27 aprile del 1978. Mademoiselle de Lione sbarca in Inghilterra.
Non si tratta di una signora, o meglio, si tratta del ritratto di Magdalene Du Crois, strega del 1317 condannata ad essere arsa al rogo, pena dalla quale non riusci o non volle salvarsi nemmeno attraverso le procedure e i medoti usati dai maghi e dalle streghe del suo tempo. Le cause del suo sbarco nell’isola sono molto semplici: si tratta infatti di un dono che il magnate magico francese Philippe Duchamp inviò a quella che doveva essere la sua futura sposa Kassidy Thompson, in segno di buon augurio per le immininenti celebrazioni.
Ricevuto il dono, passano sette giorni, dopo i quali la Thompson svanisce in misteriose circostanze. 
Nessuna sua notizia viene ricevuta nè dai parenti nè dal fidanzato fino al mese successivo, quando Kassidy ritorna a casa. La data del matrimonio, rinviata a causa della sua sparizione, è nuovamente rifissata e si svolge stavolta senza successivi problemi che coinvolgano comunque l’opinione pubblica. Vengono taciuti infatti gli strani comportamenti che accompagnano il rientro della ragazza, la quale rivelerà di essersi allontanata di sua spontanea volontà. Dice che durante il proprio esodo ha stabilito alcuni dettagli sulla cerimonia, dettagli che vengono rispettati: chiede di avere lo stesso abito col quale è raffigurata la Du Crois, la sua stessa pettinatura. Tale orginale richiesta (va ricordato infatti che la "sposina" infatti aveva già un abito nuziale bello e pronto) viene intesa come un omaggio al promesso, vista l’origine. La ragazza inizia, durante il mese che precede il lieto evento, ad interessarsi ad occupazioni che non avevano mai destato il suo interesse in alcun modo: profumi, aromi e in particolare inizia a produrre saponette ed essenze di sua propria manifattura. Sempre più spesso raccoglie i capelli come la dama del quadro e la curiosità materna porta la signora Thompson, madre di Kassidy, a svolgere delle indagini sul passato della misteriosa signora francese, di cui la figlia spesso rimane in adorazione. Scopre, senza troppe difficoltà, che Magdalene era stata accusata di quattro omicidi per avvelenamento e l’accusa di stregoneria era stata una mozione successiva che spiegava razionalmente la particolarità fondamentale e i piccoli misteri di un quadro di provenienza magica: la staticità della figura, che risultava quindi dipinta con colori ad olio babbani e la sua mancata fuga dal rogo trovavano una giustificazione. È durante la ricerca che si rivela un nesso che turba il sonno della signora e del marito: di mestiere la Du Crois faceva la saponificatrice.
mirtillaInvano la madre, preoccupata, tenta di distogliere la figlia da quello che per lei è un insano passatempo, ma è tutto vano. Le parole del promesso Duchamp convincono la signora Thompson che si tratta di una semplice coincidenza di cui non c’è da preoccuparsi. Il matrimonio, nella sua nuova data, è turbato dalla sparizione dell’amica di vecchia data di Kassidy, svanita nel nulla pochi giorni prima della data. La situazione costringe i due sposi al secondo rinvio. È in memoria della ragazza che la nuovamente mancata sposa prepara delle saponette alla rosa, rivelando che teme la morte della compagna d’infanzia. Passano pochi giorni, appena un paio di settimane, quando due vecchie comari del sobborgo nachesteriano dove vive la famiglia Thompson svaniscono nel nulla. Quasi un uccello del malaugurio, la giovane Kassidy commemora anche queste con saponi alla lavanda e al rosmarino. Altre quattro sparizioni, ormai presunti omicidi, di parenti o affini fanno sì che il matrimonio debba svolgersi un anno dopo rispetto alla data prevista in principio: quando due giorni prima, la sorellina di Kassidy sparisce, Duchamp decide che il matrimonio non deve essere celebrato. A seguito di un attacco d’ira il francese si catapulta nel laboratorio della compagna, già intenta a produrre saponette commemorative, stavolta alla menta. Ma non è quell’odore ad intasare le narici del giovane che varca la soglia: è un odore più acre, decisamente rivoltante quanto la scena che gli si pone innanzi: il mantello della compagna è sporco di sangue ed è vista lanciare nel calderone dei saponi della piccole parti umane. Il ciondolo che le cade di mano, infrangendosi a terra, contiene il ritratto degli antenati e rivela quella che verrà presa come una verità: Kassidy Thompson è l’assassina della sorella minore Mirande, di Emmanuelle McCoy, Josephine e Marcia Glomspell, Nathascia Morrison, Galdies Macbeth, Caroline Pride ed Elisabeth Firetorp. Lo rivelerà lei stessa di fronte al Wizengamot sebbene, anche sotto Veritaserum, griderà a pieni polmoni di aver agito solo per salvaguardare la futura famiglia da una maledizione scagliatele dal dipinto di Magdalene, la quale, apparsale in sogno, le avrebbe rivelato che la sua discendenza sarebbe stata massacrata se lei non avesse versato del sangue fresco, uno per ogni figlio da mantenere in vita, i cui nomi erano stati predetti dalla stessa apparizione: quelli delle piante da cui doveva ricavare l’essenza dei saponi che avrebbe dovuto conservare sino al primo bagno di ogni figlio, per assicurarsi la protezione dalla fattura. Doveva produrre secondo quanto il corpo poteva fornire ed una volta conservata una saponetta poteva disporre delle altre come meglio credeva. Rose, Mint, Rosemary, Daisy erano alcuni dei nomi dei figli che avrebbe potuto salvare: secondo le previsioni, l’omicidio di Mirande doveva essere l’ultimo.
Nessuno, nonostante la sincerità obbligata a cui la donna era costretta, volle crede alla soggezione che il quadro aveva avuto verso di lei e quando la condanna richiuse Kassidy Thompson ad Azkaban per la vita, Duchamp decise di conservare il quadro, a memoria della follia della compagna che mai smise di amare. Il quadro andò distrutto nell’incendio che colpì la residenza del francese alcuni anni dopo. L’origine dolosa, promossa dalla madre di Kassidy, aveva proprio quell’obbiettivo: era stata l’unica infatti a credere alla figlia e voleva che il dipinto pagasse il proprio crimine, come la figlia scontava il suo. Ritrovata parzialmente distrutta dalla cornice, la tela rivelò, dietro lo strato di pittura superficiale, una base diversa: sulla tela sottostante, di orgine ancora più antica di quella visibile, era rappresentata un’arpia appollaiata su di un ramo morto, il sorriso sciolto dal calore della fiamme ed una Runa di Costrizione mentale incisa sotto di questa. L’incisione sul retro della cornice rivelava una scritta latina, la cui traduzione è diventata simbolo del caso stesso: "Tutte le donne sono folli. Ognuna di queste pagherà col senno il dolore che ci ha inflitto". L’araldico simbolo dei Duchamp, un’arpia squartata in sfondo ocra, rivela l’usanza originaria della famiglia, maschilista e misogena, del distruggere la propria progenie femminile, portando le spose alla pazzia del sapere e dover tacere. Il quadro dipinto dalla stessa Du Crois aveva la funzione di proteggere le spose, rivelando il modo di salvare la propria discendenza. La Runa spezzava l’incanto, condannando alla follia e all’omicidio le donne, impedendo definitivamente ed in ogni modo l’unione con donne destinate a dar vite a sole femmine, dettaglio rivelato da un rito runico tramandato per generazioni nella famiglia stessa, il cui responso relativo a Kassidy Thompson aveva predetto la nascita di otto femmine.

Marlene McGregor