Un corridoio del primo piano, una sera dopo cena. Un anfratto nei sotterranei, luogo congeniale per spettri ed illusioni tetre. Una costruzione sospesa nel tempo e nello spazio, fuori dalle finestre un tramonto che sfuma di rosso le fiamme ed il sangue versato a ripetizione. Non è la trama di un nuovo romanzo di Agatha Wickhamla sola che si possa riconoscere come giallista, sia chiaro – e non è neppure un pretesto che ho usato per tornare tra queste pagine che state sfogliando. E' Hogwarts o, meglio, è la storia di una comunità magica che scorda in fretta, questo mi è stato detto. Una comunità magica che tratta un argomento come quello dei roghi e della caccia alle streghe come un mero argomento scolastico, utile solo a far guadagnare magari un buon voto con la Welkentosk. Non sono la paladina della giustizia, lo sapete bene e non ho mai fatto niente per mostrarmi diversamente, ma a proposito di tutto questo ho ancora una storia da raccontarvi. L'ho promesso a mio modo. L'ho promesso per chi si ritrova in una situazione simile, sebbene questi tempi siano ormai passati, per nostra fortuna. Nascere in un certo periodo storico vuol dire tanto, non dubitatene mai.  Eppure tutta questa storia l'ho appresa tra gli stessi corridoi che percorrete ogni giorno. Tutta questa vicenda trasuda da quelle stesse pareti su cui posate la schiena nei momenti di pausa. Tutta questo rincorrersi di eventi e drammi non ha coinvolto solo me, lo dico subito, ma non farò i nomi di chi ha visto ciò che ho osservato io. Ognuno porta con sé i segreti che vuole, mettiamola in questo modo. O mi voglio prendere il mio isolato angolo egoistico, come penserà la maggior parte di voi. Ma questo è ciò che ho messo insieme cercando di far combaciare quelli che erano biglietti intrisi di odor di fumo e morte. Non ho certezza della linearità con cui li riporto, ma spero sia chiaro ciò che raccontano…

Non doveva allontanarsi troppo, non avrebbe mai dovuto farlo. Quel contatto, le dita con quel manufatto, ogni cosa veniva solleticata. Ogni percezione. Ma il primo cambiamento, avvenne all'interno del petto. Un focolare così familiare, così dolce, sopito da tempo immemore. Forse proprio dall'alba dei tempi. Ben presto, però, ebbe modo di rendersi conto che non era soltanto un enorme dono, ma un'enorme responsabilità. Avrebbe dovuto morirci, con quel segreto. Un segreto che apparteneva solo a lei e che strinse al petto come il più prezioso dei tesori. Piccola, ingenua eppure, inconsapevolmente, già molto saggia. – Io posso aiutarti… – sorrise, lo baciò sulle labbra, gli impose le mani sulla frattura. E si concentrò. – sai che cos'è? – le disse, osservandola negli occhi. Non vi fu alcuna risposta se non – l'inferno nelle tue mani – Sgranò gli occhi e sorrise, sorrise di un sorriso luminoso, rinato. Speciale. Che fosse l'antitesi d'ogni avvenimento che, di lì a seguire, avrebbe sconvolto ogni equilibrio? – E mi accetteresti, anche al di là delle normali aspettative? – ciò che ne seguì fu un lungo bacio, carico di tacite promesse. Promesse che, poi, non vennero mantenute affatto. C'è tempo per ogni cosa, per ogni preparazione. Ma non si è mai abbastanza preparati al peggiore degl'incubi. La volontà era ferrea, gli intenti lodevoli, eppure nulla di ciò bastò a legare alle dita un che di migliore.  - Di chi stai parlando? – pupille scure nelle pupille scure, pane nero in farina di ghianda e carne cotta alla buona, scevra d'ogni sapore; – Di me – rispose. E nella sincerità, commise il più grande degli errori. Parole e preghiere non bastarono. Il respiro, il fiato, il desiderio, la vita.. avrebbe voluto salvarla da ciò che l'attendeva. Ma era debole, era stupida e religiosa. La osservò negli occhi con uno strano sorriso, sussurrando al vento – ringraziami, tesoro, è da lui che ti sto liberando -. La guardò, la fissò, la ascoltò urlare… e la lasciò morire. Furono stragi. Incontrollate incursioni. Furono fiamme e coltelli. Spade. Forconi. Lamenti. E null'altro più. Tuoni, pioggia, lacrime, labbra al sapore di ferro. Denti imbrattati. Perché? perché? – Hai la febbre. – unica ammissione che avrebbe voluto spogliare ogni consapevolezza. – Stai solo delirando, tesoro. E' normale, stai tranquilla. – una carezza sulla fronte, che forse scottava molto più al tatto di lei, che alla realtà. Anche la febbre trascinava con se quell'alone di paura. Una malattia mortale come nessuno ricorda. Fiaccole accese, torce nella notte che zampillavan vivaci nell'ombra del cielo adombrato, spoglio di luna e stelle. Chi era, il vero mostro? Dov'era la pietà degli uomini? Un respiro affannoso, occhi che spaziarono nel buio, labbra dischiuse e sentore d'anima strappata via. Non v'era coraggio che potesse prepararla a questo. Non v'era amore in cui potesse sperare. Corde, resina, odore d'uno spazio che avrebbe ben presto perduto. Uno sguardo, e… – Perdonami… – sorrise – …e muori. – E tu, tu che stai leggendo, dimmi un po'. L'hai mai visto l'inferno, così da vicino?

Non so il suo nome, ma so che aveva lunghi capelli color del fuoco ed occhi verdi e vividi pieni di vita e meraviglia. Non so il suo nome, ma so con certezza che ha dovuto rivivere la propria morte infinite volte. Tradimento. Furia. Fiamme ed un rogo che l'ha attesa ed avvolta. Silente, Hogwarts, ha custodito questo segreto sino a quando non ha trovato orecchie pronte a recepire ed occhi capaci di vedere senza dimenticare. Non è stato il mio caso, tranquilli. Resto sempre la Manticora che tanto vi manca quest'anno, ne sono CERTA. Ma se per una strana disgrazia della vita – perché così la vedrete – qualcuno di voi dovesse mai sentir parlare dei Mangiacenere, nell'osservare i loro occhi chiusi da filo metallico e pasti a base di cenere consumati nello scenario più desolante e tetro che potete immaginare… non scordate che essere quello che si è non è così semplice. Non per tutti.

Anne Burton