CONTROEDITORIALE DI MERIDA MCREADY

Vi risparmio la fatica di dirmi che un Contro barra Editoriale, come dice il termine stesso, deve in qualche modo ribattere a quanto si può leggere nell'articolo cui fa riferimento, quindi a tutti i vaneggiamenti che possono figurare nell'editoriale, in questo caso.
Bene. Allora il pezzo di questo mese dovrà più correttamente chiamarsi EsplicaEditoriale, visto che il mio compito è quello di farvi capire perché in prima pagina ci sono righe che portano la firma di Hilary Darcy anche se sembrano scritte da un Corvonero tarantolato che ha appena scoperto come divulgare il suo variegato pensiero a mezzo stampa e non vede l'ora di indottrinarci tutti, a partire da questa stessa redazione. Ho detto "stampa", l'Eco è escluso dal discorso sin dalla premessa, prima che possiate obiettare credendo di esser simpatici.
Non sto a raccontare tutto il bla bla bla capitato dopo la lezione di Aritmanzia per cui amo il professor Wenlock ed il suo assistente considerando che tutti abbiamo avuto modo di osservare e leggere ogni resoconto possibile ed immaginabile e pure in più salse, ma il mio zampino, semplicemente, ha fatto sparire l'editoriale che la Caporedattrice ha scritto in quei giorni lì facendole credere di aver salvato in realtà ciò che aveva scritto precedentemente e proprio dalle grinfie di CorvHils, mostro mitologico metà signorina Hawthorn metà zitella isterica che è sicura di quanto tutti finiremo all'inferno. Mi seguite? Vedrò di renderla ancora più semplice: per goliardia amor di cronaca, ho fatto mandare in stampa un editoriale che non era di certo quello che la sestina Serpeverde, tornata in sé dopo la lezione di Aritmanzia, avrebbe pubblicato.
Ed ecco quindi spiegato – allo stesso modo – il mio Contro: sono per la libertà di stampa – che non vuol dire automaticamente pubblicare la peggior spazzatura come qualcuno è solito fare – e credo quindi che ai posteri vada consegnata anche la versione deviata di chi dirige questo giornale, così… affinché nulla si perda. Così, affinché si possa definitivamente chiudere questa parentesi altamente traumatica (citando qualche sestino random). Così, giusto perché motivi per avere il muso ne abbiamo talmente tanti ed ogni giorno che farsi una risata credo giovi al benessere, il karma, il chakra e pure un'altra serie di parole strane che vi stanno facendo annuire anche se non sapete il loro reale significato.
Però "settle down", lo dice anche la meravigliosa fotografia che ho camuffato fatto scattare per l'occasione. Perché se contro ci deve essere in questo pezzo, non è tanto sul bisogno di essere preparati, informati o studiati – come direbbe la prozia Beitris – quanto sul sapersi fare una risata anche su queste cose, soprattutto su queste cose. Passeggere, per fortuna, che un altro giorno di Hils bacchettona in quel modo non l'avrebbe retto nessuno – neppure Ivy – per non parlare di O'John! Vorrei esser Serpeverde solo per aver l'istinto di lucrare sulla sua versione… argh, non saprei neanche definirla sebbene me l'abbia fatto osservare decisamente da un altro punto di vista e forse non solo a me. Ad ogni modo, però, quello che mi preme dirvi è soprattutto un'altra cosa, molto più importante e di certo più vitale di una spiegazione sul perché l'editoriale è della Capa anche se non è polvere buiopesto del suo sacco ed è… questo: NON VI AZZARDATE MINIMAMENTE A PRENDERE UN'OCA CHE SI OCCUPI DEGLI ARTICOLI AL POSTO MIO, QUANDO HILS MI AVRA' UCCISO. Pesce d'Aprile di Gennaio, Capa! Ogni tanto occorre cambiare, lo dicono anche le scale!
ps: la foto dell'editoriale è molto esplicativa, ma la mia spacca meglio dei Kestrels, scusate.

Essere un homeless oggi

Mettendo in fila tutti i fatti di cronaca esterni a questa Scuola, è facile operare una logica deduzione: stare ai margini della Comunità Magica non comporta esclusivamente l'essere un peso per il resto della società, ma espone anche a rischi a confronto dei quali i comuni cittadini sono tendenzialmente più tutelati.
A distanza di tre mesi dal primo caso di aggressione sospetta avvenuta ai danni di Edmund Flogart, le autorità ministeriali sembrano esser giunte ad un punto cruciale, perlomeno stando a quello che trapela da Londra. La quantomeno singolare coincidenza che ha unito alcuni homeless – o comunque maghi e streghe dall'esistenza compromessa e solitaria – in questi mesi non lascia ormai spazio ad alcun dubbio sulla volontarietà di colpire esclusivamente poveracci che oggi sono citati dalla stampa ma saranno dimenticati già da domani. Mi riferisco, come è logico supporre, ai casi di Greyfuss in primo luogo e la paziente senza nome del San Mungo uccisa da Aretha Chrissie, secondariamente. Cosa accomuna soggetti che non si conoscevano tra di loro è facile comprenderlo, se si guarda da una corretta prospettiva. Flogart non era che un senzatetto facile da abbordare con la promessa di un pasto caldo o qualche attenzione per i suoi frivoli giochetti con la carta. Greyfuss non ha saputo ottenere la giusta rivalsa pubblica in seguito alle accuse che l'hanno dipinto come un mostro nonostante questa Comunità Magica, dopo la caduta di Voldemort, si fregi e vanti di garantire a tutti il principio di presunta innocenza sino a quando non si dimostra inequivocabilmente il contrario. Solo era e solo è rimasto anche dopo la sua morte, visto che neppure la famiglia ha voluto indietro la salma. E infine quella Marguerite il cui vero nome non è saltato fuori neppure da archivi ministeriali, fatto che contribuisce a catalogarla tra quei disperati che vivono sui marciapiedi o in qualche vicolo, aspettando l'elemosina altrui. Non è compito di adolescenti dalle fervide idee formulare ipotesi su cosa possa aver mosso questi cosiddetti sciacalli – se son loro quelli da cercare – nei confronti di simili indifesi, ma è lampante che non ci sia gruppo sociale migliore di questo, se si cercano cavie per qualsivoglia test, ed è solo uno dei diversi esempi che possono venire in mente. Persino i paritari di Flogart hanno tratto le dovute conclusioni e se c'è chi ha preferito darsi al diffuso sport nazionale della lagna davanti alla Fontana dei Magici Fratelli, al Ministero della Magia, qualcuno di più accorto ha già messo da parte due granelli di polvere volante per andare a mendicare altrove, possibilmente al di là dello stretto di Dover. Le considerazioni che – stando a logica e statistica – si possono trarre da questi collegamenti tessuti sotto gli occhi di tutti (figuriamoci del Ministero!) sono quindi più semplici di quello che ci si potesse aspettare, anche perché il criminale comune dei giorni nostri non sembra prediligere piani complessi o formulati con criterio, come avveniva un tempo. Non avendo a disposizione le cartelle cliniche in mano al San Mungo e non conoscendo quindi quelle che erano le condizioni di salute dei senzatetto ricoverati, il sottoscritto – un po' come la gran parte della stampa di questa comunità – non può che limitarsi alle poche notizie che trapelano dall'ambiente, attività in cui a Londra sono molto ferrati, non lo metto in dubbio. Nei sotterranei del San Mungo, ad esempio, ho letto tempo fa che è stato asportato illegalmente anche un fegato, di certo l'ennesimo fatto inusuale che ha destato clamore più per l'appartenenza dell'organo ad un Auror che per curiosità investigativa. A tale Marguerite è stato strappato il cuore da una donna sotto Imperio, si dice. Coincidenze? No. Non lo credo io e di certo non lo pensano i nostri zelanti tutori dell'ordine. Che tuttavia non hanno ancora cavato un'Acromantula dal buco, c'est la vie!

Cedrick Bramwen. Meglio noto come il Selfish, il quintino Serpeverde male amalgamato con il mondo che lo circonda, vive di una strana forma di opposti, secondo la testimonianza di alcuni coetanei che preferiscono restare anonimi. Estremi che ce lo hanno fatto conoscere come un Jobberknoll in piena salute quanto a parlantina ed un Ippogrifo fiero ed altezzoso come comportamento e visione del mondo. Se fosse un detto babbano lo si potrebbe definire come ogni riccio un capriccio, ma considerando che è un purista del lignaggio magico – per la gioia dei verde-argento più radicati – è più comunemente associabile ad un detto tipico dei maghi: uno Shadem per capello. E capelli ne possiede abbastanza da non temere una calvizie precoce. Arriva a La Voce dopo una lunga ed attenta militanza tra i lettori del giornale, studiando il modo di fare e scrivere di ogni scribacchino con appunti nascosti probabilmente nelle folte sopracciglia che si ritrova.