Nel momento in cui il numero di gennaio de La Voce degli Studenti è andato in stampa, ricordo di aver detto a me stessa: vai, Kneazle, per il prossimo mese sai già di cosa parlare e su che argomenti spingere il tuo ragionamento/denuncia. Febbraio, mi son detta, mi metterà già alla prova con l'editoriale, quella sensazione di dover voler bene al prossimo e far finta di non provare fastidio per le coppiette che si lanciano in manifestazioni d'ammmmore ad ogni cambio d'ora. Febbraio, mi son ripetuta, è decisamente l'occasione migliore per prendere in considerazione la possibilità concreta di mettere sotto un metaforico Lumos quel che potrebbe comportare lasciarsi andare esclusivamente agli ormoni, se così li vogliamo chiamare.
La mia idea – quella bella, coccolata per giorni – era dunque quella di analizzare i disastrosi eventi cui saremo andati incontro se, colti dallo stesso clima di San Valentino che sigilla un Fulmen nella testa di molti, alcuni coetanei (o quasi) che la Storia della Magia ci ha posto innanzi, fossero letteralmente caduti l'uno tra le braccia dell'altro, nel senso meno poetico del termine. La mia idea, perciò, era quella di fare una lunga disquisizione su quale sarebbe stata la storia di Mergana, figlia dei due maghi più potenti di un certo periodo storico o quanta responsabilità sarebbe stata apposta sulle spalle di suo fratello Morghino, su che vicende ci avrebbero raccontato i nostri nonni se Harry Potter si fosse felicemente accoppiato con l'ex Preside di Hogwarts Hermione Granger o se la stessa avesse preferito le simpatie di qualcun altro. 
Sarebbe stato un articolo interessante? Non lo so, non mi sono neanche posta il problema, persa nei ragionamenti che hanno spaziato in lungo ed in largo, tanto da farmi QUASI rimpiangere la presenza di Ian O'John al castello, da quel che posso ricordare dei suoi lunghi e contorti ragionamenti durante le poche lezioni che ho avuto modo di frequentare insieme all'ex Serpeverde. Poco importa, comunque, perché ogni mio proposito ed ogni tentativo di alleggerire un clima quantomeno iroso che ho respirato qui a Scuola sin dal rientro dalle vacanze di Natale, è stato spazzato via con un Pousikus all'ennesima potenza nel momento in cui, percorrendo uno dei più reconditi corridoi del terzo piano, lo sguardo mi è caduto su un pezzo di pergamena incastrato tra l'ultimo gradino della rampa di scale ed il pianerottolo in questione. 
Sabato dopo pranzo, alla capanna del guardiacaccia, verrà deciso chi è il campione!
Un. momento. Lo sapete, la curiosità è femmina anche solo per irrevocabile regola grammaticale, a maggior ragione se si allude in qualche modo a qualcosa che ha a che vedere con la proclamazione di fantomatici "campioni". Sarò anche Tassorosso e dunque – per imprescindibile decisione popolare – abituata a moli di lavoro che non vengono poi ricompensate così spesso come meriterebbero,  ma – ritrovandomi per le mani un simile indizio – ho prettamente convertito il mio proclama verso una Comunità Magica più responsabile ed un maggior controllo delle nascite di involontari Troll a favore di quello che, almeno sulla carta, sembrava essere un mistero di tutto rispetto. Oltre ad uno scoop giornalistico degno dell'Alfred Lewis dei bei tempi.
Seguire il mio istinto ha avuto ragione solo in parte, tuttavia, anche se non tanto perché ieri – sabato 25 febbraio – non c'è stato alcun campione da decretare, quanto più perché mi sarei davvero davvero davvero – ho già scritto "davvero"? – risparmiata tutto quello che è successo, compreso il mettermi a giocare con il fango, voler far mio lo scalpo di molti tra i presenti o il passaggio in infermeria da cui, per inciso, sto scrivendo e da cui – molto probabilmente – dovrò anche dirigere la messa in stampa del giornale, visto che – dopo le amorevoli cure di Miss Drybottle – ho scoperto che non solo la mia magia sta cercando di preservarmi dal diffindare le chiappe di qualsiasi scribacchino possa anche solo pensare di infilare articoli all'ultimo minuto, ma a quanto pare persino il mio stomaco ha cercato di preservarmi dal post San Valentino ed ora ha deciso di stendere un velo pietoso sull'intera faccenda.
Ma procediamo con ordine, già. Diciamo che – da brava scribacchina – ho il dovere morale di tutelare le mie fonti, circa, o comunque di preservare quella che ho scoperto essere una tradizione decisamente… datata, quindi non vi descriverò per filo e per segno il reale significato di quel pezzo di pergamena né il luogo in cui mi ha condotto, a furia di seguire Gareth Rosenwald come fossi la sua ombra perduta. Non sono certa neanche di poter fare i nomi dei presenti – ciao marmocchietti Walker e McGregor – sebbene la non di certo casuale coincidenza che siano passati dall'infermeria nella giornata di ieri li inchiodi abbastanza anche senza che io debba specificare altro. C'era una volta, dunque, un gruppo di soggetti Y in un luogo X ed era tutto molto bello. Breve storia allegra scritta usando solo quattro parole. 
Quel che posso affermare con certezza per il dopo, invece, di sicuro non ha granché, visto che le sole cose che mi vengono in mente sono uno sciame di Doxy che neanche i bronzo-puh quando escono dalla loro Sala Comune, un mal di pancia nonostante non abbia messo mano alle scorte di dolciumi che Allen porta in redazione ed una forte – eufemismo – voglia di gustarmi un panino farcito di MacGillivray e Bradlaw, se capite cosa intendo. E fango, ovviamente. C'era talmente tanto fango che per un millesimo di secondo ho pensato di trovarmi nella redazione – eufemismo parte seconda – dell'Eco del Corvo il giorno della messa in stampa di quei quattro fogli. Il fango è dopante? Breve indagine triste in quattro parole adatta per la prossima campagna del WWFFB, in pratica. Ma considerando che potrei quasi azzardare che questo non sia stato il primo episodio di spacco pozione ammazzo redazione che si è verificato di recente al castello… non so voi, ma io qualche domandina in più me la porrei, magari. O, se devo essere ancora più esplicita, due paroline alla Drybottle, ai docenti, i Capocasa, il Capo Auror, il Ministro della Magia, i Wizard Brothers e soprattutto il Sacro Baule, proverei a dirle.
O inizierei a chiedere il cambio di Scuola prima che la Preside Welkentosk apra bocca in merito!

Merida McReady. Scozzese dei monti Am Monadh (Grampians in lingua inglese) e Tassorosso per buona lena e tempra davanti alle difficoltà, frequenta il settimo anno e, come tiene a sottolineare, anche tutti i corsi extra che possono affinare la sua "non grazia" da sindacalista. Attivista e fondamentalista in tutto ciò che riguarda la fauna del mondo magico, paragona spesso studenti e docenti a Creature poco conosciute di cui ha sentito parlare dagli innumerevoli cugini tra cui spicca Robert McReady. Diretta e senza peli sulla lingua, non si fa problemi nell'esprimere ciò che pensa anche quando non può piacere, anzi, soprattutto quando sarebbe preferibile addolcire la pozione prima di somministrarla o quando, da Caporedattrice, dovrebbe dare il buon esempio. "Gli scozzesi non danno proprio niente" la sua eterna giustificazione in merito. L'ironia decisamente scozzese e le descrizioni caricaturali di chi la circonda emergono dai suoi articoli sebbene la sua missione annuale – per ammissione – sia quella di riuscire a farsi una fotografia con Laury e Darsel sebbene tanta grinzaficaggine sia difficile da contenere in un unico scatto. Fiera sostenitrice dell'abbandono delle Terre di Bleah, ogni occasione è buona per sottolineare come il Ministro della Magia abbia i mesi contati. Per l'esattezza sino a Luglio del 2073.