Controeditoriale

di Charlie Marmaduke

Ho appena finito di fare un origami incantato. Sapete, quelli che pieghi un pezzo di carta, poi lo pieghi ancora, poi ancora, tiri di qua e di là, gli dai un colpetto con la bacchetta e un Chartànimus anima tutto. Credo che sia il ventesimo che faccio nel giro di un paio d'ore, li ho fatti in fretta, sempre più in fretta per essere sicuro di non avere neanche un millisecondo per distrarmi e quindi essere in buon allenamento per scrivere questo controeditoriale. Ho già scritto un programma di allenamento simile per l'estate, così quando a settembre ci sarà il mio primo editoriale avrò imparato a non distrarmi. Se volete ve lo sintetizzo qui, allora lunedì fissare per due ore un Billywig che batte le ali su un cesp… no okay, forse ripetere qui l'allenamento per non distrarmi mi fa distrarre. Insomma questo per dire che… wow. Mi hanno votato capo de La Voce, l'hanno fatto davvero! E' stato già sconvolgente l'anno scorso quando ho avuto due voti come vice, ma adesso… adesso… Non è che è un pesce d'aprile con molto ritardo così non posso sospettare che è uno scherzo, vero? Per tutti gli Asticelli su di giri, non è uno scherzo! E visto che ho capito che non è uno scherzo, prometto che farò qualcosa per quella storia dell'affinché nulla si perda. Perché, ormai lo sapete, io perdo un po' tutto, perché mi distraggo e viaggio sempre un po' da qualche altra parte. I grandi lo chiamano disturbo dell'attenzione, però è carino come me l'hanno ribattezzato qui, Radigorda Ubriaca.
Ma la sapete un'altra cosa? Per compensare questo genere di stranezze serve trovare qualcosa che la mia testa segua volentieri. La scuola non ci riesce, anche se non per questo voglio meno bene al mio Capocasa Fitzpatrick, ma tutte quelle cose per cui concentrati, focalizza, ecco non fanno troppo per me. Ma un giorno durante una lezione sulla scrittura automatica a Divinazione mi sono accorto che, distraendomi distraendomi, avevo iniziato ad abbozzare un articolo per La Voce del mese successivo. Quindi nella distrazione La Voce attirava la mia attenzione, capite? Questo che ho non è qualcosa da cui si guarisce, ma se sei così fortunato da trovare il tuo punto di attenzione, allora devi tenertelo stretto. Così ho iniziato a scrivere di cronaca e mi sono accorto che, facendolo, nulla si perdeva. Sono ancora tanto distratto e lo so, pure un po' imbranato, però adesso che ho capito non ho più così paura del peso che mi calerà addosso a settembre. Cioè sì, quando fai diciassette anni e iniziano a parlarti di responsabilità, di strappare dei M.A.G.O. decenti perché là fuori devi darti da fare, un po' di paura mi viene, però c'è anche quel pizzicorino al naso di quando impugni la tua prima bacchetta e per sbaglio fai un Incantesimo Scarabocchio sul registro di Ollivander. Be' sì, tecnicamente hai fatto un disastro ma sai che un po' alla volta con tanto impegno riuscirai a rifarlo bene quell'incantesimo, no?
La Voce è stato il mio incantesimo fatto bene, quello con cui ho scoperto che impegnandomi ce la potevo fare. E non parlo di finire sulla parete dei Caporedattori, ma proprio di trovare il mio incanto Quattropunti e sapere, soprattutto, che quando anch'io uscirò da Scuola qualcun altro continuerà a segnare l'orizzonte del giornale scolastico. Perché qui non si tratta di sostituzione, non mi piace questa parola, dà l'idea di qualcosa che si mette al posto di e un po' cancella quello che c'è stato prima. No, invece successione suona meglio, perché vuol dire che su un orizzonte ideale noi e chi ci ha preceduto siamo comunque tutti insieme e chi verrà dopo avrà un pezzetto di noi, perché una volta impresso su stampa, non c'è distrazione che tenga. Le pagine si accartocciano e le foto ingialliscono, il loro incanto di animazione rallenta, ma La Voce non ci lascia. Anzi, spero che là fuori Merida e Allen potranno mostrare la loro copia de La Voce e dire "siamo usciti oggi!", come se non se ne fossero mai andati.
E a proposito, sono così contento di tenere con me un pezzetto di Merida il prossimo anno. Cioè, detta così suona male, non intendo un'unghia dei piedi o una ciocca di capelli, ma la ruvidezza di quello sguardo che ti lancia quando ti fai sfuggire un "ma non lo so mica se so scrivere di cronaca", per esempio. Il modo in cui ti fa sentire parte di qualcosa anche se il resto del mondo ha ormai deciso che sei un imbranato che a malapena guarderà il depliant di un'Accademia.
Ora, neanche io lo so come si scrive un primo editoriale. Di parole ne ho tante, ne ho pure troppe, ma come metterle in fila? Come farle suonare bene? Ho sempre avuto in mente quest'immagine che le parole degli editoriali rintocchino, in qualche modo, come il nostro orologio qui a Scuola, ma creando un suono pulito e senza echi. Spero che anche i miei avranno un suono, anche se non sarà un rintocco, magari solo un chiacchiericcio di sottofondo che però ti costringe a tendere l'orecchio e cercare di ascoltare quanto viene detto. Anche perché, fatevelo dire da uno che di chiacchiere se ne intende, in una classe silenziosa una sola vocina che chiacchiera si sente. Magari non si distinguono le parole, non si afferra bene il tono, ma che il silenzio non sia totale si sente eccome. Immaginate quindi cosa possono fare due, tre, quattro voci che chiacchierano, immaginate quanto silenzio possono disperdere. Immaginate che alla mia voce si unisca quella di Jayden, di Jacquelyn e poi ancora Seanna, Michael e Tim e Tom volete che non si sentano? Immaginate che alle nostre se ne aggiungano di nuove, forti dei rintocchi che ci ha lasciato chi ci ha preceduto. Forse ancora non basterà, ma per noi vale tanto.
E' passato il tempo del Silencio perché chiacchieravo a vanvera, giuro che adesso mi metto all'opera.

 
 

 

 

Vita da Auror

di Patrick Ionis

Sebbene molte copie girino sulle nostre scrivanie, non sono un lettore assiduo del vostro giornalino e ricevere la richiesta di scrivere per questa rubrica mi ha colto un po’ come uno Snaso su un mucchio di galeoni. Davanti ad un Goblin della Gringott. Nonostante il titolo della rubrica parli da sé, ho messo da parte i fascicoli e mi sono documentato per capire che cosa un Auror dovrebbe scrivere in una sezione di questo tipo – almeno un minimo di preparazione per fare bella figura con voi ragazzi. Si suppone che, dopo una breve introduzione su chi io sia, dovrei descrivere quanto avventurosa sia la vita di tutti i giorni in questa sezione del Ministero, del tragitto che mi ha portato ad essere un membro effettivo di questo Dipartimento – rimarcando quanto dura sia l’Accademia ma, in fin dei conti, gratificante – e, infine, ricordare agli studenti del settimo anno che ci saranno i test preliminari quest’estate, giusto per completare il quadro con una pubblicità nemmeno troppo velata per l’Accademia Shacklebolt, invitandovi ad iscrivervi e tentare su questa strada per avere una brillante carriera. Ma non sono uno Auror-Scout e dopo il numero in cui Merida scriveva di noi – quello, sì, l’ho letto con più attenzione – sarebbe come svolgere un compito per mirare all’Accettabile così tutti contenti senza uno zellino di danno: io avrei concluso con un resoconto esauriente di questi sei anni e più di lavoro e voi sareste liberi di saltare – magari dopo le prime righe – al prossimo articolo. No, lo vedo come un insulto all’intelligenza di tutti, per cui farò lo yankee sovversivo.
Preferisco raccontarvi di come la lettera di Merida sia stata il più inaspettato fulmine a ciel sereno che avremmo mai potuto ricevere. Una lettera ben più incisiva delle mille e più portare dallo stormo di gufi che ci ha investito qualche mese fa in ufficio – chiedete al professor Spooner, sarà contento di parlarvene. Poche righe in cui ha scoperchiato il vaso di Pandora e, per Deliverance Dane, portato di nuovo alla luce una incontrovertibile verità: I civili non sanno quel che accade.
Inaccettabile, assurdo, ingiusto.
Ma, per quanto difficile possa sembrare, è un aspetto che il più delle volte passa in secondo piano nella mente di un Auror. È un lavoro che porta ad escludersi dal normale concetto di vita che la stragrande maggioranza della popolazione vive tutti i giorni. Mano a mano che cresci nelle Forze dell’Ordine Magico si aggiungono filtri nella tua visione della realtà: gli amici e parenti diventano punti sensibili, un qualsiasi esponente della popolazione magica assume il ruolo di possibile vittima, carnefice o innocente fino a prova contraria ed i giornali… i giornali diventano la principale via per la fuga di notizie sui casi ancora aperti, i giornalisti succhiasangue ben peggiori di un Vampiro impazzito, le alte cariche Demoni Stalker che controllano ogni tuo passo.
È una perdita del contatto con la realtà quasi del tutto totalizzante, il cervello inizia automaticamente a pensare in un determinato modo, si valuta la situazione, ci si muove quanto più possibile per ridurre il rischio e, infine, si fa tutto il possibile per rendere al minimo il danno restante. Per questo i giornalisti delle testate nazionali ricevono meno che niente per i loro articoli, il nostro Dipartimento non parla se non al concludersi delle vicende. Per questo anche le persone più vicine a noi, civili a cui affideremmo anche la nostra vita, subiscono lo stesso trattamento di silenzio, di frasi spezzate e vaghe, di sguardi colpevoli per non poter spiegare meglio cosa ci preoccupa fino al punto da rovinarci il sonno.
Ben inteso, non sto dicendo che questo è il modus operandi giusto. Sono americano e per quanto il mio Paese abbia avuto diverse pecche nella sua storia – magica e babbana soprattutto – in proposito, sono fiero sostenitore della libera diffusione di idee e libertà di stampa. Il vero problema è come queste verità precluse ai civili sono composte. Se da una parte il tenere all’oscuro la popolazione è sbagliato dall’altro la diffusione di notizie frammentarie ed incerte, come riusciamo a raccoglierle nel corso delle indagini, è potenzialmente più pericoloso. Il più delle volte persino noi non abbiamo il quadro completo del caso, il famoso brancolare nel buio che tanto spesso si legge degli articoli come giustificazione ai nostri “no comment”, per questo è impossibile dare una corretta informazione. Del resto la libera informazione è giusta fintanto che non viene inquinata dall’incertezza, così che non diventi mezzo per far dilagare il panico. Una massa in protesta che ha nel proprio cuore sentimenti di paura genera disordini, tumulti, accresce da sola paura ed incertezze che la animano, mettendo a rischio tutta la Comunità restante. Ed è l’ultima cosa che chi decide di essere un tutore dell’ordine pubblico vuole.
Sì, Merida. La corretta informazione unirebbe le Forze dell’Ordine e la popolazione in una solida collaborazione verso chi attenta alla tranquillità della Comunità, se fossimo in un mondo perfetto. Per quanto insopportabile possa essere sentirselo dire stiamo lavorando quanto più possibile per risolvere le situazioni critiche attuali – inutile indorare la pillola con l’idea che siete bambini – e che no, non può esser detto di più di quello che il CapoAuror ha scritto nella sua lettera di risposta.
Mia cara Merida, chiederti di dormire sogni tranquilli e senza timore alcuno sarebbe da pazzi incoscienti, sono anni che la Comunità Magica inglese non vive tempi sereni, così come non li viveva nel ‘66, quando ho preso la decisione di diventare una Recluta Auror. Un professore, nel mio primo anno accademico ricordava costantemente il motto di un eroe della seconda guerra magica: vigilanza costante. Ed è un invito che faccio a chiunque abbia avuto il coraggio di arrivare sino a questo punto.
Seppur con poche notizie a vostra disposizione mi sento di voler ricordare che chi viene definito civile qui, nel Mondo Magico, è inteso con una concezione del tutto diversa rispetto al mondo babbano, in cui sono cresciuto, prima di entrare ad Ilvermorny. La bacchetta è e rimane un’arma – per quanto credo che non sia ancora passata di moda del suo utilizzo alternativo come fermacapelli – e voi tutti “bambini”, come hai voluto definirvi, avete intrapreso un percorso per diventare maghi e streghe del tutto formati negli incanti difensivi ed offensivi, supportati dalle spiegazioni di maghi e steghe capaci nell’infondere conoscenze magiche adatte alla vostra età, instillando in voi il giudizio di quando è necessario usarle.
È frustrante, lo so, ma sono certo di parlare a nome di tutti i miei colleghi nel dire che, per quanto ci siano questioni segretate al momento, noi Auror siamo al servizio della Comunità e per quanto i più possano pensare che vediamo i civili come un intralcio al nostro operato, non è così. Non sarà un mondo perfetto, ma per un bene comune come la pace la collaborazione tra tutte le parti in causa può esistere. E può far ottenere i risultati sperati