Oblivion. Tecnicamente, si tratta di un incantesimo che solo coloro che si apprestano ad intraprendere la carriera da Obliviatore possono conoscere appieno. Tecnicamente. Che poi questo particolare tipo di magia non sia limitato solo a coloro che frequentano il Terzo Livello del Ministero della Magia lo sappiamo tutti, ma non è questo il punto né è mia intenzione incentrare il mio ultimo articolo per La Voce degli Studenti su questo argomento nello specifico. Oblivion, tuttavia, è un termine che  è entrato ormai a far parte del linguaggio comune, sottintendendo quello che è l'effetto che tutti conosciamo: far dimenticare. Ricordi, eventi spiacevoli o situazioni di cui non si dovrebbe venire a conoscenza, in genere sono ciò che fa optare per una soluzione così drastica, ma non voglio che questo sia il nostro caso. Non voglio – né credo che sia ciò che desidera la Preside Wallace o i nostri docenti – dimenticare quello che è stato e la prospettiva che, si spera, l'insediamento del nuovo Ministro della Magia sia riuscito a scacciare del tutto.  Non è semplice, né necessario – secondo alcuni – ma credo che aprire una finestra su ciò che saremo potuti diventare sia oltremodo vitale, per impedirci di commettere gli stessi errori in futuro. Quindi vi chiedo scusa sin da ora se questo articolo potrà sembrarvi drastico, fatalista o anche solo visionario, ma il pericolo è stato talmente reale…è così reale che non basteranno di certo queste righe per scongiurare dalla mente e dall'animo del genere umano, la paura del diverso o la radicata idea che debba esistere per forza un concetto di "superiore" tra parigrado.
Sino a quest'anno ho sempre sentito parlare di purezza di sangue solo dai racconti della mia bisnonna che – sia ringraziato Merlino – si mantiene ancora ragionevolmente in salute per potermi tramandare questi aneddoti. Non ho mai toccato con mano cosa significa vedersi rifiutare delle cure mediche sulla base di globuli rossi, bianchi e piastrine, ma questo è successo e non è capitato in un remoto Paese lontano da noi, per quanto avrebbe dovuto farci scandalizzare in egual modo. Sino a qualche settimana fa, quando finalmente maghi e streghe imbrigliati da una simile visione del mondo, hanno deciso di parlare e denunciare quanto accaduto per mesi, non ho mai capito sino in fondo che gli insegnamenti scolastici possono avere un peso diverso, né che le differenti prospettive possono condurre e visioni decisamente pericolose pronte ad infiammare gli animi peggio di un Incendiario di annata. Quest'anno ho visto docenti che hanno dovuto lasciare il castello perché quello che volevano insegnarci era considerato superfluo, magari pericoloso. Ho avvertito prepotentemente l'intenzione di far credere che l'arte dei Non Maghi – con tutta la bellezza dei racconti dell'antica Grecia o del periodo rinascimentale italiano – sia un bagaglio culturale che ci zavorra e che dovremmo invece preferire la simbologia tanto in voga nel periodo di Gellert Grindelwald. Immaginateci tra una decina d'anni a voltare il capo davanti a tutto ciò che è diverso da un'idea preconcetta in cui ci hanno fatto credere. No, non fate come gli adulti che sono veloci nell'allontanare determinate prospettive, urlando che mai si sarebbero prestati a qualcosa del genere. Non è vero e lo sapete anche voi. La paura è il miglior motivatore che si possa trovare, l'abbiamo sperimentato in prima persona quando Medea è stata usata come sprono per non sgarrare. Qualcuno di noi l'ha fatto lo stesso – è vero e a loro va tutta la mia stima – ma la maggioranza ha volato basso, lontano dai bolidi.
Non ho mai capito. Non ho compreso che Marquise Omega Humphrey ha deliberatamente cercato di impedire la coesistenza tra le razze sino a quando non è stato lui stesso a metterlo nero su bianco, in uno dei tanti articoli che la Gazzetta del Profeta ha venduto al miglior offerente - e non ho paura a dirlo – tacciando Mannari, Vampiri, Centauri, Maridi, Folletti e Goblin di non essere in grado di vivere in comunità. Lui, che questa Comunità Magica ha cercato di plasmarla in ogni ambito per renderla conforme alla sua distorta idea di normalità o giustizia. Normalità, come marchiare ogni singola attività commerciale del Regno Unito. Giustizia, come piazzare un controllore ad Hogwarts per imbrigliare la pluralità di insegnamenti e con essa la crescita di una società abituata a pensare con la propria testa, nel bene o nel male ma in modo indipendente.
Non ho capito. Non ho afferrato niente di quello che avrei dovuto, se non con il famoso senno di poi. Non ho colto gli interventi in Scozia per quello che erano. Non ho pensato che la limitazione della stampa fosse una mossa voluta piuttosto che un effettivo specchio dell'assenza di fatti eclatanti. Non ho minimamente immaginato – nonostante la mia fama di curiosa oltre ogni previsione – che ci fosse una spiegazione ben più semplice, a tutte le politiche che il Ministero della Magia ha messo in cantiere, sin dalla riduzione dell'operato della Lega per la Difesa Contro le Arti Oscure: limitarci. Un unico pensiero, un unico ideale ed un unico nemico, quel diverso dipinto con tinte funeste e artigli evanescenti verso cui tutti abbiamo puntato lo sguardo, lasciando che – nascosti – facessero quello che più volevano di noi e della nostra Comunità.
Io non ho mai capito e mi scuso, per questo. Mi scuso perché se il futuro della nostra società dovesse basarsi solo su me e su quelli come me, forse non andremo lontano o forse staremo ancora qui a chiederci che pena merita un mannaro la cui unica colpa è quella di far parte di una società che talvolta non comprende e crea muri laddove servirebbero solo dei ponti. Io non ho mai capito, ma questa è stata la lezione più forte e d'impatto che questi sette anni mi hanno portato e non ho intenzione di non capire ancora, né di lasciare che altri – nella mia stessa posizione – facciano altrettanto. Una volta che avrò varcato i cancelli di Hogwarts ho intenzione di impegnarmi a fondo per diventare una giornalista vera, una che riporta la realtà per quella che è e non per ciò che appare. Perché non capire non deve essere mai una giustificazione per non agire. Mai.

Enya O'Riordan. Irlandese e Corvonero. Iperattiva, iperpropositiva e iperglicemica, divide il suo tempo tra la Biblioteca, la lettura di tutte le testate giornalistiche che riesce a recuperare in giro – l'appropriazione indebita è tollerata – e l'invio di bigliettini volanti ai compagni durante le ore di lezione. Allegra e solare, vi è una velata possibilità che possieda la Vista anche se esclusivamente incentrata sul proprio futuro a lunga scadenza. Un marito, tre figli, una brillante carriera come giornalista di cronaca ed una dispensa colma di dolci rappresentano il quadro animato che propina al prossimo, incitando chiunque sia in procinto di finire il corso di studi affinché incrementi demograficamente la Comunità Magica, ma solo dopo un'accurata analisi delle caratteristiche genetiche che potrebbero derivare dall'unione di quel determinato mago con quella determinata strega. Altra metà del Sonorus di Charlie, i più informati sostengono che dopo il suo ingresso in redazione la pressa sia stata affiancata da una poco rassicurante bilancia. Che lei fa finta di non vedere, ovviamente.