Vita da assistente

di Stephen Medicine

E' bello tornare alla Voce. Chi non ha mai scritto per il giornale scolastico probabilmente non può capire e un po' mi spiace per lui. Chi lo ha fatto, invece, sicuramente può immaginare il sorriso che mi si è allargato in volto davanti alla pergamena ancora gialla pensando a dove finiranno le parole che scriverò. Quel sorriso è la somma dell'affetto che provo per la Voce e per quelli che con me la scrivevano ai miei tempi. Per Alfred Lewis che mi ci ha tirato dentro a forza. Per i Muldoon, i peggiori Custodi Segreti che la Voce abbia mai avuto, ma anche i migliori, alla fine dei conti. Per Alcyone Webber, che provava le ricette prima di scriverne, portandoci poi in redazione quel che ne veniva fuori; mai una volta che non l'abbia trovato buono. Per Sunny Sputnic, mai articolista fu più caustica e brillante. Per Charlotte Midlee, una così intelligente normalità da lasciare basiti. Per quelli della sezione sportiva: Eugene Reynolds; Robert McReady, anche se non gli perdono quel 4, e pure Vincent Stars e Matthew Typhoon, che in fondo il tempo annulla quasi tutti i vecchi dissapori. Potrei continuare, ma la rubrica si chiama Vita da assistente e non Il viale dei ricordi. Quindi concentriamoci sulla mia vita da assistente.
Ho fatto domanda per questo posto per una questione di principio. Mi proposi quando frequentavo il mio settimo anno, ma il professor Warren mi rispose che ero troppo giovane, salvo poi concedere il posto a Vincent Stars l'anno successivo, quando ancora era uno studente. A tutt'ora non me ne spiego le ragioni. Non mi sentivo e non ero inferiore a Vincent Stars come Pozionista, anzi…  Mi sono portato appresso il risentimento durante i miei anni di studio alla Sant Clouny e quando mi è giunta voce che Stars fosse stato licenziato, mi sono affrettato a ripropormi. Ormai mancava pochissimo a che diventassi Gran Pozionante e avevo tutti i titoli necessari. Ho dovuto ingoiare mesi di prova, ma alla fine ce l'ho fatta. Ora dovranno tirarmi per i capelli per farmi lasciare questo posto. Il passo successivo è la cattedra e vedrò di essere abbastanza paziente da raggiungere l'età e l'esperienza necessaria per poterla ricoprire. Certo, a quel punto mi toccherà avvelenare il professor Oven se non si ritirerà prima. Lui capirà. Chiaramente scherzo. Ho un ottimo rapporto con il mio superiore, che ha veramente tanto da insegnare. Anche ad uno come me che di Pozioni sa qualcosina. Sono però conscio del fatto che molti studenti non apprezzino il professor Oven. A questi voglio dire di cercar di andar oltre il carattere apparentemente severo, la famigerata monotonia delle sue lezioni e la spocchia che avvertono. Occorre solo che si sforzino di conoscerlo meglio e di dargli un'occasione. Il resto verrà da sé. Lo so che il mio appello cadrà nel vuoto. Gli adolescenti hanno questa fastidiosa abitudine di pensare d'avere sempre ragione e si crogiolano nella convinzione di essere degli incompresi quando il resto del mondo non è d'accordo con loro, invece di considerare la possibilità di avere torto marcio. Però qualche barlume di speranza l'ho intravista. Non certo nella signorina Henderson, a cui ho dovuto far bere della Cambiapersonalità per tenerla buona, nel signorino O'John, a cui ho dovuto lavare la bocca con il sapone per la mancanza di rispetto nei miei confronti, o nella signorina Turner, così appassionata da urlare ogni cosa che gli passi per la mente, però qualche barlume c'è. Non più tardi di un mese fa ci sono state le gare di Pozioni, proposte per cercare di spingere gli studenti a far del proprio meglio per spirito agonistico e per fare un po' di pubblicità alla Sant Clouny. Ho intravisto tanto talento. In tanti hanno superato la prova logica, molti di più di quanto non avvenisse ai miei tempi. Sempre in molti hanno saputo preparare pozioni degne di nota. Non farò il nome di chi alla fine ha vinto le varie categorie, perché sono certo che otterranno visibilità in qualche altro articolo. Tra gli altri, primo fra tutti, c'è il signorino O'Flynn. E' stato il primo a capire come risolvere l'enigma e si è offerto di sacrificarsi per la riuscita degli altri. E' stato poi bravissimo nell'estrarre l'Essenza. Avrebbe meritato di vincere. La stessa cosa si può dire per il signorino Flynn del secondo anno e per la signorina Meng tra i Basilisk. Fare da assistente spesso è abbastanza semplice, ma in questo caso non lo è stato.
Vorrei ora spendere qualche parola per attirare l'attenzione su un problema che ho riscontrato non tanto come assistente quanto come Guaritore che ha prestato servizio nell'Infermeria di Hogwarts. Hogwarts è piena di ragazze e ragazzi con disordini alimentari. La Medimagia ha numerosi rimedi per ovviare a questi problemi: Incantesimi Ingrassanti, Pozioni Rinpolpasangue o anche di più complessi come incantare un'immagine perché deperisca al posto di chi non mangia che invece più resta a digiuno e più ingrassa. Però resta il fatto che il problema ci sia e a mio avviso vada affrontato alla base. Mi rivolgo agli amici di questi studenti: non restare a guardare. Non li state tradendo confidando ad un insegnante o ai suoi genitori quel che avete notato. Spesso loro non ammettono di avere un problema neppure quando è più che palese sia così. Dovete aiutarli. 
Scritto questo, che spero non sia un appello inutile, da Vita da Assistente de La Voce degli Studenti è tutto, alla prossima.

 

Controeditoriale

di Merida Mcready

Capo Leroi, sei una persona scorretta nell'attentare al mio controeditoriale. Preferisco dirlo subito, piuttosto che passare tutto il tempo girandoci attorno. Sui Grampians siamo abituati a dire haggis agli haggis e cacca di cavallo alato alla pupù di equino volante, come direbbero i puristi della lingua che credono ancora che basti ripulire il linguaggio per cambiare il significato delle parole. Non funziona così. E non funziona così neanche in amore, per quanto sia difficile scrivere un controeditoriale che si contrapponga per davvero alle parole di Gordon.
Quello che Leroi invita a festeggiare ogni ora del dì ed ogni giorno dell'anno è infatti una prospettiva altrettanto raccapricciante rispetto all'auto illusione in cui la maggior parte si lancia il 14 Febbraio, parliamoci chiaro. E anche se i soliti puristi – in questo caso portatori sani di dita intrecciate e sguardi bavosi – son pronti a darmi della bambina che ancora deve crescere, innamorarsi per davvero e poi rimangiarsi tutto come fosse il porridge degli elfi in Sala Grande, io so che il mio discorso ha senso, a modo suo.
Amore è un battibecco stupido, non due ventricoli metaforicamente in comune. Amore è quando ti pungolano sapendo dove colpire, perché vuol dire che l'altro ti conosce abbastanza da sapere ogni gradazione – a proposito: chi ha osato infilare 50 gradazioni di pelo nella mia tracolla? vi odio – del tuo carattere. Amore non è qualcuno che balla la rumba sui resti di una storia che sino ad un minuto prima dichiarava in un certo modo, quindi smettetela di voler far credere che vi arrivi in testa una folgorazione divina nel momento in cui scendete dal baldacchino la mattina, quando è solo una craniata rimediata per sonno molesto. Non vale neanche la scusa dell'aver parlato con le uova strapazzate sentendovi rivelare non si sa che arcano segreto. Sono io, non sei tu. E' una frase che piace particolarmente, per non dire che ci si è stancati. Sì, sei tu l'imbecille, lo confermo molto volentieri, mi verrebbe da rispondere, in questi casi. L'amore, semplicemente, non va festeggiato. Non va neanche sbandierato, per come la vedo io. Amore è qualcuno che si inventa una scusa per farti restare o cerca di strapparti un sorriso. Amore è un crup che ha appena distrutto la tua collezione di Beathag Chisholm – bravo, cucciolo, ti stimo – e ti guarda come se sia tu a non comprendere.
Sì, siamo noi che non capiamo, diciamolo una buona volta. Quando ci arrabbiamo se non ci si ricorda del nostro compleanno. Quando vorremo sentirci dire che – wow – i risultati della dieta priva di aria che stiamo seguendo si vedono eccome e poco importa se l'aria non fa ingrassare quanto il Clootie Dumpling che ci siamo appena divorate. Quando pretendiamo che l'amore sia una cosa unica e poi lo banalizziamo riducendolo a due persone che si fanno le coccole in corridoio mentre tu ripassi freneticamente il capitolo di Storia della Magia che hai scordato di studiare.
Amore è… Amore è far parte di una famiglia in cui non importa quanto tempo ti serve per tornare in te, sarà comunque lì ad aspettare una piuma che si muove di nuovo anche solo per scrivere "faccia di Kelpie". L'amore non è tutti i giorni, quelle son le interrogazioni. E non è decisamente la stessa cosa, sob.