Sto scrivendo quest’articolo poche ore dopo aver ripreso le mie normali fattezze. Quello che è successo mi è chiaro solo adesso, ma stento ancora a crederci. Non so quanti di voi si sono accorti di vedere un ragazzino che sembrava me quando ero al secondo anno. E magari anche un piccolo Dalis, che a vederlo così farebbe ridere anche Mirtilla Malcontenta. O Strawberry Jr., che nonostante la regressione di età ha mantenuto la stazza di un grizzly. E lo stesso si potrebbe dire di Alexsandra Wolf, altra vittima di questo strano avvenimento.

cunicoloUno schizzo di Brenda Applewhite

Il tutto è iniziato una settimana fa. Ero in giardino, seduto sotto un albero a leggere un libro, anche se più che altro tentavo di tenere d’occhio il gufo della Silver, che incombeva sulla mia testa. Ad un tratto ho sentito il terreno mancarmi letteralmente sotto i piedi e, dopo aver creduto che forse dovevo mangiare di meno, mi sono ritrovato in una stanza nel sottosuolo, insieme a diversi studenti della scuola: i due Dalis, la Olsen, la Wolf, la Silver, Strawberry Jr. e Violet Spears, la più piccola tra tutti noi. Nel luogo erano presenti delle statue che raffiguravano diversi animali, a mio avviso in pose alquanto inquietanti. Non ci è voluto molto per iniziare a incamminarci verso l’unica via d’uscita disponibile, attraverso la bocca di un serpente gigante in pietra. Dalla padella alla brace. Ci siamo ritrovati davanti ad un teschio, che ci ha posto un indovinello. Purtroppo ho dato la risposta sbagliata, e sono stato spedito insieme alla Silver, la Wolf e la Spears in un cunicolo ammuffito, che sbucava in una caverna con un Troll affatto socievole. Un po’ per fortuna, un po’ per l’incoscienza della Spears che si faceva beffe dell’enorme creatura, siamo riusciti ad abbatterlo, anche se non ricordo precisamente la dinamica, dato che lo scontro è stato piuttosto concitato e non so chi ha dato il colpo di grazia. Subito dopo il gruppo è stato separato di nuovo, e con la Silver ho percorso l’ennesimo cunicolo, molto probabilmente al di sotto del Lago Nero, dato che il suolo era ricoperto da uno strato d’acqua. Ci siamo ritrovati di fronte all’ennesimo indovinello, e – tanto per cambiare – siamo stati divisi per l’ennesima volta. Ho iniziato a percorrere da solo un tunnel pieno di vermi e pipistrelli, cercando di non urlare con aria schifata come un Yibisco Emmeth qualunque, ritrovandomi poco dopo davanti alla statua di un enorme orso. Ero così concentrato a guardare quella statua, credendo che di lì a poco avrebbe preso vita, che per poco non mi facevo accoppare da uno Zombie. Sì, uno Zombie. Non ho idea di come sia finito lì, né di come ci sia finito il Troll che è stato combattuto in precedenza, fatto sta che era a pochi metri da me. Ho fatto appello alle mie sfocate conoscenze del programma di Difesa contro le Arti Oscure del secondo anno, e ho ricordato appena all’ultimo che dovevo usare il fuoco. Con molta fortuna sono riuscito a stendere la creatura, e dopo di questo i ricordi sono parecchio incasinati.
Ricordo che c’era uno scrigno, e come mi sono avvicinato… Bam, mi sono ritrovato in Sala Comune, ed ero come quando ero al secondo anno! E lo stesso vale per la mia mente: non riconoscevo i miei attuali compagni d’anno (del quinto) e neanche quelli che sono ora al secondo, ovvero i miei compagni in quel momento. È un ragionamento contorto, ma credo in voi e sono sicuro che ce la farete a capirmi; dopotutto, quando l’ho fatto leggere a Becket, lui l’ha capito: ha mormorato un «Sì, sì, ora torna a dormire» quando gli ho letto l’articolo alle cinque del mattino, e lui era ancora a letto.
La cosa che comunque mi preoccupa è che a Hogwarts ci siano dei pericoli del genere. Faccio una richiesta alla Preside Loreen Wallace affinché possa fare in modo che venga compiuta una scrupolosa perlustrazione dei giardini della scuola, per trovare di nuovo quel luogo e renderlo inaccessibile in futuro. È davvero pericoloso, ed è una fortuna se non è morto nessuno.
Chiedo inoltre ai miei "compagni di sventura" di inviarmi gentilmente le loro testimonianze via gufo, in maniera da poter avere un quadro più completo della situazione.

 

Clovis O’Gilead