Alzi la mano chi, leggendo il titolo di questo pezzo in prima pagina, non ha avvertito la sensazione di un salto indietro nel tempo, ripensando ad una vecchia rubrica de La Voce degli Studenti in voga sino a qualche anno fa. Quella si chiamava T in condotta e – sin dai tempi di Alfred Lewis e Michael Parker teneva conto delle note disciplinari rimediate dagli studenti. Questa, sarà per l'omonimia di cognome con uno dei due scribacchini storici, vuole invece fare il punto della situazione più per quel che riguarda le norme di buon comportamento che uno studente dovrebbe adottare all'interno di Hogwarts. Non credo serva specificare come non si tratti di un intervento punitivo – nel mio caso – quanto più di qualche consiglio che ritengo utile per il corretto funzionamento di questa Scuola di Magia e Stregoneria. Ho cercato di fare più o meno la stessa cosa con J'ackuse ma dopo due mesi ho l'onestà intellettuale di ammettere che quella rubrica non ha avuto presa sui lettori o forse sono io che risulto troppo noioso, ci può stare. Però magari facendo dei riferimenti specifici possiamo ragionarci su insieme. Del resto dovreste sapere che potete fare due chiacchiere con me ogni volta che vi va. Tranne quando abbiamo lezione, ovviamente.

1. Si fa presente allo studente del terzo anno Serpeverde Thomas Lancaster che il regolamento scolastico – ma prima di esso l'educazione – stabilisce un determinato modo da utilizzare nel rivolgersi agli adulti, siano essi assistenti, docenti o personale scolastico e ministeriale impiegato ad Hogwarts con diversi compiti. Per quanto ognuno sia libero di avere le sue idee su qualsiasi argomento, l'irriverenza non è mai da sottoscrivere né da lasciar passare in sordina, per non parlare di certi epiteti coloriti con cui vengono indicati dipendenti ministeriali o commentate le notizie di cronaca. 

Articolo 45, Sezione Comportamentale, rigo diciannove

Sin da quando mettiamo piede al castello – o forse anche prima, dipende dall'ambiente familiare in cui si cresce – ciò che ci viene raccomandato, talvolta a suon di punizioni a mio personalissimo avviso sterili, è che esistono dei livelli gerarchici all'interno di ogni ambiente che si frequenta e che agli stessi, sia che ci piacciano sia che non siano proprio nelle nostre corde, va comunque riconosciuto un certo grado di rispetto. L'esempio più lampante che mi viene in mente per quanto riguarda TJ – come ho scoperto che si fa chiamare in genere – è il volantino comparso in bacheca in periodo elettorale. Per carità, tutti abbiamo delle simpatie politiche più o meno accentuate, più o meno radicate, più o meno condivisibili, ma l'oggettiva presunzione di aver ragione su ogni cosa, non solo non è da condividere ma non deve prevalere sul modo con cui riferirsi, si parli di autorità scolastiche – quindi anche me – o ministeriali poco importa. Il consiglio che posso dare, oltre al banalissimo suggerimento di provare ad ascoltare il prossimo anche se questo mette a dura prova la conclamata pigrizia che si possiede, è quello di scegliere una delle aule in disuso del castello, chiedere ad uno studente più grande di insonorizzarla e sfogarsi come meglio si crede. In questo modo non solo si evita il rischio di insultare un Auror che sta facendo esclusivamente il suo lavoro, ma si otterrà anche il riconoscimento eterno da parte di tutti i padiglioni auricolari che già si lamentano del mio costante ricordare le norme che regolano questa Scuola di Magia.

2. Si ricorda alla studentessa del terzo anno Corvonero Aurora Halliwell che, sebbene il regolamento non abbia alcuna norma in merito, non è comunque buona educazione osservare insistentemente qualcuno aspettando che cambi colorito dell'incarnato o sposti la tracolla in modo da celare alla vista determinate parti del corpo. Anche se non è oggettivo o sindacabile l'attribuirle sguardi di un certo tipo, il buonsenso di cui sicuramente Cosetta l'ha dotata, dovrebbe suggerirle che mettere a disagio il prossimo è una delle forma di deviata insistenza rosa, come un tempo la definivano i Muldoon.

Proposta di articolo da inserire nel regolamento, Pagina 72, rigo quindici

Mi rendo conto di non essere la persona più indicata per un simile argomento, ma quando ho provato a chiedere a Catherine come potessi affrontare la cosa con una ragazzina del terzo anno, ha scosso il capo facendomi presente quanto io sia teneramente irrecuperabile o qualcosa del genere. Quindi, insomma…Aurora – posso chiamarti così, si? – mi rivolgo direttamente a te e anzi scusami se uso le pagine del giornalino scolastico, ma ogni volta che passo in corridoio ho la sensazione di starti antipatico per qualche motivo e che tu schiumi rabbia fissandomi anche dopo che sono passato, quindi magari se scrivo è meglio. Dicevo, capisco benissimo che tu non è che fissi il prossimo di proposito né che alla tua età possa esserci chissà che recondito intento, però – davvero – se posso darti un consiglio del tutto spassionato, ti direi di concentrare quelle stesse attenzioni sulle stelle, magari. Il professor FitzPatrick è bravissimo nel far amare l'Astronomia anche a chi crede di non aver alcun interesse per questa straordinaria ed infinita materia. Pensaci. Poi magari ne parliamo, sempre che ti passi l'arrabbiatura nei miei confronti…

3. A Persephone Mooney – studentessa Serpeverde del primo anno – dovrebbe esser fatto presente che i quadri ospitati all'interno del castello, al pari delle armature o delle statue, non hanno preso dimora ad Hogwarts per fungere da personale valvola di sfogo per una giornata storta. Il regolamento stesso, del resto, ricorda costantemente ad ognuno di noi il rispetto dovuto agli arredi che si trovano ad Hogwarts da tempo immemore e non solo. Secondariamente, basterebbe anche solo una piccola riflessione personale per comprendere come non ci si trovi davanti a delle rappresentazioni artistiche dei Non Maghi – e quindi statiche – ma a frammenti di personalità realmente esistite e come tali, quindi, equiparabili ad esseri umani.

Articolo 29, Sezione Decoro, rigo otto

Io sarò anche fatto a modo mio e magari – magari – troppo fissato con le regole o quelli che chiamano moralismi gratuiti, poca elasticità mentale o sindrome dell'ottocento, ma sono fermamente convinto di come ciò che individua al meglio un mago o una strega non sono tanto le parole degli amici – troppo semplice – e forse neanche tanto il giudizio dei docenti, per quanto obiettivi. Ciò che caratterizza un mago è il modo in cui si comporta verso quel che lo circonda, le leggi della natura ed il rispetto – in qualunque forma si presenti – da conferire ad un altro studente, una figura adulta, un banco di scuola o i testi scolastici. Io non so perché la primina Serpeverde stesse urlando contro un quadro, quello che mi vien da chiedere è solo: ne valeva davvero la pena? E se per qualche ritorno di magia che ad Hogwarts non è neanche così infrequente, le parti si invertissero? Che sensazione si proverebbe? La verità è che si dice tanto – forse anche troppo – di buono e di ipotetico, ma stringi stringi quando si deve fare ognuno la sua piccola parte, non la si fa mai. Al primo come al settimo anno.

Jackson Parker. Scozzese con il kilt di castità, si vocifera che abbia imposto il rispetto delle regole anche alla Piovra Gigante, ricevendo come risposta una doccia gelata e qualche apprezzamento – non recepito come tale – da parte di poche svenevoli studentesse intente a bighellonare sulle sponde del Lago Nero. Creatore inconsapevole di doppi sensi che è il primo a non afferrare come tali, ha fatto del regolamento scolastico una delle sue ragioni di vita, al punto da essere più noto come Il Moralizzatore che con il suo nome di battesimo. Incline a salutare chiunque più volte al giorno come se non ci fosse un domani, se non altro ha finito di far sanguinare le orecchie altrui millantando una parentela alla lontana con Agatha Wickham, errore scaturito probabilmente da tutte le volte che gli viene augurata una morte lenta e dolorosa per aver sabotato feste non autorizzate o coprifuoco non rispettati. Affetto dalla sindrome di sorellanza con gran parte delle sue coetanee e circondato spesso da esponenti di sesso femminile, più che un Billywig che va di fiore in fiore si tratta in realtà di un pianeta interstellare ancora inesplorato. Letteralmente.