Avrei voluto che veniste ricoperti da un fumo color pervinca all'apertura di questa pagina, ma mi è stato categoricamente proibito da Merida, che ha minacciato morte e distruzione sul mio cammino se mai avessi fatto una cosa del genere. Quindi prendetevela con lei se il massimo che vi è capitato è stato un verdino smorto color caccola di Troll in primavera. Lo so che è passato di moda secoli fa, ma più avanti capirete. Comunque, cari lettori dell'unico bellissimo giornalino scolastico, torniamo a noi. Vi sarà certamente capitato di avere la sensazione di esservi dimenticati di qualcosa; compleanni, ingredienti per qualche pozione, come si impugna una piuma decentemente, o quell'incantesimo preciso che vi farà assumere una capigliatura da far ingelosire le Sirene… insomma, la lista è pressoché infinita, a ognuno lascio il tempo di pensarci. Ciò che è certo, però, è che a tutti succede almeno una volta. Magari pure nei momenti meno opportuni; Urano si prende beffardamente gioco di noi, che ci volete fare.

Ad ogni modo, l'altro giorno ero in redazione con questo dubbio che mi assaliva, e a un certo punto è arrivato uno dei nostri barbagianni informatori con una letterina molto interessante. Chi bolide se ne importa, direte voi, ma ora ci arrivo. Il signor Leopold Coleridge ci ha spedito una lettera per invitarci ad un evento molto particolare. Questo signore è infatti il nipote dell'inventore della Ricordella, della quale invenzione ad aprile ricorre l'anniversario ennesimo. Sfortunatamente – ha ribadito più volte con aria mortificata nella lettera – non si ricordava con precisione assoluta l'effettivo numero di anni che sono passati da quando suo nonno – l'illustre Graham Coleridge ex capo dell'Ufficio per il Controllo dell'Attrezzatura Magica – brevettò la prima Ricordella, ma solo che accadde ad aprile. Esattamente come, chiamatela ironia della sorte o come volete, si è dimenticato di mandarci l'invito in tempo. Giacchè il gufo è arrivato praticamente il giorno stesso dell'evento, ossia il venti di questo mese. Immagino che tutti voi conosciate l'oggetto di cui stiamo parlando, o quantomeno la versione standard inventata probabilmente un centinaio di anni fa o poco più (a naso immagino siamo in quell'ordine di grandezza); la pallina di vetro che si riempie di fumo rosso se il proprietario si è dimenticato qualcosa. Sembra una banalità, ma sono certo che abbia salvato il collo a non pochi maghi e streghe nel corso del tempo. L'evento comunque si è svolto nella via principale di Diagon Alley, addobbata per l'occasione con tante strutture in vetro piene di fumi cangianti e molto colorati. L'effetto scenico era notevole, come ci è stato raccontato dagli informatori, tanto che si è creata una vera e propria passeggiata "coperta", al margine della quale c'erano numerosi banchetti sui quali era possibile trovare ogni genere di oggetto che fosse in tema con la festeggiata principale, la Ricordella madre di tutte le ricordelle. Ogni stand era dedicato ad una fetta di popolazione. Per gli amanti del nuovo vi erano tutti i prototipi della famiglia delle ricordelle, spiegati dagli esperti nei minimi particolari: come ad esempio la ricordella che emette fumi di diversi colori a seconda dell'ambito in cui risiede ciò che è stato dimenticato, quella che cambia improvvisamente la propria temperatura per suggerire quanto vicini si sia all'oggetto, o quella che inizia a rimbalzare da ogni parte. Un pubblico più conservatore avrà certamente apprezzato il tavolo dove veniva spiegato l'esatto funzionamento del modello base, ovviamente migliorato nel corso degli anni. Vi era addirittura, per i più piccini, la possibilità di entrare in una ricordella enorme e andare ad emettere fumo e scintille addosso a tutti quanti.

Ma quello commemorativo non era l'unico intento di questa iniziativa! Vi era anche un'interessantissima – poi i gusti sono gusti, logicamente, non siate guerriglieri come il caro Marte vorrebbe – conferenza sulla storia della Ricordella e sul perchè si sia resa così necessaria nel corso degli anni. Una grande sensibilizzazione sul tema della perdita di memoria, in particolar modo l'aspetto magico della faccenda cioè sull'abuso dell'incantesimo della memoria. Abbastanza spesso gli obliviatori devono intervenire, per i più svariati motivi, e modificare o cancellare ricordi; il problema emerge quando si abusa dell'incantesimo Oblivion, e quando a farlo non sono le persone a cui spetterebbe la competenza. Non sono pochi i casi, tutt'oggi, di incantesimi andati male che hanno comportato un danno irreversibile per la memoria di chi li ha subìti. Ovviamente il Ministero tiene sotto controllo simili movimenti, ma altrettanto ovviamente non sempre può impedire il verificarsi di simili eventi, e deve essere stato interessante ascoltare l'esperienza diretta di chi ha vissuto cose simili. Voci di corridoio dicono che lo stesso Coleridge fu vittima di un Oblivion andato storto che gli provocò una continua e permantente perdita di memoria a breve termine e che a quanto pare lo spinse a voler trovare un rimedio a tutto ciò. Mercurio mi dice che la cosa non può essere ereditaria, ragionevolmente, ma che lavorando ogni giorno con simili cose è possibile che tutta la discendenza si trovi a fare i conti con questo difettuccio prima o poi. Il che spiegherebbe davvero tante cose. Che i misteriosi maghi che si divertono a obliare la gente – pare che ultimamente vada di moda – siano proprio dipendenti del caro signore e creatori delle ricordelle? Non mi spingo a simili accuse, le troverei quantomeno ingiuriose, tuttavia siamo in un periodo di allineamento cosmico e le riflessioni non sono mai troppe!
E voi, lettori, ricordatevi di non dimenticarvi mai le cose essenziali. Tipo dotarvi di una ricordella, se ancora non ne avete una, o di quotare il pervinca come nuovo colore di questa primavera. Mi raccomando.

Jeremy Claythorne. diciassette anni appena fatti. Tassorosso tranquillo e un po' svampito, che critica bonariamente la concorrenza ed è fermamente convinto che le stelle e i pianeti gli parlino rivelandogli chissà quali verità; ragion per cui lo si vede spesso indossare strani turbanti. E' un ragazzo sostanzialmente bonaccione e un po' timido, che arrossisce facilmente, specialmente quando gli si parla di Merida, e in pubblico tende a starsene sulle sue probabilmente perché ormai è abituato a far parte del team baule e teme che socializzare troppo con il resto del mondo possa escluderlo dal gruppetto scelto. Non che non gli piaccia la gente, ma semplicemente ritiene di non esserne all'altezza. Non ha particolari qualità se non la goffagine e la propensione all'ansia e alla preoccupazione per qualunque cosa riguardi lo stare al mondo. Il suo incubo peggiore? I M.A.G.O. e la vita "là fuori", per quanto sia solo al sesto anno.