Controeditoriale

di Charlie Marmaduke

Gwnewch y pethau bychain. Hai detto bene, Merida, è una frase che da noi in Galles si usa tantissimo. Il nostro patrono San Davide parlava tanto alla gente e si racconta che le persone che andavano ad ascoltarlo erano talmente tante che la terra si sollevava a formare collinette in modo che tutti riuscissero a vederlo. Ovviamente noi sappiamo che c'era lo zampino di qualche elementale, ma il punto non è questo e non è neanche che io sono un degno gallese perché chiacchiero tanto anche se, ecco, a me sono di meno le persone che ascoltano.
Nah, il punto è "fate le piccole cose".
C'era un'altra cosa che san Davide diceva spesso, sapete? "Siate allegri". Lo so, lo so, non si può essere sempre allegri, non è che ho preso una brutta trollinfluenza e ora vado in giro facendo il solletico a tutti. Lui voleva dire che non possiamo essere sempre tristi, non possiamo sempre pensare alle cose che vanno male o alle cose che non abbiamo, perché finiamo per perderci il bene che c'è. E di solito il buono è nelle piccole cose. Anche solo in uno striscione a forma di trifoglio o uno scherzo colorato.
Sarebbe il momento di smettere di sfottersi e unirsi? Sicuramente, o anche solo fare lo sforzo di non sfottere uno scozzese chiamando apposta 'gonna' il kilt, che è una di quelle battute talmente vecchie e ripetute che anche volendo non fanno neanche più ridere, un po' come gli abiti a pinguino degli inglesi o stare a sottolineare che non è che il verde è tutto in Irlanda. Sarebbe il momento di far fronte comune contro tutte le cattive notizie che ci arrivano da là fuori? Certo, e prima di tutto si dovrebbe conoscerle e non usare la chiacchiera come fonte di informazione. Però dovrebbe essere proprio il potere delle piccole cose ad unirci. I rintocchi dell'Orologio al mattino, che ci ricordano come ci stiamo svegliando tutti sotto lo stesso tetto, al di là di qualsiasi divisione di piano o di casata. Le nostre uniformi e lo stemma con l'H che portiamo sul petto, persino i cibi che ci portano in tavola. Questa Scuola ci nutre in tutti i sensi e ci nutre anche e soprattutto di piccole cose, piccole feste, simboli di quei momenti buoni che dobbiamo acchiappare nella vita e da cui dobbiamo farci pungere quasi fossero Billywig che ci fanno salire in aria, anche se per poco.
Certo mi piacerebbe un giorno brindare ai nostri patroni senza sentir volare frasi come "gallesi, tornatevene nelle vostre miniere!", però ho tutta l'intenzione di seguire entrambi gli insegnamenti di san Davide. Siate allegri, perché una risata è così potente da sconfiggere un Molliccio, da sconfiggere la vostra paura più grande. E fate le piccole cose, agitate pure le vostre bandiere e decorate le vostre case, ma soprattutto decorate le vostre vite di tutto il bene che nessun Gramo ha il diritto di toglierci.

 

 

Vita da straniero

di Vassil Peev

Non mi sarei mai aspettato di scrivere di nuovo un pezzo per questo giornale, tantomeno un ennesimo "vita da".
La prima volta, ormai diversi anni fa, mi chiesero di parlare del soggiorno legato al Torneo TreMaghi, un anno intero in terra straniera, circondati da pochi amici e tanti curiosi, e con il senno di poi mi rendo conto di non essere stato troppo gentile con chi divise spazi e quotidianità con dei perfetti estranei per un intero anno. Ma in fondo è stato quel soggiorno a spingermi a scegliere la Lega Britannico-Irlandese di Quidditch per la mia carriera, perché l'idea di "volare nei cieli d'Irlanda" e non solo, ha avuto un fascino non indifferente, su di me. Ma nonostante gli anni in cui ho vissuto qui, prima a Caerphilly ed ora a Kenmare, immergendomi nella cultura e nella storia britannica, nelle vostre tradizioni e nei modi di vivere, continuo ad essere lo straniero e, ora, non mi dispiace neanche più.
Credo sia più facile apprezzare le bellezze che ci circondano se non si è abituati ad averle davanti agli occhi sin da quando si ha memoria e questo per me vale per la storia così come per le persone. Il mio soggiorno qui mi ha dato modo di cementare rapporti ed amicizie che quell'anno trascorso a Hogwarts mi ha concesso e poi di scoprirne di nuovi e con loro me stesso, ma credo che questo sia normale. Il mio lavoro mi ha dato modo di conoscere molte persone e di – se posso permettermi di dirlo – farmene amiche diverse, mi ha concesso di avvicinarmi a chi il Quidditch l'ha amato e lo ha lasciato, alle volte per scelta come Krystal James ed alle volte per mano di chi ha pensato di prendere quella decisione per loro come Caterina Bragagni e in un incerto filo conduttore di avvicinarmi a persone con cui non avrei mai pensato di poter avere qualcosa a che fare.
E tutto questo lo devo a chi già dai tempi di Hogwarts mi ha spronato a prendere le mie decisioni, a non volare unicamente con una scopa sotto di me e a chi ancora oggi mi ricorda di non farmi definire da un passato che alle volte non amo.
Quindi, con il senno di poi, posso unicamente dire Grazie a Hogwarts per quello che mi ha dato, per la forza di scegliere senza però farmi mai dimenticare che sono uno Straniero e che infondo mi va più che bene così.