Il secondo ed il quarto sabato dei mesi pari – escluso Aprile -, alle 16:27, la scala che scende dall'ala est del sesto piano si sposta dal ballatoio del corridoio nord-ovest del quinto per arrivare davanti alla statua di Boris il Basito, dove c'è quella porta che non ne vuole proprio sapere di alohomorarsi. Sabato scorso io e Babbano eravamo proprio lì a cercare di scassinare la serratur… confutare la nostra teoria sulla simmetria delle statue fra il quinto e il settimo piano quando le nostre orecchie feline sono incappate in una conversazione molto interessante: pare che il professor Parnell – così dicono le fonti che non citeremo perché sono state intercettate illecitamente – abbia proposto a tutti gli studenti che frequentano la sua materia di darsi all'addobbo selvaggio dell'aula di Rune. Visto che io e Babbano prendiamo molto seriamente il nostro ruolo, per correttezza giornalistica siamo andati a verificare ed in effetti, oltre la porta dell'aula, zucca ci covava. Questa cosa grinzafichissima, oltre a farci prendere in considerazione l'idea di aggiungere Rune all'elenco delle materie facoltative che vogliamo seguire, ci ha lasciati piacevolmente affascinati dall'idea che anche un professore, ovvero una persona vecch… anzian…dulta potesse essere contagiata così tanto dallo spirito halloweeniano come dal friccicorio di un mou frizzoloso. E allora, mentre tornavamo sui nostri passi per andare a prendere il thé del sabato con Sir Grubb, ci siamo chiesti: se tutti i nostri insegnanti decidessero di lasciarsi ispirare dal proprio fanciullo interiore, come si vestirebbero? Mi domanderete che senso ha interrogarsi su questo visto che la festa di Halloween è pronta a servirci la risposta su un vassoio infuocato, e ora ve lo spiego: George Victorious Richardson nel suo libro L'altra faccia del Demiguise dice che non c’è maschera più sincera di quella che scegliamo di indossare ogni giorno e, anche se non ho ben capito che cosa voglia intendere, Babbano mi ha convinta a partire da questo presupposto per ragionare sulla realtà che osserviamo quotidianamente. Nella notte in cui si inneggia alla paura è facile pensare a demoni, zombie e maghi oscuri, ma le cose più grottesche –dice sempre Richardson- sono quelle che si vestono con maggiore naturalezza. E allora, partendo proprio da questi presupposti, quale è l’abito più adatto per quelle persone che si svegliano con il proposito di riempire le nostre zucche vuote ogni mattina, anche se non andiamo a bussare alla loro porta chiedendo “dolcetto o scherzetto”? Dopo giorni e giorni di pedinamento attenta e perseverante osservazione dei soggetti interessati, queste sono le mie merlockiane conclusioni: 

Usurpatore di materie e cariche accademiche, nonché uno dei più grandi triplogiochisti della storia della magia britannica. Di Severus Piton si è detto e scritto di tutto. L'ex Preside Granger, fra gli altri, ci ha raccontato di come questo mago sia stato capace di sopportare l'odio di colleghi e studenti pur di salvare le terga a tutti quanti. E lo so che ora mi direte che zio non è paragonabile a Piton, che lui ha solo rubato il capocasato al professor Harrenhal, ma non è vero! Non è tutto qui. Lui ha detto una bugia perfino a me, lasciandomi credere che fosse un assassino, per aiutarci l'anno scorso. E sì, come voi lo odio un po' per questo, ma sono fiera di lui e dovreste esserlo pure voi, senza grifolagnarvi. L'altra faccia del galeone, però, è quella che rende davvero spaventoso questo costume: quando una persona ti dice una bugia, anche se è per il tuo bene, come fai a fidarti ancora? E' come una partita all'ultimo Sectumsempra a Imperio o Veritaserum: per chiedere devi metterti in gioco, per sapere devi esporti. E non ci sono bolidi che tengano, se vuoi credere devi correre il rischio, perché la fiducia che – tutti dicono – è da guadagnare, diventa più relativa che mai quando devi concederla a quel qualcuno che ti ha detto una bugia. Gli concederete una gloria postuma, come al personaggio che ho scelto di fargli interpretare? E' una vostra scelta, io posso solo garantirvi che lui giurerà sempre di avere buone intenzioni.

Ok, questa è un po' scontata, ma come si fa a non legare il professor FitzPatrick e la professoressa Macintyre al sistema solare? Il sole lui, la luna lei. Caldo e rassicurante l'uno, pallida e meditabonda l'altra. Pare che nella mitologia greca Apollo ed Artemide fossero fratelli, nati da uno dei tanti impicci poco leciti di Giove. Di lui si narra che fosse il dio delle arti, della musica e della profezia, di lei si narra che fosse una vergine cacciatrice, dea della selva, protettrice degli animali e delle donne. Opposti e complementari, questi due personaggi danzano nell'Olimpo come gemelli, pianeti legati. Forse sto romanzando il legame fra i nostri due professori, di cui in effetti non ho prove, ma mi incuriosisce la possibilità che orbitino l'uno attorno all'altro, come quei pianeti di cui cercano di spiegarci il senso. D'altronde ciò che sappiamo per certo è che il sole ci concede la vita e la luna, brillando del suo riflesso, ci fa vedere solo una delle sue facce. Mostrarsi e nascondersi è il loro gioco, influenzare le nostre vite il loro ruolo. La presenza del Caposcuola Grifondoro – oltre che per l'attitudine per la materia come lui stesso va ripetendo di continuo – serve anche per nascondere le vergogne, come direbbe papà. Io e Babbano siamo dei giornalisti seri, come prima cosa, ma restiamo anche figli e nipoti di genitori che ci hanno educato in un certo modo. Sorridi, papà, sei su La Voce degli Studenti. Circa.

 

Anche se non ho mai partecipato ad una loro lezione né ho mai avuto il piacere di intrattenermi a parlare con loro, so di Rosebud e della King tutto quello che devo sapere: mi hanno fregato la cattedra. Non bastava la scandalosa decisione di zio di insegnare un'altra materia, no, bisognava anche aggiungerci questo. Il diritto di successione parla chiaro in questi casi e non capisco proprio come sia stato possibile che al posto mio e di Babbano venissero messi questi due. Sembrano simpatici, questo ve lo concedo, lui con quell'aria innocua e conciliante tipica degli anziani che vanno a giocare a scacchi al parco e lei con l'aspetto di una maganda che non ha ancora imparato a castare un convercoloris sui vestiti neri, però volete mettere?  BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE BABBANOECORE Così, giusto per ricordarvi come sarebbero dovute andare le cose, Babbano mi ha suggerito di ripetere giusto qualche volta i nostri nomi, che magari a fine anno, se e quando zio rinsavisce e/o il professor Rosebud decide di tornare al Ministero, chi di dovere sappia cosa fare. E quindi veniamo alla coppia che insegna una delle materie scolastiche di Hogwarts. Per loro trovo molto azzeccato l'accostamento che già vi ho accennato prima e anche se a prima vista vi verrebbe da chiedere dov'è che si nasconde il lato pauroso, vorrei vedere voi a trovarvi come compagna di classe una come la King – alla faccia di tutti i bocciati che ci sono in giro quest'anno – o un gatto nero che ha più il carattere di un Crup. Babbano dice che a lui farebbe paurissima. Nel dubbio: BABBANOECORE.

Prima che vi facciate venire strane idee, chiariamo subito un punto: non sto assolutamente insinuando che la professoressa Abbott sia un uomo o abbia la barba! Se non avete capito perché lo sto chiarendo, abbiate pazienza e tutto sarà più chiaro quando vi spiegherò il suo costume. Partiamo però col dire che qui ho scelto davvero uno scontro fra titani, affiancando due personaggi che provengono da universi letterari davvero distanti fra loro. Da una parte abbiamo il professor Curtis, nei panni di un Noè pronto a caricare sulla sua arca tutte le coppie necessarie a ripopolare il mondo di ogni creatura che meriti la sopravvivenza. Dall'altra, invece, un Charles Darwin in versione femminile vuole parlarci dell'evoluzione di quelle specie che, se vogliamo, possiamo pensare siano state tratte in salvo dal nostro Noè. A livello di tempistica i conti non quadrano proprio benissimo, visto che sono la prima a dover ammettere che non ho idea di quale sia il secolo in cui sono nati i nostri professori di Cura. Tralasciando questo dettaglio, comunque, direi che qui il confronto-connubio di tali personaggi mi pare calzante proprio per la loro attitudine a salvaguardare le creature. Che sia salvarle fisicamente caricandole su una zattera che solca gli oceani o tutelarne lo sviluppo analizzando leggi che spieghino come e perché i più forti sopravvivono per il continuo della specie, sempre con gli animali si ha a che fare.  Come occuparsi di loro è una scelta che ognuno di noi compie singolarmente quando decide di avvicinarsi a queste creature. Potrei dirvi che la mia scelta nasce perché vedo nella professoressa Abbott una sfida a chi riesce a salvarsi le terga, mentre il professor Curtis sembra più indulgente quando si tratta dell'incolumità dei suoi studenti durante le lezioni. Tuttavia, ciò che davvero spaventa in questi costumi, per quanto siano agli antipodi sotto un certo punto di vista, è che, volenti o nolenti, tutti noi potremmo essere quell'elemento della specie che né Noè né Darwin scelgono di salvare. Ci lasceranno annegare nella tempesta? Non impediranno al più forte di divorarci? La scelta è loro, a noi spetta solo il tentativo di convincerli che valiamo la pena.

Siamo onesti, in questo caso non c'è neanche bisogno di un costume per evocare l'ansia che i nostri insegnanti di Difesa sanno trasmettere. Sarà che ormai bisognerebbe piazzare un banchetto delle scommesse davanti alla porta dell'aula non tanto per puntare sulle probabilità (100%) che le loro lezioni siano studiate per testare quanto ci regge il cuore, quanto più per indovinare il numero di mutilazioni che riporteremo alla fine dell'ora; sarà che la materia stessa tratta argomenti che mi fanno venire gli incubi, sarà un po' quello che vi pare, ma rimane il fatto che vestire Mallory e la Dalloway per la notte della paura è più facile che rubare cioccorane a un Gargoyle. Sarebbe bastato puntare a caso il dito sul libro di Difesa per trovare un costume appropriato, ma visto che io e Babbano siamo giornalisti seri abbiamo tentato un'analisi più approfondita e ne abbiamo concluso che nulla sarebbe più azzeccato del Drow e della Banshee. D'accordo, forse neutrale non è proprio l'allineamento più indicato per la Dalloway -Cath sostiene addirittura che sia buona, ma voi sapete cosa intendo…- e l'unico legame che la professoressa ha con l'Irlanda è la puzza di bugia, come dice sempre zio Lucas, ma che passi il tempo a preannunciare la morte imminente di tutti noi è un dato di fatto inconfutabile, fosse anche solo perché quando si mette ad urlare è in grado di disintegrarci i timpani, l'anima e la media. Non meno inquietante, il suo assistente assomiglia davvero tantissimo all'illustrazione del Drow che ho trovato nel Libro degli Esseri, tranne che per il colore dei capelli. Intelligente e agile sembra esserlo, e il suo sorriso depone anche a favore della scarsa moralità tipica di questa razza, ma ciò che mi ha davvero convinta a vestirlo così è l'aura da guerriero del professor Mallory; mi riesce così facile immaginarlo combattere a mani nude contro un Lupo Mannaro e mangiarselo, anche se non mi sono informata sulle abitudini alimentari di questa razza. Per altro, si dice che quella dei Drow sia una società di stampo matriarcale, ovvero guidata da una donna vecchia e cattiva…Sono l'unica a vedere una certa analogia in questo? 

Non seguo Divinazione, ma da quando questi due sono spuntati al tavolo dei docenti il primo Settembre ho deciso di indire una petizione per legittimare il mio personalissimo diritto di frequentare quattro materie facoltative. Impossibile negare che il professor O'Reilly e la professoressa Hewitt siano due personaggi come minimo singolari, una coppia così particolare che, secondo me, legame di sangue ci cova. Che siano foglie della stessa bustina di earl grey o solo due infusi complementari che il fato ha fatto incontrare nella stessa teiera, comunque, poco conta. La cosa davvero importante è che basta guardarli per aver voglia di arrampicarsi su nella botola per ascoltare cosa hanno da raccontarci. Per loro ho scelto i personaggi di uno dei miei libri preferiti: Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie. Uno dei libri babbani più magici che abbia letto, che racconta del viaggio onirico di una bambina di nome Alice attraverso un mondo di paradossi e insensatezze. Tanto per cominciare, è proprio questa definizione che mi ha portata ad associare il mondo di Alice con quello che si cela dietro la porta dell'aula di Divinazione, e non tanto perché ritengo che questa materia sia insensata, anzi,  ma perché spesso e volentieri ho sentito dire che alcuni la ritengono tale perché non la capiscono. Quindi ho voluto immaginare la professoressa Hewitt come la saltellante bambina che ci trascina nella tana del coniglio, per assistere ad un thé party più bizzarro di quello che faccio con Sir Grubb mentre lui mi dice che finirò per strozzarmi coi pasticcini. Che ci sia qualche collegamento fra il thé e le previsioni di morte? Io non so dirlo, ma sicuramente il professor O'Reilly qualche risposta in più potrebbe darmela, ed è per questo che gli ho voluto far interpretare proprio quel Cappellaio Matto che, nella storia di Alice, punzecchia continuamente con osservazioni personali e domande a trabochetto. Certo, non riesce a portare a termine un discorso senza interruzioni, ma questa è un'altra storia. 

Lo so bene, io e Babbano siamo dei giornalisti talmente scrupolosi che per analizzare tutte le possibili variazioni e combinazioni del Corpo Docente in materia di vestiario sarebbe necessario più tempo e anche più spazio, cosa al momento impossibile anche perché sono le 17.34 e, come qualcuno di voi spero sappia, ho solo dodici minuti scarsi prima che la scala che dal primo piano – verso l’aula di Trasfigurazione – conduce ai piani più alti… si inceppi. Non succede sempre, ho controllato minuziosamente per diciassette giorni, ore pasti comprese,ma visto che io e Babbano stiamo ancora elaborando un complesso schema che ci faccia finalmente capire se il problema sta nella pedata o nel movimento rotatorio…vi faremo sapere.

Coraline Thofteen. Suprema Conoscitrice Autodidatta del Sacro Scibile Appartenente ai Babbani, Ovvero Cantastorie Compulsiva di Interminabili Novelle Inventate. In una sola parola: S.C.A.S.S.A.B.O.C.C.I.N.I. Indiana Bones del Castello Misterioso, è stata spesso avvistata fare su e giù ripetutamente per le scale, delle quali si vocifera stia tentando una mappatura alla ricerca di uno schema nei loro spostamenti. Pare che sia piombata alla redazione della Voce proprio a causa di uno di questi improvvisi cambi di direzione, sebbene esista una seconda versione che narra che stesse pedinando la Caposcuola Serpeverde chiamandola "mamma". Molestatrice seriale di quadri e fantasmi, Herbert Mocassino McWin sostiene che sia riuscita a far spazientire addirittura Pix, del quale tuttavia si considera una grande amica. Il suo infaticabile lavoro di ricerca annovera imprese eroiche quali la raccolta firme per concedere ai vermicoli il diritto di decidere se vogliono essere bolliti nei calderoni, l'esperimento sociale di integrazione di persone con l'apparecchio odontoiatrico, il rinnovamento dell'arredo scolastico indotto tramite la distruzione dello stesso, la legalizzazione di una soglia di inquinamento acustico che faccia sentire le banshee accettate e il boicottaggio delle discipline aritmantiche. Voci non confermate né smentite dicono che stia lavorando ad un'autobiografia dal titolo "Come far rivoltare nella tomba Cosetta in dieci sillabe o meno".