In corrispondenza dall'isola di Mornay, 23 gennaio, 62° giorno di leva.
Nove settimane e cinque chili dalla partenza. Il maggiore istruttore è abbastanza soddisfatto e non ha fatto una piega quando gli abbiamo detto che quasi tutti i letti di camerata erano da sostituire perché per il peso li abbiamo sfondati.
Al ritorno dalle vacanze di Natale – troppo brevi – abbiamo ripreso il secondo livello di addestramento, di cui vi ho già parlato. Ci hanno però aggiunto le esercitazioni di attacco e difesa tramite manipolazione degli elementi, e lì sì che ce le siamo date di santa ragione. Anche se all'inizio, c'è da ammetterlo, sono stati più gli elementi a darle di santa ragione a noi. In una esercitazione di gruppo abbiamo un filino esagerato con un tromba d'aria, che volendo usare un termine per meglio descrivere assomigliava più ad un piccolo tifone. Cose del genere succedono, però devo dire che in infermeria non sono stati tanto contenti di non avere più il tetto.
Avete presente quando ho scritto che i letti di camerata si erano sfondati? Ecco, non è stato esattamente per i pesi singoli. Vedete, è noto che il cameratismo preveda scherzi e momenti ludici per non pensare troppo alla fatica, alla roba che ci danno da mangiare e a quelli che ci mancano. Una delle pratiche più diffuse è il cosiddetto "Tutti sopra". Quando abbiamo il permesso di ritirarci in camerata a fine giornata, capita che qualcuno si lamenti. Perché si è fatto male, è stanco, ha fame, gli manca la ragazza, la sua squadra di Quidditch ha perso e cose così. Il "Tutti sopra" è molto semplice. Appena uno di noi si lamenta, per un motivo qualunque, un altro urla "Tutti sopra Robert!", esempio, e… avete presente le mischie di rugby babbano? Semplicemente ci si butta tutti su una persona a peso morto. Per non ucciderci si ripiega su un letto. E visto che siamo maghi, non ci accontentiamo di questo. C'è chi si fa un Vestis e nel salto si fa apparire addosso un'armatura, chi dopo il salto accia un armadio che si aggiunge alla mischia, chi evoca un bue e lo aggiunge al gruppo. Fa male per chi finisce sotto la mischia? Bolide se fa male. Ma in compenso ti fa dimenticare quello per cui ti stavi lamentando prima. Non sfugge nessuno e di solito il più veloce a urlare "Tutti sopra" è David. Il più maturo fra noi, sì. Ma i suoi bambini gli mancano molto. Quando poi il "Tutti sopra" avviene fuori dalla camerata, sui campi di esercitazione, si atterra sulla nuda terra e, come se non bastasse, l'ultimo che arriva cammina letteralmente sopra tutti gli altri. E gli stivali da esercitazione fanno male, mica i calzini degli elfi. E a proposito di calzini, non si riesce più a contare il numero di calzini, rigorosamente usati, che volano per la camerata. E quando dico volano, ovviamente, intendo che volano davvero. Che si fa il sabato sera a Mornay? La gara di calzini volanti. I calzini si fanno a forma di cavalli alati e parte la corsa a mezz'aria, con tanto di ostacoli fluttuanti. Piazziamo anche delle scommesse. E sappiamo quanto sia deprimente, però durante la gara in realtà non si fa caso a quanto dall'esterno sia deprimente. Dovreste provare.
Poi ci sono gli scherzi classici. Billywig nel letto, Horklump nelle docce, Vermicoli nelle scodelle della colazione… a dirla tutta i Vermicoli almeno danno sapore. E poi, naturalmente, gli scherzi sugli abiti. Il Vestis è troppo scontato, andiamo direttamente di illusioni. Degli abiti femminili vengono cammuffati come tuniche da riposo e c'è da dire che lo facciamo tutti insieme, nella filosofia del "a chi capita capita". Questo è il passatempo della domenica. Prima della cena domenicale – che si differenza dagli altri giorni perché abbiamo del riso in più nel piatto – dobbiamo indossare tutti la tunica. L'ultimo a cui è capitata la tunica fasulla è stato Gale, che si è ritrovato con un vecchio abito da cerimonia da donna, lilla con pizzi dorati, che gli arrivava al ginocchio. Le regole sono regole e lui l'ha dovuto indossare per andare in refettorio. Ah, dimenticavo di dirvi che la domenica è diversa anche perché mangiamo tutti insieme, con le altre camerate e gli istruttori superiori. Le gambe di Gale sono state l'argomento di conversazione per tutta la cena. Quello che invece non si fa, a differenza della goliardia scolastica, è il toccare le cose degli altri. Assolutamente mai. Ognuno ha un comodino e un armadietto, e nessuno tocca mai la roba degli altri, né oggetti né corrispondenza. Perché leggendo fin qui magari avrete avuto l'impressione che la leva di Mornay sia un passatempo per perditempo, ma non è così. Se c'è un posto dove si forma l'onore e si impara la fatica, è questo.

E passiamo a quello che è diventato l'angolo dei miei fan. Questa lettera mi è arrivata la prima settimana di gennaio, quando la mia prima licenza era ormai finita. Vi ho già accennato delle licenze. Se ne hanno a disposizione tre, di tre giorni ciascuna, e la prima si può prendere dopo il primo mese di leva. Per il resto è lasciato a discrezione del cadetto. Si può anche decidere di non tornare fino alla fine della leva. Veniamo alla lettera.

Ciao Robert McReady.
Io mi chiamo Hortense Marjolaine, ma se preferisci puoi chiamarmi solo Somma ed Eccelsa Hortense. Scherzo, Hortense va bene. Ho dodici anni, studio (ahahah, ok, magari non proprio sempre) a Hogwarts, e sono dei Grifondoro, però a me i Serpeverde non fanno schifo, anzi. Siccome a me piace scrivere alle persone e ho trovato i tuoi articoli molto belli, spero non ti dispiace se ti uso come amico di piuma per una volta. Anche se Gis ha detto che magari ti avrei disturbato… però io spero di no, ecco. Ah, sì, Giselle è la mia sorella maggiore. Pure tu hai una sorella a Hogwarts, vero? C'è una ragazzina col tuo stesso nome. Cioè, col tuo stesso cognome, se una bambina si chiamasse Robert sarebbe assurdo!
Ma sto vagando troppo.
Comunque nella mia Casa c'è una ragazzina che dice di essere un cavaliere, però in realtà le femmine non possono diventarlo, giusto? E perché? Diciamo che sono abbastanza d'accordo con lei (ah, già, lei scrive per La Voce) quando ha detto quelle cose nel suo articolo sul Torneo dei Cavalieri, anche se alla fine ho deciso che da grande non voglio essere un cavaliere, perché altrimenti dovrei tagliarmi tutti i capelli per questioni geniche. Tra l'altro, io ADORO i capelli della Hevenge. Sarebbe un vero peccato se dovesse tagliarli! Sì, forse questo dovrei dirlo a lei, ma mi vergogno, e poi se lo scrivo qui e tu mi rispondi sul giornale lei lo leggerà lo stesso (che furba, eheh).
Quindi quello che ti volevo chiedere è: qualche strega è mai diventata un cavaliere? E se no, come si diventa Guaritrice di Mornay? Ne ho sentito parlare ma non capito bene, penso siano normali Guaritrici che però vivono con voi, giusto? e anche loro si devono tagliare i capelli a zero?
Spero che mi risponderai presto.
Buona leva!

Hortense M. Lanfrad

P.S. Sai qual è il colmo per un cavaliere di Mornay? Perdere le staffe!

 

Ciao, Eccelsa Hortense. Mi fa piacere che i Serpeverde non ti facciano schifo, a tua sorella farà ancora più piacere. In ogni caso immagino tu stia parlando di Merida, che è mia cugina.
La domanda fatale che molte ragazze fanno ai cavalieri di Mornay. Per quanto posso dire dopo le lezioni di storia del cavalierato, è un fattore di tradizione. Non ci sono mai state donne tra i cavalieri fin dalla fondazione dell'ordine. E da scozzese posso dirti che se una famiglia o un gruppo si crea una tradizione, può smaterializzarsi Merlino in persona e lanciare cento Schiantesimi, ma quella tradizione reggerà. Perché Hogwarts ha letti a baldacchino? E' tradizione, non importa quanti studenti provino a incendiarle o le usino per cucirsi abiti da cerimonia fai-da-te. Però posso dire una cosa a favore del cavalierato: le esercitazioni che stiamo facendo noi sono massacranti, con o senza armatura. Si prende molto peso durante la leva e ancora di più per chi continua la carriera, peso che forma una muscolatura di un certo tipo che solitamente in un corpo femminile si dispone in un modo diverso. Una donna potrebbe reggere? Io credo di sì, ma ho idea che sarebbe abbastanza distruttivo.
Però voglio raccontarti un fatto curioso. Diversi secoli fa c'era un cavaliere, che arrivò al grado di Capitano. Si chiamava Boras Moliere ed era un gigante, quasi nessuno poteva dirsi suo pari. Leggende dicono che fu ferito da una freccia goblin sul campo di battaglia e mentre veniva curato in tenda dal suo corpo non venne fuori solo la freccia, ma anche un bambino. E no, non nel senso che l'aveva mangiato. Gli annali non riportano niente del genere, non per niente ho parlato di leggende. Tuttora Boras è un eroe del cavalierato e penso che nessuno voglia indagare. Tra l'altro, Moliere ha ancora discendenti a Mornay e uno è il nostro maggiore istruttore, Breunor Moliere. Grande uomo. E non lo dico solo perché mi sta spiando mentre scrivo questa corrispondenza.
Ora che ci siamo raccontati la leggenda, veniamo alle guaritrici. Mornay ospita l'Ordine delle Guaritrici di St. George (quello del drago). La maggior parte di quelle che diventano Guaritrici sono figlie o nipoti di cavalieri, ma non tutte. Si segue prima la Scuola Superiore di Guarigione del San Mungo e poi si può venire a specializzarsi qui, credo in due anni, per tipi specifici di ferite, anche quelle inferte da grossi bestioni – da qui il nome di St. George. E chi sceglie di diventare Guaritrice di St. George resta sull'isola, nel loro istituto. Quindi no, non viviamo tutti insieme allegramente in caserma. Nella nostra infermeria ci sono sempre due guaritori maschi e ogni tanto arriva qualche guaritrice tirocinante. Ah no, i guaritori non devono rasarsi la testa a zero, ma neanche i cadetti a zero, e il solo fatto di averlo pensato non mi farà dormire per una settimana. Non senza un calzino usato per farmi svenire.
E' stato un piacere farti da amico di piuma, Eccelsa Hortense. Per quella delle staffe stiamo ancora ridendo. Be', sta ridendo solo Marcel, ma vale lo stesso.
La prossima sarà la mia ultima corrispondenza, perchè il 14 febbraio me ne torno a casa. Perciò se c'è qualcosa che volete sapere ma non avete mai osato chiedere riguardo i cavalieri di Mornay, è tempo di farsi avanti. Credetemi, scrivere una lettera può cambiare molte cose.

Robert McReady