A volte me lo chiedo anch'io. Perché questo giornale scolastico dovrebbe continuare ad uscire. Perché dovrei passare dell'altro tempo a nascondermi guardare le pareti di questo stanzino. Che cosa ho ancora da dire. Che cosa può davvero avere importanza se Halloween è passato e qualcuno si è scordato di chiuderlo, quel portone che separa il regno dei vivi da quello dei morti. Quest'articolo doveva essere diverso. Non è così che l'avevo ipotizzato e di certo – per quanto differente dalla normalità – l'intento era quello di far sorridere. O di sentirmi dire dietro che fino a quando non le busco per davvero, non la smetterò. Beh, volevo dirvi che io non la smetterò comunque. E che non sono qui a fissare le pareti, ma sto cercando un modo per far capire a quella zucca vuota di Tommy Tebby O'Flynn che ha rotto le pluffe con quella sua aria da assente retrò che poteva andar bene qualche secolo fa, ma non ora e non con me. Volevo dire che se viene meno anche chi tiene nota di tutto e ve lo sottopone, allora sì che avremmo definitivamente perso. E quindi no, non è l'articolo che avevo in mente, ma è quello che vi beccate con il mio solito essere irriverente. Sui Grampians nasciamo e rotoliamo giù dalla montagna facendoci le ossa prima del tempo, ragion per cui ora leggerò comunque i Taroccocenti per voi, ossia i tarocchi dei docenti.

Chi meglio della docente di Difesa Contro le Arti Oscure potrebbe rappresentare questa carta, ditemelo voi. E ragionevolmente anche senza che si debbano prendere in considerazione gli ultimi avvenimenti capitati ad Hogwarts, per fare questa semplice associazione d'idee. Integerrima. Intransigente. Inflessibile. E questi sono solo alcuni degli aggettivi che mi vengono in mente di primo acchito, ve lo assicuro, se dovessi riferirmi ad Erzsebeth Dalloway. Non che nel periodo A.H. (avanti Halloween) andasse a raccogliere le giunchiglie strombazzanti con gli studenti mentre spiegava loro come non farsi ammazzare da un Camaleonte, certo. Ma, diciamo le cose come stanno, se non le ho attribuito la carta del Diavolo – visto come tutti la chiamano di solito sarebbe stato troppo semplice – è solo perché il suo portamento resta quello regale di un'imperatrice. Sì, anche quando ti sta palesemente mostrando come non sia stata proprio un'idea felicissima quella di coccolare il tuo nuovo animaletto da compagnia che ha due enormi occhioni neri e si chiama Mittens. E anche se lei non userebbe parole come queste, per dimostrare che neppure un Flayer riuscirebbe a sfamarsi, con te. Ma dopotutto, ditemi voi chi altri potrebbe avere l'onore di essere una delle due carti regali del mazzo dei Taroccocenti, se non quella che ha ricreato a lezione un vagone dell'Hogwarts Express per far duellare quelli dell'ultimo anno come se dovessero vivere sul serio – o di nuovo – quella situazione? Imperiale, lo si è detto. Farete bingo quando, subito dopo questa carta, troverete il Carro…

Da Mornay, si sa, possono arrivare solo maghi di un certo spessore, mio cugino ne è la prova più lampante. E anche noi abbiamo la fortuna di avere Ivy in redazione e quindi posso chiedere direttamente a lei quando non capisco qualche termine, ma è fuori discussione che il portamento di un Cavaliere di Mornay si riflette in ogni cosa che fa o dice. Riesce a convincerti anche quando occupa mezza lezione a discorrere del sommo valore della lealtà, per dire. Anche se magari in quel caso non si tratta di attenzione ma del fare qualsiasi cosa pur di evitare altre pagine in più da studiare. Solo che, per quanto il professor Ebenezer Oakbrauny possa mettersi d'impegno per cercare di far capire a noi studenti come dovremmo aver fiducia nei docenti che ci istruiscono – lo fanno per davvero? – giorno dopo giorno, ho scelto per lui la carta dell'Imperatore proprio perché, come molti regnanti che la Storia insegna a conoscere, risente di quel parlare all'aria, distante come ogni Imperatore si mostra di essere, per il popolo. Perché il concetto di lealtà, come quello di giustizia con cui dovrebbe andare di pari passo, sarebbe più facilmente comprensibile, per noi, se si presentasse almeno qualche volta. E se non ci sentissimo come quei miliziani che vengono mandati a combattere anche se non hanno davvero consapevolezza di ciò cui vanno incontro. Ben vengano le carte – ed i docenti – che, come l'insegnante di Rune, trasmettono forza, carisma e fermezza. Purchè la carta seguente pescata dal mazzo per il futuro di Hogwarts sia una nuova e poco sperimentata sino a questo momento: quella dell'onestà.

Qualche riga più su parlavo del Carro, ricordate? Malgrado quello che si potrebbe pensare vedendo i due pezzi di Kelpie che accompagnano la rappresentazione cartacea del docente di Incantesimi, tuttavia, non ho scelto questa carta perché Willough Harrenhal tira più di quanto farebbe un carro – scusate, a volte ascolto troppo i discorsi delle studentesse più grandi – quanto perché, come la carta in questione, anche l'insegnante che ho preso ad esempio sta cercando di condurre gli studenti verso il successo che il Carro rappresenta. Ed il successo, malgrado quello che si è portati a pensare, non è qualcosa che si raggiunge in modo eclatante o con imprese eroiche ed epocali, quanto con gli occhi stanchi di chi non dorme per la preoccupazione o i silenzi più che eloquenti grazie ai quali, forse, dovremmo capire qualcosa anche noi. I saggi sono soliti dire che il successo – così come la vita – sono armi a doppio taglio difficili da condurre e guidare esattamente come un carro che deve tenere in equilibrio tutte le forze contrapposte che fanno leva per primeggiare. Credo che il docente di Incantesimi sia quello che maggiormente rappresenta questo conflitto interiore e al contempo la forza necessaria per istruirci davvero con la coscienza di chi non sta sollevando quello scettro per mostrare al mondo quanto è bello – che poi lo sia è qualcosa di assodato almeno quanto gli orridi tagli di Davy Hughes – ma che alla fine arriverà la vittoria. E sarà di tutti… quelli che non usano la bacchetta per scaccolarsi o per andare a suicidarsi con (finto) stile, certo.

Sì, è proprio quello che temete, si parla di Alphonse Dupret. E giuro solennemente di aver scelto questa carta dei Tarocchi prima che il docente di Divinazione desse ulteriore prova del suo vivere per conto suo su un eremo disperso. Voglio dire, che altro si dovrebbe pensare di un docente che si rinchiude in se stesso piuttosto che scovare chi ha lasciato quella pergamena in bacheca e lo prende a calci laddove non batte il sole? Non sono una estimatrice di Dupret e di certo – Tosca me ne scampi – non mi faccio influenzare dai suoi gusti modaioli, ma chiunque abbia voluto scherzare in bacheca a) voleva attirare consensi ed in questo caso assicuro che avrebbe suscitato più simpatia buttandosi senza vestiti nel Lago Nero a dicembre o b) voleva far polemica e quindi è di certo un Grifondoro, di quelli che hanno da lagnarsi più per mezzo punto perso che per un docente quasi ammazzato. No, tutto questo non giustifica il docente di Divinazione, sia chiaro. Perché non è con la sua bolla di silenzio o le sedute prolungate a leggere i fondi della sua tisana della buonanotte che si dà una mano a questa Scuola, né può credere che gli studenti lo abbiano in simpatia se è lui stesso il primo a fare del distacco il suo biglietto da visita. Chi meglio del docente francese, del resto, potrebbe spiegarvi che la carta che ho scelto per lui simboleggia la saggezza, oh sì. Ma anche quella riflessione su se stessi che vorrebbe essere un implicito suggerimento, con il rispetto che quella pergamena in bacheca non ha avuto. Altrimenti il passo da qui alla carta rovesciata è breve, davvero…

Non so a voi, ma a me questa carta fa un po' impressione, al di là dei contenuti. E nonostante si parli del mio docente preferito, considerando la materia che insegna. Cosa mi ha portato a vedere la carta della fortuna nel professor Werne Curtis? No, non si tratta di quella strana storia che sento bisbigliare da qualche tempo nei bagni del terzo piano e secondo cui se si riesce a strofinare contemporaneamente indice e medio della mano destra sul naso enorme importante del docente di Cura si avrà fortuna per tutto il mese. No, la mia scelta ha delle ragioni più importanti e, tutto sommato, anche meno frivole. No, forse questo è chieder troppo, però è fuori da ogni discussione, ormai, come serva veramente una carta fortunata per capire in anticipo con quale dei due gemelli Curtis – come li chiamo io – avrai a che fare durante la giornata. Ad esempio c'è Werny Fly che è quello iper: iper gioviale, iper frizzante, persino iper comprensivo quando si tratta dei compiti che ci ha assegnato a lezione. E poi c'è Curty Badly che invece è il gemello più da San Mungo, come dire, votato al controllo maniacale, attento e serio in cui tu stesso arrivi a credere che quel Billywig ti stia guardando storto – hai presente le dimensioni di una creatura simile, vero? – o che non rivedrai mai una di quelle lezioni all'aperto che tanto ti fanno amare la materia per cui un giorno sarai una signora qualcuno. Dopotutto, una carta come quella della Fortuna è messa lì proprio per ricordarci che le situazioni sono in perenne bilico e possono evolvere sia verso il bene che verso il male. Ma tranquilli: tutte le volte che ho provato ad esercitarmi con i Taroccocenti dopo questa carta mi è sempre uscita… la morte. Coraggio.

Sarà che anche sui Grampians dicono sempre che la maternità ti cambia l'esistenza, ma di certo se dovessi indicare la figura femminile che, tra i docenti, mi dà più la sensazione di protezione – di quella che ti strapperebbe gli occhi con un cucchiaini se le tocchi la prole – è Lirael Belvoir. Lo so, la metafora che ho richiamato farebbe pensare più alla Dalloway, ma la professoressa di Difesa non ha bisogno di cavarti gli occhi, lei preferisce altri metodi di tortura, ne sono certa. E quindi ecco spiegato perché la Forza, per la docente di Erbologia. Secondo quella che è la consuetudine dei Tarocchi, infatti, la forza violenta – che in questo caso è simboleggiata dal primo esempio di leone che non si lagna come i Grifondoro cui solitamente è accostato – verrà sempre sconfitta da quella che è l'intelligenza, un altro genere di forza che ti porta magari a pretendere di più dagli studenti, ma allo stesso tempo ti fa cambiare il programma ministeriale del tuo corso di studi affinché quegli stessi allievi possano usufruire di ciò che serve loro in concreto. E non si tratta certo di piante ornamentali o di come una piantina arcobaleno possa assumere la gamma di colori che riesce a presentare. Non vogliono ancora dirci apertamente che c'è qualcuno di pericoloso all'interno di Hogwarts? Va bene, noi possiamo anche far finta di continuare a credere che Tommy abbia trovato il modo di farsi promuovere senza studiare un Bubotubero, ma perlomeno fare in modo che si studino determinati argomenti con valenza più pratica è comunque un segnale, per noi. E' un sinonimo di forza, anche in questo caso. Forza interiore che sommata all'intelligenza, al coraggio e all'astuzia possono forse dare per davvero un senso a questo nostro restare al castello. 

Io ve lo dico: non lo vedo proprio bene bene  sir Reginald Weetmore dalla contea di Silenziandia. Sarà l'età, sarà che ora che anche la Graveyard ha tirato le cuoia il peso degli anni si fa sentire un po' per tutti. No, basta scherzare. Malgrado quello che è il significato che tutti attribuiamo ad una carta come quella della Morte – spesso solo per il nome che si porta dietro – dovete sapere che questo Tarocco è riconosciuto da tutti come l'Arcano Maggiore, ovvero la carta più emblematica del mazzo che vi può capitare davanti. Tanto per iniziare è la tredicesima carta dei Tarocchi e si sa che questo numero per qualcuno rappresenta il massimo della fortuna mentre per altri è una sciagura anche peggiore di scoprire lo spreco di pergamene che si fa ogni anno per permettere a dei cervelli fini – di dimensione – di riempire la bacheca con fogli di cui ignoro i contenuti, per fortuna. E tanto per finire, l'avete visto il docente di Trasfigurazione ultimamente, sì? Farnetica. E' distratto peggio di quanto mi è stato raccontato sul professor Sabu che un tempo insegnava in questa Scuola. E per quanto possa essere apprezzabile che abbia riscoperto l'amore per la lettura – e la scrittura – grazie al solo giornale scolastico che esiste qua dentro, mi duole deludere chi vede solo sciagure, in questa carta. La Morte in quanto tale è un sinonimo di giustizia, sapete? Perché livella tutti allo stesso stato, certo, ma anche perché è il simbolo della fine di un ciclo e di una nuova nascita, si spera di qualcosa di migliore. Certo, magari se ce lo comunicasse per tempo, professore, eviterei di farmi venire un coccolone ogni volta che sono indecisa se girare la prossima carta o meno…

Secondo i Babbani, il Diavolo è la carta peggiore dei Tarocchi. Nel significato che le attribuiscono figurano pericoli, vizi e persino cattiveria. Immagino che molti studenti concorderanno nel fatto che, dall'inizio dell'anno scolastico ad ora, una simile rappresentazione può essere attribuita solo ed esclusivamente a Lok Wenlock. Lui con i suoi modi poco carini. Lui che non tiene la manina a nessuno (a meno che non gliela debba immobilizzare) cercando di far credere che – che ne so – ripetere sette volte la tabellina del tre possa evitare che qualcuno avveleni di nuovo il cibo in Sala Grande. Lui che, piuttosto che far levitare i voti degli studenti per non far pesare loro il fatto che qualcuno stia giocando a pesca lo studente e ammazzalo, preferisce invece far comprendere a suon di T che se si è preparati si rischia comunque. Ma se non si sa neppure che Finge è il nome di un incantesimo e non la voce di un verbo che riesce bene a molti, allora gli sciacalli o chi per loro avranno di certo vita facile. Non vi è carta migliore di questa, per rappresentare il docente di Aritmanzia, così come non c'è rappresentazione migliore di quella che non posso svelare chi ha fatto per queste carte. Perché Wenlock non ha bisogno di aiutanti se non se stesso, per decidere le nostre punizioni o come farci fare una figurina da Cioccorana – però le Coccorane son meglio – a lezione. E neanche di qualcuno che ci mandi a… – qual è il modo più carino per dire Fanpluffa? – sostenitore di palla, al posto suo. Quindi, fate attenzione: perché se la carta del Diavolo esce in accoppiata con quella della Morte, neanche il Matto vi può salvare.

Io Noi del quinto anno abbiamo fatto una scommessa, sulle lezioni di Astronomia: il primo sempre io che riesce a perdere più di un etto e mezzo durante le salite e discese dalla Torre della suddetta materia potrà preparare una PCC – Pozione Cura Capelli – per il docente di Astronomia. Ora, immagino che i soliti logorroici di turno abbiano spifferato direttamente la questione al professore e che lui abbia accettato di buon grado questa nostra competizione interna, visto che ultimamente stiamo cercando di battere ogni record di resistenza fisica under diciassette ogni volta che c'è una lezione di Astronomia in programma. E quindi ecco perché la scelta è stata obbligata… oltre che banale, lo so. Paul Marston ha in testa esclusivamente quel record, credete a me. E' per questo che non chiacchiera più come prima, fila spedito sino a quando non avvista l'ultimo gradino e, palesemente o meno a seconda dei giorni, ci ha domandato di comportarci in modo più responsabile. Lui. A noi. Certo, deve adattarsi al significato di questa carta dei Tarocchi, me ne rendo conto, ma continuo a non trovare molto credibile parole del genere da un docente che sinora si è fatto amare per il suo essere bonaccione e vicino a noi studenti. Con questo non è che voglio dire che sarebbe dovuto restare diventare il giullare del castello eh, non fraintendetemi, semplicemente mi devo ancora abituare all'idea, un po' come ho dovuto fare l'anno scorso quando mi sono finalmente convinta che Marston non fosse un vampiro. E vi assicuro che questa era la spiegazione con più senso logico, tra tutte quelle che mi erano venute in mente. Insomma, quel che devo dire è che se la Torre rappresenta l'ammonimento a non sopraelevarsi troppo rispetto al prossimo, di certo il docente di Astronomia l'ha presa proprio proprio in parola…

Ti accorgi dei reali mutamenti globali non tanto quando un docente ha il volto in fiamme – letteralmente e chiedo scusa al professor Brainbridge per l'accostamento necessario – o Tommy sembra anche una persona seria in quella stanzone che è l'infermeria, tanto seria che dovrò decidermi sul serio a metter piede là dentro per abbracciarlo spaccargli il muso… sto andando fuori tema, uhm. No, il reale mutamento del mondo (parola chiave) avviene quando te ne stai tranquillamente – si fa per dire – seduta al tuo posto durante una lezione di Storia della Magia e dopo ventisei minuti e mezzo nessuno ti ha ancora dato della femmina e quindi senza cervello. Io ve lo chiedo per favore, Preside e docenti: scovate chiunque si annidi tra i corridoi di Hogwarts – sciacalli, barbagianni o gnù che siano – perché è di certo meno letale di Rosmilda Welkentosk senza i suoi adorati tubi-ni – a volte il tratto della piuma si inceppa SENZA volerlo – o senza le sue sfuriate su quanto siamo inetti. Mi è parso addirittura di vederla sorridere bonariamente… io ve lo dico: l'Apocalisse è vicina. E di certo, tra tutti i cambiamenti nel modo di fare dei docenti, il fare della Welkentosk è quello che mi spaventa di più. E per quanto la carta in questione sia una delle più positive dei Tarocchi, vorrei farvi presente un particolare che – sicuramente – non avete notato, perché siete femmine e quindi il vostro spirito critico è ridotto (mi sto insultando da sola per la nostalgia, parliamone). Insomma: c'è una donna nuda, in questa carta, e la docente di Storia della Magia non l'ha incendiata. O maledetta. Non ha neppure cercato di interrogarla a tradimento sui grandi attriti del passato… che a quanto pare sono il monoargomento del mese di novembre, a lezione. La carta del Mondo rappresenta PUREZZA ed ARMONIA. Apocalisse, gente, Apocalisse…

Snoccioliamo un po' di conoscenza dei Tarocchi che sto copiando da un libro della Biblioteca: il Matto è la sola carta dei Tarocchi che non ha un numero associato. E' anche la sola carta che può avere un'interpretazione sia positiva che negativa. In una parola? E' una carta ambigua. E suscita in me la stessa reazione che ho ogni volta che qualcuno – tutto entusiasta – mi racconta qualche episodio che coinvolge Eugene Thofteen e le sue occhiaie. Buono, pare buono. Altruista, anche. E vicino agli studenti, gioviale con tutti. Ha persino difeso Dupret dopo quella comunicazione in bacheca. Insomma, a volerla vedere in questo modo l'incitazione a lasciarsi andare e vivere liberamente tipica di questa carta ci starebbe tutta. MA. Ma a voi una persona simile sembra davvero… reale? Voglio dire, non si arrabbia mai. Non ha mai punito nessuno anche quando ne aveva tutti i motivi, preferendo che fosse la Welkentosk a prendersi la responsabilità. Fa tanto il simpaticone… forse troppo? Non lo so, ben vengano comportamenti simili e mi scuso con il docente di Babbanologia se queste parole possono sembrare offensive in qualche modo, ma qui siamo abituati a docenti che non parlano proprio francamente neanche quando succede qualcosa che ci riguarda tutti da vicino quindi lo stupore è d'obbligo, credo. E si arriva anche facilmente all'accezione negativa della carta: le azioni da matto. Azioni che, attenzione, non sono sinonimo di giullare, quanto più di sconsiderato. O qualcuno che si lascia trascinare dagli eventi. Di più, purtroppo, non posso dire, anche perché, in fondo, che sappiamo dei nuovi docenti a parte quello che loro stessi raccontano? E per quanto Thofteen sia logorroico, di sè non parla poi tanto, non trovate?

Non esiste rappresentazione grafica migliore di questa, tra tutte quelle che la mia disegnatrice preferita avrebbe potuto realizzare. Perché, vedete, in questa carta c'è tutto quello che serve per descrivere al meglio Rhamantus Deering, l'istrionica docente di Volo. Non che io voglia dire che se ne va in giro nuda, professoressa, ci mancherebbe! Ma la spontaneità ed il brio che continua a mettere alle lezioni con gli studenti del primo anno che NON ho spiato, dimostrano come – per quanto si possa esser consci di ciò che sta succedendo – debba esserci comunque quel momento durante il quale liberarsi da ogni pensiero o paura. E volare. E se lo dice una che aveva la culla auto levitante per imparare a non soffrire le altezze sin dalla nascita, immagino si possa credere a maggior ragione. La carta delle Stelle, normalmente, è posta nel mazzo dei Tarocchi per ricordarci che ci possono essere sempre quegli influssi benefici che ci permettono di essere ottimisti e di guardare alle situazioni – anche a quelle più spiacevoli – con una nuova fiducia ed un ritrovato vigore. A conferma di questo esistono sette – e spero di non dover essere io a dirvi che cosa rappresenta questo numero per noi maghi – stelle che fanno da contorno ad una più grande e centrale. In questo caso specifico, probabilmente, le sette stelle sono: sarcasmo, ironia, insanità mentale, impulso, esagerazione e scherzo. Lo so, ne manca ancora una per arrivare al numero giusto e si tratta in realtà del costante sprono che la docente di Volo riesce a dare agli studenti del primo anno. Certo, per esser sicura di ciò che scrivo dovrei aver pagato qualche primino affinché mi riferisse osservato una lezione da vicino e NON è questo il caso.

Ogni nave che si rispetti, deve avere un Capitano come si deve, se vuole sperare di navigare senza soccombere. Non è un detto scozzese, per una volta, anche se di certo Loreen Wallace penso che ne avrebbe apprezzato le radici, in quel caso. Ma è vero che – traslando il discorso da un'ipotetica nave ad una Scuola di Magia – l'importanza di chi sta alla guida si fa sentire maggiormente nei periodi di burrasca, che nella bonaccia. La carta della Temperanza – per come la vediamo – non fa altro che compiere una normalissima azione di travaso da un recipiente all'altro. Un'azione apparentemente ordinaria e priva di chissà quali sforzi, in pratica. E' un po' quello che noi tutti diamo per scontato, nell'attività della Preside, non è forse così? Quando c'è da mandare avanti il castello non sono fantasmi o entità sconosciute che lo fanno. Allo stesso modo non deve essere la sola Preside a reggere Hogwarts quando, come in questi giorni, siamo sotto una costante e silente minaccia. Se iniziamo a vedere le cose da questa prospettiva potremmo magari cercare di capire cosa s'intende per davvero con la moderazione che la Temperanza suggerisce e porta con sé. Non dico che finiremo con l'accettare le decisioni che verranno prese ora ed in futuro – io stessa continuerò a credere che sia sbagliato tenerci all'oscuro di molte cose – ma almeno avremmo fatto lo sforzo di immedesimarci. Ma almeno avremmo provato a comprendere. E sputeremo meno sentenze… sì, anche io forse. Anticamente, del resto, la Temperanza rappresentava il giusto mezzo ed in cuor mio mi sento autorizzata a sperare nella possibilità che vedere la Wallace per i corridoi del castello non sia – da adesso in poi – qualcosa legato solo a situazioni estreme come questa. Perché la moderazione, per essere esercitata, ha bisogno di confronto, per come la vedo io. Altrimenti diventa saggezza e, a parte che non esiste una carta simile, quella implica un certo distacco per essere esercitata come si deve…

Prevedibile o meno, la prima carta che ho scelto per quest'articolo è stata quella per me stessa. E non dipende dal fatto che, con tutta probabilità, verrò richiamata o addirittura punita, per lo spaccato di vita che ho offerto con questa visione soggettiva dei rapporti che ci legano ai docenti in base a quello che possiamo vedere di loro, a lezione e non solo. No, non dipende solo da questo. Mi trovo in una condizione di appesa, tuttavia, e ho anche idea di trovarmi in buona compagnia, in questa condizione. Sono appesa perché iniziare l'anno scolastico con le urla che arrivano dal vagone accanto al tuo non è quello che si definisce un "buon inizio". Sono appesa perché la notte mi sveglio diverse volte chiedendomi per quanto durerà ancora o cosa dovrà accadere prima che i nostri genitori decidano davvero di portarci via di qui. Sono appesa perché il mio migliore amico non sa neppure che lo considero tale e mi sento altrettanto stupida perché lo sto scrivendo su un pezzo di pergamena che verrà letto da molti, ma nonostante la mia proverbiale esuberanza acida, non riesco a oltrepassare la soglia dell'infermeria per dirglielo. Mi sento appesa perché il significato letterale di questa carta è quella di rappresentare una delle più antiche forme di tortura ma il volto del soggetto è comunque quello di qualcuno che sopporta. E sopporta. E sopporta. Credo di poter dire che è così che funziona, se impari come vanno le cose. Ci sono sacrifici e sforzi da fare, ecco la verità. E allora va bene. Imparerò a castare un Silencio per quelli che mi urlano nelle orecchie o forse mi eserciterò più sul levar loro i motivi per cui strillare. E allora va bene, mi eserciterò allo specchio a dire TOMMY O'FLYNN MI MANC… no, questo è troppo per una McReady, non scherziamo. TOMMY O'FLYNN RIPORTA LE TUE CHIAPPE IN REDAZIONE COSI' CHE TU POSSA MOSTRARMI LE TERRE DI BLEAH, ecco, questo rende decisamente meglio. Sono appesa, il sangue mi va alla testa, sono giustificata.

Siete stati attenti, non è vero? Perché in questo caso avrete di certo notato come manca un docente, al mio misero appello. Si tratta del docente di Pozioni, il professor Bartholomew Brainbridge, ed il motivo probabilmente non andrebbe neanche reso più esplicito di quanto già non sia. E' difficile, di questi tempi, scrivere un articolo che faccia ridere ma non troppo e lo è non tanto perché le risate debbano essere bandite da Hogwarts, quanto perché io stessa non ho molta voglia di fare la Troll, ora come ora. In questa difficoltà spero di aver trovato comunque il modo di far sor-ridere – mi è scappato di nuovo un trattino di troppo – chi leggerà queste righe magari aspettando il sonno che non arriva. E per farvi sorridere, al termine del Mercato dei Troll, non ho ritenuto giusto scherzare su una situazione come quella che ha coinvolto il docente in quest'ultimo periodo. Si tratta di rispetto, anche se in questa Scuola, ormai, alcune volte pare che gli Sciacalli o chi per loro, abbiano portato via anche quello. 

Merida McReady. Scozzese dei monti Am Monadh (Grampians in lingua inglese) e Tassorosso per buona lena e tempra davanti alle difficoltà, frequenta il quinto anno e, come tiene a sottolineare, anche il corso di Cura delle Creature Magiche, Jer compreso. Attivista e fondamentalista in tutto ciò che riguarda la fauna del mondo magico paragona spesso studenti e docenti a creature poco conosciute di cui ha sentito parlare dagli innumerevoli cugini tra cui spicca Robert McReady. Diretta e senza peli sulla lingua, non si fa problemi nell'esprimere ciò che pensa anche quando non può piacere, anzi, soprattutto quando sarebbe preferibile addolcire la pozione prima di somministrarla. L'ironia decisamente scozzese e le descrizioni caricaturali di chi la circonda emergono dai suoi articoli sebbene la sua missione principale – per ammissione – al momento sia quella di allargare lo stanzino della redazione o a far fuori qualcuno dei nuovi arrivati perchè sta provando in ogni modo a convincere Hortense Lanfrad a varcare quella stessa porta.