Puntuale come una ramanzina di Parker o un consiglio non richiesto della Halliwell, anche quest'anno la gloriosa Civetta dello Sport ha strizzato l'occhio alla Gringott nell'ormai arcinota operazione di mercato chiamata FantaQuidditch. Lettori interessati – gli stessi che magari, a domanda, conoscono più l'ultimo rampollo arrivato alla corte dei Magpies piuttosto che i nomi dei candidati alla poltrona di Ministro – non potevano infatti farsi sfuggire l'occasione di sperimentare quella brillante carriera da Allenatore (Fanta, pardon) appesa da un Levicorpus per questioni anagrafiche o di somma realizzazione personale annegata sul fondo di un Incendiario alla Testa di Porco e quindi eccomi qui a raccontare le ragguardevoli imprese di chi ha zellini da spendere e tempo per star dietro agli interessi del più noto crocevia monetario della nostra Comunità Magica. Dimentichi di mostrare occhi lucidi e storie – feat Sciacalli – da raccontare davanti al camino della propria Sala Comune con aneddoti che li vedono inevitabilmente, ma non involontariamente, protagonisti indiretti della nuova versione di saetta vs cartilagine, infatti, i giovani maghi e streghe del Regno Unito hanno dimenticato in fretta come quegli stessi Goblin ci abbiano lestamente chiuso in faccia le porte della Gringott neanche un anno fa, atteggiandosi a padroni di denaro non loro che al momento mettono in palio – che generosi! – dopo averne spillato un altro po' per far abboccare adoranti finti intenditori di tre bocce da librare in volo. Certo, fin quando esisteranno maghi e streghe che – come O'Flynn in questo momento – mi guarderanno storto anche solo per aver osato accostare la parola lucro a quella del sacro vincolo del matrimonio che lega ogni Battitore alla sua mazza, il mio articolo è di sicuramente il candidato più papabile per allenarsi con gli elementali di fuoco o la sparizione trasfiguratoria appena spiegata dal professor Milan Marea, ma per coloro che – invece – mostrano un minimo di senso critico, spero che questo preambolo serva perlomeno a mettere il cosiddetto Billywig nelle orecchie circa la filantropia dell'iniziativa. Sempre che qualcuno possieda ancora l'utopistica visione che il FantaQuidditch sia solo un gioco, certo. Al momento – mentre in redazione ci si porta avanti con i preparativi di Halloween, a giudicare dai musi lunghi che vedo – stando ai dati forniti quotidianamente da La Civetta dello Sport, risultano iscritte tredici (fanta)squadre, più o meno nel rispetto della regola non scritta del Quidditch che predilige formazioni con doppio nome ma stessa lettera iniziale (un po' come i Charlie Chiacchierone, se io stesso dovessi avere il mio dream team). L'eterogeneità delle possibilità finanziarie – sono solo quindici galeoni, starà già dicendo qualcuno – ha se non altro messo insieme giocatrici professioniste di Quidditch come Nicole Silverstongue – mi dicono, io a stento la ricordo nel suo periodo scolastico – che devono per forza di cose tirar l'acqua al proprio mulino, giornalisti di settore come Robert McReady - che magari avrà ricevuto qualche spintarella dalla stessa Civetta dello Sport – chi nel dorato mondo del Quidditch sta facendo di tutto per entrarci – alias Tommy O'Flynn – e quindi deve sempre parlarne bene o chi campa di rendita come Aurora Halliwell che, dopo la vittoria dell'anno scorso, ben si potrà permettere i soldi dell'iscrizione al concorso, sempre che non abbia fatto la taccagna – in quel caso l'amerei – facendo sborsare al suo compagnuccio Ruaidhri Kerney la sua parte di "ingaggio", se così lo si vuol chiamare. Però, visto che come dice il detto "se il San Mungo piange il Ministero non ride" a questi pseudo intenditori occorre aggiungere elementi che si adattano al contesto come Ian O'John ad una cena di gala, tipo Anne Burton – sul cui divorzio dal cugino di Merida lascio volentieri la parola alle comari che possono reputarli degni di qualche nota - Hortense Lanfrad, che ormai si infila in ogni iniziativa del Pianeta Terra talvolta anche a costo della vita, e Theodore Horan che però immagino sia ancora convinto che si tratti del concorso cui si è iscritto – ci domandiamo tutti perché – l'anno scorso quindi lasciamolo dormire tranquillo, già. Tra le cosiddette new entry – che io più semplicemente chiamerò: i nuovi fregati dal sistema – troviamo invece una graziosa cucciola d'uomo chiamata Sidney O'Callaghan, abbastanza anonima esattamente come il nome criptico perché fa grinzafico della sua squadra – l'accoppiata ditta Leonard Murray e Lily Morris – sappiamo da chi hanno preso il cervello quei ratti che allevano – i due corvi ed una capanna Isobel Carrot e Connor Olsen – i cui figli avranno nomi astrusi almeno quanto la loro squadra – l'originalissima Amanda Blackwood che ha chiamato di certo la sua squadra Black Sheep proprio a caso ed Hugo Seaton su cui non infierirò più del dovuto non tanto perché non serva, quanto perché gradirei trovare il mio baule al suo posto, quando rientro in dormitorio. A completare l'ultimo vagone del FantaQuidditch Express arrivano poi i gemelli Lancelot e Barristan Hevenge, meglio noti come coloro che faranno venire precocemente i capelli bianchi alla Caporedattrice di questo giornale. La parte più succulenta del concorso – a bolidi fermi – tuttavia, è di certo quella riservata ai nomi delle squadre. Pensate: ci sono giovani maghi e fanciulle in età fertile – futuri genitori di domani, help – che pagano ben quindici galeoni – lo ribadisco – per chiamare la propria squadra dei sogni… il Pupo e la Secchiona. Qualcuno – magari il nuovo Ministro della Magia che mi sembra una persona a modo – dovrebbe prendere in considerazione l'idea di un'amnistia per gli Sciacalli catturati nei mesi scorsi, per questi casi almeno, per favore. Diverse e fantasiose sono invece le interpretazioni per il C.P. con cui la giovane O'Callaghan si presenta alla ribalta; se c'è chi – io – si è lanciato in un romantico Crepa, Potter vi sono anche i sostenitori di varianti come Connor Puzzone o Corvoscemi Perirete, che sempre di cose allegre si parla, in fondo.
Per il bene della parte di Comunità Magica che ha ancora il tronco encefalico in formazione, tuttavia, è meglio che la mia disquisizione sulle ragioni – eufemismo – che hanno portato i (fanta)allenatori a scegliere il nome della propria squadra – Kaboom Hurricane, seriamente? – si arresti qui, senza infierire ulteriormente. Ne va del destino della futura classe dirigente del Regno Unito e non vorrei essere il responsabile di un ulteriore ritardo mentale oltre quello che sarà di certo scaturito nell'apprendere il nome che Hortense ha pensato per il suo dream – è proprio il caso di dirlo – team: Kiltie Pleasures

Cedrick Bramwen. Meglio noto come il Selfish, il sestino Serpeverde male amalgamato con il mondo che lo circonda, vive di una strana forma di opposti, secondo la testimonianza di alcuni coetanei che preferiscono restare anonimi. Estremi che ce lo hanno fatto conoscere come un Jobberknoll in piena salute quanto a parlantina ed un Ippogrifo fiero ed altezzoso come comportamento e visione del mondo. Se fosse un detto babbano lo si potrebbe definire come ogni riccio un capriccio, ma considerando che è un purista del lignaggio magico – per la gioia dei verde-argento più radicati – è più comunemente associabile ad un detto tipico dei maghi: uno Shadem per capello. E capelli ne possiede abbastanza da non temere una calvizie precoce. Arrivato a La Voce l'anno scorso dopo una lunga ed attenta militanza tra i lettori del giornale che l'ha portato a studiare il modo di fare e scrivere di ogni scribacchino con appunti nascosti probabilmente nelle folte sopracciglia che si ritrova.