Un uomo che ha sposato i numeri

Sabu1

Fossi in voi, non attenderei oltre a chiacchierare per più di qualche secondo con il nostro docente di Aritmanzia. Stupenda la conversazione tenuta tra noi due nel suo ufficio, illuminato dall’enorme camino tempestato di foto della sua famiglia. L’atmosfera, inutile dirlo, è stata la solita che regna all’interno della sua classe e soprattutto intorno alla sua figura. Fiscale ed autoritario, il professor Sabu già mi attendeva seduto sulla sua poltrona, pronto a rilasciare l’intervista. L’ammirazione che già provavo verso di lui è aumentata quando mi ha lasciato tranquillamente parlare con il mio fantastico accento francese. Subito la mia curiosità ha cercato di comprendere il perché di questa totale disponibilità nel parlare una lingue diversa dalla sua originale e, soprattutto, da quella a cui è abituato ad Hogwarts. La sua risposta non s’è fatta attendere.
Sabu: "Una grossa parte della mia materia studia le relazioni tra le lingue e i numeri, viene quindi da sé che un buon aritmantista deve conoscere i diversi idiomi. E io, modestia a parte, sono un buon aritmantista”.
Molti penserebbero che non ci vuol niente ad imparare lingue del tutto diverse dalla propria, ma io vi posso dar conferma del contrario. Tuttavia la risposta data mi ha lasciato un attimo perplesso. Perché scegliere proprio di specializzarsi nell’Aritmanzia?
Sabu: "Inizialmente la scelta è stata quasi obbligata. Deve sapere che mia madre era una Veggente di discreta fama. La mia famiglia era convinta io ne avessi ereditato la ‘Vista’ e, al mio terzo anno, mi è stato consigliato di frequentare Divinazione e Aritmanzia come materie facoltative. Sono rimasto piacevolmente colpito nello scoprire che l’Aritmanzia si fonda sul metodo scientifico e che abbraccia un po’ tutti gli ambiti della magia, non solo la Divinazione, permettendo di accrescere l’efficacia di diversi procedimenti. Lei non segue la mia materia, quindi immagino le sia più facile capire ciò che intendo se le dico, ad esempio, che un incantesimo protettivo risulta molto più potente se ripetuto un preciso numero di volte a seconda dalla sua formula".
Ha ragione nel dire che non ci ho capito molto all’inizio e, ora che sto redigendo questo articolo, continuo ancora a capire ben poco. Di certo non do colpa al docente per la spiegazione che, probabilmente, per altre persone che frequentano Aritmanzia sarà stata molto esaustiva. Del resto, sono ancora del tutto incerto sulla scelta dei corsi facoltativi che ho dovuto fare ad inizio anno. Spontaneamente chiedo se, in particolare, c’è qualche motivo che debba spingere uno studente a scegliere il corso tenuto da Sabu.
Sabu: "Alla prima lezione del terzo anno dico sempre ai miei nuovi studenti alcune parole di cui sono convintissimo. Nessun mago può sperare di diventare un gran mago senza conoscere adeguatamente i numeri. Partecipando alle mie lezioni si fa il primo passo verso la grandezza".
Naturalmente chiederò in giro. E la prontezza con cui risponde alle mie domande mi sprona sempre più ad addentrarmi nello specifico. Ipotizzando un calo dell’affluenza, nel suo corso, di vari studenti veramente motivati allo studio della sua materia, chiedo quale possa essere una sua probabile reazione alla cosa e qualche consiglio su come debba essere l’approccio giusto per affrontare le lezioni.
Sabu: "Quello che le posso dire è come non dovrebbero approcciarsi allo studio dell’Aritmanzia. Spesso chi non ha dimestichezza con questa materia la reputa puramente teorica e molti rimangono di questa convinzione anche una volta intrapresone lo studio. Non potrebbe esserci niente di più sbagliato. Il principio della realtà è individuato nel numero, che non è un elemento astratto, ma un ente in cui astratto e concreto si mescolano in maniera indissolubile. Tutta la magia può essere espressa tramite i numeri. Ed è questo che cerco di far capire prima di tutto a coloro che scelgono l’Aritmanzia come materia facoltativa".
Con un tono molto più mellifluo e delicato, cerco di convincerlo a rivelarmi qualche piccolo segreto della sua branca, per poter poi spifferarlo a voi fidati lettori della Voce.
Sabu: "Purtroppo no. C’è molto che ho tenuto per me sull’Aritmanzia, ma se l’ho fatto è perché non mi è dato di parlarne agli studenti. Quindi mi scuserà, ma non posso farlo."
Deluso per la risposta, decido che è ora di fare un po’ di domande più riservate al docente, lasciando completamente tutto quello che riguarda la sua materia. I più sanno che è nato a Londra sessantadue anni fa. Infatti i maghi londinesi di origini indiane sono tutti concentrati in una stessa zona, che chiamano Indian’s Lot.
Sabu: “È stato come crescere in una famiglia enorme. Riuscire a giocare con la bacchetta di mio padre senza che tutti lo venissero a sapere era un’impresa! La mia prima sera ad Hogwarts il Cappello Parlante mi ha smistato tra i Serpeverde, la casata che fu anche di mio padre. Non avrei potuto sperare di meglio. Ero un ragazzino con in testa tanti sogni di gloria e un temperamento tranquillo. La mia Casa mi ha aiutato a raggiungere gli obiettivi che mi prefiggevo di volta in volta e, quando è stato necessario, mi ha spronato a reagire dove avrei, con ogni probabilità, lasciato perdere. Ho concluso i miei studi con buoni voti. In particolar modo: Trasfigurazione, Divinazione, Incantesimi e, naturalmente, Aritmanzia. Grazie ai miei successi accademici non ho avuto problemi a trovare un posto al Ministero nell’Ufficio Misteri. Ho fatto parte di una squadra di maghi eccezionali. Sono sempre stato convinto che starei ancora lavorando lì se, compiuti da poco ventisette anni, non si fosse reso necessario trovare qualcuno in grado di preparare i nostri ragazzi in una materia complessa quale è l’Aritmanzia. Nonostante le mie credenziali, però, ero poco più di un ragazzo, che ha dato anche qualche grattacapo alla scuola. Due anni dopo il mio ingresso nel corpo docente ho sposato una studentessa appena maggiorenne, ma ormai stiamo insieme da 33 anni e credo di aver dimostrato in maniera inequivocabile che non è stata un’alzata di testa. Insegno Aritmanzia ad Hogwarts da 35 anni e, nonostante gli alti e bassi, non potrei più farne a meno. Mi occupo di una materia che amo e ho anche il tempo di rendermi utile alla comunità magica, ideando incantesimi su richiesta".
Sabu2 Non mi basta di certo sapere così poche indiscrezioni sulla sua vita e mi appresto a cercare di scavare un po’ di più sull’adolescenza del professor Sabu, tanto che finiamo a parlare del suo primo anno ad Hogwarts:
Sabu: "Ero l’unico ragazzino del mio anno a preferire il turbante al cappello, per non parlare poi degli abiti che indossavo quando non portavo la divisa scolastica e del Tilak sulla fronte. Può immaginare come i compagni non mi si avvicinassero con molto calore. Ho comunque trovato un piccolo gruppetto di amici fidati, che mi sono rimasti accanto per tutti gli anni scolastici e con cui ho condiviso tanto. Lumacorno, il direttore della mia Casa ai tempi in cui frequentavo Hogwarts, è stato molto utile nel permettermi di integrarmi a scuola. Devo molto a lui e al suo club, che riposi in pace."
Questa risposta poi mi rimanda un po’ indietro nel tempo. Sicuramente, dopo il racconto del quadro di Albus Silente, molti ricorderanno del periodo buio che, a quanto pare, ha affrontato anche il nostro caro docente.
Sabu: "Sì, ci sono stato costretto. In tempi come i nostri è difficile vivere tranquilli. Se si è un mago di una certa levatura, poi, è la coscienza a spingerti a fare il possibile per sistemare le cose", risponde quando gli chiedo se anche lui ha dovuto affrontare particolari situazioni durante le sua vita.
Tornando a parlare delle sue esperienze ad Hogwarts, cerco di capire perché abbia scelto proprio questa scuola per insegnare.
Sabu: "Era come affermare davanti a tutto il mondo magico d’essere il miglior aritmantista esistente. Un giovane ed ambizioso mago quale ero io non si sarebbe mai lasciato scappare un’occasione simile".
E qui mi lascio scappare un pettegolezzo degno della Trott. Ma quanto c’è di tenero tra Manish e la nostra cara Blue?
Sabu: "Io e la Professoressa Applebaum siamo in ottimi rapporti, ma non tanto quanto allude questa voce. Sono passati i tempi in cui simili gossip potevano essere veri. Ora ho la testa sulle spalle e non tradirei mai la donna che amo".
Ambasciator non porta pena! E così continuiamo a discorrere sui colleghi con cui lavora.
Sabu: "La Carmicheal è una donna deliziosamente dotata. Ricordo ancora i tempi in cui era qui ad Hogwarts come studentessa. I suoi sensi non erano sviluppati come ora, ma già si intravedeva quella caparbietà che non le ha permesso di arrendersi davanti al suo problema. Sono sicuro sarà un ottimo esempio per i suoi studenti. Lysander è un centauro e con questo penso di aver detto tutto. Il temperamento è quello classico della sua razza, ma per fortuna non lo è il suo modo di porsi con i maghi, altrimenti non sarebbe qui ad insegnarvi i segreti della sua specie. Dobbiamo essergli grati per un tale onore. La Divinazione, per come la insegnano i maghi, è pressoché inutile, ma con un centauro ad insegnarla anche quelli che non possiedono la Vista potrebbero vedere qualcosa di ciò che ci riserva il futuro. Keaton, invece, mi pare abbia, ma potrei anche sbagliarmi, una visione troppo romantica dell’insegnamento, ma non metto assolutamente in dubbio le sue capacità di erbologo".
Annuisco al suo dire, prima di concludere con una domanda su quello che i ragazzi percepiscono in sua presenza.
Sabu: "Solo questione di riservatezza e un modo di fare un po’ schivo, signorino. E purtroppo immagino sia di una certa rilevanza anche il fatto d’essere uno dei docenti più anziani a scuola, ora che Summers ci ha lasciato. La differenza d’età procura sempre, anche se non lo si vuole, delle difficoltà di comprensione. E poi mia moglie continua a dirmi che a forza di stare con la testa fra i numeri perderò contatto con la realtà. Questo mi pare esagerato, ma può farle capire perché do l’impressione che lei ha appena descritto (cioè di essere un bimbo asociale). Infatti ritengo ognuno dei miei colleghi, per quanto bizzarro possa essere, un luminare della materia che insegna e trovo molto esaltante discorrere con loro. Anche se continuo a perdermi nelle mie riflessioni”.
Infatti lo lascio ancora a discorrere su vari numeri e collegamenti magici, quando varco l’uscio del suo ufficio per tornare in redazione. Chissà se se ne sarà accorto della mia assenza o pensa ancora che io stia lì a sentirlo.

Vincent Stars