HOGWARTS, A TE LA SCELTA!


Cari lettori de La Voce degli Studenti!
La vita è un bel Gramo, bla bla e ancora bla. In questa Scuola sembra sempre che tutti abbiano mille ed un Kelpie da inseguire – almeno se si parla di fare i compiti al posto mio vostro – ma guarda caso qualche ora, giorno, settimana per sparlottare la si trova sempre, sarà che le fanciulle trovano terapeutico far pipì mentre si parlotta con la strega che per antico decreto Ministeriale l'ha accompagnata sino all'orinatoio, che ne so.
Fatto sta che – come capirete meglio leggendo il mio trafiletto qua accanto – ormai il castello non può più prescindere da prender posizione nei confronti del dramma (avviso fonetico: metteteci del pathos quando pronunciate quest'ultimo termine) hogwartsiano: la Hevenge ce l'ha? team Weetmore o team Thofteen? Ne va dell'economia mondiale, pensateci bene.
Che poi quella roba che si chiama solidarietà tra simili mi fa dire alla componente maschile di questa scuola che – oh – vi capisco, pure io sceglierei comunque il team Belvoir, ma a quanto pare in questo castello non sei socialmente accettabile se non ti schieri con l'uno o l'altro bandolo di una matassa che, dettagli, non si è mica capito bene cosa riguardi, tanto per ricordarvelo e perché l'impresa impossibile che mi ha prescritto il mio guaritore di fiducia per questo mese prevede che cerchi di scardinare un'ovvietà. Un po' come se provassi sostenere che la Dalloway non ha sex-appeal, ci siamo capiti.
Sempre per questa ragione – e perché l'ultimo arrivato in redazione deve beccarsi quel che decidono gli Shadem per capello di Hilary Darcy – mi hanno ricordato di farvi presente che questa interessantissima diatriba avrà sicuramente degli sviluppi con il prossimo numero di codesto giornale; nel frattempo, tuttavia, qualora vogliate, potete sempre occupare il tempo che NON avete per dar fiato alle corde vocali o alle falangi e far sapere come la pensate. A me importa meno delle statistiche nazionali sulle piantagioni di Frullobulbo, ve lo dico chiaro e tondo. Ma magari qualche allocco che vi sta a sentire lo trovate.

Essere un origliatore oggi

Non ascoltare le conversazioni altrui, Douglas Hamilton! Un mago come si deve non lo farebbe, mai. Cruppate. Belle e buone, trollate che un dodicenne random con complessi d'autostima e la faccia simile alla superficie lunare non ascolterà mai, se la controparte del tender l'orecchio e, soprattutto, lo spifferare in giro il contenuto di conversazioni rubate, può dargli cinque minuti di plebea considerazione ed importanza.
Il Douglas Hamilton – nome ducale d'altri tempi, ma l'aristocrazia si ferma lì – di turno è sbocciato un martedì mattina a colazione sganciando un metaforico incantesimo di scoppio che ha fatto sobbalzare le uova strapazzate di molti e gemere di dolore le novelle badanti che pur di mostrarsi alternative dicono di trovare affascinanti ultra cinquantenni solo perché dimostrano una corretta igiene dentale alias sorriso: per – inserire il fondatore che più vi aggrada – ! Weetmore e Thofteen hanno discusso. Il Ministero della Magia ha retto il duro colpo, sì?
Lungi da me fare il moralista di turno, sebbene avrei preferito conoscere in anticipo il contenuto del prossimo test di Trasfigurazione piuttosto che l'accorato monito del docente di Babbanologia – pare abbia pronunciato un non sono che vaneggi – nel ricordare al collega come l'età non è più quella dei Billywig nello stomaco quanto casomai il soave richiamo della prostata, MA quell'unica frase sentita dal cugino del nipote dell'amico di un secondino che si trovava in aula di Babbanologia durante la sera incriminata, pare aver dato adito a molte teorie – qualcuna liberamente ispirata ai romanzi di Agatha Wickham – e pur di non lasciare uno spazio bianco accanto al Controeditoriale, sembra che io fossi il più adatto a stilare la top three delle trollate del mese, pardon, delle teorie interpretative di quanto in realtà è stato pronunciato. Fatta esclusione per il ridicolo raggiunto con lo striscione per Harold Parnell in bacheca, rabbrividisco.

- Teoria #3: è inutile che ti atteggi: ogni Mittens, si sa, sogna di diventare il gallo del pollaio, ragion per cui davanti all'aumento delle quotazioni del docente di Trasfigurazione – l'english man svampito va per la maggiore, chiedere a Blueberry che ci ha costruito su la sua fortuna - l'Obliviatore pare abbia optato per l'attacco diretto verso il collega reo di avergli soffiato qualche ammiratrice, con tanto di pazza! finale coperto dal masticare di Davy Huges che va a lezione di Babbanologia solo per rimpinzarsi, lo sappiamo bene.

- Teoria #2: lo so che tu candeggi: ipotesi quotata soprattutto dagli elfi domestici, felici – per una volta – di sentire qualcuno vicino al proprio operato quotidiano. Del resto è lampante come due uomini soli lontani da casa possano soffrire di crisi mistiche sul tipo di lavaggio necessario per le preziose tuniche da mago o le tovagliette da abbinare al servizio da té da servire alle cinque spaccate.

- Teoria #1 (the bestia): ho sentito che scor…: la Caporedattrice mi censura, ragion per cui lascio alla fervida immaginazione come quella che vuole i mezzibabbani simili ai purosangue dei lettori la facile rima che ne consegue. Il dramma. Il pathos. Qualsiasi cosa si celasse al di là della porta dell'ufficio di Thofteen posso assicurare che le gambe della Gow erano di certo una visione migliore, quel giorno. Ma per tutti i futuri guaritori del San Mungo – nel senso che si spremono proprio i neuroni per le ipotesi strampalate – le condizioni dell'intestino di Weetmore hanno destato di certo maggior interesse nell'ipotizzare indagini approfondite da parte del docente di Babbanologia. Un Oblivion avrà poi eliminato ogni traccia diagnostica.

Febbraio non è un mese semplice per nessuna persona equilibrata, lo comprendo bene. Ma nel momento in cui uno strano incantesimo di adesione CONTRO la vostra volontà vi spinge contro una porta cercate almeno di pulirvi le orecchie preventivamente. E se fosse stato un appuntamento alla ci vediamo prima che albeggi?

Cedrick Bramwen. Meglio noto come il Selfish, il quintino Serpeverde male amalgamato con il mondo che lo circonda, vive di una strana forma di opposti, secondo la testimonianza di alcuni coetanei che preferiscono restare anonimi. Estremi che ce lo hanno fatto conoscere come un Jobberknoll in piena salute quanto a parlantina ed un Ippogrifo fiero ed altezzoso come comportamento e visione del mondo. Se fosse un detto babbano lo si potrebbe definire come ogni riccio un capriccio, ma considerando che è un purista del lignaggio magico – per la gioia dei verde-argento più radicati – è più comunemente associabile ad un detto tipico dei maghi: uno Shadem per capello. E capelli ne possiede abbastanza da non temere una calvizie precoce. Arriva a La Voce dopo una lunga ed attenta militanza tra i lettori del giornale, studiando il modo di fare e scrivere di ogni scribacchino con appunti nascosti probabilmente nelle folte sopracciglia che si ritrova.