E' una fresca e umida – come testimoniano le lamentele sull'imprevidibilità dei capelli delle signorine ai lati – domenica estiva, il 18 agosto e ci troviamo in Scozia, ad Inverness per l'esattezza, ove si svolgerà la centoventinovesima finale del Gobstone Tournament. La sottoscritta non ha mai partecipato a codesta manifestazione né ha mai messo piede da queste parti ma sembra che in tribuna stampa – insieme ai miei colleghi scribacchini ed a figure rilevanti dell'informazione magica – ci siano stati riservati dei posti atti affinché a me ed a mio padre sia garantita un'ottima visione. Qui sugli spalti c'è una cospicua quantità di tifosi e/o semplicemente di curiosi, innumerevoli striscioni e bandiere delle finaliste e non, copiosi simil fuochi d'artificio frutto di omonimi incantesimi raffiguranti pantere e pavoni. Eh sì, perché le due squadre finaliste di codesto anno sono proprio i Purple Peacocks ed i Pink Panthers. Mi sono documentata prima di assistere a quello che avverrà fra qualche minuto, si inizierà alle nove e trenta in punto e mi è possibile affermare che dopo una stagione, come dire, a mille le due squadre che oggi si contendono il titolo sono al pari meritevoli e ci delizieranno con le loro performance da campioni.
Approfitto del fatto che nulla sia ancora iniziato per aguzzare meglio lo sguardo sui presenti intorno a me di cui ricordi volti e nomi, ovviamente, e fra la miriade di gente non posso non riconoscere i miei compagni Tommy O'Flynn e Riley Stratford, nonché il concasato Hamish Falconer, la signorina Anne Burton vicino al signorino Robert McReady giornalista della Civetta dello sport, gli altri inviati sportivi della Gazzetta del Profeta e dell'RSN, i colleghi scribacchini Septimius, Hortense ed Hilary e gli ex colleghi quali i Muldoon.

Le formazioni:

Purple Peacocks: Joanne Collins (C), Parker, Fitzpatrick, Cheapside, Mulroy, Caroll
Pink Panthers: Carl Vaughan (C), Cattermole, Mckenzie, Darroby, Beaufeur, Lloyd

Il Volippodromo – di cui ho scoperto l'appropriata denominazione, oltre che l'esistenza, solo ieri – è pronto ad accogliere la sfida e consta di un percorso con cunette, buche, canali, funi sospese ed esigue gole sulle quali le squadre dovranno far passare le Gobbiglie. L'arbitro ufficiale della gara è la signorina Daisy Longhorn.
L'ingresso delle squadre prima e il rimbombante suono delle cornamuse poi sono stati avvisaglie che la gara stava per avere inizio; le due sfere per la sferovisione di noi spettatori e non, ergo, da oscurate si attivano e da quell'istante in poi la voce del cronista, Falcor McReady, ci accompagnerà per tutta la durata della gara il cui termine previsto si aggira intorno alle dodici.

Le gobbiglie vengono consegnate ai capitani, il frastuono degli spettatori si placa, il suono proveniente dalle cornamuse torna a farsi spazio nel Volippodromo e l'arbitro spara in aria una fascia di bianco luminoso e… Si parte!
Chi bene inizia è già a metà dell'opera, no? E' per questo motivo che tutti gli occhi del Volippodromo sono puntati sui due primi tiri delle squadre. Al primo tiro dei Peacocks pensa la signorina Rosalyn Mulroy ed è anche scontato ribadire quanto chiasso facciano i tifosi in questo momento; la signorina si rannicchia e tira la gobbiglia con un tiro ad affondo, come suggerisce il signor McReady, gobbiglia che si arresta proprio sotto la cunetta. Il primo tiro per gli avversari è, invece, compito della signorina Eloise Darroby che opta per un tiro a saltello con la gobbiglia che si arresta lì dove si è arrestata l'avversaria. Fra i lettori ci sarà qualche ignorante – no, non è offensivo, proviene dal verbo "ignorare" e l'ignorante è colui che ignora, non conosce – in gobbiglie, come la sottoscritta, e questi due termini "tiro ad affondo" e "tiro a saltello" potrebbero risultare astrusi… Ho fatto le mie ricerche e da queste ho scoperto che per tiro ad affondo si intende un tiro rasoterra che abbia il suo principio dallo stesso livello del suolo; contrariamente il tiro a saltello – seppur più rischioso del primo – è quello che permette alla gobbiglia di rimbalzare e, così facendo, diminuisce la continua aderenza con il suolo, potendole garantire una maggiore "spinta" in avanti.

Nell'avvicendarsi dei tiri l'uno dopo l'altro, in un breve frangente noto che il vestiario del mio compagno Tommy OFlynn – impegnato ad ingozzarsi di cibo scozzese – cambia colore… niente paura, sono solo i Muldoon situati alle spalle della Darcy e della Stratford che impegnano ogni istante libero da colpi di scena per giocare a suon di bacchette. Se non che la voce del cronista distoglie la mia attenzione da tutto ciò e ritrovo in campo la sezione dei canali paralleli, 22 gobbiglie, 11 per ogni squadra ed il signor Jorel Beaufeur dei Panters che si accinge al prossimo tiro. Il problema dei canali paralleli è lo spazio eccessivamente ristretto che potrebbe comportare problemi laddove i tiri non fossero precisi e calibrati. Difatti l'uomo opta per un tiro a carambola, riuscendo a far fuori due gobbiglie avversarie, mentre i Peacocks rispondono con il signor Nathan Cheapside ed il suo tiro ad effetto curvo – quanti nomi dall'ardua comprensione quest'oggi – riuscendo a recuperare il precedente misfatto facendo urtare due gobbiglie avversarie fra loro e sfiorandone un'altra che finisce fuori dal canale. Ora spiego il significato dei termini, no panic… Per tiro a carambola si intende un tiro grazie al quale una gobbiglia colpisce una seconda gobbiglia che a sua volta ne colpisce una terza ma occorre grande attenzione ed accuratezza nei movimenti e nella forza perché si riesca ad eseguire alla perfezione; per tiro ad effetto curvo, che già dal nome sembra difficile, non si intende altro che un tiro la cui angolazione della mano (a destra o a sinistra in base alla necessità) al termine di esso fa sì che la gobbiglia acquisti, durante il suo percorso, un andamento curvo, ad effetto appunto poiché al principio sembra un tiro normale. Anche in codesta circostanza sono necessari precisione ed accuratezza, oltre che coordinazione fra il movimento del polso (e quindi di mano) e il lancio stesso.
E come in ogni momento di suspance che si rispetti anche ad Inverness durante la finale del Gobstone Tournament qualcosa distoglie l'attenzione dalla situazione fra le squadre: l'invasione in campo di un pavone. Un pavone con un kilt scozzese, non un pavone qualunque. E nel suo scorazzare per il campo si nota quel kilt successivamente trasfigurato in una mantella rosa… Ed è in circostante come questa che si dimentica che c'è gente che sta gareggiando da quelle parti, il pavone in fin dei conti è un soggetto transitorio. Per fortuna ci pensa il signor McReady a mettere un punto a tutto ciò, riportando l'attenzione alle gobbiglie: tredici in totale, con i Peacocks in vantaggio di uno. Interposti fra i canali e le gole si trovano due funi galleggianti su di una buca ed il completo superamento di questa parte del percorso comporterà sicuramente un sospiro di sollievo per i capitani. Difatti sono proprio questi ultimi con la propria esperienza a proporsi per sciogliere il nodo della situazione provocato dalle tre gobbiglie (due dei Peacocks ed una dei Panthers) la prima – la signorina Collins dei Peacocks – con un tiro a stoccata che riesce nel suo intento mettendo ko alcune delle gobbiglie avversarie mentre il secondo – il signor Carl Vaughan dei Panthers – affronta il problema con un tiro a carambola. Dopo codesti ultimi tiri la situazione è di tre gobbiglie per i Panthers e di cinque per i Peacocks.
Superati i fili e le gole, l'ultimo giro di tiri è il determinante. Raggiunto il semicerchio di terra battuta al termine del quale si avrà il vincitore di quest'anno, i Peacocks hanno perso due delle cinque gobbiglie che avevano al termine della sezione delle funi con ventidue punti ed i Panthers una sola delle tre con un ventitre punti; allorché il totale è di cinque gobbiglie in campo, tre per i Peacocks (due delle quali vicine) e due per i Panthers. Questi ultimi, per quello che potrebbe essere il tiro decisivo schierano la signora Primrose Cattermole che esegue un tiro a scalpello con tutto l'intento di far perdere una delle due gobbiglie avversarie vicine. E riesce alla perfezione! Due gobbiglie a testa da ambedue le parti. Dalla parte opposta viene schierato il miglior gobbigliere – da quel che dicono i miei informatori – Christopher Carroll che, dopo un primo momento di sofferenza fisica, si appresta ad effetturare il suo tiro, possibilmente l'ultimo di quest'oggi. E' un vortice rasoterra – questo non sono riuscita a trovarlo, spero che voi altri siate più fortunati di me – che tira su una tempesta di sabbia in grado di smuovere la terra e fare in modo che le ultime due gobbiglie dei Panthers si scontrino fra di loro… Cosa che puntualmente succede! Le ultime due gobbiglie superstiti, a questo punto, sono risultate essere quelle dei Peacocks che con ciò si aggiudicano nuovamente il titolo di campioni.
E il centoventinovesimo Gobstone Tournament si chiude con un cielo sferzato dalle sfumature del rosa e tanti sbrilluccichi in tono con le note delle cornamuse che fanno un po' da colonna musicale all'intera manifestazione. Chiederemo ai Muldoon ulteriori notizie riguardo la loro gobbiglia spericolata di cui tanto strillavano, promesso.

Ivy Hevenge. Quartina grifondoro, 14 anni. Figlia di un cavaliere di Mornay e di una babbana, vive nella medesima isola magica ed ha tutte le intenzioni di seguire le orme del padre anche se una regola legata al sesso glielo impedisca; per questo tutto quello che fa ha come finalità quella di essere il cavaliere perfetto, perfetto a tal punto da poter abbattere una regola antidiluviana e sessista. Ed è anche convinta di riuscirci! Poveretta…Si batte affinché le femmine siano al pari dei maschi, sia come opportunità che come considerazione, cosa che trapela anche nei suoi articoli; occupa perennemente la prima fila in aula e mira ad eccellere in tutte le materie. La sua "carriera" da scribacchina è iniziata con un'invettiva nei confronti dei partecipanti al Torneo indetto dai Cavalieri di Mornay. Fa parte del Club del Libro dal primo anno.