Come ha vissuto Hogsmeade la terribile notte del 29 febbraio

Sono passati già alcuni giorni dai terribili attacchi sferrati dall’Ordine del Sigillo di Fuoco ai danni della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, eppure High Street è pressoché deserta questa domenica pomeriggio di inizio marzo. Molti negozi sono chiusi, alcuni sono invece listati a lutto, mentre la maggior parte delle case ha le finestre e le porte sbarrate. I pochi passanti che mi capita di incrociare per la strada camminano in fretta, visibilmente nervosi in viso e non pochi con la bacchetta già alla mano, mentre guardano con sospetto ogni mago incappucciato e in generale qualsiasi forestiero della domenica. Hogsmeade è ancora sotto shock, e nondimeno all’erta. È, quindi, piuttosto a fatica che riesco a trovare qualche abitante disposto a parlare per la Voce degli Studenti. Entro per ascoltare il resoconto del proprietario dei Tre Manici di Scopa, la costruzione più vicina ai confini del castello, senza contare la Stamberga Strillante: non avevo mai visto il pub così vuoto. A parte due maghi con generosi boccali di Whisky Incendiario, habitué del locale, il proprietario è solo dietro al bancone. Ed è con un sorriso – il primo che vedo, da quando gironzolo per il villaggio – che mi accoglie, offrendomi una Burrobirra: mi conosce da quando, all’età di 13 anni, gli chiesi un’Acquaviola dopo una scommessa contro Patricia Clark. Scambio due chiacchiere con lui, prima di fargli qualche domanda più specifica in merito agli attacchi del 29 febbraio.
Meredith: Signor Chittock, immagino che si trovasse nel pub, la notte degli attacchi.
Chittock: Sì, esatto. Il locale era pieno, ringraziando Merlino. Era un venerdì sera come tanti altri, d’altronde.
M: Certo. Ma ha notato qualcosa di strano? Per esempio, strane Materializzazioni in strada? Discorsi sospetti?
C: No, temo di no. Ero molto occupato, come ho già detto. Ma a metà della serata sono finite le scorte di Burrobirra. È per questo che sono uscito in strada, sul retrobottega, per fare rifornimenti. È stato proprio in quel momento che ho sentito un rumore.
M: Che genere di rumore?
C: Beh, ‘rumore’ non è la parola giusta… un boato, ecco, sì. Proveniva dal Castello. Non sono stato l’unico a sentirlo, infatti molti dentro al pub sono usciti in strada a controllare, e anche qualche mago delle case vicine…
M: E che cosa avete visto?
C: Niente, in realtà. Doveva essere l’esplosione nella presidenza, perché erano da poco passate le undici, me lo ricordo benissimo. O almeno così riportava il Profeta. Comunque non ci siamo accorti di nient’altro, tranne quando le luci delle torri del castello si sono quasi tutte accese. E allora lì abbiamo capito che c’era qualcosa sotto…
M: Beh, ‘sotto’ è dir poco. E poi che cos’avete fatto? Avete avvertito qualcuno?
C: Come ho già detto, non potevamo sapere quello che stava succedendo. Insomma, se fosse successo dalle parti del Lago Nero, allora sì che avremmo potuto far qualcosa, o almeno capirci qualcosa! Ma il parco di Hogwarts è troppo lontano da Hogsmeade.
nome immagineRimango un altro po’ a parlare con il signor Chittock prima di riprendere High Street, e sotto suo consiglio entro dentro la Farmacia del signor Edmund Wonders. Ad accogliermi è il figlio, che scopro essere il padre di una delle testimoni all’attacco sferrato vicino al Platano Picchiatore dall’ennesimo elfo domestico per conto del Sigillo di Fuoco. Molto provato, ma nondimeno indignato, il signor Wonders mi rilascia un’infuocata dichiarazione “Come Bolide è possibile che sia successo tutto questo?! Hogwarts! Stiamo parlando di HOGWARTS! Uno dei posti più sicuri di tutta la Gran Bretagna! Ma dove Bolide erano gli insegnanti? E la Granger? La GRANGER? Mia figlia ha solo 15 anni! Poteva…” non riuscendo, di fatto, a richiamare alla mente quelle ore dolorose, trascorse nel panico e nell’incertezza, consapevole di avere una figlia forse in pericolo di vita a due passi da lui, ma impossibilitato a fare alcunché per evitarlo. Maggiormente disposto a raccontarmi le impressioni di quella maledetta sera è l’anziano pozionista, il nonno di Elizabeth Wonders. Forse attirato dal tono di voce sorprendentemente alto usato dal figlio, lo affianca ben presto dietro al bancone. Mi sorprende per la freddezza e la lucidità con cui ricorda i fatti: “Una nottataccia, ecco quello che abbiamo passato noi a Hogsmeade. Sapevamo che stava succedendo qualcosa, ma non sapevamo cosa. In strada si era radunato un folto numero di persone in seguito all’esplosione e sono cominciate a girare parecchie voci, ovviamente. Qualcuno ha nominato persino il nome di Greyback. Comunque, molti erano pronti a raggiungere anche i cancelli della scuola a piedi. Non auguro a nessuno quello che abbiamo passato io, mia moglie e la famiglia di mio figlio.”
Parole dal retrogusto amaro, quelle che gli abitanti di Hogsmeade mi hanno rilasciato. “Terribile! Terribile! Non abbiamo saputo niente fino alla mattina dopo!” ha affermato un’anziana strega prima di barricarsi nuovamente dentro casa. “Potevano attaccare anche qui! Potevano attaccare Hogsmeade!” continua a ripetere la maggioranza degli abitanti del villaggio. E in effetti la paura di un nuovo attacco, questa volta ai danni della stessa cittadina, è tanta. Ma la fuga di notizie dentro il castello e i pareri della Comunità Magica in merito, espressi nelle più importanti testate giornalistiche, decretano pressoché improbabile questa ipotesi: l’Ordine del Sigillo di Fuoco non ha attaccato la scuola per caso. Era Hogwarts l’unico obiettivo.
Non dimentichiamoci, quindi, dei nostri vicini di casa, questa volta spettatori – seppur in piccionaia – di un tragico evento avvenuto all’interno dei confini della scuola. Spesso guardare da un altro punto di vista una situazione può aiutare a comprenderla meglio.

 Meredith Pratt