Non ci son più draghi e Basilischi… e le Fenici son morte da un pezzo

INTANTO LA' FUORI…

Avete presente quel pezzo di Erumpent che qualche volta ha allietato le lezioni di Cura delle Creature Magiche? Ecco, al di là del fatto che almeno due terzi del suo lustro dipendono dalla parentela che ha con la sottoscritta, vorrei render noto alla popolazione di Hogwarts che si tratta del campione nazionale di Drago, Fenice e Basilisco, perlomeno nella sua versione più classica e visto che quella avanzata non è mai stata ufficializzata come torneo nazionale perché li batterei tutti. Non credo quindi che servano altre presentazioni – anche perché avrete visto quel bel faccino in foto mille volte tra queste pagine o su La Civetta dello Sport o persino in articoli che hanno a che vedere con il Cavalierato di Mornay, ma Robert va bene questa posa per la foto? McReady ha sbaragliato la concorrenza agguerrita (si, là fuori questo è un torneo serio) pronta a contendersi i premi messi in palio, compreso un pregiato tavolo in legno d'acero che porta incisi la data ed il nome del vincitore ed il cospicuo gruzzoletto con cui  ilgiornalista de La Civetta ha confermato che comprerà un crup per la sua cugina adorata. Ho sue foto decisamente imbarazzanti e sono pronta ad usarle, sapete com'è. Ma torniamo alla finale del Torneo che, come dovreste sapere, si è svolta a Tinworth la prima settimana di Maggio. A contendersi il titolo di campione, del resto, sono arrivati due visi abbastanza noti al castello così come tra le fila dei Serpeverde. E' stata infatti tinta esclusivamente di verde e argento, la sfida finale che ha visto contrapposti Robert McReady e Thomas Tacchi che, per chi – come me – non ha avuto modo di conoscerlo, è comunque un discendente di Salazar, mi hanno confermato. Quel che è certo, però, riguarda l'organizzazione del Torneo per la quale, chi ha aperto il portafoglio zannuto, non ha badato a spese. Alte siepi lavorate in modo da assumere le sembianze delle tre creature prescelte per il gioco, sentieri finemente battuti e persino giochi a tema per i più piccoli, hanno fatto da cornice alla finale che non ti aspetti, soprattutto se si considera che i due ex verde-argento hanno sbaragliato la concorrenza di agguerriti sfidanti tra i quali Roger Finnes, ormai ex campione in carica del Torneo o Elisabeth Worshworth, dipendente del Ministero della Magia e strega lancia minaccia a ore dodici nel tempo libero, da quel che mi è stato riferito su di lei. Non deve aver preso proprio bene l'impossibilità di accedere alla finale a causa di un – cito – sbarbatello soldatino di Mornay.
Sorvolando però su quello che ha fatto da contorno alla gara vera e propria, credo sia meglio venire al dunque prima che mi scordi di essere una scribacchina ligia al dovere e ricordi invece benissimo l'uso di antiche magie scozzesi che fanno cascare la lingua alla signorina zitella ministeriale. Dicevo… a dirigere l'incontro, così come altri prima della finale, l'ormai onnipresente nel settore Peter Golish, nano mago di fama mondiale e statura anche minore di quella della persona più bassa cui potete pensare. Golish ha tenuto a mettere in chiaro le regole dell'incontro – sempre le stesse, non c'è pericolo che cambino – sin da subito, affiancato in questo compito dai due arbitri di postazione schierati per eventuali risposte mnemoniche del tavolo posto tra i due contendenti.
Non ce n'è stato però bisogno, lo dico subito. Il cavallo alato di pedigree scozzese è infatti andato inizialmente sotto, battuto dal potere di resurrezione della Fenice scelta da Tacchi che ha sbaragliato il Basilisco proposto dall'alfiere di Mornay in uno scontro epocale che ha visto la riproduzione persino di un qualche verso corrispondente ad un sibilo o un rantolo mal riuscito, mi hanno confermato i cugini le mie fonti. Tutt'altra musica è però arrivata con il secondo assalto che si potrebbe anche intitolare "essere testardi nel 2070" visto che, non pago della prima figurina di coccorana rimediata, il giornalista de La Civetta si è ostinato a ripetere quello che in molti vedono come il simbolo della sua ex casata: Basilisco. Di nuovo e con il rischio di perdere direttamente per due a zero e via. Ma se gli scozzesi non cambiano, per fortuna del giornalista lo stesso non si può dire dei maghi di origine italiana, come il cognome dell'ex Serpeverde conferma benissimo. Al Basilisco di McReady viene infatti contrapposto un Drago… che è finito pietrificato ed ucciso in men che non si dica, metaforicamente parlando. Uno a uno e tutto da rifare per Tacchi – da una parte – o da sperare per ribaltare del tutto i giochi, per quanto riguarda McReady.
E come sapete… è quello che è successo, visto il risultato finale. Attimini di suspense – come è giusto – hanno animato gli istanti immediatamente antecedenti il terzo assalto, con gli occhi degli spettatori puntati sul tavolo in attesa di veder dita piegarsi in una forma più che in un'altra. Ma se Tacchi ha optato per la strategia iniziale – leggasi Fenice – sperando che lo scozzese si ostinasse ancora una volta con il Basilisco, la furbata di famiglia arriva nel momento in cui il gesto dei montanaro scozzese mette invece in evidenza uno splendido… drago. Vittoria e titolo in un gesto solo, in pratica. O perlomeno prima che il sobrio ambiente che ha fatto da cornice all'evento, non sia esploso sotto una serie di MCREADY! che – lo giuro sulla testa vuota della Gow – non so davvero da dove possa essersi originato. Non si fanno certe cose, scozzesi vi amo da morire buzzurri!

Forse non era il Torneo più giusto per gli studenti di Hogwarts. Forse – più semplicemente – gli interessi della popolazione studentesca ormai vertono più sull'ultima acconciatura proposta da Streghetta 2000 o la nuovissima scopa che verrà lanciata in concomitanza con l'inizio del prossimo Campionato di Quidditch, che volete che vi dica. Ho anche pensato di aver preso un grosso Lumos Maxima io, nel credere che una sana competizione unita alla necessaria dose di fortuna potesse smuovere gli elettroencefalogrammi piatti di chi si scuote solo se per il corridoio passa Amber Wolf o il Milo Welsh di turno, ma la verità è che questa scuola è morta. Si, avete capito bene: è morta. O certo, per Tosca, potete anche dirmi che ci sono tanti club e attività ludiche extrascolastiche, certo. Convinti voi…
Visto che non voglio tediarvi con le mie considerazioni personali sull'andamento di Hogwarts e di chi la frequenta – mi accontenterò di parlarne con Ivy non appena smette di ripassare questa o quella materia per la trecentesima volta – è meglio se vado dritta al punto e cerco di rendervi partecipi di quello che doveva essere un bel Torneo aperto a tutti e che si è invece rivelato un'occasione per conoscere qualche studente più piccolo che ancora (fortunatamente) non ha perso la voglia di giocare e divertirsi anche solo a sbattere un pugno sul tavolo e tirar fuori figure di ogni genere, comprese quelle da troll. E anche se li batto anche in questo caso.
Wynne Wiggles è stata forse la prima a colpirmi, per come si è posta durante il Torneo e per quello che ha dimostrato con il procedere dello stesso. In egual modo devo fare i complimenti a Trevor Heartquacke che si è dovuto arrendere praticamente in finale, ma che ha mostrato anche lui una buona tempra, oltre che velocità visto che – a differenza del Torneo ufficiale per gli adulti – in questa simil competizione ci sono stati diversi pari merito che hanno richiesto l'intervento del tavolo mnemonico e del suo responso. Un po' opachi, probabilmente a causa degli esami in arrivo, le prestazioni di Chelsea Cavendish e Sophie Gallagher anche se, perlomeno per quanto riguarda la Grifondoro, secondo me ha giocato un tiro mancino la presenza del docente di Babbanologia a presiedere ogni incontro. Si sa che spesso la vicinanza dei parenti può giocare brutti scherzi, un po' come Stephen Medicine quando lo si vede in compagnia di suo cugino: non è la stessa cosa, dai!
Se la semifinale tra Trevor Heartquacke e Vaniglia Price – però – ha visto la quintina Grifondoro rompere ogni indugio e portarsi in vantaggio per prima con il suo maestoso Drago che si è contrapposto alla Fenice del Corvonero, il primino bronzo-blu non ha di certo tardato a mostrare anche lui una certa caparbietà nelle scelte, per la serie chi ben comincia a mostrare determinate caratteristiche già dal primo anno… non vogliamo sapere come potrebbe diventare una volta cresciuto all'ombra di Cosetta, per giunta. Trevor ha quindi deciso di riproporre la Fenice, aprendo pollice e mignolo nella chiara ed inequivocabile simbologia del caso. Con il punteggio di uno pari e con davanti a loro l'ultimo assalto possibile per cercare di spuntarla sull'avversario ed accedere in questo modo alla finale, Vaniglia e Trevor hanno però pensato bene di affidare il proprio destino alla velocità di battuta sul tavolo, più che al simbolo scelto per provare a chiudere l'incontro. Entrambi gli studenti, infatti, hanno optato per la maestosità e l'aggressività del Drago, sperando in questo modo di spazzar via in un baleno l'eventuale Fenice messa sul tavolo dalla controparte. Come succede in questi casi e come previsto dal regolamento, quindi, si è dovuti ricorrere al responso del tavolo mnemonico che, realizzato tramite complessi incantesimi aritmantici, trasfiguratori e runici, individua il giocatore più lesto nel battere il pugno sulla sua superficie attraverso un alone arancionato più evidente sul lato del tavolo occupato da chi si è mostrato più rapido, in questo caso il primino Corvonero che ha così avuto la possibilità di accedere alla finale, direttamente contro un suo coetaneo e concasata ovvero quel Jackson Harris che – zitto zitto – è risalito sino alla semifinale tra primini all'arrembaggio contro Dorian Laenhagen. Per intenderci, Laenhagen è quel discendente di Godric che potete vedere spesso in compagnia del… verme solitario, visto che sembra quasi preferisca più la compagnia dei ciuffi d'erba in giardino più che quella degli esseri umani che circolano per il castello ti comprendo, fratello.
Anche nel caso di questa seconda semifinale, tuttavia, si è dovuto far ricorso al responso del tavolo incantato che mi è stato concesso come favore personale direttamente dagli organizzatori del vero Torneo. E, nella migliore delle tradizioni, anche in questo caso l'assalto "incriminato" è stato l'ultimo, neanche a farlo di proposito per cercare di aumentare il pathos dei pochi spettatori giunti ad assistere in Sala Grande. Ma andiamo con ordine, si. Byron Cavendish dà ufficialmente inizio alla competizione e sbam! Fenice bronzo-blu contro Basilisco rosso-oro, risultato scontato visto che neppure una creatura oscura come quel serpentone lì può credere di scamparla contro chi è in grado di risorgere dalle proprie ceneri. Jackson gongola – ti ho visto, cosa credi – e Dorian si ostina nella ricerca di "pietrificare" l'avversario attraverso il potere metaforico di un secondo Basilisco. Per fortuna del Grifondoro, però, questa volta Harris gli oppone un Drago, di certo più focoso ma impossibilitato a battere la figura in questione. E quindi si arriva sul punteggio di parità, mentre qualcuno continua a muoversi sugli "spalti" come fosse in preda ad un Concussio mal riuscito. Terzo assalto in stile memoria tattile del boccino a Quidditch, come vi ho già anticipato; entrambi gli studenti del primo anno scelgono infatti di opporre pollice, mignolo e medio stesi bene in avanti, così che, per mia somma gioia che amo queste cose, lo sguardo di tutti i presenti (o perlomeno di quelli più vicini all'oggetto del contendere) possono osservare la scia arancionata che persiste ancora sul lato di Harris mentre quella di Laenhagen è già scomparsa alla vista. Ed in questo modo si chiude anche il Torneo, con la vittoria del Corvonero e di tutti i suoi concasati, che di certo non hanno perso occasione per vantarsi anche di questo piccolo trionfo. 
In conclusione, se qualcuno di voi – a questo punto – si aspetta qualche dichiarazione del vincitore o dramma esistenziale degli sconfitti… vi dico già che non li troverete. Non è tanto una questione che ha a che fare con Jackson o Dorian, però, quanto con l'amara constatazione che non posso esimermi dal fare, considerando quello che vedo attorno, ossia piattume. Ma visto che mi hanno costretto sono una scribacchina che tiene al proprio lavoro e cerca di comprendere qual è l'umore dei lettori… avete tutta l'estate per pensare a cosa vorreste vedere tra le pagine di questo giornale come all'interno della scuola che tutti frequentiamo. Ecco, se vi va, fatemelo sapere. Se sono riuscita a portare un Torneo nazionale all'interno di Hogwarts nulla (o quasi) mi è impossibile.

Merida McReady. Scozzese dei monti Am Monadh (Grampians in lingua inglese) e Tassorosso per buona lena e tempra davanti alle difficoltà, frequenta il quarto anno e, come tiene a sottolineare, anche il corso di Cura delle Creature Magiche, Jer compreso. Attivista e fondamentalista in tutto ciò che riguarda la fauna del mondo magico paragona spesso studenti e docenti a creature poco conosciute di cui ha sentito parlare dagli innumerevoli cugini tra cui spicca Robert McReady. Diretta e senza peli sulla lingua, non si fa problemi nell'esprimere ciò che pensa anche quando non può piacere, anzi, soprattutto quando sarebbe preferibile addolcire la pozione prima di somministrarla. L'ironia decisamente scozzese e le descrizioni caricaturali di chi la circonda emergono dai suoi articoli sebbene la sua missione principale – per ammissione – è quella di salvare il mondo magico da Betty Chisholm ed i suoi romanzi.