Mettendo in fila tutti i fatti di cronaca esterni a questa Scuola, è facile operare una logica deduzione: stare ai margini della Comunità Magica non comporta esclusivamente l'essere un peso per il resto della società, ma espone anche a rischi a confronto dei quali i comuni cittadini sono tendenzialmente più tutelati.
A distanza di tre mesi dal primo caso di aggressione sospetta avvenuta ai danni di Edmund Flogart, le autorità ministeriali sembrano esser giunte ad un punto cruciale, perlomeno stando a quello che trapela da Londra. La quantomeno singolare coincidenza che ha unito alcuni homeless – o comunque maghi e streghe dall'esistenza compromessa e solitaria – in questi mesi non lascia ormai spazio ad alcun dubbio sulla volontarietà di colpire esclusivamente poveracci che oggi sono citati dalla stampa ma saranno dimenticati già da domani. Mi riferisco, come è logico supporre, ai casi di Greyfuss in primo luogo e la paziente senza nome del San Mungo uccisa da Aretha Chrissie, secondariamente. Cosa accomuna soggetti che non si conoscevano tra di loro è facile comprenderlo, se si guarda da una corretta prospettiva. Flogart non era che un senzatetto facile da abbordare con la promessa di un pasto caldo o qualche attenzione per i suoi frivoli giochetti con la carta. Greyfuss non ha saputo ottenere la giusta rivalsa pubblica in seguito alle accuse che l'hanno dipinto come un mostro nonostante questa Comunità Magica, dopo la caduta di Voldemort, si fregi e vanti di garantire a tutti il principio di presunta innocenza sino a quando non si dimostra inequivocabilmente il contrario. Solo era e solo è rimasto anche dopo la sua morte, visto che neppure la famiglia ha voluto indietro la salma. E infine quella Marguerite il cui vero nome non è saltato fuori neppure da archivi ministeriali, fatto che contribuisce a catalogarla tra quei disperati che vivono sui marciapiedi o in qualche vicolo, aspettando l'elemosina altrui. Non è compito di adolescenti dalle fervide idee formulare ipotesi su cosa possa aver mosso questi cosiddetti sciacalli – se son loro quelli da cercare – nei confronti di simili indifesi, ma è lampante che non ci sia gruppo sociale migliore di questo, se si cercano cavie per qualsivoglia test, ed è solo uno dei diversi esempi che possono venire in mente. Persino i paritari di Flogart hanno tratto le dovute conclusioni e se c'è chi ha preferito darsi al diffuso sport nazionale della lagna davanti alla Fontana dei Magici Fratelli, al Ministero della Magia, qualcuno di più accorto ha già messo da parte due granelli di polvere volante per andare a mendicare altrove, possibilmente al di là dello stretto di Dover. Le considerazioni che – stando a logica e statistica – si possono trarre da questi collegamenti tessuti sotto gli occhi di tutti (figuriamoci del Ministero!) sono quindi più semplici di quello che ci si potesse aspettare, anche perché il criminale comune dei giorni nostri non sembra prediligere piani complessi o formulati con criterio, come avveniva un tempo. Non avendo a disposizione le cartelle cliniche in mano al San Mungo e non conoscendo quindi quelle che erano le condizioni di salute dei senzatetto ricoverati, il sottoscritto – un po' come la gran parte della stampa di questa comunità – non può che limitarsi alle poche notizie che trapelano dall'ambiente, attività in cui a Londra sono molto ferrati, non lo metto in dubbio. Nei sotterranei del San Mungo, ad esempio, ho letto tempo fa che è stato asportato illegalmente anche un fegato, di certo l'ennesimo fatto inusuale che ha destato clamore più per l'appartenenza dell'organo ad un Auror che per curiosità investigativa. A tale Marguerite è stato strappato il cuore da una donna sotto Imperio, si dice. Coincidenze? No. Non lo credo io e di certo non lo pensano i nostri zelanti tutori dell'ordine. Che tuttavia non hanno ancora cavato un'Acromantula dal buco, c'est la vie!
Cedrick Bramwen. Meglio noto come il Selfish, il quintino Serpeverde male amalgamato con il mondo che lo circonda, vive di una strana forma di opposti, secondo la testimonianza di alcuni coetanei che preferiscono restare anonimi. Estremi che ce lo hanno fatto conoscere come un Jobberknoll in piena salute quanto a parlantina ed un Ippogrifo fiero ed altezzoso come comportamento e visione del mondo. Se fosse un detto babbano lo si potrebbe definire come ogni riccio un capriccio, ma considerando che è un purista del lignaggio magico – per la gioia dei verde-argento più radicati – è più comunemente associabile ad un detto tipico dei maghi: uno Shadem per capello. E capelli ne possiede abbastanza da non temere una calvizie precoce. Arriva a La Voce dopo una lunga ed attenta militanza tra i lettori del giornale, studiando il modo di fare e scrivere di ogni scribacchino con appunti nascosti probabilmente nelle folte sopracciglia che si ritrova.