Secondo uno studio recente condotto dal M.U.O.R.I (Movimento Ultimi Osservatori Rimasti Incontaminati) il quaranta per cento di maghi e streghe che ha preso in mano una copia de La Voce degli Studenti di questo mese l'ha lasciata cadere subito dopo, terrorizzato. Un altro trenta per cento ha affrontato stoicamente la sua lettura bruciando successivamente il giornale non senza una nota di piacere nell'espressione del viso, mentre il restante ventinove per cento – che stranamente potrebbe indossare qualcosa di nero e giallo insieme – si sta ancora domandando per quale Kelpie sia possibile tutto ciò. I Corvonero – e chi vi scrive sottolinea come solo e soltanto loro possono essere arrivati ad una simile deduzione – avranno notato che per arrivare a cento (che, malgrado tutto, non sono gli anni della Graveyard e neanche quelli del docente più anziano che avete) manchi in realtà ancora un mago o, meglio, una strega. Io. Questo studio è stato infatti condotto dalla sottoscritta per dimostrare… che queste righe le avete già lette, a meno che non siate al primo anno o abbiate un Oblivion che vi scatta nella testa ogni tanto vista la limitata scatola cranica. E non sto qui a calcolare la percentuale che può o meno essersene resa conto anche perchè probabilmente non arriverete mai alla conclusione di questo pezzo per le ragioni che ho indicato qualche riga più sù. E quindi non avrebbe senso comunque.
Malgrado quello che si può pensare – soprattutto se continuate a vestirvi di giallo e nero o date retta alle fandonie di tale S. M. ( Sami Medicine o Senza Midollo, le iniziali in questo caso si equivalgono) – non sono tornata al castello e non mi manca neanche un po' avere a che fare con marmocchi che ti si attaccano alla divisa perchè vogliono essere i tuoi amichetti del cuore senza realizzare che al massimo potrebbero essere i confidenti dei reni, se capite cosa intendo. In realtà la soluzione è molto più semplice e se conoscete almeno un poco la Capor… la tizia che si suppone debba dirigere il giornale della scuola – andiamo! non crederete ancora alla storiella che l'Ego sia un giornale, vero? – comprenderete bene come possa essere peggio di una sanguisuga, se ci si mette. O più insistente di Timotheus Brossbauer che vuole essere intervistato da me. Sia chiaro, nanerottolo, non scrivo per nessun giornale e non sono al terzo anno, smetti di scrivermi. Ad ogni modo, la pergamena che ho ricevuto dalla settimina Grifondoro in questione diceva più o meno: Anne bla bla bla volevo chiederti se in nome dei vecchi tempi bla bla bla un articolo che faccia sapere ai lettori cosa ci aspetta fuori dal castello bau bau bau bla bla bla. In base a quello che mi è stato chiesto? Dovrei scrivere le mie impressioni sul mondo al di fuori di Hogwarts. In parole povere? Dovrei cercare di mostrare i lati meravigliosi di non avere più un coprifuoco da rispettare o un dormitorio pieno di venti gatti anche se casa mia è diventata uno zoo – non solo di bestie a quattro zampe – ed il coprifuoco esiste eccome, soprattutto se si lavora a Nocturn Alley. Di certo sfrutterò quel riquadro che è stato introdotto di recente per descrivere sommariamente l'autore dell'articolo. Non dovrei farlo visto che non sono più una scribacchina, ma La Voce resta il mio giornale, nessuno si illuda del contrario, al massimo posso dividerla con Alfred Lewis.
Non è una novità per nessuno – e continuo a ringraziare il Profeta per questo, che sperimentino presto qualche virus iper contagioso – che oltre a studiare all'Accademia di Aritmanzia Manish Sabu con Ismail Fehr e Joey Olsen come compagni d'anno che potete conoscere o ricordare, infatti, io abbia anche un lavoro part-time a La Mela Avvelenata, noto negozio di pozioni e veleni della famigerata via che parte da Diagon Alley. In questo momento a dire il vero sto immaginando le vostre facce, soprattutto dopo aver messo in fila riferimenti come – oh Cosetta potreggici tutti! – "Nocturn Alley" e "avvelenata". Sono traumi, posso immaginarlo. Di contro ci sarà anche chi è in preda al – Tosca santissima! – mettere in fila una considerazione dopo l'altra su come sia bello come una Veela, lavorare in un luogo del genere. Vediamo se riesco a immaginare – e sciogliere nell'acido – qualcuno dei vostri dubbi:

  1. No, non ho incontrato alcun ricercato dal Ministero, se si esclude il faccia a faccia di mesi fa con Diana Eedera. Ma se dovesse capitare chiederò espressamente che mi facciano un autografo per voi. Mandate pure le vostre richieste a Rosalie Kole, almeno avrà qualcosa da fare oltre a spacciarsi per una strega.
  2. No, non posso mandarvi dei veleni per corrispondenza. Oltre al fatto che non amo gli amici di piuma a meno che la piuma non sia conficcata nella loro mano per impedire che scrivano… trollate – ciao Brie – esiste una cosa che si chiama registro degli ingredienti e… stupore e meraviglia! I conti a fine giornata devono tornare tutti, pensate un po'.
  3. Si, mi sento grinzafica da morire, credeteci. Indossare una divisa a forma di ampolla in cui sembra muoversi un liquido scuro era il mio sogno segreto, così come imparare a riconoscere una larva di mosca albina da quella di una mosca sud europea, non dubitatene neanche per un momento. Ma se non altro ora posso ribattere con maggiore cognizione di causa ogni volta che Sebastian Waleystock o Michael Cerfield iniziano a fare i pozionisti perfettini ed isterici se levi il mestolo dal calderone prima che la pozione sia finita. C'è il 67% di possibilità che contaminiate l'intruglio che avete sotto il naso, sappiatelo e fatene tesoro quando Vincent Stars cercherà di mettervi in difficoltà, cioè mai.
  4. Si, è un lavoro normale in cui si ha a che fare con delle persone – talvolta senza un arto o con il viso coperto, sarà il freddo – e c'è sempre un preciso iter da seguire anche per evitare che si consegnino delle pozioni o dei veleni a qualcuno che ha assunto le sembianze di qualcun altro. Tutto questo tranne che non si presentino soggetti come Christine Berry o la stessa Margareth Lowenn… quelle puzzano di macedonia sin dalla soglia d'ingresso, neanche una Polisucco potrebbe salvarle.
  5. Ed infine si, la paga fa schifo, ma almeno ho la possibilità di pagarmi gli studi in Accademia, visto che non tutti siamo in grado di trovare i galeoni sotto il cuscino la mattina. E neanche in qualche altra stanza della casa, per dire. Le mattine ed i pomeriggi a volte non passano e devi sorbirti dei colleghi che hanno tanta, ma proprio tanta voglia di parlare, altre volte invece vorresti allungare le giornate perchè l'inventario va finito e quel vecchietto che ti ritrovi come titolare non capisce che farti crescere un nuovo braccio o mani più prensili non è proprio il modo migliore per presentarsi alla clientela sebbene resti di certo una soluzione originale, non lo metto in dubbio.

Quando ero ancora al castello – e non è passato che uno sputo di tempo – spesso ho fatto riferimento alla cupola protettiva che ammanta Hogwarts tenendo abbastanza lontane alcune vicende che ora mi appaiono sicuramente più tangibili e vicine. Non è un bene e non è un male, anche se è certo che la vita vera è questa, con il tempo che non basta, le smaterializzazioni frettolose che rischiano di far lasciare pezzi per strada e i Carlysle che puoi incrociare o meno lungo il percorso. C'è da studiare, ancora. C'è da passare nottate sui libri, ancora, ma si è liberi di scegliere, la gran parte delle volte. Su cosa optare e che conseguenze ha una determinata decisione una volta presa, però, dipende da ciascuno e da come si vuole indirizzare la propria esistenza e questo è meno semplice di come vi possa sembrare ora che siete ancora a scuola e magari fantasticate sul vostro futuro. Io mi ritengo soddisfatta, ora come ora, sia di quello che ho scelto sia di ciò che mi è capitato, talvolta anche inaspettatamente o senza preavviso. La vostra scelta qual è e che voce ha?

Anne Burton. Irlandese di quelle dedite a San Patrizio ed allergiche al non umorismo inglese. Nei sette anni trascorsi al castello ha dato prova di tagli netti e definitivi, soprattutto sulle dita altrui. Uno spiccato affetto verso gli studenti dei primi anni l'ha portata più volte a sollevarli da terra… lasciandoli a penzolare a testa in giù. Campionessa dei diversi Tornei di Duello che si sono susseguiti negli anni, ha diretto la Voce degli Studenti dall'inizio del sesto anno alla fine del settimo. Voci di corridoio lasciano ad intendere che la sua presenza aleggi ancora da qualche parte, soprattutto nei pressi della Sala Trofei. Salutare la redazione è stato solo l'inizio…