Stamattina, mentre facevo colazione in Sala Grande, mi sono incantata a guardare il verde, il rosso, il blu e il giallo delle nostre quattro clessidre e, prima che Merida approfittasse di questo mio attimo di distrazione e venisse ad immortalarmi, sono andata subito a prendere pergamena e piuma in dormitorio, per appuntarmi alcuni dubbi che mi hanno assalito e che ho pensato di riproporvi in questo articolo. Cos'è la coppa delle case? Come funziona? Non fraintendetemi, so che anche il più addormentato di tutti i primini nel giro di due giorni di scuola ha già capito che i cinque punti che gli hanno assegnato per non aver detto una trollata equivalgono a cinque pietroline che scendono giù dalla clessidra della sua casata. Ma qualcuno vi ha mai svelato il motivo per cui i nostri quattro fondatori si sono presi la briga di organizzare questa competizione interna tra casate? Una persona, una volta, mi ha detto che scrivere per la Voce mi avrebbe aiutato a capire meglio come ragiona la mente umana. E, visto che Ivy mi ha dato questa possibilità, ho deciso di partire da questo argomento.
Sono andata quindi ad indagare in giro per il castello, per chiedere a cosa servisse la coppa delle case, e se c'è un punto su cui tanti hanno concordato è uno: la coppa è un incentivo a studiare. Claus White, un secondino tassorosso, ce lo dimostra "Questa competizione è un'ottima cosa per far studiare di più, perché certe persone prendono le competizioni molto seriamente e iniziano a studiare molto solo per sentirsi sopra ad altre case." che vi dicevo? "Io penso che sia molto bella e anche se per dieci mesi vogliamo superare le casate avversarie con molta determinazione, questa cosa fa unire gli studenti". Unire: che parola interessante, non trovate?
Dalla torre grifondoro invece, in direttissima da alcune chiacchiere durante una ronda, vi riporto il parere di Sonny, la mia collega caposcuola "Se si trattasse solo di studio, dovrebbero vincere sempre i Corvonero, ma è un po' limitativo, non credi?" lo credo eccome, stai scherzando? "Io penso che sia molto più di questo. I punti possono essere assegnati agli studenti anche per tanti altri motivi, ed è questo che rende diverse le varie casate e le persone che le compongono. Infondo la Coppa delle Case è un po' come il Quidditch: sana competizione. Spinge tutti a dare il meglio in generale e non solo nello studio, per il bene di un gruppo, di un'intera casata e non per se stesso. Festeggiare la vittoria della Coppa delle Case da solo non è divertente, e non avrebbe neanche senso. E' il contribuire insieme ad altri alla vittoria che rende unito un gruppo, e credo che la Coppa delle Case sia nata proprio per questo". E' evidente che i grifondoro, a differenza mia, hanno troppo buon cuore per sottolineare quanti concasata, in realtà, si vorrebbero affatturare dalla mattina alla sera, per tutti i punti inutili che fanno perdere perchè non sono in grado di usare il cervello a lezione o perchè si fanno beccare dagli spillati meno opportuni mentre dicono di essere a caccia del kneazle di Miss Hewitt oltre il coprifuoco.  
C'è qualcuno come la signorina Layla Thirwall, quartina serpeverde, che considera invece la coppa come solo una questione di tradizioni "Uhm, è una cosa che c'è sempre stata alla fine, giusto? Ma secondo me è abbastanza utile. Insomma, è un metodo per costringere tutti ad imparare, a studiare e a non fare bolidate per evitare di essere schiantati da qualche compagno per i punti persi". Per quanto il concetto di costrizione non mi piaccia molto, sono felice che almeno qualche altro serpeverde la pensi come me riguardo gli schiantesimi. Anche se ormai è da troppo tempo che non vedo più gli studenti realmente interessati a quella coppa, tanto da macchinare qualche sana vendetta per chi non contribuisce abbastanza a far riempire le clessidre. Ma magari è solo un'impressione, vero?
L'ultimo parere che sono andata a cercare, invece, è quello di un piccolo corvonero, Archibald Kennedy, che magari non è stato ancora contaminato dall'eCocentrismo che si respira tra i bronzo-blu. "Mmh…non ci avevo ancora pensato, ma cosi su due corvetti, ti direi per istigare gli alunni ad avere un buon comportamento e allo studio. Poi si studia per apprendere ma si gioca per vincere no?". Il marmocchio ha centrato il punto ed io non avrei mai pensato di concordare con ciò che dice e pensa un Corvonero. Non credo che i fondatori ci ritenessero un branco di Troll che, per rendere a scuola ed essere invogliati a studiare, avessero bisogno di quattro clessidre sempre in mostra in Sala Grande. Se a qualcuno non interessa lo studio, non saranno di certo quei punti ad invogliarlo, e viceversa. Non pensate che Godric volesse che i suoi studenti non avessero paura di confrontarsi tra loro e, indipendentemente da come andassero le cose, la competizione sfociasse in un'occasione per vincere lealmente? Tosca magari, dall'alto della sua somma tenacia, sperava che i tassorosso tirassero fuori i boccini una buona volta e facessero capire che, sì, grazie alla loro tenacia possono arrivare a vincere esattamente come chiunque altro. La luce e il prestigio che avrebbero tratto i corvonero da una vittoria simile non poteva che essere motivo di orgoglio per Cosetta che, con tutta probabilità, riteneva che per loro più di chiunque altro fosse semplice ottenere la coppa. E Salazar? A Salazar bastava poco: rendere i suoi studenti consapevoli che avrebbero dovuto fare tutto ciò che è necessario per vincere. Senza se, e senza ma di mezzo. Che, dopotutto, non è nemmeno solo questione di punti questa, ma più che altro una di quelle regole che ci si dovrebbe stampare nel cervello ogni qual volta vogliamo raggiungere un obiettivo. E voi, quanti punti vi date? Quanto pensate di rendere orgoglioso il vostro fondatore e cosa state facendo per vincere la coppa, oltre che ripetere un capitolo di storia della magia a memoria o eseguire correttamente un incantesimo? Che la sfida abbia inizio anche quest'anno, signori!

Catherine Smith. Caposcuola in skate, ostinata ad utilizzarlo anche durante le ronde finchè non le verrà esplicitamente vietato dal regolamento scolastico. Philip Noreal quando le ha regalato la sua prendiappunti, ha predetto che non l'avrebbe mai usata per fare i compiti: ora che è entrata in redazione e non usa altre piume all'infuori di quella, ha iniziato a pensare che l'ex-scribacchino abbia la Vista. O semplicemente che i Tassorosso riescano a farla franca più di quanto si dica in giro. Incantesimi è la sua materia preferita da sempre, ed è decisa a costruire il suo futuro sfruttando questa passione. I tratti tipici della londinese d.o.c. sono più evidenti intorno alle cinque del pomeriggio, quando ha necessariamente bisogno di far rifornimento di earl grey tea, ovunque sia, e qualsiasi cosa stia facendo. A serpeverde ha trovato nemici, alleati e amici, qualche buon esempio da seguire e la certezza che il Cappello non fosse ubriaco durante lo smistamento, perchè nonostante le voci di corridoio, lei non si vedrebbe in nessun'altra casata se non la sua.