c'è chi in questa comunità vive di un'altra utopia: quella di vedere gli Sciacalli – o chi per loro – ad Azkaban, come è giusto che sia. Non mi sembra poi un messaggio così difficile da afferrare o da condannare a bacchetta puntata come invece è stato fatto usando la vecchia e noiosa tecnica del cercare di ribaltare il budino di zucca. Esponente principale del primo Torneo scolastico di A.A.A.B. – che, non fatevi ingannare, significa solo Aiutare Ancora Anche i Bamboccioni - si è mostrato Shin Solamh (che stranamente si trova in Biblioteca dopo le lezioni, da bravo stereotipo Corvonero) la cui sola affermazione condivisibile è la richiesta che il Faro palesi la sua identità di cui, a mio parere, dovrebbe andar fiero/a. Ad ogni modo, il mio coetaneo bronzo-blu ha tenuto a sottolineare che – cito testualmente - "Sbaglio a stai cercando qualsiasi pretesto per attaccare Utopia?" il che dimostra già come non abbia capito un muffin e quindi tanto tanto intelligente non sia, ma – continuando la lettura del suo papiro – il succo del discorso del mio coetaneo si riassume meglio con queste frasi: " Dici che ce ne siamo fregati? Ma mentre noi ce ne "fregavamo" e ci interessavamo di qualcosa a cui non "frega" a nessuno, cosa facevate, voi, oltre a criticare? Cosa faceva davvero la popolazione di questa scuola mentre lei soffriva? Non era preso ognuno dai propri drammi? Quindi, "Faro" prima di parlare e di mettere il TUO sangue prima di qualsiasi creatura INNOCENTE parliamone e vediamo di appoggiare le reciproche cause, invece che rovinarne una egoisticamente". Tradotto in modo più semplice immagino che il concetto sia equiparabile al puntare il dito a sua volta, in questo caso verso chi sta fermo e giudica e basta. Condivisibile come obiezione – son la prima a dirlo – ma all'atto pratico, la risposta al dubbio del Faro, qual è?
Mi rendo conto di aver scritto tanto, probabilmente l'articolo più lungo della mia carriera da scribacchina – anche se ci sono molte citazioni – ma lo spunto di riflessione che io credo di aver colto è un altro e riguarda più il quanto siamo disposti a giustificare in nome di una causa? Quante volte ci tapperemo occhi ed orecchie perché il fine ultimo è quello che conta? O quanto auspichiamo di essere credibili, da ora in poi, nel proporre le nostre crociate, se siamo i primi a non tener poi conto della trasparenza quando galeoni pesanti come macigni finiscono comunque nelle nostre tasche? C'è un ultimo pezzo che non ho ancora citato, della lettera arrivata in redazione ed è questo:

Poi ci sono altri. Quelli che credono ciecamente nelle buone intenzioni, ed hanno soltanto la colpa di non aver visto fino a dove l'odio e l'ambizione riescono a portare il mago. Quelli che si preoccupano di non aver preso Eccezionale, di non aver prevalicato sui compagni a lezione, quando invece dovrebbero preoccuparsi del fatto che Hogwarts potrebbe chiudere da un momento all'altro. Quelli che guardano il cielo e non vedono né sciacalli e né gabbiani, e non sanno di avere le mani, perché hanno insegnato loro che nulla possono a quell'età, perché hanno impedito loro di saper vedere ed ascoltare. Quelli che non sanno che è successo di nuovo, qui, nella nostra scuola, che un cadavere fatto a pezzi giace probabilmente sul fondo del Lago Nero e che quello stesso lago, a modo suo, ci sta proteggendo. Noi queste cose invece le sappiamo. Saremo pochi, saremo spezzati, avremo anche una visione impopolare delle cose. Ma noi, noi ci stiamo rialzando. E sopravviviamo a tutto.

Chi sa, per favore, parli. Chi indica la trasparenza dovrebbe essere il primo a seguirne il sentiero anche tracciando nuove traiettorie, se è necessario. Rialzarsi non è che il primo passo, ma senza conoscenza si potrebbe dire che anche gli zombie sono in piedi…

Merida McReady. Scozzese dei monti Am Monadh (Grampians in lingua inglese) e Tassorosso per buona lena e tempra davanti alle difficoltà, frequenta il quinto anno e, come tiene a sottolineare, anche il corso di Cura delle Creature Magiche, Jer compreso. Attivista e fondamentalista in tutto ciò che riguarda la fauna del mondo magico paragona spesso studenti e docenti a creature poco conosciute di cui ha sentito parlare dagli innumerevoli cugini tra cui spicca Robert McReady. Diretta e senza peli sulla lingua, non si fa problemi nell'esprimere ciò che pensa anche quando non può piacere, anzi, soprattutto quando sarebbe preferibile addolcire la pozione prima di somministrarla. L'ironia decisamente scozzese e le descrizioni caricaturali di chi la circonda emergono dai suoi articoli sebbene la sua missione principale – per ammissione – al momento sia quella di allargare lo stanzino della redazione o a far fuori qualcuno dei nuovi arrivati perchè sta provando in ogni modo a convincere Hortense Lanfrad a varcare quella stessa porta.