Una pergamena. Quattro parole in croce. Frasi accattivanti. Il potere della chiacchiera. Che ci vuole – ti diranno – per metter su un giornalino scolastico? Prendi qualche studente, sicuramente quelli che hanno più tempo da perdere, pardon, senza troppe attività scolastiche. Certo, ti ci vorrà qualcuno che sappia far funzionare una pressa, ma questo è il minimo. Ti diranno.
Trovati un'aula che nessuno usa più. Mettici dentro qualche sgangherato banco. Un po' d'inchiostro, qualche pergamena nuova. Se proprio riesci a procurartela, una Prendiappunti potrebbe aiutare i più pigri. Che ci vuole – scherniranno – a far di quattro fogli un giornalino scolastico?
Ti criticheranno. Ti additeranno come di parte. Serioso. Noioso più di una lezione di Storia della Magia o di Babbanologia. Vale davvero la pena – ti provocheranno – di star dietro una boccetta d'inchiostro e qualche notte in bianco alla ricerca di un'idea che non arriva, per un giornalino scolastico?
Vieni fuori, è primavera, persino un bolide in testa è meglio di scervellarsi a trovare una storia che coinvolga. Dammi retta, se non ti adegui alla tendenza di sparlare senza curarti di informare, fai poca strada. Che, sei matto? Là fuori c'è la guerra! La Comunità trema e tu che fai? Tieni nota, affinché nulla si perda?
Lascia stare, quelli son fissati. Con il fatto di tenere informati si stanno perdendo quel che gli potrebbe capitar davanti. E poi credono di essere professionali – giornalisti arrivati, sissignore – quando invece sugli articoli ci fan cadere direttamente la marmellata. Voce.
Smetti di ridere, mi deconcentri. Un pezzo non si scrive da solo…no, neanche con i tuoi commenti. Hai paura? Io un po'. Ma non dell'articolo…no. Li arrestano, il peggio è passato, immagina che editoriale verrà di certo evocato. Dobbiamo dare speranza, è questa la nostra importanza. L'Oscuro è caduto, un forte sostegno va mantenuto. Degli Studenti.
Lo senti? Arriva anche qui. Non sono le dimensioni che fanno un ambiente, ma l'eco – puah, non dire quella parola – dato dal silenzio. Arriva anche qui, i tempi stanno cambiando. L'anima no. Abbiamo un compito, l'avremo sempre: se lo scrivi, nulla si perde!
Il numero è stato censurato, ne va del buon nome del castello. Questo hanno detto e non perché usiamo colori pastello. La verità è un macigno, tu riesci a vederla dietro quel volto arcigno? Hogwarts non cadrà, silente resteranno tutti a vegliare queste mura, ma tu non temere, scrivi e ogni cosa andrà bene.
Conta. Fai l'appello. Non ti dimenticar di questo e quello. Odor d'inchiostro e pressa, quanto era da preferire a questa ressa? Che ci vuole – ti avevan detto – per trarre fama da un giornaletto? La piuma pesa, in verità, al di là dell'esito della cruda realtà. Molti sono andati, altri chissà se torneranno. Per quanto il sole sorga ogni giorno, non lo fa mai senza affanno.
Sorridi, i tempi son maturi. Cadono i veli d'ombra, la vera storia ci è riconsegnata. Li hai trovati, infine, quei manoscritti. Pezzi d'altri tempi, mai trascritti. Osservali, rileggili e prenditene cura. La stoffa di un giornalista si vede dalla sua caratura.
Ricorda e fa che rammentino: tutto è nato da uno stanzino, ma non è mai stato al confino. E quei giorni, quelle serate perse, le rivedrai infin riflesse. In un primino che ti addita tremolante, così come in un settimino che là fuori attenderà agognante. Che sia un impiego, una carriera ed una famiglia insieme, tu sei stato comunque quello che non teme.
E nel silenzio che accompagna sempre il calar della notte, è un anno in più che rintocca con la mezzanotte. A tutti quelli che negli anni son passati va il più sentito grazie, da quelli che son restati. A guardia, emblema e paragone di verità, coraggio e quel tocco d'ardore.