C'era una volta… Sì, la solita vecchia solfa! Sempre le stesse cose. Il buono che deve salvare tutti, il cattivo che deve salvare solo se stesso, perchè è brutto, vecchio e cattivo (appunto!) e poi il buono vince e il cattivo perde. Non cambiano MAI! Quante volte ce l'avranno raccontata? Capisco la prima, è bella, una storia nuova, ma poi? Cioè… la mamma ti prende per sfinimento! Cos'è, ha capito che se te la racconta dieci volte in dieci giorni, finirai per addormentarti di noia come fai a lezione con Mortimer? Che poi, è tutto da vedere se con quello ci si addormenta di noia o ci si addormenta eternamente, ma questa è un'altra storia. Ma passiamo alle cose importanti. Domenica me ne stavo tranquilla in biblioteca ed ecco qui la solita stranezza del castello. Potty! Carino e coccoloso, l'elfetto domestico gironzolava interrompendo il mio sonno la quiete e lagnandosi Gregor,gli elfi possono essere smistati a Grifondoro?  perchè doveva rimettere tutto in ordine. Soprassediamo sul fatto che quell'esserino si chiamasse Potty ed io avessi una mezza idea di disegnargli in fronte una saetta, ma niente, aveva questo strano libro che di punto in bianco si è illuminato -tipo lampadina babbana- ed ecco che è scappato dalle braccette dell'elfo per poi cadere a terra e spalancarsi. Non che sia una novità nemmeno questa, sia chiaro. Che i libri svolazzino in giro per la biblioteca per i fatti loro, negando a noi studenti il diritto e il piacere di studiare, è quasi normale amministrazione, peccato che lo sia un pochino di meno (poco poco eh!) il fatto di ritrovarsi catapultati nel bel mezzo di un villaggio medievale di senza poteri con un pentolone che ti saltella appresso! Mi spiego meglio. Siamo stati scaricati dal grazioso libricino in questo villaggio tutto capanne, Grifondoro (si lagnavano a non finire. Peggio di Darsel quando gli freghi i biscotti!), studenti svariati privi di bacchetta e un elfo domestico in versione Pinocchio -non so se lo conoscete- undicenne. Ricapitolando per chi non fosse stato tanto fortunato da esserci, erano presenti i seguenti soggetti: una Rosalie Kole morbosamente attaccata alla povera Sylvia Whiteheart ancora bionda, Daniel Lucky -il terzo, quello piccolo e poco per niente fico!- Sheila Hamilton e la valle di lacrime di Miss Coralie Dravenforth. Eccoli qui i nostri prodi viaggiatori nel Libro – e non nel tempo, Lucky! – alle prese chi con un vecchietto dalla testa dura che cercava la sua Georgiana Eris Darsel asina, chi con verruche dall'aspetto orrendo sulle mani – e poi vienimi a dire che non sei una SerpeSchifa, Hamilton! – e chi come me, sì c'ero anche io o non avrei potuto raccontare, inseguito da un pentolone saltellante alquanto inopportuno. Vi viene in mente qualcosa? Tipo una fiaba che vostra mamma vi ha raccontato così tanto da pregare che il vostro cervello la dimenticasse il più in fretta possibile? Ecco, bravi! Non si sa bene come, ma il libro del piccolo Sgorby ci ha portati direttamente dentro la fiaba di Beda il Bardo, Il Mago e il Pentolone Salterino. O meglio la strega, visto che sono quasi certa di essere una femmina. Ma tralasciamo questo e torniamo al punto. Un vecchio mago gentile e disponibile viveva nel villaggio e, conscio di non poter far magie davanti ai senza bacchetta, decise d'inventare la storia del suo calderone capace di curare qualsiasi malattia e risolvere tutti i problemi del villaggio. La morte del vecchio, però, fece sì che l'eredità -consistente in questo pezzo di latta sfasciato- venne consegnata al figlio mago, crudele ed egoista che si rifiutò di far del bene e -poco, poco, poco furbo, amico mio!- buttò nel calderone quella piccola ciabbatta che il padre gli aveva lasciato insieme a quel mezzo d'aiuto. E quando il ragazzo si rifiutò d'aiutare gli abitanti del villaggio, ecco il problema. Il calderone, animato di vita propria, cominciò a saltellare su quell'unico piede, provocando un fracasso infernale e un bel mal di testa, aggiungerei io -Madama Chips, mi porta un'altra pozione? La Burton Cattiva non mi fa uscire da qui se non finisco di scrivere. Ad ogni modo…  il giovane andò a letto, cercando di dormire, ma l'operazione si rivelò impossibile in compagnia del calderone che lo seguiva ovunque zompettando su quell'unica gamba, rendendogli la vita non poco facile. Fu così, quindi, che si decise – finalmente! – ad aiutare i suoi compaesani. Fece intingere le mani alla ragazza delle verruche nella sua pozione, fece un accio per l'asina, e finalmente il calderone ruttò fuori la piccola ciabbatta che il tizio gli fece mettere -tipo Cenerentola, un'altra storia babbana. E vissero tutti felici e contenti. Sì, come no! Questo nella storia di Beda il Bardo, non certo nella nostra. Quando finalmente noi piccoli viaggiatori, infatti, ci siamo resi conto di qualcosa – nemmeno la WhiteHeart ci capiva niente, ossessionata dalle manfrine della Kole – , ovvero che era proprio quella la fiaba, ho ben pensato di far mettere le mani nel calderone a SheilaSerpeSchifaHamilton per farle sparire le verruche, mentre io me ne andavo a cercare l'asina. Ma niente, nessuna traccia dell'asina che non ho potuto appellare, costringendola a una presunta morte molto dolorosa – quindi Prof FitzRoy, non se la prenda con me, è la Mystes che non mi ha insegnato a farlo ancora- e noi studenti abbiamo subito i suoi ragli. Dell'asina, non della Mystes. Perchè per chi non lo sapesse – tipo Daniel Lucky – gli asini ragliano, non come i maliali che grugniscono come faceva lui. E quindi adesso noi siamo costretti a risentire quel raglio insopportabile ogni volta che apriamo quel piccolo libretto che ci siamo ritrovati in tasca, libretto su cui è scritta questa storia, contornata dalla splendida colonna sonora di quell'asina che non siamo riusciti a salvare. Ma comunque, prima che i gemelli mi obblighino a scrivere che i Kestrels spaccano, vi saluto, e prometto che vi terrò aggiornati!

Lilith Asteria Havenport