Vita da assistente

di Erzsebeth Dalloway

L

a verità è che se state leggendo questo simpatico giornalino studentesco vuol dire che avete del tempo libero e che non lo state impiegando con un proficuo ripasso teorico e pratico delle materie nelle quali non siete ancora riusciti ad emergere. Non me ne vogliano per questo la signorina Lowenn e la signorina Mayfair che, anzi, mi hanno piacevolmente stupita quando, con i loro bei faccini più o meno sorridenti, mi hanno chiesto di dare il mio contributo per il numero di questo mese. E' sempre cosa buona e giusta far circolare un po' di carta stampata che dia spunti di riflessione ai lettori e, se questo può sembrare in conflitto con quanto affermato in apertura, mi permetto di approfondire meglio l'argomento.
Quando vivevo in questo castello come studentessa non più di dieci anni fa, quindi la Voce era già da molte generazioni uno dei punti di riferimento per tutti coloro che volevano tenersi informati sui fatti più svariati, oltre che per gli appassionati di origami. Non c'era mese in cui qualche ottimo articolo non fungesse da base per discorsi e dibattiti interessanti ed è bello constatare che ciò è rimasto invariato nel corso degli anni. Ora come allora, tuttavia, alcune discussioni sanno infiammare tanto gli animi da distogliere l'attenzione dei più da ciò che di realmente importante questa scuola ha da offrire. Non fraintendetemi, credo che coltivare i propri interessi – la lettura, lo sport, il giornalismo e quanto altro – sia eccellente per arricchire il proprio bagaglio personale, ma ancor più fermamente ritengo che sia importante focalizzarsi sull'obiettivo primario, ovvero creare le solide basi per un futuro appagante e stabile, ricco di prospettive e opportunità, senza lasciarsi eccessivamente distrarre da cose secondarie. Ai tempi della scuola non ho mai impiegato il mio tempo a scrivere per un giornale, ma oggi lo faccio volentieri, sperando che questo possa risultarvi utile in qualche modo. Molte persone sostengono che la voglia di insegnare sia una vocazione innata e che la presenza o meno di questa vocazione influenzi radicalmente la capacità di farlo. Prima dell'anno scorso non mi ero mai soffermata ad approfondire questa ipotesi con maggiore attenzione, considerandola non solo fuori dalla mia sfera di competenze ma anche da quella dei miei interessi. In tutta onestà, non ho mai pensato che sarei tornata in questo castello, ma devo ammettere di non aver avuto alcuna esitazione nell'accettare il ruolo di Assistente di Difesa Contro le Arti Oscure offertomi dal professor Powell, e per motivare un simile "entusiasmo" non posso fare a meno di vagliare anche l'ipotesi di cui sopra. Come alcuni di voi forse già sapranno, uscita da Hogwarts ho intrapreso subito gli studi e quindi la carriera Auror presso il Ministero della Magia Inglese. Lavorare sul campo è sempre stata per me una delle aspirazioni più lodevoli, il modo più concreto ed efficiente di dare il proprio contributo, ma questo mio parere personale non vuole togliere nulla al merito di chi decide di incanalare le proprie energie in settori più teorici. Quello che agli occhi dei più è un semplice lavoro – e non mi riferisco esclusivamente a quello da me scelto ma a qualsiasi lavoro, compreso quello dello studente – infatti, raramente si rivela essere solamente un mezzo di sostentamento o un dovere a cui adempiere. E' necessità di intervento, bisogno di occupare un posto e ovviamente, in conformità con l'inevitabile legge del do ut des, richiede di norma tanti sacrifici quanti sono gli insegnamenti che può impartire. Che ci si trovi ad affrontare un compito d'esame, una pila di scartoffie o una missione ad alto rischio poco cambia perché, per quanto contesti diversi implichino il far ricorso ad abilità diverse, ogni singolo avvenimento non porta ad altro se non al fare appello alla capacita di reazione individuale. Determinazione, dedizione e ambizione sono fra le cose più importanti che si possano imparare quando si affrontano continue sfide, piccole o grandi che siano; impedire agli ostacoli di essere paralizzanti e sapere invece sfruttarli come spinta per andare costantemente oltre; metabolizzare la paura e trasformarla in prudenza. Potreste imbattervi nell'occasione di imparare a prevenire gli errori come in quella di comprendere che a volte non si può evitare di commetterne, e il compito di quelli che voi chiamate insegnanti non è di preservarvi da queste eventualità ma di darvi quanti più mezzi possibili per affrontarle. Condividere con qualcuno la propria esperienza non significa affatto fornirgli sicurezze e garanzie, ma permettergli di rapportarsi ad eventi che non ha vissuto in prima persona, concedendogli la facoltà sviluppare un proprio parere personale e condividerlo a sua volta. In definitiva, non credo si smetta mai di apprendere qualcosa, anche quando si abbandona il luogo in cui si comincia a farlo, ovvero la scuola.
Questo mi porta ad un'unica conclusione, volendo tornare all'argomento iniziale di tale ragionamento: insegnare non può essere in alcun modo un innatismo. Non tanto perché dubito dell'esistenza di una vocazione che possa spingere qualcuno a voler condividere il suo sapere – questo sarebbe assurdo – quanto più perché alla base di una simile volontà ci deve essere qualcosa da poter insegnare, ovvero qualcosa che è stato appreso col tempo e con l'esperienza. Fondamentalmente è questo il principale, se non unico, motivo per cui sono lieta che il professor Powell mi abbia chiesto di tornare fra queste mura: se riuscirò ad insegnarvi qualcosa che va oltre le semplici nozioni che troverete sui libri scolastici – cosa che, come ho potuto constatare, sembrano voler fare anche tutti gli altri validissimi professori che avete a vostra disposizione – sarò soddisfatta. Il che non vuol dire che dovete trascurare i libri, sia chiaro. Anzi, da bravi, mettete da parte il giornale e tornate a studiare.

Controeditoriale

di G. Lanfrad

E'

fondamentale precisare una cosa, per chi è la prima volta che legge la Voce: il controeditoriale deve andare "contro" a quanto scritto nell'editoriale. Ma come si può andare "contro" a Margareth Lowenn?! Io ho un mio modo personale.
E' qui, ferma con il foglio bianco sulla scrivania, intenta a fissare il guazzabuglio che c'è in redazione, in attesa di avere l'illuminazione da scribacchino. L'occhiata che ha appena rivolto a Mius non è delle migliori effettivamente e assomiglia molto a quelle che rivolgeva a quel portentoso lato b del Campione Tremaghi, Dragos Marea: un misto tra lo sconforto più totale e l'estasi. Ora è naturale chiedersi: starà forse intravvedendo qualcosa del crucco nel Serpeverde?! Il quesito passa in secondo piano, però, ci si può tranquillamente accorgere che la stessa occhiata la rivolge anche al nostro Sacro Baule. Ora. Dire che la questione sta diventando preoccupante è dire poco e la risposta è solo una: forse sta semplicemente pensando a come quest'anno sia iniziato in modo diverso dall'anno scorso. Mancano gli stranieri, effettivamente. Mancano i vincitori, come mancano i vinti. Perchè sì, lo ammetto senza troppi problemi: non avere la possibilità di sfogarsi su Nathanael quest'anno sarà particolarmente sconfortante.
Però, suvvia, in fondo ogni anno, il primo settembre arriva sempre qualcuno di nuovo. Qualcuno che, nonostante sia inglese, nonostante abbia sentito fantastici o pessimi racconti su Hogwarts, nonostante abbia la famiglia ormai radicata in una casata particolare da generazioni, è comunque straniero. Eppure, non neghiamolo, questi piccoli undicenni non ricevono la stessa accoglienza di Dragos e il suo marmoreo "compagno". Chi vi assicura che tanti anni fa, lo stesso Marea non fosse un esserino piccolo, gracile, apparentemente invisibile? Eppure guardate dov'è arrivato.
A te, studentello che t'atteggi da gran grinzafico solo perchè hai superato lo smistamento da uno o due anni, dico di riflettere…perchè il piccino, che snobbi e che magari arrivi addirittura a sfruttare, potrebbe tranquillamente batterti in un apparentemente stupido indovinello, esattamente com'è capitato a due terzine qualunque, qualche anno fa, che, in gara con quartini e quintini, sono state le uniche a superare una qualunque prova di logica. Attenzione, quindi, perchè potrebbero arrivare a tenervi testa senza il minimo problema. E a quel punto, tutta la vostra grinzaficaggine andrebbe a farsi un giro in moto con la Mystes. E a te, primino che sei appena arrivato, dico ugualmente di riflettere… perchè non sempre chi ti dimostra freddezza lo fa perchè è annoiato dalle lezioni di Dupret e non sa in che altro modo occupare il tempo. Ovviamente, non tutto ciò che vola è obbligatoriamente magico… ma naturalmente questo lo scopriremo più avanti. Bentornativenuti.