La vera storia di un folle omicida

Quella che vi voglio raccontare, miei cari lettori, è la storia di un folle omicida, nato nello Yorkshire ben 44 anni fa. Il suo nome? Forse non è ancora il caso di rivelarvelo. Lasciate che prima vi racconti la sua storia, in modo che possiate apprendere come una mente umana possa nel corso della sua vita perdere lucidità trasformando un uomo in un omicida.
Tutto ebbe inizio quando una famosa famiglia di purosangue, nobili e potenti, fu allietata dalla nascita del primogenito, più di quaranta anni fa. Il capofamiglia, persona importante all’interno del Ministero, e la sua giovane moglie avevano fin da subito in mente come crescere il piccolo erede. Il giovane, infatti, non vide altra istruzione se non quella rigida e severa familiare fino agli undici anni, quando venne invitato a frequentare la scuola di Hogwarts.
La sera dello smistamento, il Cappello Parlante non ebbe dubbi su dove smistare il giovane rampollo, ambizioso e cresciuto con ideali da purosangue. Serpeverde! fu l’esito urlato nella sala, quando il Cappello venne posato sul suo capo. Serpeverde fu la casata che lo nutrì d’ambizione e di voglia di primeggiare. Serpeverde fu la sua famiglia per sette anni: gli anni in cui una mente giovane può ancora essere plasmata, può ancora essere resa ambiziosa e assetata di successi. Non è certo un’accusa alla casata verde e argento, questo mio pezzo, ma la semplice narrazione di una storia. Una come molte altre, ma che non ha un lieto fine.
Gli anni della scuola passarono veloci, il giovane ragazzino che titubante aveva messo piede nella sala comune finalmente si diplomò, con ottimi risultati, frutto del duro lavoro quotidiano e dell’impegno messo nello studio.
Ma la vita, si sa, sa essere ingiusta o troppo buona: e così il giovane Alexander (sì, perché questo è il suo nome di battesimo) si ritrovò ben presto a ricoprire cariche importanti all’interno del Ministero, grazie al padre che gli aveva spianato la strada, surclassando qualsiasi altro giovane dipendente e arrivando velocemente ad una posizione di potere (anche se non elevata e di prestigio come quella che ricopriva il padre), che forse ad un’età così giovane può nuocere, più che essere utile. Aggiungiamo che trovarsi la strada spianata in un luogo come il Ministero della Magia possa creare qualche inimicizia, e potrete capire quanto poco rosea fosse la vita del giovane mago.
E fin qui, cari lettori, chiunque potrebbe chiedere come un ragazzo brillante e sveglio sia divenuto un folle assassino: ma la storia di Alexander non finisce qui. Questo è solo l’inizio, il preambolo che precede l’oblio.
Anni di lavoro al Ministero diedero la possibilità ad Alexander di ritagliarsi una buona posizione, collezionando successi e promozioni, arrivando in una decina d’anni d’attività a ricoprire anche incarichi prestigiosi. Ma l’ambizione, se eccessiva, porta spesso a compiere errori irreparabili. E proprio questa, un giorno, spinse il giovane dipendente del Ministero a fare di testa propria.
Venuto a conoscenza di alcuni fatti, decise di non informare i colleghi Auror come la prassi vuole e si recò da solo sul luogo che gli era stato segnalato, senza pensare che potesse essere una trappola: lì venne aggredito da un gruppo di maghi che desideravano farlo fuori per il successo che aveva conquistato all’interno del Ministero e per la sua pericolosità. Gli eventi, cari lettori, presero una brutta piega: per salvarsi la pelle e riuscire a fuggire da quell’imboscata, Alexander si fece scudo con i passanti, lasciando perire al suo posto giovani maghi, babbani, donne,  bambini e chiunque potesse garantirgli una protezione per la fuga. Scappò nell’unico luogo dove poteva scappare: il Ministero. Raccontò l’accaduto al capo della squadra degli Auror, che lo arrestarono e lo costrinsero infine ad un soggiorno presso la prigione di Azkaban con l’accusa di omicidio indiretto di secondo grado.
A questo punto Alexander, già instabile emotivamente, ebbe un vero e proprio crollo psicologico e mentale. Tuttavia, grazie all’influenza che suo padre aveva sul Ministero e all’aiuto di un altro dipendente, Leonard Wassal, il giovane mago riuscì ad uscire ben presto di prigione, tornando persino a lavorare nello stesso reparto del Ministero della Magia in cui fino a pochi mesi prima aveva sempre operato.
Ma Alexander non era più lo stesso. Si accorse che gli eventi che avevano segnato gli ultimi mesi lo avevano cambiato profondamente. Era tranquillo, perché nella sua mente gli omicidi commessi dal gruppo di maghi che lo aveva attaccato gli erano serviti per sopravvivere, ma sentiva crescere dentro di sé qualcosa che non era senso di colpa. In questo periodo della sua vita, subì anche una grave perdita. Tutta la sua famiglia venne uccisa, e ancora oggi non si sa chi sia stato il colpevole.
Inizia qui la sua vera disgrazia.
Alexander Blaiver (eccovi il nome completo del folle) si accorse ben presto che erano stati il soggiorno ad Azkaban e il grave lutto familiare a cambiarlo, a renderlo inquieto e paranoico; ma soprattutto folle. E sappiatelo, perché è questo che voglio dirvi, la follia di quest’uomo l’ho vista nei suoi occhi.
Occhi che solo una mente malata può avere.
Occhi che non hanno nulla di normale.
Alexander Blaiver uccide per puro gusto, uccide chiunque si trovi sulla sua strada, uccide perché pensa che questo sia l’unico modo per rimanere freddo e lucido. Uccide perché ha bisogno di rivivere ogni volta quelle sensazioni, ha bisogno di sentire la vita scemare dal corpo delle sue vittime.
Ha bisogno di sentirsi vivo, e ci riesce solo privando di questo diritto un suo simile.

 

 

Hevia McMuss