Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?

Molti di voi, quantomeno quelli che vivono o comunque sono a contatto con il mondo babbano, dovrebbero conoscere questa frase, tratta dalla celebre fiaba babbana: “Biancaneve”. Tenetela momentaneamente a mente, perché verrà a breve ripresa. Come tutti dovrebbero sapere, questo mese è stato risolto il caso della scomparsa del famoso Roland Carlysle, giornalista di Trasfigurazione oggi, il quale, scomparso lo scorso 20 settembre, è stato ritrovato il 2 febbraio in un magazzino del Mercato itinerante dei Troll, dov’era prigioniero. La Banda degli Specchi, così è stato denominato il gruppo di malviventi che ha sequestrato il mago, si era impossessata, non si sa ancora come, di una serie di specchi delle brame e, negli ultimi mesi, ha fatto affari vendendo ‘ore di contemplazione’ dinnanzi agli specchi, spedendo diversi maghi al San Mungo per danni mentali più o meno gravi. Per tutte le informazioni riguardanti il caso vi invitiamo a leggere la Gazzetta del Profeta. Qui ci interessa piuttosto parlare di questo misterioso e pericoloso oggetto magico, le cui origini e il cui primo creatore sono tutt’oggi ignoti.
Come sappiamo, gli specchi dei maghi non sono quasi mai semplici specchi, compresi quelli di Hogwarts che, almeno a noi ragazze, non perdono mai occasione di ricordare che abbiamo la camicia fuori posto o delle occhiaie inguardabili. Molti hanno grandi utilità, come gli Specchi Gemelli, o gli Avversaspecchi…ma lo Specchio delle Brame? Per chi non lo sapesse, esso è in grado di mostrare a chiunque vi si specchi, purché sia solo, i suoi più intimi e profondi desideri. Non hanno alcuna utilità oltre questa, che non può nemmeno, a mio parere, essere considerata un’utilità, dal momento che un’osservazione prolungata di tali oggetti porta a un progressivo allontanamento dalla realtà, fin quando la mente, troppo impegnata a rincorrere il sogno, magari irrealizzabile, è persa. Si dice che l’uomo che sia perfettamente a posto con sé stesso non veda altro se non il proprio riflesso. Normalmente questi specchi hanno fattezze eleganti e antiche e recano incisioni al contrario, specchiate appunto, dai significati ricorrenti come: ‘Emarb eutel amosi vout linon ortsom’ oppure ‘Erouc li am otlov li ottelfir non’.
Da questa storia potremmo ricavare che non vedremo mai più uno specchio sotto la stessa luce, se mai l'abbiamo fatto finora. Non so cosa è successo nelle profondità della vostra psiche, ma personalmente il caso appena riassunto da Priscilla mi ha lasciato una certa impressione. Proprio ieri mi stavo specchiando in dormitorio per vedere come mi stava il vestito prestatomi da Cressida, quando m'è parso di vedermi di qualche centimetro più alta nello specchio. Insomma, questa faccenda, come numerose altre, richiedeva un approfondimento in biblioteca, lì dove ho incontrato la nostra nuova entrata. Ma se lei vi racconterà delle favole, io vorrei invece farvi notare come appaiono gli specchi nelle leggende o nella letteratura. In una parola: malefici. Ci sono davvero pochissime fonti che assegnano un ruolo benigno alle superfici riflettenti. Nel Medioevo fiorivano soltanto superstizioniriguardo agli specchi, e non soltanto fra i babbani. Avrete sicuramente sentito parlare della sfortuna che segue la rottura di uno specchio, ma se pensate che sette anni di sfortuna siano una gran brutta cosa, che direste invece se la vostra anima fosse catturata da uno specchio? In un certo senso, è questo che fa uno Specchio delle Brame. Ed ecco perché anticamente si impediva ai bambini di specchiarsi finché non avessero compiuto almeno l'anno d'età, per evitare che qualche demone li vedesse così indifesi e catturasse la loro anima. Così come dove era posta una salma per la veglia, tutti gli specchi venivano coperti, perché la sua anima non ne venisse risucchiata nelle ore successive al trapasso. In alcune nazioni, come Italia e Spagna, si fa ancora. Voglio evitare battute poco educate sul nostro ex assistente di Difesa, Mortimer Gray, ma questo spiegherebbe perché ritenesse superfluo specchiarsi.
E in merito alla letteratura, che dire de Il ritratto di Christina Golden, il romanzo di Oscar Algernon? Ricordo di averlo letto tempo fa e parlava di un ragazzo assai vanesio che, per mantenere giovinezza e bellezza, si fa dipingere un ritratto che invecchia e si deteriora al suo posto. A lungo andare, però, l'anima di Golden subisce una progressione decadenza, la pena che sconta per aver badato solo alle cose superficiali della vita. Il libro finisce male, credo sia corretto dirvelo, oltre che utile all'articolo. Questa è invenzione, direte voi, e un ritratto non può davvero riflettere l'anima come uno specchio. E cosa mi dite allora delle teorie di Dragomir Further? Proprio lui, il filosofo magico tedesco che postulò la teoria della dimensione Further, o Quarta Dimensione. E' un po' complessa, ma per farvi capire, Further riteneva che ognuno di noi avesse una parte non nata, che poteva emergere tramite rituali o particolari piante (la Giana vi dice niente?). Ecco, secondo Further, queste parti non nate dovevano pur stare da qualche parte e questa parte è la Quarta Dimensione, nascosta nei riflessi. Questo ovviamente non autorizza Oceane Henderson a dirmi che devo farmi la ceretta ai baffi, perché io riconoscerei la Giana a due metri e non la ingerirei mai. E soprattutto non ho i baffi vero, Phil?.
E se le leggende non dovessero essere sufficienti ad inquietarci, basta dare una scorsa al programma di Difesa contro le Arti Oscure del settimo anno – che io ho già guardato per portarmi avanti, ovviamente – o chiedere al professor Powell o a Mrs Dalloway. Esiste infatti un demone di provenienza estone, il Peegeldus, che è in grado di assumere la sostanza di una qualsiasi superficie riflettente. Fatto questo, è capace di costringere chiunque vi si rifletta a non distogliere lo sguardo, offrendogli una sua immagine migliorata e, naturalmente, illusoria. Da quel momento in poi, se non si fa qualcosa, si resterà sotto il controllo del demone all'interno dello specchio. E d'altra parte, non è proprio un cosiddetto Demone Specchio quello affrontato dai campioni Tremaghi lo scorso anno? Insomma, si può non credere alle leggende o ai libri, ma la realtà lascia poco margine di recupero riguardo agli specchi. Sarebbe meglio, a questo punto, lasciarvi alle favole.
Dopo queste inquietanti notizie, che dovrebbero metterci tutti in guardia, vorrei ritornare alla frase con cui l’articolo è stato aperto. Come precedentemente scritto, ‘Biancaneve’ è una fiaba babbana, tratta dal vasto repertorio dei fratelli Grimm, vissuti a cavallo fra ‘700 e ‘800 e resi celebri per le loro fiabe che, molto probabilmente, proprio loro non erano. Gli studiosi di letteratura magica hanno riscontrato una certa spiccata somiglianza fra le favole per bambini dei Grimm e un vecchio manoscritto anonimo di storie magiche antibabbane. Secondo gli studiosi, i Grimm avrebbero tratto da questo repertorio le loro storie, adattandole ai gusti babbani e dando ovviamente lieti fini a personaggi come Biancaneve, Cenerentola, La Bella Addormentata, che nelle versioni originali facevano tutt’altro che una bella fine. Vi chiederete chi siano tutte queste gentili donzelle appena nominate: non è importante al momento. Concentriamo la nostra attenzione sulla prima: Biancaneve. In breve, la fiaba narra di una strega incredibilmente affascinante, che seduce un re rimasto vedovo e padre di una bambina, per poi sposarlo, ucciderlo e rimanere da sola al potere. La ‘regina cattiva’ possiede uno specchio, che interroga ogni giorno per sapere chi sia la più bella del reame. La risposta che dallo specchio proviene è sempre la stessa: “Certamente tu sei, di gran lunga, la più bella del reame”. Accade però un giorno che lo specchio cambi frase, rispondendo: “E’ Biancaneve, mia regina!”. La donna decide allora di uccidere la fanciulla, ma, come in tutte le fiabe babbane, questa riesce a salvarsi, sposa il Principe Azzurro e vive per sempre felice e contenta. Questa è la versione dei Grimm; nel manoscritto che supponiamo essere l’originale Biancaneve viene uccisa da un cacciatore che le strappa via il cuore, come prova per la regina dell’avvenuta morte della ragazza.
La cosa interessante è questa: gli storici della magia hanno notato una somiglianza molto forte fra il racconto è una vicenda realmente accaduta in quei tempi, che potrebbe aver dato l’ispirazione allo scrittore. Stiamo parlando della storia di Claudia Elisabeth von Reichenstein, strega mezzosangue di enorme bellezza vissuta durante la metà del ‘700 a Berlino, andata in moglie a un ricco uomo di potere tedesco babbano: Joseph Albert von Erthal, vedovo e con una figlia, Maria Sophia Margaretha Catherina, fanciulla assai graziosa. Secondo la cronaca babbana, la strega uccise in preda a un attacco d’ira la figlia del marito, apparentemente senza alcun motivo, creando scandalo e scompiglio a Berlino. La donna fu incarcerata, ma il secondo giorno la cella venne trovata vuota. I berlinesi non si spiegarono la vicenda, ma noi sappiamo che fu il Ministro della Magia tedesco a farla recuperare perché fosse condannata nel mondo magico per le sue malefatte, anche se la donna non fu mai imprigionata perché giudicata mentalmente instabile. Perché tutta questa pappardella? Perché la stessa notte in cui Claudia scomparve dal carcere, la casa di Erthal venne messa letteralmente a soqquadro durante la notte. I giornali babbani dell’epoca riportarono le parole dell’uomo che disse che nulla era stato trafugato, tranne uno specchio, che la moglie teneva nella propria camera da letto. Che fine abbia fatto quello specchio nessuno lo sa, anche se è certo che siano stati dei maghi a sequestrarlo, dopo aver fatto cantare la Reichenstein. Non vi si è accesa la lampadina? Nessuno sa perché la donna abbia commesso l’omicidio, né per quale motivo sia stata giudicata come inferma mentale e nessuno sa che fine abbia fatto lo specchio. Molti però hanno messo assieme i pezzi, sfruttando anche le informazioni provenienti dalla storia del manoscritto, giudicata attendibile per le numerosissime somiglianze con l’accaduto e, in particolare, per la descrizione fisica e caratteriale dei personaggi. Chi ha conosciuto Claudia von Reichenstein è d’accordo nel descriverla come una donna incredibilmente vanesia e narcisista. Io direi che non c’è bisogno di aggiungere altro, lascerei a voi la conclusione di questa triste storia.

Priscilla Pawn & Vega Rushton