Vi siete mai soffermati a pensare che una tappa importante della nostra vita di maghi e streghe cade proprio in un anno in cui ci troviamo tra i proverbiali due fuochi? Cosa voglio dire? Be', alla fine del quinto anno ci sono i GUFO, al settimo i MAGO, i due fuochi. Al sesto in via molto teorica si può tirare un sospiro di sollievo perchè sì, ovvio, ci sono i regolari esami di fine anno, ma non c'è un esame fondamentale per la nostra vita. Ci avete creduto? Invece certo che c'è ed è l'esame di smaterializzazione. E' quasi crudele non lasciarci un attimo di respiro e non è vero che lo sto ricordando per far venire un colpo a Philip.
E dunque dicevamo, il corso di smaterializzazione. Noi sestini abbiamo affrontato un paio di lezioni, finora, e a nostra discolpa si potrebbero dire tante cose, a partire dal fatto che nessuno riesce mai a materializzarsi al primo colpo per finire facendo notare quante distrazioni ci procuriamo semplicemente stando tutti insieme nella stessa stanza e senza un docente di polso – come la Welkentosk, tanto per fare un esempio casuale – che ci tenga d'occhio. E' anche un problema di occhi, in effetti, ecco perchè vi consiglierei di staccarli da Brooklyn e Calypso, di tanto in tanto, e anche da me. Soprattutto, i miei occhi sono più in alto rispetto a dove guardate. Concentrazione, quindi, e non intendo sui muscoli di Mius, come ha fatto notare Giselle nell'editoriale. Destinazione, Determinazione e Decisione, come non manca di ripeterci ormai da un paio di mesi mrs Churcill, così come l'inizio di svariati aneddoti la cui fine non scopriremo mai, temo. Mi raccomando a non fraintendere: Destinazione, non pensate alle cucine o all'ufficio di Stephen Medicine, tornando in tema di sorrisi che stendono, già, come un appuntamento al buio vicino al Platano Picchiatore; Determinazione, non quella che mettete incrociando le dita e mormorando tra voi "non interrogare me, non interrogare me!" quando il professor Weetmore scorre il registro; Decisione, qualcosa di un po' più convinto del "sì, la gabbietta del mio gufo la pulirò domani, non è così sporca".
In ogni caso, siamo solo all'inizio e spaccarsi è normale e non si deve temere, l'infermiera Drybottle è pronta a intervenire. Sì, ma andatelo a dire al mix di arti di Brooklyn Ashton,  William Grantham, Davy Hughes e a quelli di mio cugino Edward. Sulla gonna della mia divisa c'è ancora una macchia di sangue che non riesco a togliere. E poi, anche se ormai abbiamo fatto l'abitudine a vedere ogni sorta di schifezze a lezione di Difesa, non è che sia uno spettacolo particolarmente confortante vedere in giro l'orecchio spaiato di Heathcliff Reidmann, o le dita di Myron e quelle dei piedi di Hazel Choi. Ma poi, insomma, io ci tengo ai miei capelli e alle braccia di Phil quindi non so come la prenderei se un tentativo di smaterializzazione mi facesse lo scalpo com'è successo a Jade Hamilton. E, Calypso, dai, perdi più capelli mentre dormi che non durante quell'oretta nei cerchi. Non siete autorizzati a farmi notare che non ho parlato di me, sono una giornalista seria e non ho problemi a dirvi che ho lasciato mezzo sopracciglio indietro. Be' forse anche un polpaccio, forse, ma non è detto che non fosse un'ombra dovuta alle calze.
Insomma, le nostre facce dopo questi primi tentativi sono un po' perplesse, come potete vedere da una delle foto che Eoghan ha scattato, profondendosi poi in scuse perchè trova maleducato immortalarci in momenti di sconforto. Per quanto mi riguarda lo sconforto è solo passeggero. Un mucchio di maghi e streghe imparano a smaterializzarsi, perchè non ci dovremmo riuscire? Magari non a tutti riuscirà in modo perfetto, continuerete a perdere sopracciglia e dita per un po', ma pensate che questa è una delle cose che ci proietta là fuori – non materialmente, non ci si può smaterializzare a Hogwarts, non me lo fate ripetere sempre. Vedrete che impareremo a sparire, ma soprattutto a riapparire tutti interi. Preferibilmente non vicino al Platano Picchiatore.

Vega Rushton. Serpeverde prossima ai 17 anni, che nei corridoi si nota per lo più per la chioma riccia. Ha lontane origini dalla Repubblica Dominicana, dove la bisnonna la aspetta tutte le estati, ma la famiglia Rushton vive ormai a Canterbury. Si dice che sappia costruire bambole voodoo, ma non lo fa perché è estremamente maleducato strappare capelli altrui. Le piace la Storia della magia – la sua insegnante preferita è Rosmilda Welkeltosk – ma negli ultimi tempi trova anche interessante l'osservazione del cielo stellato, meglio se attraverso i vetri delle serre. Sorride un po' più spesso, perché sostiene di aver trovato il colore che meglio si intona alla sua pelle, vale a dire il giallo. Dice di aver trovato un metodo migliore per trattare Philip che non sia portare sempre con sè una forchetta. Fa parte del Club del Libro, ma ritiene che tutti gli altri iscritti leggano troppo lentamente, ed è forse tra le poche a non sbadigliare quando parla Ivy.